Clicca sulla casella che ti interessa
Clicca sulla casella che ti interessa
Sul sistema giudiziario vaticano (venticinquesima parte) >>> per la parte precedente clicca qui
«Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati?» (Agostino, De Civitate Dei, cap. IV, 4).
Partendo da due casi narrati nel libro di Daniele e nel vangelo di Giovanni, papa Francesco spiega cos’è la corruzione della giustizia: quella «che era nei giudici di ambedue i casi», sia con l'innocente Susanna sia con la donna adultera, perché «in ambedue i casi i giudici erano corrotti», tanto contro un'innocente quanto contro una peccatrice. Del resto «sempre ci sono stati nel mondo giudici corrotti» e «anche oggi in tutte le parti del mondo ce ne sono». Da parte loro, i corrotti «credono che fanno bene le cose così, si credono con impunità», ha rimarcato Francesco. A Susanna, i giudici dicono: «o fai questo o faremo una falsa testimonianza» contro di te. «Non è il primo caso che nella Bibbia appaiono le false testimonianze», ha affermato il Papa. «Pensiamo a Nabot, quando la regina Gezabele combina tutta quella falsa testimonianza; pensiamo a Gesù, che è condannato a morte con falsa testimonianza; pensiamo a santo Stefano». Ma, ha avvertito il Pontefice facendo riferimento al passo evangelico di Giovanni, «sono corrotti anche i dottori della legge che portano questa donna — scribi, alcuni farisei — e dicono a Gesù: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”». E «anche questi sono giudici». Gli anziani, con Susanna, «avevano perso la testa lasciando che la lussuria si impadronisse di loro». Costoro, invece, «avevano perso la testa facendo crescere in loro un’interpretazione della legge tanto rigida che non lasciava spazio allo Spirito Santo: corruzione di legalità, di legalismo, contro la grazia». «E poi c’è la quarta persona, Gesù: la pienezza della legge», ha spiegato Francesco. E «lui si incontra come maestro della legge davanti a questi che sono maestri della legge: “Tu che ne dici?” gli domandano loro». Ai «falsi giudici che accusavano Susanna» Gesù risponde così «per bocca di Daniele: “Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi”». E «all’altro gli dice: “O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi”». «Questa è la corruzione di questi giudici» ha proseguito il Pontefice in riferimento al passo dell’Antico testamento. Invece «agli altri giudici Gesù dice poche cose: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”». In conclusione il Papa ha invitato a pensare a «questa strada, alla malvagità con la quale i nostri vizi giudicano la gente», perché «anche noi giudichiamo nel cuore gli altri» (sintesi della meditazione mattutina di papa Francesco, 3 aprile 2017).
L'operato del Promotore di (In)Giustizia Alessandro Diddi nel "processo del secolo" è connotato da una serie impressionante di negligenze e lacune (abbagli, granchi, errori, omissioni e gravi pecche), nel migliore dei casi. Ma nel sistema giudiziario del Vaticano – dove non vige una conquista della civiltà moderna come la separazione dei poteri – si sono visti anche imbeccamenti calunniosi a certa stampa, «macroscopiche e sconcertanti trasgressioni dei capisaldi elementari del giusto processo» (Geraldina Boni), leggi modificate a procedimento in corso (sempre in sfavore degli imputati: rescripta che «si sono rivelati ingiusti e irrazionali», sempre Boni), magistrati dell'accusa che non obbediscono al giudice, video di testimonianze censurati, verbali pieni di omissis, testimoni che ammettono d'essere stati manipolati (senza che si approfondisca per capire da chi e perché), interrogatori calendarizzati e poi cancellati, messaggi chat tenuti nascosti, una pregiudicata che muove le pedine a proprio piacimento, promotori di giustizia indegni che