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Il processo in Vaticano (diciottesima parte)
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«E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Matteo 10,19-20).
> Si leggano anche le scorrettezze compiute dalla Giustizia vaticana.
S.I., Il cardinale Becciu ricevuto da Leone XIV. Un incontro che testimonia come il nuovo Papa non intenda farsi condizionare da calunnie e complotti contro il porporato, in «Faro di Roma», 27 maggio 2025. «L’udienza rappresenta certamente un segnale di particolare rilevanza, considerando la travagliata vicenda giudiziaria e mediatica che ha coinvolto il porporato sardo, che ha subito una pesante condanna dal Tribunale Vaticano pur non avendo commesso alcun reato ed essendo invece stata provata la sua innocenza da ultimo anche da intercettazioni telefoniche che hanno individuato un complotto ai suoi danni. Nessuna comunicazione ufficiale è stata diffusa sul contenuto del colloquio di oggi, ma alcune fonti parlano di una volontà del Papa di “ascolto e prossimità” nei confronti del cardinale Becciu, ed è evidente che Leone XIV non intende farsi condizionare dalla campagna mediatica contro il porporato sardo che a causa di questa, pur non essendovi tenuto, ha rinunciato a partecipare al Conclave con un gesto di grande umiltà e amore alla Chiesa cui il nuovo Papa è sembrato voler rispondere oggi con un gesto di apertura che, al di là dei risvolti giuridici, appare carico di significato umano ed ecclesiale.» Anche in portoghese. E in spagnolo.
Giuliano Foschini e Iacopo Scaramuzzi, Becciu dal Papa: "È andata bene" la speranza di un nuovo processo, in «La Repubblica», 28 maggio 2025. Si sveglia perfino il Gruppo Gedi (complice del brutale complotto che ha messo in croce un innocente)? Le calunnie fanno molto rumore, ma la verità resta in piedi fino alla fine.
Franca Giansoldati, Il caso Becciu è sul tavolo di Leone XIV, a settembre l'appello ma stavolta il diritto canonico sarà rispettato, in «Il Messaggero», 28 maggio 2025. «In aula in diversi intervennero per far notare che negli ultimi anni in Vaticano si era assistito ad una «fase giustizialista» (usarono proprio questa parola) e che il diritto canonico era stato sovente messo in un cantuccio. Davanti ai documenti papali fino a quel momento segreti (quello siglato a marzo e un secondo datato 2023) tirati fuori dal cardinale Pietro Parolin, Becciu prese atto della volontà papale a non partecipare all'elezione. In quel frangente l'atmosfera era piuttosto tesa e per non spaccare ulteriormente l'assemblea scelse di fare un passo indietro rispettando i voleri di Francesco. Condannato l'anno scorso per peculato e truffa in un processo che attende ancora il giudizio di secondo grado (previsto per settembre), Becciu non ha mai smesso di professare in ogni sede la sua innocenza, ribadendo la sua estraneità da ogni coinvolgimento nello scandalo della disastrosa vendita delle quote del Palazzo di Sloane Avenue, avvenuti quanto lui ormai non era già più Sostituto ma era al Dicastero dei Santi. In una recente intervista al Messaggero il cardinale Giuseppe Versaldi, uno dei diversi porporati che durante il conclave difese il diritto di Becciu a partecipare al voto nella Sistina dicendo che non era stato l'unico ad aver preso la parola per affrontare la grande questione del «diritto naturale della difesa», una chiara allusione al giusto processo e alla mole di messaggi whatsapp che furono «occultati alle difese». Questione non da poco perchè in quella corposa documentazione – pubblicata integralmente dal Domani – si delineano i contorni di una specie di congiura in piena regola ordita per incastrare il cardinale sardo (cosa che Becciu ha sempre evocato: «contro di me ordito un complotto»). (...) Probabilmente l'aspetto più significativo di questa nuova fase della Chiesa riguarda la presenza di un Papa esperto di diritto canonico, con alle spalle una robusta esperienza accademia e gestionale all'interno dell'ordine agostiniano, avendo diretto per ben 12 anni questo ordine religioso. Un cardinale elettore, dietro anonimato, ieri suggeriva al Messaggero che la rigorosa formazione accademica di Leone XIV terrà ben distinto il suo ruolo di legislatore supremo da quello di giudice supremo, lasciando sempre la parola agli organi competenti ma con una attenzione particolare all'applicazione rigorosa e piena del diritto canonico.» STAVOLTA SARÀ UN GIUSTO PROCESSO? Anche in tedesco.
Pietro Santoro, Church pocket/64: la Chiesa noiosa di papa Leone XIV; il caso Becciu, in «Merateonline», 30 maggio 2025. «Il caso Becciu rischia di diventare per Prevost una patata bollente dello stesso calibro di quello di Rupnik (...): da un lato un cardinale perseguitato, dall'altro un abusatore protetto oltre ogni limite.» NO AL GIUSTIZIALISMO POPULISTA!
