Sull'«Espresso», «Report», «The Pillar», «Huffpost» e simili (prima parte)
«Il primo passo di ogni dittatura è la manipolazione senza scrupoli della libera comunicazione, attraverso la seduzione degli scandali e le calunnie, per indebolire la vita democratica e condannare persone e istituzioni.» (...) «La storia di Nabot è paradigmatica di tanti martiri della storia», ha affermato papa Francesco: «È paradigmatica del martirio di Gesù; è paradigmatica del martirio di Stefano; è paradigmatica pure, dall’Antico testamento, di Susanna; è paradigmatica di tanti martiri che sono condannati grazie a una messa in scena calunniosa». Ma «questa storia – ha spiegato ancora il Pontefice – è anche paradigmatica del modo di procedere nella società di tanta gente, di tanti capi di Stato o di governo: comunicano una bugia, una calunnia e, dopo aver distrutto sia una persona sia una situazione con quella calunnia, giudicano quella distruzione e condannano». «Anche oggi, in tanti Paesi – ha fatto presente il Papa – si usa questo metodo: distruggere la libera comunicazione». E ha continuato: «Per esempio, pensiamo, c’è una legge dei media, di comunicazione, si cancella quella legge; si dà tutto l’apparecchio della comunicazione a una ditta, a una società che calunnia, dice delle falsità, indebolisce la vita democratica». Poi «vengono i giudici a giudicare queste istituzioni indebolite, queste persone distrutte, condannano, e così va avanti una dittatura». Del resto, ha aggiunto Francesco, «le dittature, tutte, hanno incominciato così, con l’adulterare la comunicazione, per mettere la comunicazione nelle mani di una persona senza scrupolo, di un governo senza scrupolo». Ma «anche nella vita quotidiana è così» ha fatto notare il Papa. Tanto che «se io voglio distruggere una persona, incomincio con la comunicazione: sparlare, calunniare, dire degli scandali». Oltretutto, ha aggiunto, «comunicare scandali è un fatto che ha una seduzione enorme, una grande seduzione». Così facendo, «non si giudicano alla fine le persone, si giudicano le rovine delle persone o delle istituzioni, perché non possono difendersi». In questa prospettiva Francesco ha suggerito di pensare «a Susanna, per esempio, che dice: “ma io sono nell’angolo, se io cedo alla seduzione e pecco, avrò la condanna del Signore; se io rimango nella mia fede avrò la condanna della gente”». «A me colpisce tanto — ha confidato il Pontefice — vedere come Stefano fa quel lungo discorso per difendersi da quelli che lo accusavano: non ascoltavano e, nel frattempo, sceglievano le pietre per lapidarlo». Per loro, infatti, «era più importante lapidare Stefano che sentire la verità». Proprio «questo è il dramma dell’avidità umana: che anche l’avidità è debole, perché questo re ha voglia di tante cose, ma è un debole, e quando vede che non ce la fa va a letto». Ma ecco che «c’è la crudeltà» di «chi parla all’orecchio e gli dice cosa deve fare: distruggere». E «così abbiamo visto tante persone distrutte per una comunicazione malvagia come questa che ha fatto la regina Gezabèle» ha riconosciuto Francesco, sottolineando: «Tante persone, tanti Paesi distrutti per dittature malvagie e calunniose: pensiamo, per esempio, alle dittature del secolo scorso». In particolare, ha detto il Papa, «pensiamo alla persecuzione degli ebrei: una comunicazione calunniosa contro gli ebrei e finivano ad Auschwitz perché non meritavano di vivere». E questo «è un orrore, ma un orrore che succede oggi: nelle piccole società, nelle persone e in tanti Paesi». Sempre, ha riaffermato il Pontefice, «il primo passo è appropriarsi della comunicazione e, dopo la distruzione, il giudizio e la morte». Dunque «non era un’idea peregrina quella dell’apostolo Giacomo, quando parlò della lingua e della capacità distruttiva della comunicazione malvagia: lui sapeva di cosa parlava». Papa Francesco, 18 giugno 2018
Il 24 settembre 2020 qualcuno – CHI? – recapitò tra le mani di papa Francesco, prima ancora che la rivista arrivasse nelle edicole, una copia dell’«Espresso» con uno scritto di Massimiliano Coccia (alias don Andrea Andreani) – il primo di una lunga serie – e una copertina fabbricata ad arte per provocare la cacciata del cardinale Becciu. Era l’inizio di una vera e propria martellante campagna di diffamazione – altrimenti detta macchina del fango, killeraggio mediatico, mascariamento o character assassination – contro un uomo che, fino a prova contraria, è completamente innocente, vittima della più grave persecuzione a mezzo stampa orchestrata nella storia contro un essere umano.