non ne azzeccano una, giudici che approvano senza battere ciglio... E intollerabili interventi censori sul materiale probatorio. PERCHÉ? Cosa nasconde il Tribunale vaticano? La cosa più grave – a mio parere – è accaduta nel gennaio del 2023: i Giudici, dopo averlo calendarizzato, hanno inspiegabilmente cancellato l'interrogatorio della Chaouqui previsto per il 16 febbraio 2023 (già spostato una volta), nonché il confronto Chaouqui-Ciferri, richiesto dalle difese. In un articolo del 14 gennaio 2023 si legge un'affermazione di Chaouqui, mossa evidentemente da odio: «Io e il papa abbiamo un nostro modo di comunicare informazioni, e non lo spiegherò nei dettagli certo a voi» (QUI). Parlava ai giornalisti che aveva convocato per il suo show, ma… in tribunale non si potrebbe pretendere che spieghi questo “modo di comunicare”? Chi faceva – o fa – da tramite tra Chaouqui e il Papa? Forse la stessa persona che gli portò l'«Espresso» prima ancora che arrivasse nelle edicole? COME MAI il Promotore di (In)Giustizia Diddi ha nascosto 120 su 126 messaggi intercorsi tra la Chaouqui e la Ciferri? E COME MAI i documenti pontifici e il materiale riservato della Santa Sede detenuti abusivamente dalla Chaouqui, trovati durante una perquisizione effettuata dalla Guardia di Finanza di Roma nel dicembre del 2020, non hanno ancora avuto conseguenze sul piano giuridico? Le contraddizioni emerse sono davvero troppe ed è necessario che tutte le parti dispongano integralmente dei verbali di Perlasca e di tutti i messaggi inoltrati dalla Ciferri, com'era necessario che potessero interrogare approfonditamente la Chaouqui, onde far emergere i retroscena e le motivazioni rancorose delle sue montature. Se non adempie le condizioni minime per il giusto processo, la Giustizia vaticana dimostra di non amare la verità e perde la propria credibilità. E quanto sia importante essere credibili l'ha testimoniato con la vita un magistrato serio e beato: Rosario Livatino. Nel febbraio 2023 il Papa ha detto ai magistrati che bisogna «evitare il rischio di "confondere il dito con la luna": il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano». In questo modo si presume però che quei comportamenti e quei fatti siano veri, contraddicendo ciò che più volte il Papa stesso ha sostenuto in altri contesti, vale a dire che la presunzione di innocenza fino a prova contraria è un diritto umano fondamentale e fa parte delle «armi legali di garanzia. [...] Perché se iniziamo a uscire da quelle garanzie, la giustizia diventa molto manipolabile». Ma se la luna non c'è? Non è forse il senso stesso dei processi quello di verificare se le accuse ipotizzate nel rinvio a giudizio sono vere o false, se sono fondate sulla realtà o su una messinscena? Se bastasse l'esistenza di un processo per dedurre che fatti e comportamenti sono reali, allora non sarebbe nemmeno necessario aspettarne l'esito, sarebbe una perdita di tempo, visto che tutto è già "chiaro" prima; allora Gesù era colpevole a prescindere, e non c'è nulla da discutere, tanto più che era accusato dalla più alta autorità religiosa dell'epoca. Ma CHI ha scritto quel discorso al Papa?, il quale solo poche settimane prima aveva chiarito lucidamente: «... guardatevi da coloro che creano l’atmosfera per un processo, qualunque esso sia. Lo fanno attraverso i media in modo tale da influenzare coloro che devono giudicare e decidere. Un processo deve essere il più pulito possibile, con tribunali di prima classe che non hanno altro interesse che salvare la pulizia della giustizia». E allora, COM'È POSSIBILE ciò che è accaduto nell'Ufficio del Promotore di (In)Giustizia negli ultimi anni? E negli stessi giorni in cui è stata pronunciata la sentenza sul "caso Becciu" sono stati rimpolpati gli stipendi dei magistrati vaticani.