John L. Allen Jr., The deep structural reform awaiting Leo XIV beneath the Becciu soap opera, in «Crux», 1° giugno 2025. SE IL PAPA PREDICA BENE E RAZZOLA MALE IN FATTO DI GIUSTIZIA... «Nel frattempo, l'equità del processo legale contro Becciu è stata oggetto di profonda controversia, anche durante le discussioni tra i cardinali che hanno portato al recente conclave. Molti hanno espresso l'opinione, che ha anche un ampio seguito nei media italiani e tra i principali giuristi italiani, secondo cui Becciu è stato vittima di un processo ingiusto. Diversi cardinali hanno persino simpatizzato con la sua iniziale insistenza sul fatto che avrebbe dovuto essere in grado di partecipare alle elezioni per scegliere il successore di Francesco. (…) Per la scienza: è possibile che qualsiasi azione penale o civile possa soddisfare le aspettative contemporanee di equità e giusto processo in un sistema in cui non vi è separazione dei poteri e in cui il capo dell'esecutivo è anche l'autorità legislativa e giudiziaria suprema? Formulata in questo modo, la domanda si risponde quasi da sola. Il problema, quindi, è che se Leone vuole evitare casi futuri simili a quelli di Becciu, quale riforma del sistema giuridico sarebbe necessaria per isolarlo dalle accuse di ciò che gli italiani chiamano giustizialismo, ovvero l'imposizione della giustizia draconiana da parte del potere esecutivo senza garanzie di giusto processo? Si presentano due ampie possibilità. In primo luogo, Leone XIV potrebbe finalmente completare gli affari incompiuti del 1870 e disinvestire il papato da tutte le rimanenti rivendicazioni sul suo status vestigiale di monarchia temporale creando una magistratura veramente indipendente per lo Stato della Città del Vaticano. Per essere chiari, non stiamo parlando di limitare il potere del papa sulla fede e sulla morale, che rimarrebbe assoluto. Invece, il suggerimento è che il suo potere temporale sarebbe volontariamente limitato quando si tratta di amministrazione della giustizia civile e penale sul territorio vaticano, compreso proprio il tipo di presunti crimini finanziari per i quali Becciu è stato condannato. (…) Una tale abnegazione non porrebbe alcuna crisi dottrinale. Nemmeno la concezione più radicale dell'infallibilità papale ha mai sostenuto che i papi sono preservati dall'errore quando si tratta di bilancio, per esempio, o del diritto del lavoro. Supponiamo, tuttavia, che un tale passo sia visto come un ponte troppo lontano in termini di ricostruzione del papato moderno. C'è un'altra alternativa che potrebbe rafforzare la fiducia nel giusto processo quando i funzionari del Vaticano sono accusati di crimini? Come succede, sì. Papa Leone potrebbe finalmente avvalersi di una disposizione contenuta nell'articolo 22 dei Patti Lateransi del 1929, che regolavano le relazioni tra il Vaticano e il governo di un'Italia unificata in seguito al crollo dello Stato Pontificio. Quell'articolo recita: “Su richiesta della Santa Sede, e per delega che può essere data dalla stessa in singoli casi o su base permanente, l'Italia provvederà all'interno del suo territorio per la punizione dei crimini commessi nella Città del Vaticano ...” In altre parole, il Vaticano potrebbe effettivamente affidare la responsabilità di conduzioni penali al sistema giudiziario italiano e lavarsi le mani dell'intera faccenda. Di conseguenza, almeno, nessuno potrebbe accusare un papa o i suoi pubblici ministeri nominati di mettere i pollici sulla bilancia della giustizia al fine di produrre risultati predeterminati. Certo, dato lo stato irregolare della giustizia penale italiana, alcuni potrebbero chiedersi se sia davvero una soluzione desiderabile. Nessun sistema, tuttavia, è perfetto, e almeno questo non esporrebbe il pontefice alle accuse di predicare una cosa quando si tratta di un giusto processo e dell'imparzialità della magistratura ma di praticarne un'altra.» (trad. autimatica) PS: bisogna tuttavia tenere presente che i magistrati vaticani Diddi (che risulta in combutta con Chaouqui e co.) e Pignatone (giudice indagato per favoreggiamento alla mafia)... sono magistrati in realtà italiani. Bah! Anche in italiano. E in portoghese.
Ignazio Ingrao, Il Tribunale vaticano apre un indagine su Francesca Immacolata Chaouqui per “falsa testimoninza, traffico di influenze e subornazione di testimone, in «Tg1», 4 giugno 2025. DOPO QUASI CINQUE ANNI DI PERSECUZIONI DI UN INNOCENTE, FINALMENTE CI AVVICINIAMO ALLA VERITÀ. ERA OVVIO! MA ERA OVVIO GIÀ DA QUASI CINQUE ANNI! ORA SI SVEGLIA LA "GIUSTIZIA" VATICANA? IL PARADOSSO – ANCHE QUESTO GIÀ CHIARISSIMO DA QUASI CINQUE ANNI – È CHE IL PROMOTORE DI GIUSTIZIA DIDDI A QUESTO PUNTO DOVREBBE INDAGARE... SU SE STESSO E SUL COMMISSARRIO DELLA GENDARMERIA VATICANA! SUL PERVERSO IMBROGLIO CHE HA MESSO IN TRAPPOLA PERFINO PAPA FRANCESCO SI LEGGA IL PUZZLE! «È scandaloso un promotore di Giustizia che indaga solo dopo il clamore mediatico su cose che lui ben conosceva e che ha tenute nascoste» (Solarino Antonino).
Caso Becciu, Tribunale Vaticano apre fascicolo contro Chaouqui, in «Il Tempo», 4 giugno 2025.
Vaticano, Tg1: aperto fascicolo su caso Becciu contro Chaouqui, in «ADNkronos», 4 giugno 2025.
Felice Manti, Processo a Becciu, indagata la Chaouqui, in «Il Giornale», 4 giugno 2025. «Bugie a processo e teste subornato contro il prelato costretto a rinunciare al Conclave»
Piero Bonito Oliva, Scandalo Vaticano, Francesca Chaouqui indagata: "Ha cercato di influenzare il testimone chiave contro Becciu", in «Dire», 4 giugno 2025. «Secondo quanto appreso dal Tg1, la prima imputazione riguarda l’accusa di aver ricevuto denaro da un’altra testimone del processo, allo scopo di influenzare e condizionare monsignor Alberto Perlasca, considerato il principale accusatore di Becciu. Il secondo capo d’imputazione contesta a Chaouqui una falsa testimonianza resa durante il dibattimento, mentre il terzo, di subornazione, le attribuisce il tentativo di indurre un altro testimone a rilasciare dichiarazioni mendaci.»
Caso Becciu: indagata Francesca Immacolata Chaouqui, in «La Nuova Sardegna», 4 giugno 2025.
