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Il processo in Vaticano (ventesima parte)      
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«E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Matteo 10,19-20). 
> Si leggano anche le scorrettezze compiute dalla Giustizia vaticana.

Nico Spuntoni, Ecco cosa non quadra del caso Becciu, in attesa dell'Appello, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 14 agosto 2025. Anche in tedesco. «UNA DELLE PAGINE PIÙ NERE DI UNA GIUSTIZIA AMMINISTRATA "IN NOME DI SUA SANTITÀ"». «... il cardinale Giuseppe Versaldi è sceso pubblicamente in campo per bollare la vicenda che ha visto protagonista il suo confratello sardo come "uno degli episodi più travagliati del pontificato di Francesco". Il prefetto emerito della Congregazione per l'educazione cattolica ha parlato di «manovre subdole da parte di persone malintenzionate le cui trame stanno venendo alla luce in questi ultimi mesi». Il riferimento di Versaldi sembra essere diretto al contenuto delle chat tra Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri che proprio quest'ultima ha consegnato ai legali del broker Raffaele Mincione, anch'egli condannato in primo grado nello stesso processo vaticano ma per riciclaggio, peculato e corruzione. La difesa di Mincione ha fatto causa all'Onu contro il procedimento penale vaticano ed ha depositato anche la corrispondenza ricevuta da Ciferri. Queste chat, relative agli anni dal 2020 al 2024, sono finite inevitabilmente tra i motivi di appello alla sentenza pronunciata dal Tribunale di prima istanza della Città del Vaticano. Per avere un'idea del peso che queste conversazioni potrebbero aver avuto nell'indagine e nel processo basta conoscere la cronologia dei fatti più importanti di questa intricata vicenda. Il primo interrogatorio fatto dall'Ufficio del Promotore di Giustizia a monsignor Alberto Perlasca risale al 29 aprile 2020 e vede l'ex responsabile dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato difendere l'operato del suo ex superiore Becciu e descrivere i suoi rapporti con lui come «ottimi». Dopo quell'interrogatorio il monsignore apprende di aver perso il lavoro alla Segnatura Apostolica, lo stipendio, la copertura sanitaria e la residenza a Santa Marta. La circostanza induce il prelato comasco a confessare pensieri suicidi allo stesso Becciu in una drammatica conversazione del 3 luglio 2020. L'altra data centrale è il 31 agosto 2020 perché vede Perlasca presentarsi davanti all'Ufficio del Promotore e diventare improvvisamente il grande accusatore dell'ex sostituto con il deposito del famoso memoriale. La prima chat tra Ciferri e Chaouqui avviene il 9 agosto 2020 ed è dunque successiva al primo interrogatorio ma precedente alla consegna del memoriale. È l'ex membro della commissione vaticana Cosea a contattare l'amica di Perlasca e a lanciare l'idea di far collaborare il monsignore con gli inquirenti vaticani attraverso una serie di indicazioni da presentare però come farina del sacco di un ex magistrato in pensione. Chaouqui vuole quindi nascondere il suo nome agli occhi di Perlasca perché ne teme la reazione dal momento che a maggio (quindi dopo il primo interrogatorio a difesa di Becciu) lo aveva contattato scrivendogli di sapere tutto di lui. Nell'agosto di cinque anni fa, mentre gli scambi di messaggi tra le due donne si fa fitto, in Perlasca matura la decisione di accusare il suo ex superiore. Stando alla chat tra Chaouqui e Ciferri, il monsignore confessa il suo intento a Francesco in una lettera del 21 agosto con cui era riuscito a parlare a maggio, dopo il primo interrogatorio. Chaouqui dà l'idea alla sua interlocutrice di essere informata in tempo reale dell'andamento dell'interrogatorio del 31 agosto e le menziona il 16 settembre. Effettivamente in quella data avviene il successivo interrogatorio dell'ex funzionario della Segreteria di Stato. Come faceva a saperlo? Sebbene dica all'amica di Perlasca di avere conservato un filo diretto con Bergoglio e che lui si sarebbe fidato di lei, quel 31 agosto 2020 Chaouqui non è altro che un soggetto destinatario di una condanna del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano pronunciata quattro anni prima per il cosiddetto scandalo Vatileaks 2. Eppure nelle chat l'ex membro Cosea dimostra di conoscere in anticipo informazioni che poi troveranno effettivamente riscontri. Ai primi di settembre, infatti, dà notizia a Ciferri che il Papa avrebbe convocato Becciu per concordare le modalità di uscita dopo l'interrogatorio di Perlasca del 16. Effettivamente, la drammatica udienza in cui Bergoglio costringe il prelato sardo alle dimissioni da prefetto della Congregazione per la causa dei santi e gli impone di rinunciare ai diritti connessi al cardinalato avviene proprio il 24 settembre. (...) la ex collaboratrice scelta in passato da Francesco ha fatto tutto da sola, spinta dall'odio per Becciu? Per "smascherare gli inquinamenti delle prove", come ha detto il cardinale Versaldi, è opportuno chiarire se le previsioni azzeccate dalla donna nelle sue chat con Ciferri siano stati azzardi fortunati o se ci sia stato dell'altro. E al canonista Leone XIV, memore delle discussioni nelle congregazioni generali, non sfugge l'importanza di far sì che sia fatta piena trasparenza su una delle pagine più nere di una giustizia amministrata "in nome di Sua Santità"». 
Affaire Becciu: la justice vaticaine a-t-elle été piégée de l'interieur?, in «Tribune Chrétienne», 14 agosto 2025. «SE LA GIUSTIZIA È STATA STRUMENTALIZZATA PER REGOLARE I CONTI PERSONALI, ALLORA IL CASO BECCIU POTREBBE DIVENTARE UNO DEI SIMBOLI PIÙ SCHIACCIANTI DI UNA CRISI MORALE INTERNA.» «... l’affaire Becciu ne serait plus seulement celle d’un cardinal accusé de malversations, mais celle d’un procès faussé par des manœuvres internes, orchestrées par une personne déjà condamnée dans une autre affaire vaticane. (...) le témoin central de l’affaire a-t-il été manipulé ? Les échanges montrent que Chaouqui avait conçu un plan précis, fournir à Perlasca des questions rédigées pour le guider dans ses accusations, mais en les faisant passer pour l’œuvre d’un ancien magistrat. Lors du procès, Perlasca a fini par admettre qu’il avait reçu ces questions de Ciferri, qui les tenait elle-même de Chaouqui. Le Promoteur de justice a reconnu que cela pouvait constituer un motif de poursuite pour faux témoignage. (...) L’Église ne peut se permettre que des procès d’une telle importance soient entachés de soupçons de manipulation. Ce n’est pas seulement l’honneur d’un cardinal qui est en jeu, mais la confiance des fidèles dans l’intégrité des institutions vaticanes. Si la justice a été instrumentalisée pour régler des comptes personnels, alors l’affaire Becciu pourrait devenir l’un des symboles les plus accablants d’une crise morale interne.»
Sante Cavalleri, Promotori di (in)giustizia. Il caso Becciu e la trama di manipolazioni che ha ingannato il Tribunale Vaticano e probabilmente anche Papa Francesco, in «Faro di Roma», 27 agosto 2025. CHI È ONESTO NON PUÒ NON SCHIERARSI DALLA PARTE DI UNA VITTIMA INNOCENTE – IL CARDINALE GIOVANNI ANGELO BECCIU – NEL PIÙ GRAVE SCANDALO DI MALAGIUSTIZIA CHE HA CARATTERIZZATO LA STORIA DELLA CHIESA NEGLI ULTIMI SECOLI. C'È DEL MARCIO – E TANTO! – IN VATICANO. Anche in portoghese. E in spagnolo.
S.C., Il processo Becciu e l'ombra dei "rescripta": le fragilità della sentenza e i rischi per l'appello, in «Faro di Roma», 27 agosto 2025. QUALE FUTURO PER LA GIUSTIZIA VATICANA, SE I PROCESSI POSSONO ESSERE REGOLATI DA LEGGI SEGRETE, SCRITTE A MISURA DI SINGOLO PROCEDIMENTO E SOTTRATTE A OGNI VERIFICA? Una vergogna che non avrei pensato possibile nella Chiesa, 2000 anni dopo la crocifissione dell'Innocente che l'ha fondata! Anche in portoghese. E in spagnolo.
S.C., Quante nubi all'orizzonte della giustizia vaticana che si appresta a celebrare il processo di appello del card. Becciu, condannato pur essendo innocente, in «Faro di Roma», 28 agosto 2025. LA MALAGIUSTIZIA: UNA MACCHIA INDELEBILE NELLA STORIA DELLA CHIESA. NO, NON AL TEMPO DELL'INQUISIZIONE: OGGI!
Les finaces du Vatican: Libero Milone détient-il la principale clé?, in «Golias», 3 settembre 2025.
Franca Giansoldati, Leone XIV lo "sminatore", i primi 4 mesi del suo papato: tutti i segnali per capire dove è diretto e cosa cambierà, in «Il Messaggero», 11 settembre 2025. «... il grande tema delle novità giudiziare introdotte da Francesco: resteranno tali e quali oppure verranno corrette, anche solo per sanare il più grande pasticcio processuale della Chiesa moderna, culminato con il cosiddetto caso Becciu, al punto da diventare un elemento di spaccatura persino all'interno del conclave, nel maggio scorso. Il 22 settembre ci sarà l'appello e sarà un banco di prova.»
D.G.A. e M.G., Sloane Avenue. Le chat di Chaouqui e Ciferri: Diddi sapeva ma le nascose, in «Silere non possum», 15 settembre 2025. QUANDO LA GIUSTIZIA È MARCIA... IN VATICANO! «Chaouqui intratteneva legami con Stefano De Santis, commissario della Gendarmeria Vaticana, rafforzando quella rete di connivenze e relazioni oscure che ha inciso profondamente sull’andamento del procedimento. Quando questi rapporti e queste attività sono emersi ed è stato possibile depositarli in tribunale, Alessandro Diddi non ha scelto di farsi da parte per garantire la regolarità del procedimento; al contrario, ha secretato le chat depositate, impedendo alle difese di accedervi e conoscerne il contenuto. Un comportamento che, in qualsiasi altro Stato, avrebbe comportato l’apertura immediata di un procedimento penale e disciplinare nei confronti del magistrato. In Vaticano, invece, tutto scorre come se fosse normale: nessuno solleva obiezioni sul fatto che, alle porte del secondo grado di giudizio, proprio l’uomo su cui gravano queste ombre continuerà a rappresentare l’accusa. Un’anomalia inconcepibile in uno Stato di diritto, dove un magistrato ha il dovere di astenersi da procedimenti che potrebbero anche solo potenzialmente mettere in discussione la sua attività. Un processo senza credibilità Alla vigilia del secondo grado di giudizio è necessario porre alcune domande:  Come può un Promotore di Giustizia che intratteneva rapporti con persone coinvolte nella vicenda garantire serietà e imparzialità? Come è possibile che, nonostante la condanna e la dichiarazione di “persona non grata”, Francesca Chaouqui abbia continuato a esercitare influenza nelle dinamiche interne e a mantenere rapporti con il commissario Stefano De Santis? È stato proprio lui, infatti, a favorire la nota udienza generale in cui la Chaouqui riuscì a presentarsi davanti a Papa Francesco, scatenandone l’ira. Quale credibilità può avere un processo in cui l’accusa è incarnata dalla stessa figura per tutti i gradi di giudizio, senza alcuna parvenza di imparzialità? (...) Ciò che occorre ora è che il Papa riprenda direttamente la competenza sulle cause che riguardano i cardinali di Santa Romana Chiesa, sottraendole al Tribunale Vaticano. Allo stesso tempo, sulla vicenda di Sloane Avenue e sul traffico di influenze legato a Chaouqui deve essere istituita una commissione cardinalizia di inchiesta, che faccia piena chiarezza senza zone d’ombra. È necessario inoltre avviare una stagione di responsabilità: rimuovere chi ha guidato la Gendarmeria Vaticana trasformandola in un corpo da “Texas Rangers”, eliminare coloro che hanno fatto i “commissari” a forza di dossier e indagini illegali su singoli prelati e personaggi di rilievo e sostituire coloro che hanno esercitato funzioni requirenti senza alcuna competenza in diritto vaticano e canonico.»
S.C., Papa Leone è andato a benedire l'aula nuova del Tribunale Vaticano. Il Vangelo suggerisce di non mettere vino vecchio in otri nuovi, in «Faro di Roma», 18 settembre 2025. QUELLE ASSURDE ANOMALIE! «... il promotore di giustizia Alessandro Diddi che, per decisione di Francesco non riformata da Leone, rappresenterà l’accusa anche nell’appello. E questa è solo l’ultima anomalia in una vicenda giudiziaria gestita malissimo dal precedente presidente, Giuseppe Pignatone, che ha pronunciato nel dicembre 2023 una sentenza evidentemente ingiusta condannando senza prove gli imputati, tra i quali il card. Giovanni Angelo Becciu. La insussistenza delle accuse, emersa in dibattimento e riconosciuta da un tribunale a Londra in una causa per la stessa vicenda del Palazzo acquistato dalla S. Sede e poi ceduto con una rilevante perdita economica (nulla tuttavia rispetto al danno di immagine ingenerato dalla ingiusta condanna a un cardinale che era stato il più vicino collaboratore del Papa argentino) è stata confermata dalle chat che provano invece con certezza l’esistenza di una cospirazione in cui sembra coinvolto (quanto meno come inconsapevole strumento) lo stesso Diddi, che inspiegabilmente resta titolare dell’accusa anche nel secondo grado di giudizio. Il 22 si apre il processo e la speranza di una riforma sostanziale della sentenza è molto forte tra quanti stimano Becciu e hanno a cuore la Santa Sede e la sua immagine. Pensiamo che il nuovo Papa sia da annoverare in entrambi i gruppi. Papa Leone proprio questa mattina oltre a visitare la nuova aula ha ricevuto in udienza il decano della Rota Romana mons. Alejandro Arellano Cedillo che presiederà l’appello. Probabile gli abbia chiesto appunto un giusto giudizio. Del resto il cambio di aula ci suggerisce il consiglio del Vangelo che raccomanda di mettere vino nuovo negli otri nuovi… E dunque voltare nettamente pagina rispetto alla opaca gestione del processo di primo grado.»
Anche le chat di Chaouqui nel processo di appello a Becciu, in «Ansa», 18 settembre 2025.