Papa Francesco ha detto: «Il lawfare inizia attraverso i mass media, che denigrano [l'obiettivo] e insinuano il sospetto di un reato. Si creano indagini enormi e per condannare basta il volume di queste indagini, anche se non si trova il reato». E ancora: «La disinformazione è uno dei peccati del giornalismo, che sono quattro: la disinformazione, quando un giornalismo non informa o informa male; la calunnia – tante volte si usa quello; la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge; e il quarto è la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie. Lo scandalo vende. E la disinformazione è il primo dei peccati, degli sbagli – diciamo così – del giornalismo». Fra l'altro gli accusatori imbrattacarte hanno sputato veleno a comando e a vanvera, tant'è vero che Massimiliano Coccia e la vergognosa Maria Antonietta Calabrò ad esempio, che si tengono su promuovendo a vicenda i propri mal scritti in cui non ne azzeccano una (una mano lava l'altra), hanno puntato più volte i loro strali contro «Angelo Maria Becciu» (letterale!, e probabilmente rivelatore della comune fonte che gli passa le veline in un losco baratto), dimostrando di non conoscere nemmeno il nome della loro vittima designata (figurarsi la realtà dei fatti!), e asservendosi a una perversa campagna di diffamazione fondata sul nulla, se non sulla malizia dei suoi ideatori. La decadenza del giornalismo! A proposito del giornalismo osceno e servile (al servizio della menzogna) della Calabrò, si legga questo articolo.
Questa tristissima vicenda è la rappresentazione plastica della peggiore decadenza del giornalismo disonesto dell’epoca nostra, in cui le lusinghe e le adulazioni vanno a braccetto con le menzogne e le calunnie per manipolare la realtà in un losco e immorale "do ut des". E ancora una volta i giornalisti don Abbondio hanno dato man forte ai giornalisti don Rodrigo. E poi c'è chi, ad esempio su «The Pillar», spara bufale a raffica e si illude di potersi vigliaccamente nascondere dietro l'anonimità. Avranno ottenuto una brutale – ma autosqualificante – gogna mediatica senza precedenti. Una domanda rimane: COME MAI il sistema mediatico italiano e mondiale non ha avuto gli anticorpi – fatte salve pochissime lodevoli eccezioni – per reagire alle polpette avvelenate?
«Non credo che il giornalismo raggiunga la verità», ha scritto pilatescamente il direttore dell'«Espresso» Marco Damilano. A me basterebbe che non propugnasse la menzogna e la calunnia.

Fa poi impressione il silenzio assordante (omertà?) degli organi di stampa "cattolici", succubi di un'informazione giustizialista e priva di spirito evangelico, che volenti o nolenti fanno il gioco della disinformazione e dei manipolatori. Perché Andrea Tornielli non ha scritto che quelle contro Becciu erano «accuse assurde e infamati» (come scriverà con deprecabile ritardo quando lo stesso promotore di giustizia Diddi darà credito ad accuse altrettanto assurde e anche più infamanti su Giovanni Paolo II)? Il giornalismo "cattolico" è costituito unicamente da abietti e codardi "yes-man" incapaci di parresia? Problemi con la libertà di stampa? O con la verità tout court? Con poche meritevolissime eccezioni, va detto. In ogni caso è grave! La verità ci farà liberi.