Felice Manti, Processo Becciu, Chaouqui indagata. "Influenzava il super testimone", in «Il Giornale», 5 giugno 2025. «Da queste conversazioni, agli atti di un processo all'Onu intentato dal finanziere inglese Raffaele Mincione (che ha già ottenuto 1,5 milioni di risarcimento dalla Santa Sede per la sua condanna al processo, come deciso da un tribunale inglese) emergerebbe una macchinazione ai danni di Becciu - da sempre denunciata dai legali Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo - per estrometterlo dai suoi uffici e inimicargli i rapporti con Francesco, a cui Becciu è rimasto comunque fedele, tanto che Francesco avrebbe deciso di mettere per iscritto la sua volontà di estrometterlo dal collegio cardinalizio in due lettere firmate «F», esibite da Pietro Parolin appena prima del Conclave ma su cui più di un alto prelato avrebbe espresso perplessità.»
D.R.S., Chaouqui. La donna che tradì Bergoglio torna alla ribalta: e ora è indagata, in «Silere non possum», 4 giugno 2025. L'ECATOMBE DELLA GIUSTIZIA VATICANA «Il 22 dicembre 2016, la condanna definitiva per Choauqui, alla quale non fecero neppure appello dato il fatto che era una decisione motivata perfettamente, anzi, fin troppo clemente. Da allora, Chaouqui ha chiesto ripetutamente la grazia, sempre negata da Francesco. Tuttavia, questa donna non si è mai arresa e ha sempre millantato conoscenze e contatti. Basti ricordare i suoi rapporti con Stefano De Santis, Commissario della Gendarmeria Vaticana, con il quale strinse contatti da quando fu incarcerata. Negli ultimi mesi sono emersi messaggi e audio compromettenti, intercorsi tra Chaouqui, De Santis e Genevieve Ciferri, che quest’ultima ha poi inviato ad Alessandro Diddi. Dai messaggi emerge un quadro inquietante: Chaouqui anticipava le mosse del Promotore di Giustizia e sapeva in anteprima gli sviluppi processuali, in particolare quelli legati al processo contro il cardinale Angelo Becciu. Un processo in cui Becciu è stato attaccato, anche da Alessandro Diddi, senza alcun rispetto per la sua dignità episcopale. A diffondere, per prima, la notizia dell’indagine su Chaouqui è stata Maria Antonietta Calabrò, definita da più parti come la “portavoce di Alessandro Diddi”. Giornalista da tempo impegnata in una sistematica campagna mediatica contro il cardinale Becciu, Calabrò è nota per aver promosso incessantemente un libro che altro non è se non un copia e incolla di quanto le è stato riferito direttamente da Diddi. La sua posizione è smaccatamente schierata a favore del Promotore di Giustizia, un dettaglio che mina ulteriormente la già flebile credibilità del personaggio. Come se non bastasse, Diddi ha partecipato alla presentazione del libro di Calabrò, uno degli imputati che Diddi ha processato. Una scena indegna persino della magistratura italiana, oggi spesso criticata per l’eccessiva esposizione mediatica. Proprio durante quella presentazione, alcuni giornalisti andarono a fare delle domande al Promotore di Giustizia, il quale affermò alcune cose false smentite anche dai fatti. Diddi, il quale non ha mai ottenuto competenze in diritto canonico o in quello vaticano, ha sempre agito con fare spavaldo e da sbruffone. Sia in aula nel processo Becciu, sia in altri procedimenti facendo interrogatori a dipendenti che venivano illegalmente arrestati. Nel suo curriculum non esiste alcuna traccia di formazione specifica negli ambiti richiesti per poter esercitare nello Stato della Città del Vaticano. Eppure guida l’Ufficio che dovrebbe rappresentare l’equilibrio e la giustizia dello Stato del Papa. Durante il processo Sloane Avenue, quando vennero portate alla luce le chat tra Chaouqui e De Santis, Diddi omissò i messaggi, impedendo alle difese di leggerli, in un abuso di potere gravissimo. Dichiarò di aver aperto un fascicolo sulla vicenda, ma oggi — a distanza di tempo — si scopre che l’indagine su Chaouqui è partita solo ora, segno che anche su questo punto aveva mentito. La domanda allora sorge spontanea: chi indaga su tutto questo? Diddi stesso? Lo stesso Diddi coinvolto nei fatti? È una situazione paradossale, da Corea del Nord, dove colui che dovrebbe essere imparziale addirittura è parte del problema. È urgente che Alessandro Diddi si dimetta immediatamente e che l’indagine venga affidata a terze parti imparziali, in grado di accertare le responsabilità penali e disciplinari che verosimilmente toccano anche lui. Una cosa è certa: un’indagine condotta da Alessandro Diddid non può avere alcuna credibilità. Si tratta di un avvocato romano che risulta indagato dalla procura per aver abbandonato un’aula di tribunale in Calabria mentre era difensore di alcuni imputati. Ora, con questa mossa mediatica, pare voler fare colpo su Papa Leone XIV, il quale è chiamato a decidere sul suo futuro e su quello di Stefano De Santis, ormai sparito dall’entourage pontificio — non guida più neppure l’auto del Papa. Il vento è cambiato. E qualcuno ha paura di perdere il proprio posto.» È davvero una farsa da scompisciarsi che a dare la notizia sia la "portavoce" di Diddi, protagonista del "giornalismo" più vergognoso prodotto dal consorzio umano.
Nico Spuntoni, Caso del palazzo di Londra. Il Vaticano indaga su Chaouqui, in «Il Tempo», 5 giugno 2025. «Al termine dell'udienza dle 30 novembre 2022 con il deposito delle chat di Ciferri che tiravano in ballo Chaouqui, il promotore di giustizia vaticano aveva annunciato l'apertura di un fascicolo parallelo. Per quasi tre anni non ci sono state notizie di evoluzioni su quel filone. Ieri la notizia di un fascicolo su Chaouqui che ha al centro proprio il suo rapporto con Ciferri e il suo presunto ruolo nel convincere Perlasca a testimoniare contro Becciu.»
Cardinale Becciu, si riapre il caso con nuove accuse a Chaouqui, in «Sassarioggi», 5 giugno 2025.