Andrea Gagliarducci, Processo palazzo di Londra, verso l'appello, in «Acistampa», 19 settembre 2025. LA GIUSTIZIA... SENZA DIRITTO «Non sono mancate, in questi mesi, le critiche al processo, sulla forma, i contenuti, le modalità con cui questo è stato portato avanti, inclusi i vulnera al diritto canonico – e vale la pena qui di ricordare che Papa Francesco è intervenuto con quattro rescritti cambiando in corsa le regole delle indagini. L’ultima, argomentata critica, viene da un libro, “Il Proceso Becciu. Un’analisi critica”. Edito da Marietti, è firmato dalla professoressa Geraldina Boni con Manuel Ganarin e Alberto Tomer. Geraldina Boni è una canonista di grande esperienza, allieva del professor Giuseppe Dalla Torre, che nelle fasi del processo non ha mai mancato di mettere in luce come il modo stesso in cui veniva portato avanti il procedimento aveva delle pecche non indifferenti. Ma il suo ragionamento si era esteso, con il libro Finis Terrae per lo Ius Canonicum, mostrando come, nel corso degli anni, si era proprio abbandonata la via della comprensione giuridica e canonica della Santa Sede. In questo libro con Tomer e Ganarin mette a sistema queste critiche, fino ad arrivare a definire le ripercussioni del processo sul piano della credibilità internazionale della Santa Sede. Gli autori parlano di “una crisi annunciata”, che non riguarda solo il giudizio penale, ma anche “il riflesso che esso ha sulla fiducia internazionale del foro vaticano, sulla validità delle clausole contrattuali, sulla vigilanza in materia economica e finanziaria”. Il risultato del processo, infatti, è che il foro vaticano “non appare più come un foro imparziale e rispettoso delle regole fondamentali del diritto”, con la conseguenza che “sarà un progressivo abbandono di tale clausola nei contratti internazionali”.  Gli autori mettono in luce come sia in una fase critica anche l’adesione a Moneyval, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza ai principi di trasparenza finanziaria dei Paesi che aderiscono al programma. Moneyval aveva dato rapporti generalmente positivi del percorso della Santa Sede, fino agli ultimi, quando – al di là della narrazione – venivano mostrate luci ed ombre di un sistema vaticano che aveva persino messo a rischio lo scambio di intelligence del Gruppo Egmont. Boni, Ganarin, Tomer non mancano di mettere in luce le responsabilità di Francesco, che ha “potestà suprema, ma non assoluta”, ma che con le sue mosse ha messo in crisi il generale equilibrio tra diritto canonico e diritto vaticano, perché il diritto canonico “non è un corpo estraneo, ma la prima fonte normativa dell’ordinamento vaticano”. E così, il processo diventa “un banco di prova per l’intero assetto istituzionale”, tanto che ci si chiede se “la giustizia vaticana può ancora dirsi conforme ai parametri internazionali condivisi, oppure sta scivolando verso una forma opaca di giurisdizione d’eccezione?”. Infine, gli autori mettono in luce che “non è in discussione la sovranità della Santa ma l’uso che di essa viene fatto. La sovranità non può trasformarsi in arbitrio. Essa deve essere esercitata nel rispetto dei diritti umani, anche perché è proprio la Santa Sede a farsi portatrice, nel mondo, della tutela della dignità della persona”. (...) Tutti si sono appellati alla sentenza, incluso il promotore di Giustizia. Ma allora c’è da entrare nelle pieghe della sentenza. Per esempio, a Becciu viene contestato un peculato, ovvero una erogazione di fondi della Segreteria di Stato, che erano nella disponibilità decisionale del Cardinale quando questi era sostituto della Segreteria di Stato, alla società SPES della Caritas di Ozieri. È stato accertato che, in realtà, nessuno dei fondi destinati alla Caritas sia andato a vantaggio della famiglia del Cardinale o del Cardinale stesso. Eppure, la sentenza arriva a parlare di “un uso illecito dei fondi” anche se non c’era finalità di lucro”, perché – secondo il tribunale – il fatto che non ci sia stato un vantaggio non tocca “la fattispecie di peculato prevista dall’ordinamento vaticano”. È un passaggio che sembra inneggiare ad una sorta di processo morale, in cui viene condannata la “volontà di usare i beni in contrasto con gli interessi della pubblica amministrazione di cui egli appartiene”. (...) La difesa del cardinale Becciu, che depositato quasi 200 pagine di motivazioni aggiunte, ha chiesto di acquisire le chat tra la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri, amica di monsignor Alberto Perlasca, in cui Chaoqui anticipava dettagli dell’inchiesta e interrogatori. Le chat hanno portato all’apertura di due inchieste penali, una Roma dopo un esposto del cardinale Becciu contro Chaouqui, e l’altra presso il promotore di Giustizia vaticano, dove Chaouqui è accusata di traffico di influenze, falsa testimonianza e subornazione. (...) la credibilità è a rischio. E, mentre ci si prepara all’appello, si comincia a pensare a come sarà gestito il fatto che ci sarà sempre lo stesso promotore di giustizia. Anche questo rischia di minare la credibilità del processo.» 
Nicole Winfield, Texts reveals behind-the-scenes maneuvering of the Vatican's 'trial of the century', in «AP», 20 settembre 2025. IL MONDO INTERO SARÀ SCANDALIZZATO DALLA MALAGIUSTIZIA VATICANA. SE IL VATICANO TACE, PARLERÀ LA STORIA. UNA VERGOGNA INFINITA! «Quando il processo di appello si aprirà lunedì nel "processo del secolo" del Vaticano, migliaia di pagine di messaggi di testo WhatsApp saranno al centro della scena. Le chat, scritte in italiano e tradotte qui dall'Associated Press, suggeriscono che queste due donne hanno contribuito a convincere uno dei principali sospettati originali nel caso, Monsignor Alberto Perlasca, a cambiare la sua storia e accendere il suo ex capo, il cardinale Angelo Becciu. A Perlasca è stata risparmiata l'accusa; Becciu è stato condannato. (…) Chaouqui le assicura che erano d'accordo, ma ha avvertito: "Se viene fuori che siamo tutti d'accordo, è la fine". (…) Chaouqui: “Devi distinguere tra due livelli.” Ciferri: “Non capisco ...” Chaouqui: “Il livello di verità in cui tutti, dal papa in giù, sapevano cosa stavamo facendo. E l'altro livello, che è il livello di prova. Dove dobbiamo affermare che nessuno lo sapeva, perché se lo sapessimo tutti, il processo è nullo ed è una cospirazione. Capito?” (…) Ad aprile, il quotidiano italiano Domani ha prodotto un file audio presumibilmente del commissario di polizia del Vaticano, Stefano De Santis, dando istruzioni a Chaouqui su cosa dovrebbe dire Perlasca nel suo giro di interrogatori rivisto, nell'agosto 2020.»
Nicole Winfield, After vendettas, espionage and ransom reveals, what's next in the Vatican's financial whodunnit?, in «ABCnews», 20 settembre 2025. Mentre i giornali italiani tacciono vigliaccamente (o sono morsi dalla vergogna per la campagna di mascariamento cui hanno partecipato), il "Washington Post"... Anche in spagnolo.
Luis Badilla e Robert Calvaresi, Papa Leone e due vicende dirimenti per il suo pontificato: il caso Becciu e il caso Rupnik, in «Osservazioni casuali», 85, 13-20 settembre 2025. «Questo processo imbastito contro il cardinale Becciu, in modo occulto, da prima che il Papa dell’epoca, con uno studiato colpo di scena mediatico, fece scrivere che il porporato aveva presentato la sua rinuncia (24 settembre 2020). Falso. Il cardinale sardo allora fu defenestrato per “peculato”, secondo l’accusa, e “l’ira funesta” di Papa Bergoglio. Alcuni media italiani, e un folto gruppo di giornalisti, presero parte attiva nel complotto così come altri alti prelati collaboratori del Pontefice. Dopo poco più di cinque anni, durante i quali uno dei più intelligenti, preparati e fedeli uomini di Chiesa dell’ultimo quarto di secolo è stato colpito da calunnie e menzogne, manipolazioni e discredito, senza un vero diritto alla difesa, tocca ora a Papa Leone XIV prendere la decisione finale sapendo che la scorciatoia della grazia non è utilizzabile perché lo stesso “condannato” ha già detto che non la chiederà mai. Si spera, e si augura, che il Pontefice prenda atto - e forse lo ha già fatto - che quella del cardinale Becciu è una ferita sanguinante nel corpo della Chiesa poiché la maggioranza dei cattolici ha percepito questa vicenda come frutto di manovre di potere, ambizioni papali e corruzione. Questa stessa maggioranza di fedeli ha chiara coscienza che il cardinale Becciu in quanto Sostituto della Segreteria di Stato non ha mai mosso un foglio o firmato una ricevuta senza l’autorizzazione di Papa Bergoglio, il quale con documenti insoliti, manipolazioni del Tribunale, negazioni di autorizzazioni e amicizie sospette, si è tirato fuori da momenti dove avrebbe dovuto lui, personalmente, chiarire la verità e diradare le ombre. È certo che Papa Leone sa molto bene che in questa vicenda non è in gioco il prestigio o la credibilità di Papa Francesco. Questa questione la giudicherà la storia guardando indietro la vita della Chiesa negli ultimi 20 anni. In questo caso è in gioco la credibilità della Chiesa quando parla di dignità umana, di diritto alla difesa, di presunzione d’innocenza, di sistema giudiziario, insomma di essere un luogo dove la giustizia è veramente convinta che “i diritti dell’uomo sono i diritti di Dio”, come insegnava s. Giovanni Paolo II.
Audiovideo presentazione di 'Quer pasticciaccio brutto del processo Becciu' di Alberto Vacca con Felice Manti, Giovanni Minoli, Giuseppe Rippa, Luigi O. Rintallo, in «Agenzia Radicale», 20 settembre 2025. UNO SCANDALO COME QUELLO DI GIUDA NEL SINEDRIO... E LA PERDITA DI CREDIBILITÀ DELLA CHIESA «Poi c'è la storia incredibile legata a coloro che hanno deciso questa condanna che non sta in piedi. Sono stato l'unico a scrivere che cinque giorni prima della condanna di mons. Becciu papa Bergoglio con un motu proprio ha deciso di dare al Presidente del Tribunale e al Promotore di giustizia la cittadinanza vaticana, con tutto quello che la cittadinanza vaticana comporta. Io ho trovato quell'accostamento volgare, perché solo l'idea che qualcuno possa avere barattato una condanna con un vitalizio fa rabbrividire. Io spero che questa verità non si dimostri mai tale, perché sarebbe un guaio se scoprissimo che come Giuda nel Sinedrio qualcuno si è venduto per la cittadinanza vaticana. Poi c'è il tema dei "rescripta", cioè delle regole processuali cambiate in corsa quattro volte, con effetti retroattivi. Questo è un tema da cui non ci si può sottrarre. È un tema che ha a fare con la certezza del diritto e con la necessità che le regole processuali non possano e non debbano essere cambiate in corsa, se non per favorire eventualmente il "reo", non certo con ipotesi di reato precostituita e prestabilita, che deve inevitabilmente essere adattata come un pezzo di puzzle "jolly" che andava bene in qualsiasi punto. E infine la questione vera, che ha a che fare con la credibilità della Chiesa. Perché dal momento in cui noi prendiamo dei giudici civili per condannare un cardinale, prendiamo una sentenza penale, la mettiamo sul tavolo a disposizione di enne tribunali che devono valutare questa condanna e poi abbiamo il Tribunale di Londra che comincia a dire: "Questa cosa non torna. Tu come hai fatto a dire questo? Ma perché hai detto questo? Perché questo personaggio è stato condannato quando questa cosa non l'ha fatta? Santa Sede, risarcisci questo soggetto!" Lì, tutto quello che s'era fatto, forse in buona fede, per provare, nel nome di un pontificato votato a una rivoluzione della storia della Chiesa, per restituire anche ai fedeli come me un'immagine della Chiesa che voleva rinnovarsi, che voleva togliere delle scorie, degli elementi di nequizia, di speculazione, di uso distorto del denaro delle elemosine... E questo discorso si fa complicando un percorso giudiziario, infilando dentro un iter giudiziario delle questioni che non hanno niente a che vedere con le cose che Becciu avrebbe fatto – e che non ha fatto! –, lì il risultato finale è una complessiva e definitiva perdita di credibilità della Chiesa. E questo è un tema che inevitabilmente ognuno di noi si deve porre, perché poi non è più in gioco soltanto il cardinale Becciu, la sua funzione, il trono e il conclave, e tutto ciò che da quel processo e da quella condanna si è generato: qui è in discussione l'intera storia, l'intera vitalità di un'istituzione sacra come la Chiesa che questo genere di operazioni spericolate ha rischiato seriamente di mettere in discussione. (...) Quei è in gioco non solo Becciu e non solo la Chiesa, ma anche il senso di giustizia che noi giornalisti liberi, per quanto possibile, dobbiamo cercare di difendere» (Felice Manti). LE SCHIFEZZE NELLA STORIA DELLA CHIESA CONTRO UN GRAMMO DI GESÙ CRISTO «Anche nei processi dell'inquisizione c'era un grammo di giustizia in più di quella che abbiamo visto nel "caso Becciu". (...) Il fatto che Diddi sia lì è una cosa che nella storia del diritto umano non s'è mai visto. Per fortuna che... schifezze potenti nella storia della Chiesa ce ne sono state tantissime, ma il Vangelo è più forte, e Gesù Cristo anche. La speranza è che qualche grammo di Vangelo e qualche grammo di Gesù Cristo emerga anche nell'appello. E la storia della Chiesa ci dimostra che è possibile» (Giovanni Minoli). LA MALAGIUSTIZIA E LA DESTRUTTURAZIONE DELLA LEGITTIMITÀ E DELLA PACE «Immaginate il trasferimento della italianizzazione sul Vaticano, dove la giustizia non ha neanche l'impianto minimo strutturale! Si affida a delle casualità, a una terribile mostruosa macchina, per cui il Capo – anche in buona fede – può decidere anche di trascinare qualunque avvenimento, non solo attraverso il racconto che abbiamo fatto dei "motu propri" e di tutte le altre situazioni che sono state completamente trascurate da un sistema informativo disgustosamente subalterno e... completamente antivaticano! Ogni qualvolta la verità viene preclusa, si contribuisce alla destrutturazione della legittimità e anche della pace collettiva» (Giuseppe Rippa). IL PRIMO RESPONSABLE DEL PASTICCIACCIO (ACCUSATORE E MAGISTRATO SUPREMO DELLO STATO) «Tutto questo pasticciaccio chi l'ha creato? Il primo è stato il Papa, perché ha firmato l'atto di denuncia contro ignoti, perché lo IOR aveva detto che nella Segreteria di Stato probabilmente era stato commesso un reato di riciclaggio di denaro. (...) Lui è accusatore! Poi cambia le regole processuali (...) cambiando le carte in tavola dopo che il processo era già iniziato: questo atto di  giustizia (dal punto di vista del Papa) sostanzialmente è stato un atto di ingiustizia contro Becciu, perché lo ha sottratto al suo giudice naturale, che era il collegio dei cardinali» (Alberto Vacca). UN CRISTIANO ONESTO E GENEROSO COLPITO DA UN SISTEMA MARCIO «Voi conoscete Striano, il famoso ufficiale della Guardia di finanza che avrebbe fatto dossieraggi (...). Ebbene, l'inizio di questo presunto dossieraggio parte proprio dal "caso Becciu", perché Striano si è occupato di alcuni personaggi ricorrenti nell'agenda di Becciu prima ancora che il "caso Becciu" venisse fuori. E questo è un elemento che non è stato sufficientemente percorso, il che ci fa pensare che questa narrazione mainstream sia stata anche creata ad arte, a tavolino, da chi avrebbe dovuto fare un altro lavoro. Perché aprire un'interrogazione come inquirente antimafia su soggetti che non avevano niente a che fare con la mafia è un fatto che non si può far passare così. Chi ha chiesto a questo signore di fare queste indagini? Queste sono tutte risposte che inevitabilmente questo processo di appello deve dare! E noi faremo il possibile, dopo esserci battuti per la verità, per continuare a dare voce a questo processo (...). Noi ci impegniamo a seguire con grande attenzione le fasi di questo processo, proprio per capire se questi sentimenti, se questo feeling, se queste good vibes, se queste sensazioni positive saranno vere oppure no. E io non escludo che nel corso di questi mesi vengano fuori altre sorprese, altre costruzioni che non faranno altro che rafforzare l'idea che Becciu è stato purtroppo il "vaso di coccio" di un gioco che c'è stato alle sue spalle, e alle spalle del Papa, che ha veramente incrinato la credibilità del Vaticano. (...) Io sono ragionevolmente convinto che alla fine la verità verrà fuori. (...) C'è anche da valutare l'impatto che Becciu ha avuto nel Conclave. Becciu ha avuto la dignità di fare un passo indietro (...) nell'interesse supremo della Chiesa. E questo dimostra ancora una volta che lui ha anteposto l'interesse della Chiesa al suo, ha messo prima il Papa e la Chiesa, davanti a sé. E solo questo dovrebbe dirci che tipo di persona è Becciu» (Felice Manti).