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Franco Stefanoni, Pignatone: «In Italia la giustizia è strumento di lotta politica», in «Corriere della Sera», 15 dicembre 2017. «Da noi l'avversario non è un naturale interlocutore come vogliono le regole della democrazia, ma è un ostacolo da abbattere.»
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Paolo Maninchedda, L'Italia è un Paese pericoloso, in «Sardegna e Libertà», 23 ottobre 2019. «Il problema è che in una società spaccata come la nostra, ormai frammentata da più punti di vista, per una serie di ragioni, la cronaca giudiziaria è un mezzo di lotta politica. Notizie che in Inghilterra, in Francia, in Germania o altrove – ha spiegato Pignatone – non verrebbero date, qui vengono cercate, gonfiate, inventate, o comunque date e valorizzate perché entrano in quel grandissimo frullatore della lotta politica».
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Luis Badilla, La Postilla della giornata: Pignatone Presidente del Tribunale unico del Vaticano e al tempo stesso editorialista del gruppo GEDI alla testa della campagna contro il cardinale Becciu, in «Il Sismografo», 12 ottobre 2020. Purtroppo «Il Sismografo», una voce libera e responsabile, è stato oscurato dal "sistema" e quindi l'articolo non si può più leggere. Ma il titolo di questo articolo è ancora disponibile. Oggi (agosto 2024), dopo la brutale campagna di diffamazione orchestrata dall'«Espresso» del GRUPPO GEDI contro un innocente (fino a prova contraria) – in gergo mafioso MASCARIAMENTO –, dopo la condanna di Becciu da parte del giudice Pignatone e dopo la notizia dell'indagine sullo stesso Pignatone per favoreggiamento alla mafia... quella notizia di Luis Badilla assume un sapore tutto nuovo.
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Un attacco a testa bassa al presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone. "Il Sismografo" lancia il resta contro il Gruppo Gedi, in «Faro di Roma», 12 ottobre 2020. «Allo stato attuale delle cose – si legge nel post – il capo del Tribunale unico vaticano dunque, è un editorialista del Gruppo GEDI che edita la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, e 13 testate locali. Buona parte di queste testate, proprietà di GEDI, da settimane conducono una vera e propria campagna contro il cardinale Angelo Becciu, accusato senza prove e senza processo, di ogni nefandezza, ogni giorno e spesso con documenti che potrebbero essere riservati o segreti, alcuni dei quali – se veri – probabilmente rubati al Vaticano (come nel caso Vatileaks 2) e che sono serviti in questi giorni per ‘argomentare’ contro il porporato sardo”. E il sito si chiede: “A questo punto la mia domanda è una sola: come è possibile che il Presidente del Tribunale unico vaticano, – tenendo conto del caso Becciu – sia anche un collaboratore del Gruppo GEDI proprietario de L’Espresso? La questione è importante.»