Chaouqui indagata, la difesa di Becciu: «La verità viene a galla, macchinazione contro il cardinale», in «L'Unione Sarda», 5 giugno 2025. «Uno sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l’indagine e il processo»
Caso Becciu, i legali: "La verità inizia a venire a galla, si faccia piena luce", in «Il Tempo», 5 giugno 2025. «L’indagine sembra confermare quanto in parte emerso durante il processo. Già all’alba dell’inchiesta si parlò di macchinazioni in danno del Cardinale Becciu per costruire accuse infondate ai suoi danni, ma si registrava un clima da gogna mediatica che non consentiva alcun tipo di difesa. Poi la verità ha cominciato a farsi largo nel corso del processo evidenziando uno sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l’indagine prima e il processo poi.» «L’innocenza del Cardinale Becciu è pienamente supportata dalle prove raccolte nel processo, peraltro confermate dagli inquietanti documenti pubblicati di recente da alcuni organi di informazione. Ci auguriamo che si ricostruisca approfonditamente la verità e che si faccia piena luce su tutte le condotte di cui il Cardinale è stato vittima. Senza dimenticare che oggi, finanche la sentenza di primo grado – che abbiamo già provveduto ad impugnare – ha certificato che il Cardinale Becciu non si è appropriato “neanche di un centesimo”»
Franca Giansoldati, Il tribunale Vaticano apre un fascicolo contro Francesca Chaouqui per il caso Becciu, in «Il Messaggero», 5 giugno 2025. «La “Papessa” è finita di nuovo nei guai in Vaticano: il tribunale di Papa Leone XIV ha aperto un fascicolo sul ruolo avuto dalla pr Francesca Immacolata Chaouqui in quello che ormai sembra essere una specie di complotto ai danni del cardinale Angelo Becciu. La vicenda assai ingarbugliata e ricca di passaggi a dir poco inquietanti, è affiorata in tutta la sua evidenza a seguito della morte di Papa Francesco, quando durante la sede vacante sono stati pubblicati gli ormai famosi oltre cento messaggi Whatsapp che quando era in corso il processo per il palazzo di Londra il promotore di Giustizia vaticano, Alessandro Diddi, decise di secretare e non mostrare nemmeno alle difese degli imputati, impedendo loro di difendersi compiutamente, a dispetto delle vive proteste degli avvocati che denunciarono reiteratamente scarse garanzie per un giusto processo. Tutto ha inizio il primo settembre 2020 quando la pr Chaouqui – già consulente dell'organismo vaticano Cosea, e già condannata al processo Vatileaks2 per divulgazione di documenti riservati benché Papa Bergoglio le sospese poi la pena - anticipava alla signora Genoveffa Ciferri tutto quello che poi, puntualmente, si sarebbe verificato nei mesi a seguire. E cioè la caduta in disgrazia dell'allora potentissimo cardinale Becciu, la sua punizione papale che arrivò a togliergli i diritti del cardinalato, fino alla formale condanna e al maxi processo dal quale Becciu sarebbe poi stato condannato. Come faceva a sapere tutto questo Chaouqui? (...) Raffaele Mincione (uno dei dieci imputati e condannati in primo grado per il Palazzo di Londra) depositava all'Onu tutte le chat del 2020, di cui fino a quel momento era in possesso la signora Ciferri, conservate presso un notaio di Rieti. Chat che se lette in sequenza sollevano parecchi dubbi sulla deposizione di monsignor Perlasca che servì come base per l'intero impianto accusatorio dell'intero processo (per il Palazzo di Londra). Ulteriori chat, anch'esse secretate dai magistrati del Papa, sono state pubblicate dal Domani e dalla trasmissione Le Iene. Ed è in base a questo flusso incredibile di comunicazioni che appare assai lacunosa la deposizione di monsignor Perlasca: il monsignore, ex capo ufficio finanziario nella Segreteria di Stato avrebbe prodotto un memoriale anche in base ai suggerimenti che Chaouqui affidava a Ciferri e che quest'ultima, a sua volta, travasava all'amico Perlasca per dare ai magistrati ciò che gli veniva consigliato. (...) Chaouqui, stretta collaboratrice di Papa Bergoglio e già condannata a 10 mesi per lo scandalo Vatileaks adesso è indagata in Vaticano per traffico di influenze (per aver ricevuto del denaro da Genevieve Ciferri per subornare il principale accusatore di Becciu, monsignor Alberto Perlasca). Inoltre, stando a quanto ha confermato il TG1, è anche accusata di falsa testimonianza resa in tribunale, durante il processo per il Palazzo di Londra. Chaouqui era stata chiamata a testimoniare circa i suoi presunti rapporti con Ciferri, con il gendarme Stefano De Santis, con lo stesso magistrato Diddi. Nel frattempo la trasmissione le Iene ha pure pubblicato un audio in cui si sente una conversazione tra Chaouqui e il gendarme De Santis in cui è quest'ultimo a suggerire cosa far dire a Perlasca. La decisione del Promotore di Giustizia vaticano, Diddi di aprire un fascicolo sui reati commessi da Chaouqui per inquinare il processo contro il cardinale Becciu e gli altri imputati, secondo l'avvocato Cataldi Intrieri, difensore di Tirabassi, sarebbe « tardiva e giunge a distanza di ben tre anni da quando monsignor Perlasca, il testimone indotto a dire il falso, li aveva già denunciati alle autorità giudiziarie vaticane che erano rimaste inerti sino ad oggi. Il Promotore dimenticava peraltro di procedere contro altri soggetti che all’interno degli uffici inquirenti avevano prestato ascolto alla signora Chaouqui, come risulta dalle registrazioni pubblicate dal Domani. Nutriamo molti dubbi sugli effetti di questo tardivo risveglio per l’evidente conflitto di interessi dell’ufficio del Promotore di giustizia che è parte in causa». A suo parere di questa vicenda se ne dovrebbe occupare anche la Procura di Roma «perché altre condotte illecite ascrivibili alla signora Chaouqui ed ai suoi complici sono state compiute in Italia ed in tal senso prenderemo le opportune iniziative». Chiara allusione ad una registrazione tra Becciu e monsignor Perlasca, avvenuta alla pizzeria Lo Scarpone, al Gianicolo presumibilmente organizzata dalla Gendarmeria vaticana.» Anche in tedesco. E in inglese. E in francese.