Un magistrato dev’essere come la moglie di Cesare: non solo deve essere onesto, ma anche sembrare onesto. Di più, non solo deve essere corretto, ma non deve lasciare dubbi sulla sua correttezza: non è possibile che un magistrato, disobbedendo al Giudice, tenga nascosto materiale probatorio in un processo; non è possibile che ritagli i video degli interrogatori e oscuri le testimonianze con “omissis” distribuiti a proprio piacimento; non è possibile che protegga testimoni che hanno manipolato o che sono stati manipolati per incastrare altre persone; non è possibile che nasconda 120 su 126 messaggi che gli sono stati inoltrati perché venissero resi noti alla Giustizia; non è possibile che usi strumentalmente la stampa amica o cooptata per mettere alla gogna persone che avrebbero diritto a un giudizio equo ed equilibrato; non è possibile che tratti gli inquisiti in modo differente, portandone alcuni a giudizio e ignorando i reati degli altri, a seconda delle convenienze o dei suoi teoremi precostituiti. Non è possibile, insomma, che sussista neanche il dubbio o l’impressione che abbia nascosto o manipolato la verità, anziché portarla alla luce. E che per cotanta prestazione gli sia stato alzato lo stipendio! E invece, mentre Perlasca – definito da Diddi «incapace e inetto» (il capo dell'Ufficio amministrativo del Vaticano!) – (ri)diventa promotore di giustizia, nella primavera 2024 viene introdotta una sorta di impunità per i magistrati! Chi ha orecchi per intendere tragga le conseguenze. Ne va della credibilità della Chiesa Cattolica, non solo del Vaticano. E intanto:
1) Il Papa legifera anche in Italia (contra legem)? Nel marzo del 2024 scoppia lo "scandalo dossieraggio": emerge che nel luglio del 2019 – nello stesso mese in cui il Papa con il secondo dei quattro "rescripta" (modifiche alla legislazione, ovviamente vaticana, adottate unicamente per questo procedimento contro Becciu, in deroga alle comuni regole del processo stabilite per legge!) autorizzò lo IOR e l’ufficio del promotore di giustizia ad adottare strumenti tecnologici di intercettazione contro i «soggetti le cui attività di comunicazione siano ritenuti utili per lo svolgimento delle indagini» (e ciò «con il più assoluto riserbo» e con «le modalità più adeguate per l’acquisizione, utilizzazione e conservazione delle prove raccolte») – Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di Finanza italiana in servizio alla Procura nazionale antimafia italiana, effettuò accertamenti non autorizzati (quindi illegittimi) contro varie persone coinvolte nel cosiddetto "processo del secolo" in Vaticano; all'operazione avrebbero partecipato anche un magistrato, Antonio Laudati, e membri dei Servizi segreti (deviati?). Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone l'ha definito «un verminaio» e pare che dati segreti siano stati forniti – sempre illegalmente – a Servizi stranieri. Anche a quelli del Vaticano, dove – contrariamente alle indicazioni di Moneyval – agiscono magistrati che lavorano/hanno lavorato pure nella giustizia italiana? La domanda diventa fondamentale: CHI SONO I MANDANTI? Chi era a conoscenza di quel "rescriptum" tenuto segreto? Chi in quel momento sapeva che i promotori di giustizia stavano indagando su Becciu? Erano davvero pochissime persone...! E chi di loro poteva intrattenere un contatto (diretto o indiretto) con Striano? Suvvia, non dovrebbe essere difficile trovare la verità. A meno che chi dovrebbe cercare la verità... la voglia in realtà nascondere. Diddi ora dovrebbe indagare sui mandanti in Vaticano... con UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE COME UNA MONTAGNA!
2) Come se non bastasse, nell'estate del 2024, quando il Tribunale sta ancora scrivendo le motivazioni della sentenza contro Becciu, emergono intrecci sconcertanti; mentre il promotore di (in)giustiza Diddi difende presunti mafiosi e criminali assortiti, il Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone – anche lui pagato con l'Obolo di San Pietro – risulta indagato dalla Procura di Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia. Prima di morire, il giudice Paolo Borsellino definì la Procura di Palermo «un nido di vipere»; e profetizzò: «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri». A chi si riferiva? Chi erano le vipere tra i colleghi di Borsellino? Nessuno sia considerato intoccabile! «La giustizia è una cosa divina, peccato che sia affidata agli uomini», ha detto Pignatone; e come dargli torto? Con quale credibilità ora il giudice Pignatone può argomentare la condanna contro un imputato distrutto da una campagna stampa di diffamazione senza precedenti e che presenta tutte le caratteristiche del mascariamento? Un indagato per favoreggiamento alla mafia non può essere il Presidente del Tribunale vaticano e pronunciare sentenze in nome del S. Padre.
3) Nell'aprile del 2025, con la scoperta delle chat tenute colpevolmente nascoste dal promotore di ingiustizia Diddi (chat presentate in una denuncia all'ONU), emergono le prove del complotto imbastito contro Becciu dal trio Chaouqui-Ciferri-Perlasca, apparentemente con la collaborazione dello stesso Diddi, l'«anello debole» della catena (e quindi manipolabile?), il quale mentendo ha sempre detto di non essere stato in contatto con Chaouqui. C'è dietro un loschissimo "do ut des"?