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Vittorio Feltri, Il caso Becciu inventato da un falsario, in «Libero», 21 novembre 2020. L'autore della serie di articoli pubblicati dall'«Espresso», arruolato «per freddare il cardinale Becciu», è stato condannato quale falsario (art. 476 del Codice penale: «falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici»). Una «macchia gigantesca» impiegata per «fare strame di una persona perbene? Perché non ha invitato Coccia a sentire l’accusato? Perché gli ha addirittura affidato una pagina sul sito del settimanale per scrivere – 7 ore e 48 minuti prima che il Papa invitasse Becciu alle dimissioni – che quest’ultimo era stato dimissionato da Francesco?». «Chi ha rovesciato la cascata di accuse intitolate «Soldi dei poveri al fratello e offshore» non era una sorgente d’acqua pura, ma di un pozzo inquinato. Si mosse anche un porporato importante, addirittura il ministro della Giustizia del Vaticano, che da quelle parti si chiama Prefetto della Segnatura Apostolica, il cardinale Dominique Mamberti, per segnalare a Bergoglio che circolava un falsario in Vaticano, e usava addirittura fingersi prete e segretario del Papa. Quest’ultimo, saputo dello sciacallaggio nei confronti di un padre e di una madre che avevano perduto la figlia adolescente, si mostrò addolorato e invitò le vittime dell’infamia a una sua messa privata. Chi era lo "sciacallo"? Lui, Coccia. Piazza pulita? Niente da fare. Neanche il cardinale poté far nulla. La denuncia presentata nel febbraio del 2019 presso il Tribunale vaticano è rimasta lettera morta. I promotori di giustizia (pm) Gian Piero Milano e Alessandro Diddi non diedero corso ad alcuna inchiesta, nonostante la "notitia criminis" fosse stata riferita all’orecchio del Papa.» Per giunta ha ingannato Enrico Rufi, redattore storico di Radio Radicale, facendosi passare abusivamente per un sacerdote, don Andrea Andreani: «Uno sciacallaggio» compiuto da un «mitomane-sciacallo»; ma «la lista delle sue vittime è lunga e varia, e molte, come Le dicevo, sono all’interno della Chiesa, a tutti i livelli»; «di quali protezioni ha goduto e gode ancora in Vaticano, questo incredibile personaggio, Coccia, cappellano dell’Espresso? Con l’assistenza o quanto meno con l’inerzia di chi, negli apparati della Santa Sede, il finto prete don Andrea Andreani ha potuto violare la sicurezza del Papa.»
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Vik van Brantegem, In un sabato di tramontana con le cime imbiancate ad est dell'orizzonte della capitale... smascherato il killer giornalistico di Becciu, in «Korazym», 21 novembre 2020. «Le pedine in questo puzzle ancora da comporre, sono usate con la maestria delle menti raffinatissime. Il bottone del radiocomando sulla collina di Capaci, che uccise Falcone con la sua moglie e suoi uomini della scorta, non l’ha attivato Brusca, ma personale dei servizi deviati dello Stato italiano. Così possiamo serenamente dire, che la pistola fumante che è stata messa nelle mani di Coccia ha sì esploso il colpo fatale, ma mentre esplodeva il colpo, quella pistola non era nelle mani dello stesso Coccia. Nelle sue mani la pistola è stata posta nell’immediatezza del delitto».
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Franco Angeli, Filologia di un mistero, in «Korazym», 21 novembre 2020.
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Francesco Specchia, «Anch'io vittima del calunniatore di Becciu», in «Libero», 22 novembre 2020. Enrico Rufi «ha citato Coccia al Prefetto della Segnatura Apostolica nel 2019 in una "denuncia per sostituzione di persona col segretario personale se non personalissimo di Papa Francesco". Coccia, una condanna ex art. 476 ccp per falso in atto pubblico, avrebbe messo in piedi una pantomima ben articolata spacciandosi per profondo conoscitore degli ambienti papali. Attraverso i quali doveva permettere a una delegazione di Radio Radicale (lui stesso, il direttore della radio Alessio Falconio, Rita Bernardini e Rufi) di otttenere udienza in forma riservata a Santa Marta presso il Pontefice»... Secondo Rufi «il collega sarebbe eventualmente colpevole di un ego spropositato fatto di millanterie e mitomanie». «La sua vicenda ricorda quella di Claas Relotius il giornalista che ha rischiato di affondare lo Spiegel, già premiato come miglior cronista dell'anno ma del quale un collega scoprì i finti scoop. Però allo Spiegel c'erano altri anticorpi». «Si tratta di vedere se il comportamento del collega produca quanti e quali danni.»
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Brunella Bolloli, Nascondono al Papa lo scoop di «Libero», in «Libero», 22 novembre 2020.
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Vittorio Feltri, Dodici domande a l'Espresso sul caso Becciu, in «Libero», 23 novembre 2020.