Stefano Feltri, La scomunica / Presunzione di innocenza (8), om «La scomunica», 5 giugno 2025. GARANTISTI CON I COLPEVOLI E GIUSTIZIALISTI CON GLI INNOCENTI? Perché il diritto umano alla presunzione d'innocenza, nel caso del card. Becciu, è stato sacrificato sull'"altare dell'ipocrisia"? E perché papa francesco si scaglia contro il chiacchiericcio e poi gli dà credito e lo alimenta in maniera smisurata?
Enrica Riera, Caso Becciu e chat. I Vaticano si "copre" indagando Chaouqui, in «Domani», 6 giugno 2026. PERCHÉ SOLO LEI? «Aperto un fascicolo contro la lobbista. Esclusi gli inquirenti che, in base ad audio e messaggi, avrebbero aiutato la “papessa” a inchiodare il porporato sardo. «Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine». Così Francesca Immacolata Chaouqui si rivolgeva, su WhatsApp, a Genoveffa Ciferri. La lobbista, condannata nel processo Vatileaks II, commentava con la sodale di monsignor Alberto Perlasca le trame che, stando alle chat svelate da Domani nei mesi scorsi e depositate all’Onu dal finanziere Raffaele Mincione, avrebbero portato alla condanna in primo grado del cardinale Angelo Becciu per peculato e truffa. Nella pratica la “papessa” sarebbe stata fondamentale per inchiodare il porporato, imbeccando, tramite Ciferri e l’uso di informazioni che solo promotori di giustizia e gendarmeria vaticana potevano conoscere, il grande accusatore dell’ex braccio destro di papa Francesco. Una sola indagata, dunque, è finita sotto la lente del tribunale vaticano a causa di una vicenda che, in realtà, in base alle ricostruzioni di questo giornale, non avrebbe coinvolto esclusivamente la lobbista originaria della Calabria, ma pure i pubblici ministeri del pontefice, tra cui Alessandro Diddi che, a processo ancora aperto, ha ricevuto da Ciferri chat compromettenti di Chaouqui. Invece di renderle pubbliche e depositarle, il pm del papa ha aperto un fascicolo ad hoc, omissando quasi integralmente tutti i messaggi. Scelta che, secondo gli avvocati delle difese, è stata fatta per non inficiare l’andamento del processo. Non solo, non è chiaro se il Vaticano abbia fatto qualcosa nei confronti del capo della gendarmeria Stefano De Santis, di cui Domani ha pubblicato un audio del 2020. Audio in cui il commissario istruiva Chaouqui in merito a quanto Perlasca avrebbe dovuto scrivere all’interno dell’ormai famoso memoriale dell’estate di cinque anni fa. Quello contenente, cioè, le prime e gravi accuse nei confronti del cardinale a cui Francesco, subito dopo, ha tolto ogni diritto connesso al cardinalato. «La decisione del promotore di giustizia di aprire un fascicolo sui reati commessi dalla signora Chaouqui per inquinare il processo contro il cardinale Becciu e gli altri imputati è tardiva e giunge a distanza di ben tre anni», commenta l’avvocato Cataldo Intrieri, che difende Fabrizio Tirabassi, tra i coinvolti nel processo contro Becciu. Il legale continua: «Il promotore dimentica di procedere contro altri soggetti che all’interno degli uffici inquirenti hanno prestato ascolto a Chaouqui come risulta dalle registrazioni pubblicate da Domani. C’è un conflitto di interessi e riteniamo che della vicenda debba occuparsi la procura di Roma». Perché il tribunale vaticano ha deciso di agire solo nei confronti della lobbista che, secondo Ciferri, chiese «30mila euro (ricevendone a quanto pare 15mila, ndr) come ricompensa del suo operato?» Perché le difese dei condannati in primo grado, da Becciu a Mincione, stanno affilando le armi per l’appello che inizierà a settembre, e che si baserà soprattutto sull’origine di un processo che, in qualsiasi altro paese civile, sarebbe stato, dopo la pubblicazione della chat, probabilmente inficiato. (...) La vicenda Chaoqui-Ciferri-De Santis ha messo definitivamente in dubbio la reale terzietà degli uffici degli inquirenti vaticani, oltre alla genuinità dell’atto di accusa di Perlasca, che sembrerebbe essere stato dettato da certi condizionamenti da parte dell’accusa per il tramite della “papessa”. Non è tutto. Nelle loro conversazioni, Chaouqui, davanti a Ciferri, si mostrava sempre informatissima. A novembre del 2020 ad esempio era certa. «Perlasca verrà prosciolto. Su questo non ci sono dubbi. Se per tranquillizzarlo vuoi parlare con Diddi o con la gendarmeria non c’è problema», scriveva. Così è andata. Perlasca è stato prosciolto, mentre Becciu condannato. Anche Ciferri era sorpresa: «Fantastico come tu faccia a sapere queste indiscrezioni!». Poi, ancora. «Con l’operazione tua hai salvato Perlasca e hai fatto dimettere quello (Becciu, ndr)», diceva Ciferri, in un vocale del 28 settembre 2020, ottenuto da questo giornale, a Chaouqui. Che ribatteva: «Io sono stata un piccolo strumento di questa vicenda». Strumento in mano a chi? Chissà se il tribunale d’Otretevere ha intenzione di scoprirlo.»
Ivo Pincara, Perché solo lei? Perché solo ora?, in «Korazym», 6 giugno 2025. «... perché viene indagata solo una mitomane diabolica e non i suoi probabili complici all’interno della magistratura e della Gendarmeria vaticana?»
Nico Spuntoni, Chi ha "incastrato" il Cardinale Becciu?, in «Spreaker», 6 giugno 2025.