Edward Pentin, Cardinal Becciu's Vatican Appeal Hearing Begins, in «National Catholic Register», 20 settembre 2025. Anche in italiano.
Luigi Bisignani, Leone giustizialista o garantista. In Vaticano via all'appello di Becciu, in «Il Tempo», 21 settembre 2025. «La questione va ben oltre la sorte di un cardinale. Da canonista, Prevost sa che è in gioco la credibilità stessa della giustizia vaticana.La sentenza di primo grado non è stata una vittoria della verità, ma un colpo alla reputazione della Santa Sede. Prove zoppicanti, chat imbarazzanti, testimoni eterodiretti, strani rapporti tra inquirenti e «signore», indagini della Gendarmeria manipolate: più un processo politico che un’aula di diritto. Lo stesso Vittorio Feltri si domandava dove fossero i giuristi cattolici mentre tutto questo pasticcio prendeva forma. Quel silenzio collettivo ha trasformato il caso vaticano in uno scandalo planetario. (...) Il nodo, oggi, è politico e giudiziario insieme: in appello, a sostenere l’accusa sarà ancora Diddi, come in primo grado e che si avvale come consulenti di professionisti italiani, tra cui un magistrato in carica, di sua fiducia. Una continuità che sotto ogni cielo e in ogni ordinamento la scienza giuridica ritiene inammissibile: l’accusatore che resta accusatore, senza filtro. In Vaticano è stato possibile grazie ad un motu proprio di Francesco che ha ridotto drasticamente, annullandole, le garanzie difensive. Diddi ha agito con poteri eccezionali, mai pubblicati sugli Acta Apostolicae Sedis, costruiti ad hoc per il «processo Becciu»: intercettazioni à gogo, arresti lampo, prove a discarico e documenti secretati. Più diritto d’emergenza che ordinamento stabile. Tutto giustificato da un principio assoluto: Prima sede a nemini iudicatur. Il Papa decide, gli altri si adeguano. Ma fino a quando questa logica potrà convivere con il principio di un giusto processo? In questa cornice la Gendarmeria, rappresentata in Aula da Gianluca De Santis, ha fatto il resto. Non è la prima volta che la polizia interna appare più organo complottista che mezzo inquirente a garanzia della veritas rerum, la verità dei fatti. E non deve sorprendere che, alla vigilia del Conclave, la Curia fosse attraversata da tensioni. Leone XIV non potrà eludere la questione, soprattutto dopo che diversi cardinali l’hanno sollevata a voce alta. Se davvero si vuole recuperare credibilità, una strada appare obbligata: lasciare piena autonomia alla Corte d’Appello e togliere dal tavolo l’ombra di un procuratore già troppo coinvolto. Non è escluso che lo stesso Diddi, da giurista esperto, preoccupato anche per un procedimento Onu in corso che lo potrebbe coinvolgere, opti per un’uscita di scena clamorosa sul modello Antonio Di Pietro, quando depose la toga a Milano. Del resto, già oggi molte tesi del primo grado appaiono fragili: un peculato senza pecunia, accuse al finanziere Raffaele Mincione fondate su norme canoniche inapplicabili ad un laico, mentre i grandi istituti bancari - Credit Suisse in testa restavano fuori campo così come Monsignor Alberto Perlasca capo dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, cioè il settore che gestiva le ingenti risorse finanziarie della Santa Sede al centro di un vero feuilleton tra accuse e ritrattazioni. Non a caso la giustizia inglese ha dato ragione al finanziere della City, obbligando il Vaticano a risarcimenti milionari. (...) O Leone XIV sarà Papa del diritto o resterà prigioniero dell'eco di Bergoglio.»
CCG e AMG, Inicia juicio de apelación del cardenal Becciu con un español como presidente del Tribunal, in «Swissinfo», 21 settembre 2025.
Palazzo di Londra, lunedì 22 via al processo d'appello, Becciu in aula, in «Il Sole 24 Ore» 21 settembre 2025.
Elisabetta Cina, Processo d'appello in Vatcano per fondi immobiliari a Londra: cardinale Becciu al centro della vicenda, in «Gaeta.it», 21 settembre 2025.
Salvatore Izzo, Caso Becciu, domani si apre l'appello: restituire onorabilità a un innocente, in «Faro di Roma», 21 settembre 2025. Anche in spagnolo.
Salvatore Cernuzio, Vaticano, al via il processo d'appello per la gestione dei fondi della Santa sede, in «Vatican News», 21 settembre 2025. IL SISTEMA INFORMATIVO VATICANO NON AMA LA VERITÀ; PREFERISCE LA RAGION DI STATO, SACRIFICANDO COSÌ LA CREDIBILITÀ DELLA CHIESA. TUTTO OK? LA STORIA SARÀ IMPIETOSA!
Niwa Limbu, Cardinal Becciu faces judges as Vatican corruption appeal begins, in «The Catholic Herald», 21 settembre 2025.
Comienza el juicio de apelación del cardenal Becciu con un español como presidente del Tribunal, in «La Razon», 21 sttembre 2025.
Nicole Winfield, Dopo le rivelazioni esplosive, il processo Becciu in Vaticano passa alla fase di appello, in «Agenzia Radicale», 21 settembre 2025. «Nei due anni trascorsi dalla pronuncia delle sentenze, migliaia di pagine di messaggi di testo e audio WhatsApp scambiati tra alcuni dei giocatori sono diventate pubbliche, sollevando nuovi dubbi sulla credibilità del processo e del sistema giudiziario vaticano. Queste comunicazioni private, pubblicate dal quotidiano Domani, suggeriscono una condotta discutibile da parte della polizia vaticana, dei pubblici ministeri e del defunto papa, nonché un tentativo dietro le quinte di prendere di mira Becciu. "Se si venisse a sapere che eravamo tutti d'accordo, sarebbe la fine", avvertiva un messaggio. "Perché se lo sapessimo tutti, il processo sarebbe nullo e privo di valore e si tratterebbe di una cospirazione".»
Franca Giansoldati, Becciu, domani il processo d'appello: primo test per Leone XIV. Dalla richiesta del conclave alle false testimonianze, la vicenda, in «Il Messaggero», 21 settembre 2025. ECCELLENTE RIASSUNTO DI FRANCA GIANSOLDATI. IL VERO SCANDALO È QUELLO DEL COMPLOTTO CONTRO UN INNOCENTE IN CUI ANCHE LA MAGISTRATURA E LA GENDARMERIA PAIONO COINVOLTE. «Una vicenda suddivisa in tre tronconi che si è rivelata complessa e piena di colpi di scena, in cui si sono incrociate in tribunale persino false testimonianze, agenti segreti più volte tirati in ballo, registrazioni illegali sul suolo italiano da parte di gendarmi vaticani, la presenza di strani suggeritori dietro le quinte per manipolare il principale accusatore del cardinale Becciu, il suo ex braccio destro in Segreteria di Stato, un tempo responsabile dell'ufficio finanziario: monsignor Alberto Perlasca. Infine, da registrare, persino le incursioni personali nel processo da parte di Papa Francesco che ha firmato ben ben quattro decreti a processo in corso, pur di dare maggiori poteri inquirenti all'ufficio del Promotore di Giustizia.  L'appello parte con tanti problemi. Il primo riguarda il Promotore di Giustizia che in questo caso risulta essere lo stesso magistrato – Alessandro Diddi –  il quale in primo grado aveva rappresentato l'accusa. Tuttavia a rendere il quadro assai malfermo sono gli elementi che nel frattempo sono emersi, vale a dire la trascrizione completa della messaggistica WhatsApp tra Francesca Chaouqui e Genoveffa Ciferri che si sviluppa per 3.225 pagine, a cui devono aggiungersi pure numerosi messaggi vocali; quella tra la Ciferri e monsignor Peña Parra (altre 278 pagine) e quella tra la Ciferri e il Promotore di Giustizia, Diddi (ben 42 pagine). Di conseguenza resta da capire se l'impianto processuale seguirà i binari individuati e scelti a suo tempo da Papa Francesco, oppure se Leone XIV vorrà intervenire (ma non si sa come) per riequilibrare il quadro. Tutto il processo poggia sul memoriale di monsignor Alberto Perlasca, il monsignore che è stato il responsabile dell'ufficio finanze in Segreteria di Stato, un tempo fedelissimo di Becciu, diventato in seguito il suo più feroce accusatore. Nelle oltre ottanta udienze del processo di primo grado (costato la condanna di Becciu e di altri nove, tra cui un sacerdote, finanzieri e funzionari vaticani) è emerso con chiarezza quel memoriale potrebbe essere frutto di manipolazioni, nel senso che a Perlasca venne suggerito cosa dire e cosa non dire da un “anonimo magistrato in pensione”, dietro il quale però si nascondeva la lobbista Francesca Chaouqui, la quale, a sua volta, sempre dai messaggi Whatsapp, era in contatto con il Promotore di giustizia Diddi.  Una mossa che aveva consentito a lui, e all'allora presidente del tribunale, Giuseppe Pignatone, di rifiutare tutte le richieste delle difese degli imputati di prendere visione di quel materiale necessario per la difesa. I documenti sembrano dare effettivamente corpo al complotto.  Sei mesi fa circa gli avvocati del finanziere Raffaele Mincione (anch'egli condannato) hanno depositato all'ONU tutti i messaggi che il Tribunale vaticano aveva ritenuto di non diffondere per asserite “esigenze di segretezza”. E' da quelle carte che si evince che Chaouqui non solo conosceva nei dettagli tutta la fase dell'inchiesta ben prima che Perlasca scrivesse il memoriale. Un testo che sembra essere strutturato praticamente sotto dettatura. Nelle chat ci sono i anche diversi riferimenti al ruolo pro-attivo avuto dal gendarme Stefano De Santis (era il responsabile delle indagini) per i suoi contatti diretti con Chaouqui. De Santis in aula aveva però negato categoricamente di aver avuto contatti con Chaouqui, così come aveva smentito di aver effettuato una registrazione sul territorio italiano di una conversazione avvenuta in un ristorante, tra Becciu e monsignor Perlasca. Chaouqui, in uno dei messaggi, scrive a Genoveffa Ciferri, la donna amica di Perlasca e punto di contatto indiretto tra Chaouqui e Perlasca, “Dobbiamo capire cosa devi dire, per evitare che le chat siano considerate attendibili ova mai si decidesse di dissegretarle, perche in questo caso avrebbe ragione Becciu. Va disinnescata la bombaper me vale cio che ho detto al processo. Non conosco Diddi. Se viene fuori che eravamo tutti d'accordo è la fine”.  Il 26 settembre 2020, un anno prima del processo di primo grado in Vaticano, Francesco decise di punire in modo inusuale il cardinale Becciu. Lo chiamò a Santa Marta mostrandogli subito un articolo pubblicato dall'Espresso che riportava gran parte del memoriale di Perlasca, carte che avrebbero dovuto essere coperte dal segreto istruttorio. In base a quell'articolo Bergoglio decise di agire e togliere al porporato i diritti del cardinalato. «Contro di me è stato ordita una congiura», una frase che Becciu ha ribadito anche davanti a tutti i cardinali riuniti prima del conclave. Durante le Congregazioni Generali il tema di come è stata amministrata la giustizia per anni in Vaticano è stata al centro di numerosi interventi a porte chiuse. “Basta con il giustizialismo” hanno detto alcuni porporati, esplicitando la richiesta che il prossimo Papa, chiunque risultasse eletto, volesse riportare le regole canoniche in primo piano. La medesima richiesta è arrivata anche dopo il conclave, nella prima riunione dei cardinali, in tanti hanno esortato Leone XIV a “riformare e correggere” questo settore.  Chi è Francesca Chaouqui? All'inizio del pontificato di Bergoglio l'esperta in pr è stata per un certo periodo di tempo una sua stretta collaboratrice. Ma poco dopo finì a processo e condannata a 10 mesi per concorso nella divulgazione illecita di notizie e documenti durante lo scandalo Vatileaks. Adesso si trova di nuovo indagata in Vaticano per traffico di influenze (avrebbe ricevuto del denaro da Genevieve Ciferri per subornare il principale accusatore di Becciu, monsignor Perlasca). Inoltre, è accusata pure di falsa testimonianza per la deposizione resa in tribunale, durante il processo per il Palazzo di Londra. Nei mesi scorsi, oltre alla messaggistica Whatsapp, la trasmissione delle Iene aveva fatto ascoltare un audio in cui si sentiva una conversazione telefonica tra Chaouqui e il gendarme De Santis in cui è quest'ultimo suggeriva cosa far dire a monsignor Perlasca.»