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I dubbi di Feltri sulle accuse al cardinale Becciu, in «Logudorolive», 23 novembre 2020.
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Renato Farina, Si è accesa una Lucetta sul caso Becciu, in «Libero», 24 novembre 2020. Lo scandalo sul cardinale Becciu è stato «costruito ad arte da un falsario, tale Massimiliano Coccia. Costui non si è inventato le calunnie, ma è stato imbeccato da oscuri signori (o mon-signori) i quali hanno informato il loro scrivano della defenestrazione del Prefetto della Congregazione dei Santi prima che la cosa accadesse».
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Andrea Paganini, Lettera aperta sul "caso Becciu", in «Settimananews», 24 novembre 2020. Anche in spagnolo.
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12 domande a Marco Damilano, direttore dell'«Espresso», in «Libero», 2 dicembre 2020.
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Roland Juchem, Immer noch Wirrungen um Kardinal Becciu. Der Gestutzte Kardinal und das Magazin, in «Domradio.de», 2 dicembre 2020. Anche in italiano.
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Renato Farina, I dubbi sulle accuse a Becciu ora fanno breccia, in «Libero», 7 dicembre 2020.
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Renato Farina, L'Espresso attacca perfino il Bambin Gesù, in «Libero», 14 dicembre 2020.
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Fabrizio Boschi, Quelle campagne dell'"Espresso" finite in un flop, in «Il Giornale», 7 marzo 2021.
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Renato Farina, Il processo Becciu è tutto da rifare, in «Libero», 7 ottobre 2021. «È curioso come Massimiliano Coccia dell’Espresso abbia anticipato già martedì sera gran parte dell’ordinanza e soprattutto la concessione della dilazione. Ma non dovrebbe essere segretata la camera di consiglio? Coccia è il medesimo che ha goduto delle carte dell’accusa negate agli stessi indagati, e finite sul numero del 24 settembre. O ha buone fonti oppure, ipotesi più probabile visto l’ambiente, è un esperto in divinazione.»
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Vik van Brantegem, Vergognoso chiacchiericcio per mezzo stampa spacciato per “accuse”, de facto pubblicizzato a livello mondiale da un Papa, con effetto devastante per un “gigante della fede e spina nel fianco dei laicisti”, in «Korazym», 7 dicembre 2021. Un altro caso di diffamazione a mezzo stampa.
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Cataldo Intrieri, Ricostruzioni fantasiose. Il vizio dei pm italiani di preferire le sceneggiature alle inchieste, in «Linkiesta», 14 dicembre 2021. «Sarebbe ora che la giustizia di questo paese iniziasse a sanzionare lo pseudo-giornalismo investigativo da quattro soldi.»
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HuffPost e i falsi procedimenti a carico della Marogna, in «Silere non possum», 14 dicembre 2021.
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Andrea Tornielli, Il processo per il palazzo di Londra, un test senza precedenti, in «Vatican News», 20 dicembre 2021. Articolo servile che presenta una lettura parziale e distorta di ciò che è avvenuto (o che non è avvenuto, giacché i pdg non hanno ancora obbedito all'ordinanza del Giudice di consegnare il materiale probatorio integralmente) nel Tribunale vaticano. Che figuraccia!
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Lettera con richiesta di rettifica al direttore dell'Osservatore Romano degli avvocati della difesa nel processo "Becciu+9" in merito all'articolo (20 dicembre 2021) a firma di Andrea Tornielli, in «Il Sismografo», 24 dicembre 2021. Anche Stalin, Mussolini e Hitler, se interrogati, avrebbero fatto dire ai giornalisti di regime che il loro sistema giudiziario rispettava le regole del giusto processo. Ma in genere il buon senso non è in sintonia con il potere che viola i diritti umani.
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Sequesto al gruppo Gedi per truffa all'Inps, in «Contropiano», 3 gennaio 2022.
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Andrea Paganini, Ciò che ho capito del "caso Becciu", in «Il Sismografo», 17 febbraio 2022. Anche in spagnolo.