Felice Manti, Becciu e Chaouqui: le ombre sul processo, in «Il Giornale», 6 giugno 2025. «... «se scoprono che ci siamo messi d'accordo salta il processo»« «macchinazioni e giochi di potere lontanissime dalla trasparenza che Papa Francesco predicava. La condanna ampiamente anticipata via stampa (sette numeri dell'Espresso, decine di articoli e servizi televisivi su Report, La7 eccetera) e un processo cambiato in corsa quattro volte, ben lontano dall'essere «giusto» hanno mascariato la Chiesa e la sua missione anziché innescare una virtuosa pulizia interna. Di uno «sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l'indagine prima e il processo poi» si lamentano ancora ieri i legali del prelato sardo Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo. Colpa anche di personaggi più o meno comprimari di un circoletto magico non sempre all'altezza del difficilissimo compito e di una misericordia predicata ma mai realizzata. A Becciu è capitata la maschera del Male e un copione scritto peggio, in mezzo c'è chi come il presidente Giuseppe Pignatone che ne è uscito con una insperata cittadinanza vaticana, altri come l'ufficiale Gdf Pasquale Striano che avrebbero indagato su mandato e autorità di chi ancora non si è capito, fino alla stessa Papessa Chaouqui, uscita malconcia dalla condanna a 10 mesi per Vatileaks».
Andrea Gagliarducci, Pope Leo XIV: The role of the Curia & the season of trial, in «MondayVatican», 9 giugno 2025. Anche in italiano. «L’approccio di Leone XIV è cauto. Tuttavia, sembra esserci una notevole agitazione intorno a lui. C’è un mondo vaticano che ha vissuto completamente nelle dinamiche del precedente pontificato e ora teme di perdere la propria influenza. Come sempre accade in Vaticano, tutti si sono riposizionati. Anche la stagione dei processi in Vaticano non sarà più la stessa. In Sede Vacante, lo scorso 29 aprile, Francesca Immacolata Chaouqui, l’ex membro della Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa (COSEA) della Santa Sede, poi processata in Vaticano, è stata convocata in Vaticano con l’accusa di traffico di influenze e manomissione di prove. La notizia è stata diffusa quasi un mese dopo. La convocazione di Chaouqui è seguita alla pubblicazione di intercettazioni telefoniche che hanno rivelato il suo ruolo nella manipolazione delle prove e nella consulenza ai magistrati nel processo riguardante la gestione dei fondi della Segreteria di Stato della Santa Sede, noto come “processo Becciu”. Ma perché l’incriminazione arriva solo ora? Al di là delle intercettazioni, il ruolo di Chaouqui era già emerso durante il “processo Becciu”, quando fu chiamata a testimoniare. All’epoca, le dichiarazioni di Chaouqui non portarono a un arresto né a un sospetto. (...) Allo stesso tempo, attendiamo l’appello per il processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, previsto per il prossimo 22 settembre. Dovrebbe esserlo, perché tutte queste situazioni potrebbero anche indurre a considerare il rinvio dell’appello. Leone XIV ascoltò attentamente tutte queste situazioni e lesse i dossier. Per prendere le decisioni migliori, ha bisogno della Curia, e questo significa che ha bisogno di funzionari curiali non corrotti e di una Segreteria di Stato non invischiata in antagonismi interni. Queste considerazioni, in sintesi, sono state tra quelle che hanno portato alla sostanza dei recenti discorsi. Il Papa, tra le altre cose, non ha ancora una squadra di governo personale. Ha deciso di fidarsi di coloro che ci sono finora.»
Nico Spuntoni, Chi ha incastrato Angelo Becciu? Indagata Francesca Immacolata Chaouqui, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 7 giugno 2025. SENZA LA TESTIMONIANZA – TAROCCATA – DI PERLASCA, BECCIU NON SAREBBE STATO RINVIATO A GIUDIZIO. «Nella seconda udienza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi si era lamentato di chi «vaneggia di prove false». Quattro anni dopo, forse, il dubbio deve essere venuto anche a lui se pochi giorni fa ha deciso di aprire un fascicolo per traffico di influenze, falsa testimonianza e subornazione proprio in relazione a quel procedimento. (...a meno che non lo sapesse bene già prima, nAP) Il promotore vaticano, che nella requisitoria del 18 luglio 2023 aveva detto che il monsignore non era un «testimone manipolato, oltre che manipolabile», ora indaga proprio per accertare se Perlasca è stato manipolato. Di manipolazione parlano apertamente i legali di Becciu, gli avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, che in una nota hanno evocato «uno sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l’indagine prima e il processo poi». (... ) la notizia del nuovo fascicolo non avvicina ancora la verità su una vicenda che rischia di diventare una macchia nella memoria del pontificato bergogliano. Quel che è certo è che l'indagine aperta dal promotore di giustizia contraddice inequivocabilmente l'editoriale del direttore del Dicastero per la Comunicazione Andrea Tornielli che aveva parlato, dopo una sentenza di solo primo grado, di «processo giusto e trasparenza» per criticare le contestazioni mosse, tra gli altri, dalla difesa di Becciu. Come si può parlare di «trasparenza» se lo stesso promotore di giustizia ora indaga per reati come falsa testimonianza, subornazione e traffico di influenze che sarebbero stati commessi proprio nell'ambito di quel processo?»
Andrea Gagliarducci, Finanze vaticane, lo IOR ritorna a dare un contributo al Santo Padre, in «ACIstampa», 11 giugno 2025. «Non c’è più Papa Francesco, che aveva seguito e approvato il processo di riforma, si potrebbero anche rivalutare i processi (oltre a quelli che riguardano lo IOR, ma c’è anche il processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato, che nasce da una denuncia dello IOR contro la Segreteria di Stato), e ci si trova di fronte ad un mondo nuovo. Così, torna quest’anno la dicitura degli utili destinati al Santo Padre, e non genericamente alle “opere di religione”, come veniva specificato lo scorso anno, forse anche per superare uno dei problemi che era venuto fuori al processo della gestione dei fondi della Segreteria di Stato, e cioè l’anomalia dello IOR che chiedeva alla Segreteria di Stato la restituzione del denaro che avevano destinato al Santo Padre, quando tra l’altro Papa e Segreteria di Stato sono sinonimi in diritto canonico. (...) Vale la pena notare, però, che lo IOR ha avuto una stagione in cui si cercava il profitto per dare maggiore sostegno alla Santa Sede, e questa era nel triennio 2013-2016.»