Andrea Gagliarducci, Leo XIV, one step at a time, in «MondayVatican», 22 settembre 2025. «What will be most difficult to absorb is the legal conundrum created by Pope Francis’s ersatz approach to matters of justice, both ecclesiastical and civil, epitomized on the civil side by the trial over the management of funds of the Secretariat of State, the appellate phase of which begins in earnest this week. It’s a difficult business to absorb, because the Pope finds himself having to untangle a tangle of extraordinary and other measures that have not only complicated matters but have also made the Holy See’s system vulnerable. With the sentence appealed, many of the Promotor of Justice’s reconstructions need to be proven; the profiles of guilt are not clearly delineated. Meanwhile, the violation of canon law remains in the four rescripta that Pope Francis had drafted during the investigation, changing the rules of the trial on the fly. In that case, Leo XIV will be called upon to intervene. He will neither be able nor willing to disown his predecessor, and it is unlikely that a pardon granted to the accused would be accepted—the accused wants to be acquitted, not pardoned. But Leo XIV will still have to find a way to restore the Vatican justice system, which has undergone three judicial reforms in the last six years. The “Vaticanization” of the Holy See, the moment when the Vatican State gained the upper hand over the curial bodies, is today the central issue, the major knot to be unraveled. Leo XIV, however, will have to do so by creating a team of direct collaborators. At the moment, that team is not there.» Anche in italiano: «Ciò che sarà più difficile da assimilare è il rompicapo legale creato dall’approccio succedaneo di Papa Francesco alle questioni di giustizia, sia ecclesiastiche che civili, rappresentati, sul versante civile, dal processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, la cui fase di appello entra nel vivo questa settimana. È una faccenda ardua da assimilare, perché il Papa si trova a dover districare un groviglio di misure straordinarie e di altro tipo che non solo hanno complicato la situazione, ma hanno anche reso vulnerabile il sistema della Santa Sede. Con la sentenza impugnata, molte delle ricostruzioni del Promotore di Giustizia devono essere provate; i profili di colpevolezza non sono chiaramente delineati. Nel frattempo, la violazione del diritto canonico permane nei quattro rescripta di Papa Francesco mentre le indagini erano in corso, modificando le regole processuali al volo. In tal caso, Leone XIV sarà chiamato a intervenire. Non potrà né vorrà rinnegare il suo predecessore, ed è improbabile che una grazia concessa agli imputati venga accettata: gli imputati vogliono essere assolti, non graziati. Ma Leone XIV dovrà comunque trovare un modo per ripristinare il sistema giudiziario vaticano, che ha subito tre riforme giudiziarie negli ultimi sei anni. La “vaticanizzazione” della Santa Sede, il momento in cui lo Stato della Città del Vaticano ha preso il sopravvento sugli organismi curiali, è oggi la questione centrale, il nodo principale da sciogliere. Leone XIV, tuttavia, dovrà farlo creando una squadra di collaboratori stretti. Al momento, quella squadra non c’è.»
Il cardinale Becciu torna in aula, al via il processo d'appello, in «Rainews», 22 settembre 2025.
Beatriz Marques, O processo de apelação para a gestão dos fundos da Santa Sé, in «Radiom24», 22 settembre 2025. 
"El juicio del siglo”: Prosigue la causa por desvío de fondos en el Vaticano, in «Teleradioamerica», 21 settembre 2025.
José Beltrán, El cardenal «exiliado» del cónclave vuelve al banquillo, in «La Razòn», 22 settembre 2025.
Juliette Vienot de Vaublanc, Vatican : début du procès en appel du scandale qui pourrait envoyer un cardinal en prison, in «La Croix», 22 settembre 2025.
Giacomo Amadori, L'accusa al giudice di Bergoglio: «Comprò case in nero dai mafiosi», in «La Verità», 22 settembre 2025. QUESTO SOGGETTO – IL GIUDICE VATICANO GIUSEPPE PIGNATONE, GIÀ INDAGATO PER FAVOREGGIAMENTO ALLA MAFIA! – HA CONDANNATO UN INNOCENTE, IL CARDINALE GIOVANNI ANGELO BECCIU. PIGNATONE È UNA PERSONA RICATTATA/-BILE DALLA MAFIA? 
Ilaria Sacchettoni, Vaticano, il processo sui fondi: Becciu torna in aula, al via l'appello, in «Corriere della Sera», 22 settembre 2025. 
Giuliano Foschini e Iacopo Scaramuzzi, Il cardinale a caccia di riabilitazione. Becciu torna sul banco degli imputati, in «Repubblica», 22 settembre 2025. «Le violazioni ai principi del giusto processo — commenta Geraldina Boni, professoressa di diritto canonico ed ecclesiastico all’università di Bologna, nonché coautrice del libro “Il processo Becciu” (Marietti) — sono state così pesanti e reiterate da pregiudicare la tenuta dell’intera procedura». Bergoglio, secondo la canonista, «è stato indotto ad avvalersi in modo arbitrario delle proprie prerogative di governo». Ora «la sensibilità giuridica e la già dimostrata prudenza di Papa Prevost potranno reindirizzare la giustizia vaticana verso un ordinamento giudiziario più adeguato». Di più: nel corso del primo grado gli avvocati di Becciu hanno criticato sia il peso attribuito dalla pubblica accusa al memoriale scritto contro il cardinale da monsignor Alberto Perlasca, suo stretto collaboratore nella compravendita del palazzo londinese, sia il fatto che lo stesso Perlasca, che non è mai stato imputato, sarebbe stato manipolato da due donne a loro volta sentite come testimoni, Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri. Circostanza che emergerebbe chiaramente da diversi scambi di messaggi WhatsApp depositati agli atti e anche alla procura di Roma. Becciu — insieme con alcuni degli altri condannati in primo grado, e cioè Enrico Crasso, l’uomo che per 27 anni ha gestito le finanze della Segreteria di Stato vaticana, il funzionario della Santa Sede Fabrizio Tirabassi e (in un esposto gemello parallelo) il finanziere Raffaele Mincione — ha presentato un lungo esposto alla procura di Roma, che ha aperto un’indagine, nel quale si ricostruisce quello che ha definito un piano «illecito», «organizzato sul territorio italiano e condotto da una persona del tutto estranea al processo vaticano». Che aveva un solo fine: fare condannare il cardinale in modo da distruggerlo. L’ipotesi è quella di truffa ed estorsione, in un’indagine che vede al centro Chaouqui. In particolare, si legge nel documento, sarebbe stato «manipolato» il principale teste dell’accusa, monsignor Perlasca.»
Fondi riservati, da oggi il processo di appello per il cardinale Becciu, in «Ansa», 22 settembre 2025.
Ugo Milano, Vaticano, al via l'appello per il cardinale Becciu: le nuove prove dopo l'esposto in procura a Roma, in «Open», 22 settembre 2025.
Angela Fagoloso, Cardinal Becciu, si torna in aula per il processo d'appello, in «Il Difforme», 22 settembre 2025.
Appeals process in Vatican's 'Trial of the century' opens today, in «Crux», 22 settembre 2025.
Affaire Becciu: un procès en appel décisif entre justice et soupçons de manipulation, in «Tribune Chrétienne», 22 settembre 2025. «Mais pour l’Église, l’enjeu est plus vaste : il s’agit de rétablir la confiance des fidèles dans l’intégrité des institutions vaticanes. Car si la justice venait à être instrumentalisée pour régler des comptes internes, l’affaire Becciu pourrait devenir l’un des symboles les plus accablants d’une crise morale interne au cœur même de la Curie.» 
Processo Becciu, al via l'Appello in Vaticano. Il cardinale: «Io, vittima di gogna mondiale», in «Il Dubbio», 22 settembre 2025.
Processo d'appello a Gianluigi Torzi per la gestione dei fondi della Santa Sede, in «Quotidiano Molise», 22 settembre 2025.
Vaticano, processo d'appello sui fondi: il cardinale Becciu torna in aula, in «Skytg24», 22 settembre 2025.
Becciu chiede la ricusazione del pm, deciderà la Cassazione vaticana presieduta da Farrell, in «La Repubblica», 22 settembre 2025.
Marco Santoni, Vaticano, via al processo d'appello per Becciu. "Ho agito per conto della Chiesa", in «Affari Italiani», 22 settembre 2025.
Processo Becciu: ammissibile l'istanza di ricusazione del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, in «Faro di Roma», 22 settembre 2025.
Becciu: al via il processo d'appello, in «Catt.ch», 22 settembre 2025.
Salvatore Cernuzio, Prima udienza del processo di appello per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato, in «L'Osservatore Romano», 22 settembre 2025. E i giornalisti vaticani credono alle menzogne dei magistrati vaticani? Ancora bluffano? A chi vogliono darla a bere! Perlasca è IL testimone chiave su cui si basa perfino il rinvio a giudizio di Becciu. Senza le sue menzogne (sposate dai magistrati che l'hanno premiato) Becciu non sarebbe mai stato portato a giudizio. 
Processo Becciu, per Corte ammissibile la ricusazione del Pg, in «Ansa», 22 settembre 2025.
Vaticano, colpo di scena all'avvio del processo di appello contro il cardinale Becciu: ammissibile la ricusazione dell'accusa, in «Milano Finanza», 22 settembre 2025.
Il cardinal Becciu chiede la ricusazione del pm, deciderà`la Cassazione vaticana, in «Rainews», 22 settembr 2025.
Processo Becciu, per la Corte è ammissibile la ricusazione del Pg: nell'istanza le chat di Chaouqui, in «L'Unione Sarda»« 22 settembre 2025.
Franca Giansoldati, Processo Becciu, l'appello: ammessa dalla Corte la ricusazione del Promotore. Troppi dubbi per le chat della Chaouqui, in «Il Messaggero», 22 settembre 2025. SI SVEGLIA ANCHE IL VATICANO? NE NO, SI SVEGLIERÀ. E SARÀ UN BRUTTO RISVEGLIO! «Peserebbero come un macigno sul cosiddetto maxi processo d'Oltretevere la mole di messaggi intercorsi tra la pr Francesca Chaouqui e Genoveffa Ciferri, le due donne che, tra le pieghe di questa vicenda complicatissima, avrebbero ispirato su differenti livelli, il memoriale di monsignor Alberto Perlasca, il principale accusatore del cardinale Becciu. In particolare, secondo quanto si legge nel testo della Ricusazione, Chaouqui, avrebbe manipolato il monsignore (per il tramite di Ciferri) agendo dietro le quinte e in contatto con il Promotore di Giustizia Diddi. (...) L'avvocato Cataldo Intrieri, difensore di Fabrizio Tirabassi, si è fatto una idea ben precisa della decisione di Diddi di non fare un passo indietro: “il professor Diddi col suo intervento ha personalizzato il processo Becciu, lo ha trasformato in una questione che investe il suo ufficio e forse l’intera istituzione giudiziaria . Credo sia legittimo chiedersi perché stia rischiando di creare tale difficoltà in un momento di delicata transizione istituzionale . Non si rende conto che rischia di trasformare il processo Becciu nell’affaire Diddi? “» Anche in francese.
Nicole Winfield, Defense in Vatican 'trial of the century' asks prosecutor to recuse himself for questionable conduct, in «National Catholic Reporter», 22 settembre 2025. «Recently, thousands of pages of WhatsApp texts and audio messages have provided the backstory to Perlasca's changed position. They suggest questionable behavior by Vatican police, Diddi and Francis himself. They document a behind-the-scenes effort by two women, Francesca Chaouqui and Genevieve Ciferri, to target the cardinal by persuading Perlasca to turn on him. While the claims are unverified, the defense has seized on them as evidence that the investigation was contaminated from the start and the defendants couldn't get a fair trial in the Vatican, an absolute monarchy where Francis intervened on behalf of prosecutors. The existence of the messages first jolted the trial in 2022 when Diddi told the court that Ciferri had forwarded him 126 chats she exchanged with Chaouqui. Diddi entered the messages into evidence but redacted all but eight, prompting defense complaints that he was withholding crucial evidence. After the sentences were handed down, Ciferri gave all the chats plus thousands of other exchanges over four years to lawyers for another defendant and they have continued circulating. The additional content shows Diddi had more than 126 chats in 2022 and that Ciferri continued forwarding him content for four days. Diddi said he blocked her after the first night. The additional chats suggest Diddi had "irregular contacts" with Perlasca, the defense said. The defense lawyers also cited an audio file suggesting Vatican Police Commissioner Stefano De Santis gave Chaouqui advice to Perlasca about how to implicate others when he was still a suspect. After Perlasca changed his story, he not only escaped prosecution but was listed as an injured party in the trial and became a prosecutor in another Vatican court. "We do not yet know whether what emerges from the chats and audio recordings is true, but it is certain that they seem to reveal — except for possible boasts, which must be verified — a disturbing direct or indirect involvement of the investigators," in conditioning Perlasca's testimony, lawyers for the four main defendants wrote in a motion demanding Diddi recuse himself. During Monday's hearing in a frescoed courtroom in the Apostolic Palace, Diddi thanked the defense for providing the opportunity to respond to the allegations and said he would take the three days to "express my thoughts calmly, in order to dispel the doubts that have arisen in recent months about the conduct of the investigation." He then left the tribunal and other prosecutors took over. If Diddi doesn't recuse himself, the matter will go before the Vatican high Court of Cassation headed by American Cardinal Kevin Farrell, a Francis protege and appointee. In his role as camerlengo, Farrell reportedly produced a letter from Francis after his death making clear the late pope didn't want Becciu to participate in the conclave to elect his successor.» Anche in spagnolo.
Mikael Corre, Procès en appel de «l'affaire de Londres» au Vatican, le procureur dans le viseur, in «La Croix», 22 settembre 2025.