Del resto il cardinale Julián Herranz, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e Presidente emerito della Commissione Disciplinare della Curia Romana, aveva già rilevato il rischio legato a questa magistratura: «Un fatto che per esempio danneggia o può danneggiare l’indipendenza della funzione del Papa, e causa pregiudizio all’immagine della Chiesa e del Pontificato, è la fuga di notizie relative a comportamenti delittuosi ancora nella fase istruttoria o sotto processo. Queste fughe, in se stesse illecite, possono risultare ingiustamente ingiuriose per alcune persone, e mettere in pericolo – creando pressioni e divisioni nell’opinione pubblica – l’indipendenza del processo giudiziario. In questo modo si cade nel vizio della corruzione che in alcuni Paesi oggigiorno coinvolge la funzione giudiziaria (paesi anche di famosa tradizione giuridica) e porta alla dipendenza dai poteri mediatici, politici e finanziari della società civile. Il fatto, inoltre, che i tribunali dello Stato Vaticano siano costituiti nella loro maggioranza da giudici e promotori di giustizia procedenti dalla Magistratura di una determinata nazione, fanno dubitare che questo foro sia il più logico e competente per giudicare delitti che per la loro natura afferiscono al bene comune della Chiesa universale e si riferiscono a membri della gerarchia ecclesiastica e organi di governo della Santa Sede».
La domanda è ormai imbarazzante, in Italia come in Vaticano: chi deve indagare e cercare la verità, se le persone sospette, coloro che si comportano in modo equivoco o losco, sono i magistrati e i membri delle forze dell'ordine (Diddi, Pignatone, Striano, Laudati, Cafiero De Raho, Natoli, Scarpinato...)?
Nico Spuntoni, «Ecco perché Becciu poteva (e doveva) partecipare al conclave»i (intervista alla professoressa Geraldina Boni), in «La Nuova Bussola Quotidiana», 1° maggio 2025. «Professoressa, secondo lei Becciu aveva il diritto di partecipare al conclave? «L'unica attestazione che comprimeva i suoi diritti connessi al cardinalato è quella contenuta nella sezione Rinunce e nomine sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede del 24 settembre 2020, tra l’altro laconica e un poco imprecisa. Si è trattato di una rinuncia che, malgrado il vocabolo sembri implicare una libera volontarietà dell’atto, non è stata spontanea ma comandata verbalmente da Francesco, sebbene Becciu si proclami da sempre innocente rispetto a quello di cui è stato imputato. Nell’accettazione pontificia ci sono numerosi profili di incertezza perché non si menziona il conclave né si priva espressamente Becciu della dignità cardinalizia, lasciando in tal modo aperta la possibilità che la situazione potesse evolvere e risolversi diversamente. In seguito, tra l’altro, Francesco, con significativi gesti concludenti, ha riammesso in alcune circostanze emblematiche Becciu al concistoro e alle celebrazioni pontificie, pubblicamente a partire da fine agosto 2022.» Che interpretazione dovevano assumere questi gesti agli occhi dei cardinali nelle congregazioni generali? «Questi gesti avrebbero potuto far presumere che la ʻsanzioneʼ inflitta fosse stata di fatto addirittura superata per volontà dello stesso Sommo Pontefice. Comunque, in applicazione della Costituzione Apostolica Universi Dominici gregis, il collegio dei cardinali, chiamato a dirimere la questione dubbia, avrebbe dovuto tener conto dei confini indefiniti e ambigui della rinuncia verosimilmente imposta a Becciu e dare fedelmente esecuzione a quanto stabilisce il diritto canonico che impone, laddove si sia dinanzi a disposizioni che comminano una pena o limitano il libero esercizio dei diritti, una loro interpretazione stretta. Dunque andava ammesso al voto in conclave. (...) Semmai è doveroso interrogarsi sull’ingiustificata segretezza delle lettere, neppure notificate al loro principale destinatario. (...) non so se la decisione di Bergoglio risultasse espressamente motivata. Certamente sarebbe espressione di mera autocrazia stabilire l’esclusione dal conclave senza neppure spiegarne le ragioni: un atto lesivo della dignità di Becciu, anzitutto come uomo. Non si può immaginare questo atto di arbitrio da parte del Papa che si è proclamato araldo della misericordia. D’altro canto, se le ragioni esplicitate dovessero essere state quelle che spinsero probabilmente il Papa a imporre a Becciu «la rinuncia ai diritti connessi al cardinalato» e per le quali è stato condannato dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, si vulnererebbe la presunzione di innocenza e si anticiperebbe la condanna definitiva senza assicurargli il diritto di difesa e quello al giusto processo, garantiti dal diritto divino.»
Procès Becciu: Les mystères d'une messagerie, in «Golias», 1° maggio 2025.