Ivo Pincara, L'auspicio di una "restitutio in integrum" per il processo Becciu, in «Korazym», 13 giugno 2025. QUANDO LA GIUSTIZIA È SCANDALOSAMENTE INGIUSTA «... per sanare lo scandalo della giustizia negata nel processo Becciu, Filippo Di Giacomo ricorda, che Papa Leone XIV – che è dottore in diritto canonico – ha a disposizione l’istituto giuridico della restitutio in integrum, locuzione latina che significa “ripristino alla situazione originaria”. Si tratta di un rimedio giuridico volto a riportare le parti in una situazione che era stata alterata da un atto o da un fatto giuridico. In sostanza, la restitutio in integrum mira a cancellare gli effetti di un atto o di un fatto che ha pregiudicato la situazione giuridica di una parte. Nella sua tipica applicazione, l’integrum restitutio era nel diritto romano un provvedimento del magistrato col quale si metteva nel nulla un effetto giuridico verificatosi a danno di una persona, reintegrando lo stato di diritto anteriore al suo verificarsi.»
Leonardo Ventura, Grana sistema giustizia per il Pontefice. Ora arrivano le denunce, in «Il Tempo», 14 giugno 2025. LO SCANDALO PIÙ GIGANTESCO NELLA CHIESA DEGLI ULTIMI SECOLI: QUELLO DELLA MALAGIUSTIZIA. «Quanto sta emergendo con sempre maggiore forza sermbra dar ragione a chi da tempo, soprattutto dopo aver seguito l'evoluzione del processo, sostiene che l'inchiesta sia stata caratterizzata da evidenti anomalie e la condanna del Cardinale Becciu e degli altri imputati sia sostenuta da prove fragili, figlie di un teorema che aveva grande appeal mediatico, ma poca sostanza in termini giuridici. In tanti poi – e non solo all'interno del Vaticano – sono convinti, sopratuto dopo aver scoperto, seguendo il processo, che il Cardinale Becciu non si è appropriato neanche di un centesimo, che si sia trattato di un'operazione studiata a tavolino. Un'operazione "anti-casta", sfruttata per mettere fuori gioco un cardinale divenuto troppo potente. Non è un caso che ormai siano rimasti in pochi a difendere la gestione dell'indagine nei confronti del Cardinale e che proprio lo stesso ufficio del Promotore sia stato costretto ad aprire un'inchiesta contro una testimone della stessa accusa. Né va sottovalutato, poí, quanto emerso nel giudizio londinese in cui la Segreteria di Stato è stata condannata a pagare oltre 3 milioni di sterline a Mincione, non ritenuto responsabile di alcuna frode in danno della Santa sede. L'appello di settembre non sarà solo un giudizio sul Cardinale Becciu, ma dovrà riportare in alto la considerazione di tanti sull'intera gestione del processo. La credibilità del sistema passa anche attraverso la capacità di riconoscere se nell'ambito di un'inchiesta qualcuno ha abusato o si è costruito ruoli da castigamatti, pur di raggiungere l'obiettivo. Perché se testimoni sono stati orientati, gli investigatori hanno agito fuori ruolo e l'accusa ha coperto chi manipolava, allora a essere sotto accusa non sara più un Cardinale, ma la giustizia vaticana stessa.» CHE ORRIBILE PUZZA DI MARCIO IN VATICANO!
John L. Allen Jr., Three headaches awaiting the acute legal mind of Pope Leo XIV, in «Angelus», 16 giugno 2025. COME RIMEDIARE ALLA GIUSTIZIA INGIUSTA? «Although he was sentenced to five-and-a-half years in prison by the Vatican court, Becciu from the beginning has maintained his innocence, and he has a following among many fellow cardinals who spoke to Leo both before and after the conclave, insisting the procedural irregularities under Francis meant that Becciu had been pre-judged and denied a fair trial. Becciu’s appeal before the six-judge Vatican appeals court is set to begin Sept. 22, and it remains to be seen if Leo will issue any tweaks or clarifications intended to bolster perceptions of a fair trial. More basically, the real question is what happens if Leo’s acute legal mind turns to the underlying dilemma raised by the Becciu case, which is how any prosecution can be said to be fair in a system in which the accusing party, meaning the executive branch of government, is also the supreme legislative and judicial authority.» Anche in spagnolo.
Papst Leo XIV. spricht mit Vatikan-Revisor, in «KathPress», 16 giugno 2025.
Felice Manti, Caso Becciu, spuntano altre chat sulla macchinazione, in «Il Giornale», 23 giugno 2025. LO DICE COLEI CHE HA MONTATO IL COMPLOTTO, ALLA SUA COMARE CIFERRI (L'AMICA DEL TESTIMONE CHIAVE, PERLASCA): «BISOGNA CAPIRE COSA DEVI DIRE... PER EVITARE CHE LE CHAT (QUELLE INVIATE A DIDDI IL FAMOSO 26 NOVEMBRE 2022) SIANO CONSIDERATE ATTENDIBILI OVE MAI SI DECIDESSE DI DESECRETARLE... PERCHÉ IN QUESTO CASO AVREBBE RAGIONE BECCIU... VA DISINNESCATA LA BOMBA...». CHI È CHE IMBECCA LA CHAOQUI? BECCIU NON HA MAI CHIESTO CLEMENZA MA VERITÀ, PROCLAMANDO LA SUA INNOCENZA.