Edward Pentin, Cardinal Becciu's Vatican Appeal Hearing begins, in «EWTN Vatican», 22 settembre 2025.
El juicio de apelación del cardenal Becciu comienza con petición de recusación del fiscal, in «La Razon», 22 settembre 2025.
Processo Becciu: per la Corte "ammissibile" la ricusazione del Promotore di Giustizia, in «Sardegnalive», 22 settembre 2025.
P.W.A., Vaticano. Processo Sloane Avenue, prima udienza d'appello tra ricusazioni e tensioni, in «Silere non possum», 22 settembre 2025.
Tommaso Manni, Processo Becciu, primo colpo di scena: "Ammissibile" la ricusazione del Promotore vaticano Diddi, in «Il Tempo», 22 settembre 2025.
Ivo Pincara, Prima udienza del processo d'Appello vaticano per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato, in «Korazym», 22 settembre 2025. «Chaouqui, avrebbe manipolato il Perlasca (per il tramite di Ciferri) agendo dietro le quinte e in contatto con il Promotore di Giustizia Diddi. (...) Il finanziere Raffaele Mincione lasciando l’aula al termine dell’udienza, ha confermato ai giornalisti presenti che venti giorni fa la Segreteria di Stato, a proposito della sentenza dell’Alta Corte Commerciale di Londra, avendo perso la causa, lo ha dovuto risarcire con 3,5 milioni di euro, visto che è stata condannata.»
Becciu chiede la ricusazione del pm Diddi: deciderà la Cassazione vaticana, in «Lettera 43», 22 settembre 2025.
El juicio de apelación del cardenal Becciu comienza con petición de recusación del fiscal, in «El Diario», 22 settembre 2025.
Maria Martínez López, Esto opina el Papa León XIV sobre el caso Becciu, cuya apelación se empieza a juzgar, in «Alfa & Omega», 22 settembre 2025.
Immeuble de Londres: 4 accusés demandent la récusation du promoteur de justice, in «Cath.ch», 22 settembre 2025.
Mateo González Alonso, El cardenal Becciu: su último cartucho ante la justicia vaticana, in «Vida Nueva», 22 settembre 2025.
Processo a Becciu, al via l'Appello. E il cardinale ottiene subito la ricusazione dell'accusa, in «Rainews», 22 settembre 2025. «Il prelato sardo ha sempre dichiarato la sua “assoluta innocenza” e ha parlato di una “gogna pubblica di proporzione mondiale” nei suoi confronti. Durante il primo capitolo del procedimento giudiziario sono stati contestati duramente dagli avvocati delle difese i Rescripta di Papa Francesco, sopraggiunti nel corso delle indagini, che ne avrebbero modificato le modalità, conferendo poteri eccezionali ai pubblici ministeri. Gli interventi del Pontefice, che nello Stato della Città del Vaticano detiene il potere legislativo, sono stati contestati perché, secondo i legali, avrebbero permesso al promotore - tra le altre cose - di selezionare a sua discrezione gli atti da consegnare alle controparti, per giunta riempiti di omissis. A riaccendere i riflettori sull'intera vicenda processuale, in questi ultimi mesi, sono state una serie di chat, pubblicate su un quotidiano italiano, tra due donne, Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri, entrambe sentite come testimoni perché legate in diverso modo a monsignor Alberto Perlasca, ex direttore dell'Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato; le cui dichiarazioni, secondo una comune narrativa, avrebbero dato il via alle indagini concluse col rinvio a giudizio (nonostante il prelato non sia stato considerato un testimone attendibile dal Tribunale). Ciferri ha consegnato quelle stesse chat a uno degli imputati, il finanziere Raffaele Mincione, che le avrebbe trasmesse a un relatore speciale dell'Onu. Le conversazioni sono apparse integralmente su alcuni quotidiani. A parere delle difese, da esse emergerebbe che il memoriale e gli interrogatori del prelato siano frutto di una macchinazione a danno del cardinale Becciu che vedrebbe coinvolti, oltre a Chaouqui, anche dei funzionari dello Stato della Città del Vaticano. In molti hanno gridato allo scandalo di una indagine e, di conseguenza, di un intero processo “inquinati” da condizionamenti e triangolazioni, con toni che sembrano anche richiamare vendette personali.»
Berufungsprozess gegen Kardinal Becciu begonnen, in «Religion.orf», 22 settembre 2025.
Francesco Peloso, Becciu chiede la ricusazione del promotore, in «Domani», 22 settembre 2025. «... l'eventuale conflitto d'interessi che emergerebbe ora in modo lampante dalle chat in – al centro di un lungo contenzioso fra accusa e difesa – non toccherebbe più un aspetto o l'altro del processo, ma farebbe venir meno i presupposti stessi del procedimento che sarebbe quindi, come minimo da rifare da capo.»
Caso Becciu: Defesa pede afastamento de promotor de julgamento, in «Terra», 22 settembre 2025.
Defense in Vatican ‘trial of the century’ asks prosecutor to recuse himself for questionable behavior, in «Pbs», 22 settembre 2025.
Leaked messages threat to prosecutor in Cardinal Becciu fraud trial, in «The Times», 22 settembre 2025.
Nico Spuntoni, Appello per Becciu, ma i media vaticani bypassano i giudici, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 23 settembre 2025. DAVVERO LUCIDA E ACUTA L'ANALISI DI NICO SPUNTONI 1) SULL'AMMISSIBILITÀ DELLA RICUSAZIONE DEL PROMOTORE DI (IN)GIUSTIZIA ALESSANDRO DIDDI, IL QUALE S'È DIMOSTRATO DEL TUTTO INADATTO A ESERCITARE QUEL RUOLO E  2) SULL'IMPUDENTE PREVENZIONE BULLISTA  (SEMPRE IN VIOLAZIONE DEL DIRITTO UMANO ALLA PRESUNZIONE DI INNOCENZA, SULLA LINEA DELLA MELLONIANA "CROCIFISSIONE PREVENTIVA") DEGLI ORGANI DI (DIS)INFORMAZIONE VATICANI. «... intanto Diddi avrà due giorni per fare le sue deduzionie valutare se fare di sua iniziativa un passo indietro che eviterebbe alla Corte di Cassazione dello Stato della Città del Vaticano formata dai cardinali Matteo Maria Zuppi, Augusto Paolo Lojudice, Mauro Gambetti e Kevin Joseph Farrell di doversi pronunciare sulla ricusazione. La sua partecipazione all'appello come promotore di giustizia, peraltro, è stata resa possibile da uno dei tanti interventi a gamba tesa fatti da Francesco in materia giudiziaria. L'8 febbraio 2021 il Papa argentino promulgò un motu proprio che in un comma cambiò quanto da lui stesso deciso solamente un anno prima e stabilì l'esercizio dell'ufficio del promotore di giustizia in tutti e tre i gradi di giudizio. Una novità che Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer nel loro volume Il processo Becciu. Un’ analisi critica (Marietti 1820, Bologna 2025) hanno commentato osservando come in questo modo «l’impianto accusatorio rischia di essere pedissequamente omologato e appiattito alla tesi sostenuta in prima istanza dal promotore di giustizia, con evidente pregiudizio – potenziale o effettivo – degli imputati». Alla Nuova Bussola la professoressa Boni, ordinario di diritto canonico, di diritto ecclesiastico e di storia del diritto canonico dell'Università di Bologna, ha detto di ritenere «senz’altro opportuno che la corte d’appello vaticana possa valutare le ripercussioni che i rescritti concessi da Papa Francesco nel 2019-2020 al promotore di giustizia hanno avuto sull’itinerario processuale». Per la docente «la corte d’appello potrebbe confutare le argomentazioni addotte dal tribunale vaticano di prima istanza, secondo cui gli imputati sarebbero stati comunque garantiti dal contraddittorio che si è svolto in aula durante il dibattimento» perché «non è plausibilmente sostenibile la tesi per la quale questa fase potrebbe in qualche modo “sanare” le anomalie che si sono verificate nella precedente fase investigativa: e ciò in quanto sono state direttamente vulnerate una serie di istanze che si innestano nel diritto divino e che, perciò, non tollerano alcuna violazione anche nell’ipotesi in cui si sia goduto del supporto del Papa: il quale è stato indotto ad avvalersi in modo arbitrario delle proprie prerogative di governo». Si vedrà come questa brutta storia, che molti in Vaticano oggi vorrebbero chiudere al più presto e che sostengono sarebbe stato meglio non aprire, andrà a finire sul fronte giudiziario. Chi è chiamato a raccontarla dai media ufficiali, intanto, dà prova di voler ostinatamente insistere su una narrazione partigiana già costata diverse brutte figure. A questo proposito resta indimenticabile l'editoriale di Andrea Tornielli dal titolo Processo giusto e trasparenza pubblicato su Vatican Newsper difendere a spada tratta la sentenza di primo grado. Era il 30 ottobre 2024 e la tesi della «trasparenza» è stata smentita apertamente dallo stesso ufficio del promotore di giustizia vaticano che ha aperto la già citata indagine per subornazione, falsa testimonianza e traffico di influente in riferimento a fatti che sarebbero avvenuti proprio in relazione a quell'indagine e quel processo di primo grado. All'epoca il direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione si spinse al punto di provare a confutare in prima persona le tesi legittimamente sostenute dalle difese degli imputati ed impartire la morale al cardinale imputato. Un po' troppo persino per Francesco che autorizzò (lui in persona, non Tornielli) la pubblicazione di una controreplica di Becciu dal titolo Il diritto alla difesa su Vatican News. Le cose però non sono cambiate da quelle parti e domenica sul portale ancora diretto a livello editoriale da Tornielli è uscito un articolo a firma di Salvatore Cernuzio che presentava l'inizio del processo d'appello a suon di giudizi ed amnesie. L'autore cerca di ridimensionare vistosamente il peso delle chat Ciferri-Chaouqui. Si limita a dire, ad esempio, che «alcune difese hanno asserito che le due donne hanno condizionato il monsignore nelle sue scelte e nelle sue dichiarazioni» dimenticando come lo stesso promotore di giustizia Diddi abbia sostenuto nell'udienza del 1 dicembre 2022: «le chat spiegano chiaramente che alla Ciferri le domande sono arrivate dalla Chaouqui» in riferimento al famoso memoriale di Perlasca. Cernuzio scrive che «le dichiarazioni di Perlasca secondo una comune narrativa, avrebbero dato il via alle indagini concluse col rinvio a giudizio». Il giornalista di Vatican News attribuisce alla «comune narrativa» quanto invece si ritrova negli atti: prima del memoriale del 31 agosto 2020 mai era emerso il nome di Becciu nell'indagine e nell'interrogatorio del 29 aprile 2020 monsignor Perlasca aveva escluso responsabilità del suo ex superiore. Cernuzio dalle colonne di un portale ufficiale – che dovrebbe essere imparziale specialmente a ridosso dell'apertura del processo d'appello – bolla come «toni che sembrano anche richiamare vendette personali» quelli di chi ha sostenuto l'ipotesi di condizionamenti sull'indagine e sul processo di primo grado testimoniati dalle chat. La tesi, ricordiamo, sostenuta dalle difese di alcuni degli imputati e finita nell'istanza di ricusazione ritenuta ammissibile ieri dalla corte. Cernuzio poi "ruba" il posto ai giudici e conclude che «tale materiale non ha influito nella formulazione del verdetto». A che servono i successivi gradi di giudizio? Non basta quello del giornalista? Sembra davvero incredibile leggere simili "sentenze" su un organo ufficiale della Santa Sede. Eppure è tutto vero. Il solerte Cernuzio, però, nella ricostruzione fatta sulla «questione chat» appare un po' distratto e si dimentica di menzionare l'apertura dell'indagine vaticana dello scorso giugno con capi d'imputazione inerenti proprio ai fatti di quelle conversazioni. L'ennesima brutta pagina per la comunicazione vaticana che Leone XIV ha dovuto ereditare dalla stagione bergogliana.»
Felice Manti, Le chat segrete sul caso Becciu, tre imputati ricusano il pm Diddi, in «Il Giornale», 23 settembre 2025. OTTIMA SINTESI DELLA GIORNATA DI IERI «Una pubblica accusa ricusata come il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi perché avrebbe concordato con personaggi estranei alle indagini come gestire il processo. Un presidente del Tribunale accusato di aver "comprato in nero case dai mafiosi" come l'ex pm Antimafia Giuseppe Pignatone, nei guai a Caltanissetta per aver occultato un'indagine che per i pm sarebbe costata la vita a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un testimone subornato non dal principale indagato ma da due persone gonfie di malanimo e risentimento, come rivelerebbero alcune chat tra il 9 agosto 2020 e il maggio 2024, con tanto di dazione di denaro (15mila euro) su cui indagano i pm. Eccolo, per citare l'omonimo libro di Alberto Vacca presentato nei giorni scorsi a Roma dai Quaderni radicali, il "pasticciaccio brutto" del processo a monsignor Giovanni Angelo Becciu. (...) L'eventuale sostituzione di Diddi (cittadino vaticano assieme a Pignatone grazie a un motu proprio di Bergoglio a un pugno di giorni dalla sentenza di primo grado) così come la probabile acquisizione delle chat porterebbero il processo ad allungarsi ulteriormente, con un grave danno d'immagine per il Vaticano, uscito già malconcio da un verdetto viziato da troppi sospetti e da quattro "rescripta" delle regole processuali decise in corsa da Papa Francesco, che come emerge dalle chat sarebbe stato mal informato sulle presunte ruberie del cardinale strombazzate dall'Espresso e da Report, di cui non c'è traccia nella sentenza. Per Papa Leone XIV, che ha parlato con Becciu e ha visto i principali protagonisti di questo processo (tranne la Chaoqui, che si è rifiutato di incontrare), sarà un calice che si annuncia comunque amaro.»
Iacopo Scaramuzzi, Processo Becciu, le difese puntano ad annullare il ricorso in appello del procuratore, in «La Repubblica», 23 settembre 2025.