Luisella Scrosati, Rispettare il diritto per garantire la giustizia ed evitare l'assolutismo, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 2 maggio 2025. «Che Francesco sia più volte entrato in conflitto con la giustizia, con quel dare a ciascuno il suo che struttura la vita di ogni compagine sociale, inclusa la Chiesa, è piuttosto evidente nel caso del processo che ha coinvolto il cardinale Angelo Becciu; il Papa non si è fatto alcun problema a cambiare le regole del gioco a processo iniziato, infilando ben quattro rescripta, come se nulla fosse. Al cardinale sardo, colpevole o innocente che sia, non è stato concesso un trattamento equo, rispettoso della sua dignità di uomo e di principe della Chiesa. Anomalie che sollevano più di un dubbio circa la legittimità del processo ed allontanano pericolosamente la giustizia vaticana dai parametri internazionali, trasformando la sovranità della Città del Vaticano in un’oscura eccezione giustizialista.»
Esclusivo: ingannarono papa Francesco? L'accusa shock di Becciu, in «FL web», 2 maggio 2025.
Felice Manti, "La Santa Sede risarcisca il broker", la sentenza su Becciu fa tremare il Vaticano, in «Il Giornale», 2 maggio 2025. «Sbugiardato il Promotore di Giustizia Diddi, accusato da tutti i legali del processo sui fondi vaticani di aver nascosto delle prove. (...) Insomma, un doppio ko per Diddi e l'ennesimo segnale che quello che avrebbe essere "il processo del secolo" nasconda una verità che nessuno riesce più a occultare.»
Angelo Di Natale, Papa Francesco, gigante politico fuori dalla sua Chiesa, ma incapace all'interno di distinguere il bene dal male, in «In Sicilia Report», 2 maggio 2025. Ahimé, la verità brucia!
Vaticano, Alta Corte inglese condanna Santa Sede a pagare oltre 4 milioni euro al finanziere Raffaele Mincione, in «Il Messaggero», 2 maggio 2025. LA PROVVIDENZA HA TEMPI TUTTI SUOI: PROVVIDENZIALI! OGGI UNA BOMBA DA LONDRA: LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO È CONDANNATA A RIMBORSARE RAFFAELE MINCIONE – COIMPUTATO DEL CARD. BECCIU NEL "PROCESSO DEL SECOLO" – CON OLTRE 4 MILIONI DI EURO, A TITOLO DI PARZIALE RIMBORSO IN QUANTO INGIUSTAMENTE ACCUSATO DI DISONESTÀ, FRODE E COSPIRAZIONE DA PARTE DI ALTI FUNZIONARI DELLA SANTA SEDE! INSOMMA: 1) LA GIUSTIZIA VATICANA – ALESSANDRO DIDDI E CO. – MENTIVA! 2) LA STAMPA (FILO)VATICANA – "VATICAN NEWS", ANDREA TORNIELLI, "OSSERVATORE ROMANO", "MARIA ANTONIETTA CALABRÒ" ECC. – MENTIVA! 3) LA CONSEGUENZA LOGICA È CHE BECCIU NON POTEVA ESSERE IN COMBUTTA CON MINCIONE, E QUINDI È INNOCENTE PURE LUI! 4) UNA VERGOGNA COLOSSALE PER LA CHIESA CATTOLICA (O PER I SUOI VERTICI)! 5) AH, CHE PECCATO CHE IL CARD. BECCIU – VITTIMA COME MINCIONE DELLA MALAGIUSTIZIA VATICANA E LA CUI INNOCENZA RISULTA SEMPRE PIÙ EVIDENTE – NON SIA CITTADINO BRITANNICO, ALTRIMENTI NE VEDREMMO DELLE BELLE!