Giancarlo Cavalleri, Pubblicate altre chat che scagionano il cardinale Becciu. Il processo teleguidato dall'esterno, in «Faro di Roma», 23 giugno 2025. QUELLO SCHIFOSO PROCESSO TELEGUIDATO! «Sconcerta tuttavia che a indagare sia colui che dall’inizio ha omissato le chat, pubblictate solo ora perchè depositate dalla difesa di Raffaele Mincione nel suo ricorso, per violazione dei diritti umani, agli organi dell’ONU. Ma Diddi già in aula due anni fa si è dichiarato estraneo alla vicenda, nonostante l’attivo scambio di messaggi con la signora Ciferri, invece di rinunciare al suo ruolo nel processo come sarebbe stato più logico. In ogni caso i nuovi documenti confermano l’esistenza di una strategia per confezionare accuse false a carico di Becciu, con il coinvolgimento di monsignor Alberto Perlasca e del commissario della Gendarmeria Stefano de Santis.» Anche in portoghese. E in spagnolo.
Andrea Caldart, Nuove rivelazioni sul caso Becciu: chat compromettenti e ombre sul processo vaticano, in «La Gazzetta dell'Emilia», 27 giugno 2025. «Il contenuto delle chat è inequivocabile: emerge una strategia ben definita per influenzare l'esito del processo, un elemento che getta pesanti dubbi sull'autenticità delle accuse e sull'intero impianto accusatorio costruito attorno a Becciu. Ancora più inquietante è il ruolo del promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi. È proprio lui ad aver aperto un fascicolo sulle nuove rivelazioni. Tuttavia, Diddi è lo stesso magistrato che, durante le fasi iniziali dell’inchiesta, omise di portare alla luce le chat oggi divenute pubbliche. Documenti che, invece, sono stati depositati solo recentemente dagli avvocati di Mincione nel contesto del ricorso all’ONU. Una posizione, quella di Diddi, che appare quantomeno ambigua: nonostante le comunicazioni dirette con la Ciferri, mai rese note, il promotore ha scelto di non astenersi dal processo, né ha chiarito il proprio coinvolgimento. Già nel 2022, in aula, si era dichiarato estraneo ai rapporti con le persone ora coinvolte nelle rivelazioni, una dichiarazione oggi contestata dai nuovi atti. Altro nodo cruciale è il ruolo di monsignor Alberto Perlasca, inizialmente indagato nella vicenda e in seguito divenuto il principale testimone dell'accusa. Il suo passaggio da indagato a collaboratore avvenne dopo la stesura di un memoriale nel 2020, apparentemente sollecitato dalla stessa Chaouqui. Secondo i nuovi documenti, sarebbe stato proprio questo il punto di svolta per l'accusa nei confronti di Becciu. A questo punto sorge inevitabile una domanda, che va oltre la cronaca giudiziaria: perché tutto questo complotto proprio attorno al cardinale Becciu? Chi aveva interesse a far cadere quello che fino a poco tempo prima era considerato il "numero tre" del Vaticano? E soprattutto, perché con tale accanimento e meticolosità? L’esame critico della vicenda suggerisce che non si è trattato solo di una questione di giustizia amministrativa o di irregolarità contabili. Il profilo del cardinale Becciu – potente, influente, punto di riferimento della Segreteria di Stato – lo rendeva inevitabilmente figura scomoda per molti. Le sue posizioni ferme, le sue nomine, la sua gestione delle risorse potrebbero aver creato frizioni interne con altri poteri, desiderosi di ribilanciare le forze nei sacri palazzi. Non da ultimo va ricordato che risultava tra i papabili, ma alla fine ha deciso lui di escludersi dal conclave. Un fatto appare oggi evidente: qualcuno avrebbe tratto beneficio dalla sua caduta. Non solo in termini ecclesiali, ma anche su un piano di redistribuzione delle leve del potere interno alla Curia. In questo contesto, le nuove chat rivelano una pianificazione, una costruzione mirata di accuse, e – cosa ancora più grave – una giustizia che forse si potrebbe essere piegata a logiche estranee alla verità. Anche il commissario della Gendarmeria vaticana Stefano de Santis, figura tra i nomi emersi nelle recenti carte che delineano un quadro allarmante: un processo influenzato da pressioni esterne, con una rete di complicità interna volta a costruire un impianto accusatorio su basi instabili. La Santa Sede, finora, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alle ultime rivelazioni, ma il clima che si respira nei palazzi vaticani è quello della crescente inquietudine. A pochi mesi dall'appello decisivo, la figura del cardinale Becciu, fino a oggi travolta dallo scandalo, potrebbe essere rivalutata alla luce di una verità molto più complessa e, forse, manipolata. L'opinione pubblica e gli osservatori internazionali chiedono ora trasparenza e chiarezza. Quel che appare certo è che il caso Becciu non è solo un processo giudiziario, ma un banco di prova per la credibilità della giustizia vaticana stessa.»
Luigi Bisignani, Papa Leone e il bisturi sulla Curia. Parolin verso il ritorno in laguna, in «Il Tempo», 29 giugno 2025. «Dalle riflessioni emerse durante le Congregazioni generali – incoraggiato da due cardinali giuristi, suoi grandi elettori, come Burke e Versaldi – Prevost ha raccolto diverse “suppliche”. La prima è certamente il ritorno alla più intransigente trasparenza nella giustizia vaticana, mettendo un de profundis all’allegra e scanzonata gestione del processo Becciu, dove damazze, investigatori e segreti si sono intrecciati nel nome di un Papa ormai stanco e vulnerabile. L’appello contro la condanna di Becciu è fissato al 22 settembre, e ci si può attendere di tutto. Parlando più “terra terra”, intanto, torneranno, per così dire "a piede libero", fuori dalle Mura, gli uomini della Gendarmeria vaticana che condussero le indagini contro Becciu: tra loro il commissario Stefano De Santis, oggi al centro di un’inchiesta interna che si preannuncia clamorosa.» Anche in inglese.
Felice Manti, Pizzaballa a Milano e Parolin a Venezia, il risiko di Leone XIV, in «Il Giornale», 29 giugno 2025. «La suggestione della restitutio in integrum per Becciu, una sorta di amnistia mascherata che d’imperio cancellerebbe tutto, avrebbe il sapore della beffa ma eviterebbe di aprire il vaso di Pandora della malandata giustizia vaticana.» Apriamolo, questo vaso di Pandora, apriamolo e rovesciamolo come un calzino: tutto alla luce del sole!
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