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Marco Damilano lascia direzione 'Espresso', in «ADNkronos», 4 marzo 2022.
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Federico Di Bisceglie, Cosa c'è dietro a vendita de L'Espresso, in «Formiche», 8 marzo 2022.
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Renato Farina, Becciu fa a pezzi l'accusa. I giornaloni lo censurano, in «Libero», 19 marzo 2022.
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Angelo Becciu, Dichiarazione spontanea davanti al Tribunale Vaticano, 5 maggio 2022.
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Giovanni Minoli interroga Renato Farina sul processo contro il card. Becciu, Il mix delle cinque, Rai Radio 1, 9 maggio 2022 (dal minuto 10). E la trascrizione su «Korazym».
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R.I., Vaticano: esiste la libertà di stampa?, in «Silere non possum», 3 giugno 2022.
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L.M., Sloane Avenue, Raffaele Mincione alla sbarra, in «Silere non possum», 7 giugno 2022.
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Felice Manti, I silenzi di "Report" e "Espresso" sul giallo del palazzo di Londra, in «Il Giornale», 21 giugno 2022. Anche in spagnolo. E in inglese.
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Massimiliano Coccia parla a vanvera ai microfoni di "Wake up" su TOradio, luglio 2022. L'iniziatore della campagna di diffamazione contro il card. Becciu è un maestro della disinformazione: un pagliaccio – oltre che un falsario – che non fa ridere, ma che ha credito presso la magistratura vaticana. Ricordo che nemmeno un centesimo dell'Obolo di San Pietro è stato usato per l'investimento di Londra e che l'8x1000 non c'entra nulla con il Vaticano (semmai con la Cei)!
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Junno Arocho Esteves, Cardinal Becciu, charged in Vatican real estate scandal, says Pope Francis invited him to August consistory, in «American Magazine», 22 agosto 2022. Anche in italiano.
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Renato Farina, Il Papa ascolta Libero: Becciu riabilitato, in «Libero», 23 agosto 2022.
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Vik van Brantegem, Il Papa è stato ingannato. Chi e come ha potuto indurre il Papa nel baratro del dubbio, fino alla «crocifissione cautelare» del cardinale Becciu?, in «Korazym», 23 agosto 2022. Anche in inglese.
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Stefano Lorenzetto, Sotto a chi tocca, in «Italia Oggi», 20 settembre 2022.
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Renato Farina, Il Corriere ammette: Mincione non ingannò il Vaticano, in «Libero» 13 ottobre 2022.
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Il "Corriere" fa la figura del mincione, in «Dagospia», 14 ottobre 2022.
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Quotidiano oligarca italiano paga le menzogne sul processo Becciu, in «Gloria», 17 ottobre 2022.
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Card. Mueller, a S. Marta cerchio magico decide anche nomine, in «Ansa», 20 gennaio 2023.
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Julio Algañaraz, Acusan al Papa de depender de un grupo de dudosos asesores, in «Clarìn», 21 gennaio 2023. Anche in inglese.
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Andrea Gagliarducci, Il linguaggio della Pasqua e l'attesa di una nuova Pentecoste per il giornalismo cattolico, in «Vatican Reporting», 8 aprile 2023. (Su ciò che manca al giornalismo cattolico)
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L.M., L'arcivescovo Giacomo Morandi rivela: "I giornali lo seppero prima di me", in «Silere non possum», 1° maggio 2023. Anche in francese. E in spagnolo.
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John L. Allen Jr., On the threat of 'lawfare', does Pope Francis practice what he preaches?, in «Crux», 4 giugno 2023. Anche in italiano. «Il Papa ha detto che “dobbiamo alzare la voce” contro tali abusi del sistema giudiziario. (…) Se Papa Francesco aspira a resistere alla minaccia di “lawfare” in tutto il mondo, potrebbe essere utile assicurarsi che nessuno lo possa accusare di averlo fatto internamente».