Sante Cavalleri, Processo vaticano: problemi di notifiche e tempistiche su richieste appello. Diddi non ha presentato in tempo il ricorso. Dopo la richiesta di ricusazione una bella figuraccia, in «Faro di Roma», 23 settembre 2025. «Il Tribunale d’Appello del Vaticano dovrà pronunciarsi sulla richiesta di inammissibilità dell’intero procedimento a causa del non rispetto dei termini, da parte del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, da ieri assente in aula dopo la richiesta di ricusazione presentata dalle difese a causa anche delle chat che rivelano una cospirazione ai danni del card. Giovanni Angelo Becciu, presente invece anche oggi in aula alla seconda udienza del Processo di Appello per la gestione dei fondi della Santa Sede, che ruota intorno alla compravendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra. (...) Secondo la difesa quindi, il Promotore di Giustizia avrebbe sbagliato sia la forma (entro 8 giorni dalla sentenza di primo grado ha presentato non già delle vere e proprie motivazioni ma la sua requisitoria), sia la tempistica (a quel punto non poteva depositare aggiunte alle motivazioni 5 giorni prima dell’inizio del processo d’Appello, come hanno fatto gli avvocati, ma 5 giorni dopo la fissazione della sua data). Se viene respinta la richiesta di appello del Promotore di giustizia, come già avvenuto secondo i legali in precedenti processi, le assoluzioni in primo grado, passano in giudicato e il processo d’Appello si concentrerebbe sulle sole condanne. I tempi si accorcerebbero. Ma soprattutto verrebbe ulteriormente minata la credibilità del Promotore di Giustizia e dunque delle indagini preliminari e del conseguente rinvio a giudizio. (...) I legali del cardinale Giovanni Angelo Becciu, insieme a quelli degli altri imputati Enrico Crasso, Raffaele Mincione e Fabrizio Tirabassi, hanno depositato alla Corte d’Appello vaticana un’istanza di ricusazione nei confronti del Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi. Al centro della richiesta ci sono migliaia di messaggi WhatsApp, consegnati da Genoveffa Ciferri, che chiamerebbero in causa lo stesso promotore e altri protagonisti del processo, mettendo in dubbio la genuinità delle prove raccolte e la terzietà dell’accusa. Secondo la difesa, dalle chat intercorse tra Ciferri, Diddi, Francesca Immacolata Chaouqui e mons. Peña Parra, nonché da un audio attribuito al commissario di gendarmeria Stefano De Santis, emergerebbe un’attività volta a “dirigere e influenzare” le dichiarazioni di mons. Alberto Perlasca. Quest’ultimo, dopo essere stato indagato, è diventato il principale testimone dell’accusa contro Becciu e gli altri imputati. L’istanza sottolinea come Perlasca sia stato indotto a rilasciare dichiarazioni accusatorie in cambio della prospettiva di non finire a processo, promessa che si sarebbe poi concretizzata con l’archiviazione della sua posizione. La documentazione prodotta evidenzierebbe un “condizionamento genetico” delle prove dichiarative, in contrasto con le regole fondamentali del diritto processuale. Particolarmente grave, secondo i ricorrenti, il ruolo del promotore Diddi, che non avrebbe interrotto tempestivamente la comunicazione con la signora Ciferri e avrebbe depositato in aula solo 126 messaggi, omettendo gran parte della chat. Circostanza che contrasterebbe con quanto dichiarato dallo stesso Diddi in un’intervista televisiva, dove affermava di aver bloccato subito la comunicazione. Il nodo centrale della richiesta è dunque la presunta mancanza di imparzialità del promotore di giustizia. Se le chat e gli audio fossero falsi, Diddi sarebbe parte lesa; se invece fossero veri, rischierebbe un coinvolgimento diretto nell’attività di inquinamento probatorio. In entrambi i casi, sostengono i firmatari, egli non potrebbe esercitare il ruolo di pubblico ministero con le necessarie garanzie di indipendenza. L’istanza richiama persino le parole dello stesso Diddi che, in un passaggio dell’intervista, aveva ammesso di aver dovuto “astenersi tenuto conto del fatto che, in un modo o nell’altro, poteva avere un duplice ruolo”. Ora che i messaggi emersi superano i diecimila, la difesa ritiene non più sostenibile la sua permanenza nel processo.»
Francesco Capozza, Vaticano, Becciu ricusa il Promotore. Decidono quattro cardinali, in «Il Tempo», 23 settembre 2025.
ESCLUSIVA. L'istanza di ricusazione per il processo Becciu. Cosa sta succedendo, in «Messa in Latino», 23 settembre 2025.
Berufungsprozess um vatikanischen Immobilienskandal hat begonnen, in «Kath.ch», 23 settembre 2025.
Luigi Bisignani, Bisignani sul processo a Becciu: sotto il Cupolone va in onda un cinepanettone alla Vanzina, in «Il Tempo», 23 settembre 2025. ANCHE QUESTA VOLTA BEN INFORMATO, BISIGNANI «Caso unico: lo stesso pm a rappresentare l'accusa sia in primo che in secondo grado. Una follia giuridica. Il porporato, aggiustandosi lo zucchetto e la fascia di seta moiré rossa, giocherellando con la gran croce sul petto, ha alzato gli occhi al cielo e con un sibilo ha aggiunto: «Eppure glielo avevamo ripetuto già nelle Congregazioni generali: questo processo non si doveva fare... Perché il procuratore che a Roma difende boss e delinquenti di rango, Oltretevere fa il Torquemada.  Ma si sa, anche in Vaticano nessuno ascolta. Ed effettivamente per Papa Prevost, oggi, è un bel problema. (...) La difesa parla di prove occultate e inquinate, di contatti irregolari e di falsità varie: accuse pesantissime. «Dal caso Becciu al caso Diddi», ridacchia un vecchio monsignore. Sin dall'inizio, del resto, il copione era chiaro: un cinepanettone in salsa vaticana. Arresto-show di Cecilia Marogna, mezza suora e mezza spia da discount. Un procuratore che riceveva messaggini anche notturni: 133 in tutto, ne deposita 126 ma ne rende leggibili solo 8, e tiene il resto nel cassetto. Non giustizia, ma sceneggiata. La ricusazione lo dice chiaro: processo teleguidato via chat. Non sono solo le prove a far crollare l'impianto, ma anche il metodo. Ora resta l'imbarazzo di papa Prevost, costretto a spiegare come mai la Chiesa di Bergoglio si sia fatta incatenare a un processo-farsa.»
Franca Giansoldati, Processo Londra, le difese degli imputati: «Inammissibile l'appello del pm Diddi», in «Il Messaggero», 23 settembre 2025.
Salvatore Cernuzio, Processo d'appello vaticano, seconda udienza su quattro questioni preliminari, in «VaticanNews», 23 settembre 2025. 
Luca Carlini, Nuove rivelazioni sul cardinale Becciu: l'appello che scuote il Vaticano, in «Smettere di lavorare», 23 settembre 2025.
Giacomo Amadori, I «rimorsi di coscienza», di Pignatone per i soldi dati sottobanco ai mafiosi, in «La Verità», 23 settembre 2025. Vomitevole!
Quentin Finelli, Affaire de Sloane Avenue : du pape François au pape Léon XIV, une nouvelle phase d’un procès marqué par une communication « hésitante » du Vatican, in «Tribune Chrétienne», 23 settembre 2025. «Alors que la justice vaticane s’efforce de reprendre la main, la communication institutionnelle du Saint-Siège peine à convaincre. Vatican News, sous la direction éditoriale d’Andrea Tornielli, a publié un article qui minimise fortement l’importance des messages Ciferri-Chaouqui, allant jusqu’à qualifier de « simple narration » les accusations de manipulations. Ce récit partiel, qui omet de mentionner l’ouverture de l’enquête de juin dernier, soulève de nouvelles critiques sur la manière dont les médias du Vatican présentent le dossier. L’affaire de Sloane Avenue, qui devait au départ illustrer la volonté de transparence du Vatican, s’est transformée en un long chemin judiciaire et institutionnel. Avec l’ouverture de l’appel, nous entrons dans une nouvelle phase: non seulement la cour devra examiner les zones d’ombre du premier procès, mais elle devra aussi donner des signes clairs que la justice vaticane est capable de fonctionner avec impartialité et crédibilité. Au-delà de l’aspect strictement judiciaire, la communication officielle du Saint-Siège apparaît comme l’un des points faibles de ce dossier. Vatican News, en cherchant à minimiser ou à orienter certains éléments, donne l’impression de défendre une version institutionnelle plutôt que d’informer avec transparence. Cette posture fragilise la confiance des fidèles et nourrit le soupçon, alors que l’Église a précisément besoin de clarté et de vérité.Sous le pontificat de Léon XIV, une opportunité s’ouvre : rompre avec les ambiguïtés de la période précédente et établir une culture de communication plus sobre, plus fidèle aux faits et moins partisane. Si le procès en appel permet de rétablir certaines garanties et si la communication ecclésiale sait faire preuve d’humilité et de rigueur, alors cette douloureuse affaire pourra au moins servir de leçon pour l’avenir de la justice et de la crédibilité du Vatican.» LA MANIPOLAZIONE – DEL PAPA, DELLA CHIESA INTERA – COMINCIA DALLO SCANDALO DELLA (DIS)INFORMAZIONE VATICANA, EVIDENTEMENTE IN COMBUTTA CON GLI ARCHITETTI DEL COMPLOTTO.
Maria Martínez López, Segundo día de la apelación del caso Becciu: correos que no llegan, escritos fuera de plazo, impresoras rotas…, in «Alfa & Omega», 23 settembre 2025.
José Beltrán, Becciu y el limbo de los 325 folios de WhatsApp, in «La Razon», 23 settembre 2025. 
Claire Gangravé, Witness-tampering allegation turn spotlight from Becciu to Vatican prosecutor, in «RNS», 23 settembre 2025.
Becciu-Berufungsprozess startet holprig, in «Religion.orf»« 24 settembre 2025.
Valentina Simonetti, Processo Becciu, via all'udienza per la gestione fondi / Tribunale Vaticano: "Accuse su prove inconfutabili", in «Il Sussidiario», 24 settembre 2025.
Francesco Capozza, Processo Becciu, tegola per Diddi: i legali chiedono l'inammissibilità del suo appello, in «Il Tempo», 24 settembre 2025.
Giacomo Amadori, Ora nella storiaccia di Pignatone spunta l'intreccio mafia-massoneria, in «La Verità», 24 settembre 2025.
Niwa Limbu, Prosecutor under fire in Vatican's 'trial of the century', in «The Catholic Herald», 24 settembre 2025.
Andrea Massidda, Processo Becciu. La Corte d'appello accoglie la ricusazione dell'accusa, in «La Nuova», 25 settembre 2025. «Non il merito delle accuse ma la credibilta dell'accusa stessa. Si è aperto così il processo (...). Stando alle conclusioni dell'istanza presentata dai difensori, il materiale prodotto ai giudici dimostrerebbe «la inevitabile esistenza di un interesse personale nel procedimento da parte del promotore di giustizia professor Alessandro Diddi», mentre quel ruolo «postula una assenza di interesse rispetto ai fatti da accertare.» 
Mario Mossa (Facebook, 25 settembre 2025): «Il giudizio popolare è il fuoco più devastante che esista. Non cerca la giustizia, che neppure conosce. Non cerca la verità, che già possiede. Cerca solo il sangue, il patibolo. Un mostro spaventoso. (... La magistratura vaticana) Ha nascosto prove; ne ha create di nuove. Ha fatto cambiare dal Papa le regole della procedura, col processo in corso, perché il sacco non gli tornava giusto. Ha negato alla difesa i controinterrogatori dei testi. Ha trasformato un imputato nel supertestimone, al quale era stato detto cosa dire. Ha dato ascolto a due pregiudicate. Così il Promotore di giustizia Diddi è arrivato a ottenere la condanna. Adesso è di fatto ricusato, dopo che la corte d'appello vaticana ha ammesso la richiesta delle difese. Forse c'è tempo per ristabilire l'ordine delle cose e condannare i veri colpevoli; per restituire la dignità al cardinale Becciu. Almeno quella. Perché la sua carriera è finita senza rimedio. Che era uno degli scopi di uno dei casi più scandalosi di sempre. Certamente il più grande della Chiesa cattolica degli ultimi secoli. (...) Ogni volta succede così. Le belve si scatenano. Non saprebbero, per la gran parte, scrivere il proprio nome, ma spiegano come si ricostruisce una storia. Cosa va scritto e cosa no. Che pena.» 
Le procès en appel du cardinal Becciu a débuté, in «Actualités», 25 settembre 2025.
D.S.A. e L.M., Sloane Avenue. Il crollo del "processo del secolo", in «Silere non possum», 25 settembre 2025. LENTAMENTE (TROPPO LENTAMENTE) VERSO I TRIONFO DELLA VERITÀ «Il paradosso è che coloro che sono stati assolti – sacerdoti funzionari che hanno servito la Santa Sede con dedizione, senza aver mai commesso alcun crimine – non avevano bisogno di un “cavillo” per dimostrare la loro innocenza: lo avevano già fatto in primo grado e lo avrebbero fatto in secondo. Quello che fa più male, ora, è vedere ridotta a un tecnicismo la fine di un percorso che ha infangato la vita di persone integre, gettandole in un vortice di sospetti e insinuazioni. Un vortice alimentato da chi ha trasformato il Vaticano in un far west, senza alcun rispetto per la figura sacerdotale. (...) questa bagarre è stata pianificata e orchestrata da una donna repressa, ossessionata da un odio spasmodico verso colui che ritiene responsabile della sua cacciata dal Vaticano, e da un avvocato assetato di notorietà, ansioso di comparire sui giornali come il grande fustigatore. Ma non basta: l’intera vicenda è stata resa possibile dall’operato truffaldino e illegale di alcuni membri degli organi di polizia di questo Stato, che da anni praticano dossieraggi, intercettazioni abusive e pedinamenti su cardinali, vescovi, sacerdoti e laici. Un’attività costruita non per cercare la verità, ma per colpire, screditare e manipolare. (...) Oggi, forse, iniziamo finalmente a intravedere il trionfo della verità.»
Salvatore Cernuzio, Processo vaticano, dichiarato "inammissibile" l'appello del promotore di Giustizia, in «Vatican News», 25 settembre 2025. ... il famoso promotore di ingiustizia. 
D.E.R., Sloane Avenue. Per Mons. Carlino la verità è ristabilita, in «Silere non possum», 25 settembre 2025.
GSM e PDDP, El Tribunal vaticano mantiene en apelación las absoluciones del juicio al cardenal Becciu, in «Swissinfo», 25 settembre 2025.
Angela Fagoloso, Processo Becciu, Corte Vaticana dichiara inammissibile l'appello del Pg: difese soddisfatte, in «Il Difforme», 25 settembre 2025.
Sante e Giancarlo Cavalleri, Processo Becciu: tre udienze, tre sconfitte per Diddi. Il cardinale: "Un bel segno, ma il cammino continua", in «Faro di Roma», 25 settembre 2025. «È un bel segno, ma c’è ancora un cammino da fare», ha commentato Becciu all’uscita dall’aula, senza ostentare rivincite personali ma lasciando trapelare la soddisfazione di chi ha visto incrinarsi un impianto accusatorio costruito a colpi di clamore e forzature giuridiche. (...) Le chat acquisite dagli atti processuali mostrano una realtà sorprendente: dietro alcune delle manovre che hanno alimentato l’inchiesta ci sarebbe stata la regia di Chaouqui, già coinvolta nel caso Vatileaks 2. Dai messaggi emergono contatti, pressioni, progetti di delegittimazione che avrebbero avuto come obiettivo la costruzione di un “caso Becciu” capace di travolgere non solo il cardinale, ma anche gli equilibri interni della Curia. Queste rivelazioni gettano un’ombra pesante sulla genuinità delle accuse, alimentando il sospetto che il processo sia stato condizionato da macchinazioni e interessi estranei alla ricerca della verità. La combinazione tra le sentenze sfavorevoli a Diddi e la pubblicazione delle chat segna un momento cruciale. Il cardinale Becciu, che per anni è stato dipinto dai media mainstream come l’emblema della corruzione vaticana, oggi appare come la vittima di un meccanismo che ha mescolato fretta giudiziaria, pressioni mediatiche e giochi di potere. Non è ancora la fine del percorso: «Il cammino continua», ha ricordato lo stesso Becciu. Ma il vento sembra girare. Ogni battuta d’arresto dell’accusa avvicina l’ex Sostituto a una riabilitazione che quanti lo conoscono avvertono come urgente e necessaria, e quanti hanno seguito il processo auspicano sulla base dell’assoluta mancanza di prove che sostengano l’ingiusta condanna subita in primo grado. Il vero sconfitto, al di là delle singole sentenze, è il metodo Diddi: l’idea che il diritto possa essere piegato all’urgenza di colpire, contando sul sostegno politico e sulla ratifica papale per coprire le crepe. Le ultime udienze dimostrano che questa stagione è finita. Il processo Becciu, nato per segnare una svolta nella giustizia vaticana, rischia ora di passare alla storia per il suo contrario: come il caso in cui le forzature e i giochi di potere si sono ritorciti contro chi li aveva orchestrati.»
Francesco Peloso, Processo Becciu, nuovo colpo di scena in Vaticano: dichiarato inammissibile l'appello dell'accusa, in «Domani», 25 settembre 2025. CAMBIA IL VENTO «Il promotore di giustizia Diddi, nell’appellarsi rispetto alla sentenza di primo grado, ha commesso errori formali che hanno portato alla decisione della Corte. Le conseguenze non sono di poco conto. Da processo del secolo a processo infinito: è questa la piega che sta prendendo il procedimento giudiziario in corso in Vaticano sull'affaire della compravendita, con i fondi riservati della Segreteria di Stato, di un immobile di lusso situato in Sloane Avenue, a Londra. Questo almeno è quanto sta emergendo dalle prime udienze del processo di appello segnate da una serie di colpi di scena che, di fatto, stanno mettendo in discussione le scelte compiute dall’accusa nel primo grado del procedimento. In breve, nell'udienza del 25 settembre è accaduto che la Corte d'appello vaticana, presieduta da mons. Alejandro Arellano Cedillo, ha dichiarato l'inammissibilità dell'appello proposto dal promotore di giustizia Alessandro Diddi rispetto alla sentenza di primo grado del 16 dicembre 2023. In sostanza, se le difese avevano fatto ricorso in appello per tentare di ribaltare la sentenza, altrettanto aveva fatto l’ufficio del promotore di giustizia (equivalente al pubblico ministero), solo che quest’ultimo aveva commesso una serie di errori formali che hanno determinato la decisione della Corte.  (...) In pratica, il promotore Diddi non aveva depositato una dichiarazione con la quale impugnava la sentenza di primo grado, ma si era limitato a depositare la requisitoria pronunciata al termine del processo (un atto, dunque, antecedente alla stessa formulazione e alla pronuncia della sentenza), senza contare che non aveva rispettato i tempi per farlo. (...) Il presidente della corte, mons. Arellano, ha poi dato lettura di una sentenza parziale. Introducendola ha citato il favor rei (le garanzie in favore dell’accusato), rimarcando così il rispetto dei principi del giusto processo [principi non rispettati nel processo di primo grado ].»
Iacopo Scaramuzzi, Processo vaticano, la corte d'appello boccia il ricorso della procura. Becciu: "Buon segno", in «La Repubblica», 25 settembre 2025.
Processo sui fondi della segreteria di Stato. Respinto l'Appello del promotore di giustizia Diddi che non ha rispettato i tempi fissati dal Codice. E non ci fa certo una bella figura, in «Faro di Roma», 25 settembre 2025. «Diventano definitive le assoluzioni di primo grado».
Franca Giansoldati, Processo Londra, il Tribunale vaticano dichiara inammissibile l'appello del Promotore. Il cardinale Becciu: bene ma ancora strada da fare, in «Il Messaggero», 25 settembre 2025. NON SI PUÒ CONFONDERE UNA MUCCA CON UN GATTO! «Nell'aula del tribunale si è di nuovo sentito riparlare di giusto processo, della difficoltà delle parti a reperire il materiale utile per le difese, a rispettare termini e modi propri dell'ordinamento canonico. In particolare l'avvocato Intrieri, a tal proposito, ha citato il canone del Codice Canonico che stabilisce che i fedeli hanno il diritto di far valere i propri diritti nella Chiesa, ad esempio in cause legali, e di essere giudicati da un tribunale ecclesiastico competente che ne tuteli la posizione e i principi del diritto, inclusi quelli del processo canonico. «Questo diritto è fondamentale per garantire una giustizia equa all'interno dell'ordinamento ecclesiastico». Intrieri ha poi rammentato che in questi anni i legali si sono scontrati con le difficoltà più varie, commentando amaramente: «persino nel processo inquisitorio le carte della accusa andavano alla difesa. Mentre in questo caso non si può far diventare una mucca un gatto». Infine, a proposito della  impugnazione della sentenza di primo grado da parte del Promotore hanno: «Gli atti sono sempre sacri e non si può giocare nemmeno sulla vita delle persone» è stato l'amaro commento dell'avvocato Caiazza.» Anche in tedesco. E in inglese.
Legali Becciu, 'bene rigetto ricorso Pg, ma sua innocenza piena', in «Ansa», 25 settembre 2025. "Era doveroso segnalare l'inammissibilità dell'appello del Promotore, che oggi la Corte ha condiviso accogliendo la nostra eccezione. Tuttavia, al netto di questa decisione che esclude l'impugnazione del Promotore, siamo convinti della solidità e della fondatezza delle nostre argomentazioni difensive che dimostrano la piena innocenza del Cardinale Becciu". E' quanto dichiarano gli avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, difensori del cardinale Angelo Becciu, principale imputato del processo di secondo grado sui fondi riservati della Santa Sede dopo che la Corte di appello ha accolto oggi l'inammissibilità dell'appello proposto dal promotore di giustizia Alessandro Diddi. "Peraltro - sottolineano i legali -, la stessa sentenza, che già aveva comunque assolto il cardinale da una serie di accuse, anche in relazione alle residue contestazioni ha certificato che il Cardinale non si è appropriato nemmeno di un centesimo né ha avuto alcun vantaggio". 
Fabrizio Massaro, Vaticano, prima vittoria delle difese al processo d'appello al cardinale Becciu: inammissibile il ricorso dell'accusa sulla sentenza, in «Milano Finanza», 25 settembre 2025.
Nicole Winfield, Vatican prosecutors suffer embarassing loss as tribunal says their appeal is inadmissible, in «AP», 25 settembre 2025. Anche in spagnolo. 
Ilaria Sacchettoni, Processo Becciu, inammissibile il ricorso dell'accusa. Le difese: «Il cardinale non si è mai arricchito», in «Corriere della Sera», 25 settembre 2025.
Al processo Becciu 'inammissibile' l'appello dell'accusa, in «Ansa», 25 settembre 2025.
M.N., Processo in Vatcano: dichiarato "inammissibile" l'appello del promotore di giustizia Diddi, in «Sir»« 25 settembre 2025. 
Cardenal Becciu y otros absueltos en el Juicio del Signlo Vaticano, in «Pulso», 25 settembre 2025.
Matteo Caione, Vaticano, il processo sul palazzo di Londra: assoluzione definitiva per don Mauro Carlino, in «Quotidiano di Puglia», 25 settembre 2025.
Cindy Wooden, Vatican appeals court makes major ruling in financial fraud case, in «National Catholic Reporter», 26 settembre 2025.
Valentina di Giorgio, Caso Becciu: juicio de apelación del Vaticano se adentra en aguas inexploradas en medio de cuestionamientos sobre el papel de la fiscalía, in «Zenit», 26 settembre 2025. «¿puede una ciudad-estado que opera como una monarquía absoluta demostrar de forma convincente su adhesión a los principios del debido proceso? La publicación de miles de páginas de mensajes de WhatsApp y grabaciones de audio no ha hecho más que aumentar la incertidumbre. Sugieren una red de influencias, con intermediarios laicos —en particular Francesca Chaouqui, figura conocida por anteriores escándalos de filtraciones del Vaticano— que supuestamente persuadieron a monseñor Alberto Perlasca, quien fuera sospechoso, para que declarara contra Becciu. Ese drástico giro en 2020 transformó la investigación y, en última instancia, garantizó las condenas. La defensa ahora argumenta que este testimonio estuvo viciado desde el principio. (...) El futuro de Diddi pende de un hilo, a la espera de la decisión del Tribunal Supremo de Casación del Vaticano, presidido por el cardenal Kevin Farrell. Ya sea que continúe en su cargo o se vea obligado a dimitir, la apelación inevitablemente determinará cómo tanto los miembros del Vaticano como la comunidad católica mundial perciben la credibilidad del sistema de justicia de la Santa Sede. Para una ciudad acostumbrada a los rumores en los pasillos y a los juicios a puerta cerrada, el espectáculo de los abogados defensores ridiculizando abiertamente los documentos de la fiscalía, calificándolos de «ofensivos para nuestra inteligencia» y «una falta de respeto» hacia el tribunal, no tiene precedentes. Cualquiera que sea el veredicto final, el juicio ya ha expuesto a la justicia del Vaticano a un nivel de escrutinio que ha buscado evitar durante mucho tiempo, una exposición de la que puede que no haya vuelta atrás.» Anche in inglese.
Semanal Vaticano: el Papa León XIV advierte sobre la IA y comienza la apelación del Cardenal Becciu, in «EWTN Espanol», 26 settembre 2025.
Immeuble de Londres: la cour d'appel du Vatican rejette le recours du procureur, in «Cath.ch», 26 settembre 2025.
Becciu aplaude al Tribunal Vaticano por mantener las absoluciones dictaminadas en primera instancia, in «Religiòn Digital», 26 settembre 2025.
Cardeal Becciu espera ser absolvido após a última decisão do Tribunal de Apelação, in «Gaudium Press», 26 settembre 2025.
Notizie dal Vaticano: Apre Appello Cardinale Becciu e Papa Leone XIV e l'intelligenza Artificiale, in « EWTN Italia», 26 settembre 2025.
Silvana Palazzo, Vaticano, processo Becciu: inammissibile l'appello dell'accusa / Prima vittoria delle difese, cosa succede ora, in «Il Sussidiario», 26 settembre 2025. «Il processo di secondo grado in Vaticano cambia pelle e si dimezza: diventa un procedimento in cui gli imputati possono soltanto essere assolti o vedere confermate le condanne, ma unicamente per i reati riconosciuti dal tribunale in primo grado.»
Processo Becciu: inammissibile il ricorso dell'accusa, in «Catt.ch», 26 settembre 2025.
Ivo Pincara, Altro colpo di scena al Processo d'Appello sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Una nuova tegola sul Promotore di Giustizia vaticano, in «Korazym», 26 settembre 2025.
El tribunal del Vaticano dejó firmes las absoluciones en el caso de la millonaria inversión fallida en Londres, in «Infobae», 26 settembre 2025.
Francesco Capozza, Diddi, bocciato il ricorso. E ora Becciu ci spera, in «Il Tempo», 26 settembre 2025. A proposito del titolo: il card. Becciu ha sempre nutrito speranza, come un uomo che sa di essere innocente e, tutto sommato, crede anche nella possibilità di una giustizia terrena.
Luigi Bisignani, Il giurista e quell'errore da principiante, in «Il Tempo», 26 settembre 2025. «UNA STORIA GROTTESCA FIRMATA BELZEBÙ? «Il professore che pontificava sul codice ha ignorato il codice stesso. (...) La palla passa alla “Cassazione” vaticana, per deliberare sull’istanza di ricusazione del Promotore Diddi. Un organo unico al mondo, composto da quattro cardinali. Peccato che già alla partenza la squadra scricchioli: uno dei quattro, risulta palesemente incompatibile per essere stato testimone di una delle persone coinvolte nelle chat allegate alla ricusazione. Tanto che nei corridoi della Curia i giuristi si interrogano se non sia il caso di ridurre il collegio a tre giudici. Ma, si sa, le regole in Vaticano sono elastiche come un rosario di gomma: così qualcuno propone di chiamare una delle due professoresse già indicate come possibili supplenti. E qui il paradosso tocca il grottesco: una delle due candidate ha pubblicato libri insieme proprio a Diddi, il Promotore che ha sbagliato l’appello. Cioè: il giudice del giudice diventa la collega di penna dell’accusatore. Se non fosse vero, sarebbe geniale satira, quasi come il film di Totò. Le vie del Signore, si sa, sono infinite, ma in questo caso sfociano in un vicolo cieco di conflitti d’interesse. E da lassù, Bergoglio (...) ride amaro, con Pignatone che ha presieduto il Tribunale ed è sotto inchiesta per una storiaccia di mafia e il SuperPM che inciampa sul diritto sussurra: «ma questi due chi me li aveva raccomandati... Belzebu?». 
Becciu Becciu confía en ser absuelto de todos los cargos tras la última decisión de la Corte de Apelación, in «Infocatolica», 26 settembre 2025.
José Calderero de Aldecoa, Becciu vuelve a ser absuelto de algunas de las causas que le llevaron a juicio, in «Alfa y Omega», 26 settembre 2025.
Davide Falcioni, Il Tribunale Vaticano ha dichiarato inammissibile l'appello dell'accusa nel processo Becciu, in «Fanpage», 26 settembre 2025.
Luis Badilla e Robert Calvaresi, Il processo Becciu, così amplificato in passato anche con menzogne e mistificazioni, comincia a crollare strepitosamente. La via della verità è aperta. Cambia il vento in Vaticano e anche l’aria tra i giornalisti, ma non tutti, in «Osservazioni casuali», 86, 20-27 settembre 2025. Quegli ordini usciti da Santa Marta in violazione dei più fondamentali diritti umani. E i giornalisti del mondo – quasi tutti – comportatisi come pecoroni, sulla linea del più becero clericalismo. Uno scandalo epocale. «L'ormai cosiddetto “processo Becciu”, che la stragrande maggioranza della stampa italiana ha fiancheggiato come erano le indicazioni che uscivano dalla Sala stampa di Santa Marta, ora, nel sua fase di appello, squarcia verità ma riconosciute. Non sappiamo come andrà a finire. Ad ogni modo le decisioni della Corte sull'inammissibilità dell'appello del Promotore Alessandro Diddi, anticipano come possibili e probabili altre piccole e grandi svolte. I commenti che si potrebbero fare sono molti e alcuni piuttosto devastanti. Il processo contro il cardinale Becciu non si sarebbe dovuto fare. Si è trattato di una montatura, di un complotto, e alcuni volti dei colpevoli sono riconoscibili. Per ora serve pazienza e attenzione.» PS: Oh, eccome se sono riconoscibili i volti e i nomi dei colpevoli, dentro e fuori le mura vaticane! Io ne sto stilando l'elenco.  Un consiglio ai primi: diano al più presto le dimissioni e si allontanino – tanto – dal Vaticano. Meglio di propria iniziativa, se hanno un briciolo di dignità, oltre l'apparenza. 
Mikael Corre, «Procès du siècle» au Vatican: l'accusation en accusation, in «La Croix», 27 settembre 2025.
John L. Allen Jr., Will 'ungly mess' in Becciu case obscure the real issue facing Vatican justice?, in «Crux», 28 settembre 2025. IL PASTICCIACCIO DELLA MALAGIUSTIZIA VATICANA «“Ugly mess” seems about right, given that we’re talking about a trial riddled with procedural irregularities, one which featured charges of the chief prosecutor colluding with two shady Italian laywomen to cook the testimony of the star witness, and where the presiding judge is now under investigation in Sicily for alleged mob ties. (...) It’s an especially humiliating result for Diddi, who in Dec. 2024 published a book on the Vatican’s penal procedure, yet now has been revealed to have either ignored or never understood one of its principalet codicils. (...) In modern democratic societies, the hallmark of a truly legitimate system of justice is its independence. It must not be subject to the control of any external force, including the political establishment of the state in which it operates. It’s a principle with which Catholic social teaching agrees; St. John Paul II in 2000, for instance, said the judiciary in a democratic state requires its own “autonomous and constitutionally protected function.” There is no such separation of powers in the Vatican, where the pope is the supreme executive, legislative and judicial authority. In terms of the Vatican’s judiciary, including its civil branch, the pope hires and fires the judges, he sets the rules of procedure, and he’s free to intervene in any case at any time. Pope Francis, in fact, used that authority liberally in the Becciu case. In such a system, modern expectations of due process can never be satisfied, no matter how virtuous the individual actors may be. To put it differently, the problem with civil justice in the Vatican isn’t just a particular prosecutor or a given trial. It’s structural, and it pivots on a complete lack of separation of powers. Until that underlying defect is addressed, no civil trial the Vatican conducts will ever be taken seriously by responsible jurists anywhere else, no matter how properly it may be run. (...) In any event, the separation of powers in the civil sphere, not the spiritual, will have to be addressed sooner or later. One hopes the “ugly mess” of the present case won’t delay that day of reckoning.» Anche in italiano.
Il Cardinale Becciu assolto: la Corte vaticana respinge l'appello dell'accusa, in «City & City», 28 settembre 2025.
Antonio Pelayo, De nuevo al banquillo, in «La Razòn», 28 settembre 2025.
Paddy Agnew, Prosecution climbdown in the Vatican 'trial of the century' as attempt jail cardinal stalls, in «Irish Independent», 28 settembre 2025.
Andrea Gagliarducci, Leo XIV and the "trial of the century", in «Monday Vatican», 29 settembre 2025. Anche in italiano. E in portoghese. E in spagnolo. E in francese. «Paradossalmente, il pontificato di Papa Francesco ha assistito a un riavvicinamento con il suo ingombrante vicino italiano. L’accordo tra Italia e Santa Sede, che prevede che i dipendenti vaticani paghino le tasse anche in Italia, risale al 2015. Questo accordo ha minato la sovranità della Santa Sede. Persino l’Autorità di Informazione Finanziaria, i cui membri erano internazionalizzati, è tornata a essere gestita da Italiani provenienti dalle fila della Banca d’Italia. E, ovviamente, la giustizia vaticana non è mai stata così strettamente legata alla giustizia italiana come quando Giuseppe Pignatone è stato nominato Presidente del Tribunale di Primo Grado. Allo stesso tempo, i membri del Tribunale hanno spesso ricoperto incarichi in Italia: le ultime riforme di Papa Francesco hanno anche eliminato il requisito che almeno un giudice lavori esclusivamente per il Vaticano.»
Nicole Winfield, Vatican prosecutors' trial of the century sputters to an end, in «The Catholic Thing», 29 settembre 2025.
Caso Becciu: il processo d'appello inizia con un doppio "colpo" alla Procura vaticana, in «Rome Reports», 29 settembre 2025. Anche in spagnolo.
Sandro Magister, Cantiere aperto, sulle macerie della giustizia vaticana, in «Settimo Cielo», 30 settembre 2025.  «“Il fatto che la vittima si faccia avanti e formuli un'accusa, e che l'accusa sia presumibilmente fondata, non annulla la presunzione di innocenza. Quindi anche l'imputato deve essere protetto, i suoi diritti devono essere rispettati”. (...) Il secondo “vulnus” inferto ai principi basilari del sistema penale della Chiesa è la frequente applicazione retroattiva all’imputato di norme a lui sfavorevoli ma inesistenti nel momento in cui egli avrebbe compiuto il delitto per cui è sotto accusa, perché emanate solo in epoca successiva. Dagli esperti di diritto ecclesiastico si sono levate forti critiche a queste lesioni del “giusto processo” che ormai connotano i processi canonici. (...) può essere anche un rischio salutare. Ed è ciò che sostiene Geraldina Boni, ordinaria di diritto canonico all’università di Bologna e consulente del dicastero vaticano per i testi legislativi, nonché presidente in Italia della Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose, a coronamento di un documentatissimo saggio su “La lesione dei principi di legalità penale e del giusto processo nell’ordinamento canonico”, scritto assieme ai suoi allievi, ora professori, Manuel Ganarin e Alberto Tomer : “L’intervento quasi suppletorio e surrogatorio del potere temporale potrebbe dispiegare un potente stimolo, tale da scoraggiare e distogliere l’autorità confessionale dalla tentazione insidiosa di voler reprimere senza alcuna indulgenza atti odiosi e deplorevoli, intento certo in sé astrattamente lodevole, ma al costo, inaccettabile, della distruzione di quella conquista di civiltà, alla quale pure l’ordinamento canonico ha generosamente collaborato, che è il giusto processo”.  (...) Ma anche questo processo ha provocato un diluvio di critiche da parte di giuristi e canonisti, per “le violazioni gravissime del diritto, persino di quello divino” (...).  Con in più ulteriori materie di critica sia per quanto venuto alla luce nell’intervallo tra i due processi, sia per quanto sta accadendo ora nel processo d’appello, dove però già si notano i segni di un’inversione di rotta. (...) Il presidente della corte d’appello, l’arcivescovo Alejandro Arellano Cedillo, ha accolto la richiesta di ricusazione e ha rimandato la decisione finale sulla sorte di Diddi alla corte di cassazione dello Stato della Città del Vaticano : una corte che papa Francesco ha affidato nel 2023, con scelta sconcertante, a quattro cardinali del tutto digiuni di diritto come Joseph Farrell, Matteo Maria Zuppi, Augusto Paolo Lojudice e Mauro Gambetti, con l’ausilio di due giuriste, Antonia Antonella Marandola e Chiara Minelli, la prima delle quali è però anche coautrice di libri con lo stesso Diddi.» Sarà possibile dare un taglio all'arbitrarietà della giustizia vaticana? Anche in tedesco. E in francese. E in inglese. E in spagnolo.
Francesco Capozza, Papa Leone parla per la prima volta del caso Becciu: "Il processo deve andare avanti", in «Il Tempo», 30 settembre 2025. «... due novità, che sono poi anche la vera notizia. La prima: questo Papa non intende interferire nel processo, come ripetutamente fatto dal suo diretto predecessore anche con atti legislativi a processo di primo grado in corso ed evidentemente non sta nemmeno prendendo in considerazione l’ipotesi di graziare il cardinale Becciu (il quale, peraltro, ha sempre rifiutato l’ipotesi). La seconda: nessun accenno al promotore di giustizia Alessandro Diddi, ma solo ai giudici e agli avvocati della difesa. Un segnale importante, quest’ultimo, rivolto a tutti quelli che già immaginavano Papa Leone imporre la sua volontà ai quattro cardinali della Cassazione vaticana chiamati a decidere sulla richiesta di ricusazione avanzata dalle varie difese nei confronti di Diddi.»
Gabriella Ceraso, Il Papa: realista il piano Trump per Gaza, speriamo che Hamas accetti, in «Vatican News», 30 Settembre 2025.
M.N., Leone XIV: "sul processo in Vaticano non ho intenzione di interferire", in «Sir», 30 settebre 2025.
Marco Zeppieri, Il processo Becciu come monito sull'indipendenza della magistratura vaticana, Facebook, 30 settembre 2025.
Kristina Millare, Pope Leo XIV says he will not interfere in in Cardinale Becciu court case, in «Aciprensa», 1° ottobre 2025.
U Vatikanu započeo žalbeni postupak u financijskom procesu, in «Tockazarez», 1° ottobre 2025.
Rafael Tavares, León XIV continuará el “juicio del siglo” – Esta es la situación que le espera, in «Gaudium Press», 1° ottobre 2025.
Giuseppe Nardi, Leo XIV. und der Preis der "Ganzheitlichkeit", in «Katholisches», 1° ottobre 2025. «In bezug auf den Finanzprozeß um Kardinal Angelo Becciu zeigt sich Leo XIV. staatsmännisch nüchtern: keine Einmischung, keine Einflußnahme – ein klares Signal für Rechtsstaatlichkeit innerhalb des Vatikans. Damit kehrt er zur Linie Benedikts XVI. zurück. Von Franziskus war man anderes gewohnt: intransparente Interventionen, vor allem zugunsten von Freunden oder Freunden von Freunden. Leo XIV. demonstriert an dieser Stelle einen Stilwechsel.»
Prosecutor in Cardinal Becciu fraud trial is a liar, says banker, in «The Times», 3 ottobre 2025.
D.D.R., Fine dell'era dei dossier di Bergoglio. Leone XIV riporta al centro la Guardia Svizzera, in «Silere non possum», 4 ottobre 2025. «Il nuovo Pontefice ha iniziato a smantellare le logiche di potere e connivenza che avevano dominato l’era precedente. Stefano De Santis, che fu sempre accanto a Bergoglio durante gli spostamenti, è scomparso dalla scena: oggi è coinvolto in una vicenda che molti già chiamano il “caso Garlasco vaticano”. Un magistrato accusato di rapporti ambigui con una millantatrice e un Commissario della Gendarmeria, De Santis appunto, che passava informazioni riservate. La differenza, però, è che — a differenza del caso Garlasco — qui nessun procuratore sembra voler procedere con perquisizioni o indagini reali. Chi è accusato di azioni gravissime rimane tranquillamente al suo posto, senza la minima intenzione di dimettersi. Ma Leone XIV ha voluto dare un segnale forte, indicando chiaramente dove vuole riportare la struttura: ognuno al suo posto.»
Vatican: au "procès du siècle", le tribunal d'appel inflige un camouflet au parquet, in «Actualités», 4 ottobre 2025.
Sante e Giancarlo Cavalleri, La corte d'Appello respinge l'istanza dell'accusa ma poi rinvia il processo a febbraio. E Becciu resta inchiodato a un'ingiusta condanna ancora per quattro mesi, in «Faro di Roma», 6 ottobre 2025. La crocifissione (preventiva) continua. Dopo più di cinque anni di persecuzioni! «In pratica, sul piano formale, l’Ufficio del Promotore di Giustizia ha dovuto incassare un nuovo rifiuto della Corte alla sue “ragioni”. In effetti, però, il rinvio al 3 febbraio svelenisce la situazione del pg Alessandro Diddi, i cui motivi di appello erano stati respinti perchè presentati dopo la scadenza dei termini previsti. Un errore formale che nasconde tuttavia una grande sicurezza, assicurata al prof. Diddi nel precedente processo da una serie di atti discrezionali del Papa regnante, supremo legislatore, che modificarono le norme procedurali per favorire l’accusa.  (...) “Attendiamo serenamente la decisione della Corte di Cassazione sulla ricusazione del Promotore, così come quella relativa alla dichiarazione di inammissibilità dell’appello dallo stesso presentato. A nostro avviso, la sentenza di primo grado, pur pervenendo a un ridimensionamento delle accuse, ha dato luogo a una condanna sganciata dalle prove, facendo ricorso ad argomentazioni fragili e inconsistenti”, hanno sottolineato i due legali.» Anche in portoghese. E in spagnolo. E in francese.

                            >>> vai alla continuazione (ventunesima parte del 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Sull'Obolo di San PietroCASO_BECCIU_OBOLO.htmlCASO_BECCIU_OBOLO.htmlshapeimage_4_link_0
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contro il card. PellCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlshapeimage_6_link_0shapeimage_6_link_1shapeimage_6_link_2shapeimage_6_link_3
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Processi e sentenze di Londra, di Roma ecc. a proposito della compravendita del palazzo 
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Sulla Messa "in coena Domini" celebrata da papa Francesco 
a casa del cardinale BecciuCASO_BECCIU_MESSA.htmlCASO_BECCIU_MESSA.htmlCASO_BECCIU_MESSA.htmlCASO_BECCIU_MESSA.htmlshapeimage_11_link_0shapeimage_11_link_1shapeimage_11_link_2
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Il processo in Vaticano 


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