Ermes Dovico, Il Papa che verrà, tra nodi da sciogliere e doveri, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 3 maggio 2025. «... speculazioni sui due documenti – uno del settembre 2023 (mesi prima, peraltro, della condanna da parte del Tribunale vaticano) e l’altro durante l’ultimo ricovero di Francesco al Policlinico Gemelli – che avrebbero infine indotto il cardinale sardo a fare un passo indietro, per il bene della Chiesa. Documenti problematici, tant’è che nemmeno sono nominati dalla nota della Congregazione dei cardinali sulla rinuncia di Becciu, come se ci sia la consapevolezza che «quei documenti rappresentano più un problema che la soluzione»; «non si capisce perché se c’era il documento del 2023, si fa firmare al Papa un altro documento al Gemelli», osserva Spuntoni facendo anche presente una fresca indiscrezione da lui ricevuta, secondo cui questo presunto motu proprio del 2025 avrebbe la firma di Francesco per esteso e non la sua semplice iniziale. (...) Ed è un po’ la conseguenza del «rapporto conflittuale che Francesco ha avuto con la giustizia, perché se è vero che un papa può agire contra legem il punto più problematico è pensare che possa agire contra iustitiam». Di certo, a rappresentare un problema è l’idea di due documenti su cui manca l’ufficialità, lasciati solo nelle mani di qualcuno, e capaci di «intervenire così pesantemente sui diritti e doveri di un cardinale». Perciò, il nuovo Papa dovrà recuperare il principio che la sua potestà suprema non può mai andare contro la giustizia.»
Solarino Antonino, Ancora sul card. Becciu, in «Facebook», 3 maggio 2025. «Le idee valgono anche per il prezzo che si è disponibili a pagare per esse.»
Antonio Mastrapasqua, Da Prestipino a Becciu: quando la giustizia di Stato diventa presunzione di colpevolezza, in «Affari Italiani», 3 maggio 2025. «E curioso che lo scatto giustizialista a carico di Prestipino – subito sospeso dal suo incarico – non sia stato mai condiviso dalle sorti di Pignatone, a sua volta indagato (sempre a Caltanissetta) su fatti relativi agli anni in cui Pignatone era capo della Procura di Palermo. La carriera di Pignatone è continuata senza conseguenze. E dopo il pensionamento dai ruoli nello Stato italiano, fino al dicembre 2024 è stato presidente del Tribunale Vaticano. L’ipotesi di reato nei suoi confronti – favoreggiamento alla mafia – non gli aveva impedito una fulgida carriera ai vertici della Giustizia anche oltre Tevere. La giustizia (umana) non è uguale per tutti. Speriamo lo sia quella divina, nonostante qualche incertezza anche in Vaticano.»
Caterina Maniaci, Verso il Conclave tra scandali e una maxi multa da pagare, in «Libero», 3 maggio 2025. MENTRE LA MENZOGNA HA BISOGNO DI UN'INFINITÀ DI PUNTELLI, LA VERITÀ STA IN PIEDI DA SOLA.
Card. Versaldi, 'su fiducia tradita non mi riferivo a Becciu' 'Senza condanna definitiva è da considerarsi innocente', «Ansa», 3 maggio 2025. CHI HA REALMENTE TRADITO IL PAPA? BASTA MENZOGNE DAL VATICANO! «La dichiarazione del cardinale Versaldi è particolarmente rilevante in quanto è il primo cardinale che osa parlare con libertà ad evidenziare forti dubbi sulla regolarità del processo che si è trasformato in una esecuzione in piena regola per il cardinale Becciu. È finito il periodo del terrore dentro le mura vaticane?» M.B.
Luis Badilla e Robert Calvaresi, Congregazioni generali del collegio cardinalizio – Comunicati ufficiali, in «Osservazioni casuali», 67, 30 aprile-3 maggio 2025. «Non si capisce perché Francesco non ha detto questo in vita e perché addirittura ha firmato due testi di fatto applicati come “potestà papale post-mortem”, questione delicatissima e molto discutibile. Alla fine il comunicato “auspica che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti”. Queste sono parole grandemente ipocrite e rivelano uno spirito burocratico feroce. Il cardinale Becciu è innocente, e nel processo voluto da Papa Bergoglio, è il Vaticano che deve dimostrare e provare che il porporato è colpevole, con un processo onesto e corretto, riconosciuto tale. Il processo è in corso. C’è una prima sentenza. Ora è in corso il primo appello e c’è ancora alla fine anche un massimo Appello. Perché non difesero il principio della presunzione dell’innocenza? Perché? Qualcuno avrà il coraggio di continuare a predicare il principio della presunta innocenza? La stragrande maggioranza dei cardinali, sostenendo questa dichiarazione si sono pronunciati su cose che non sanno, che non conoscono, che sono occulte. I segreti del card. Parolin (un po’ troppi) La quasi totalità dei cardinali che devono eleggere il nuovo Vescovo di Roma sul caso Becciu non sanno nulla o poco e hanno ricevuto informazioni manipolate. E’ ovvio che nulla sanno della prima fase del processo (segretato) e nulla sull’appello (in corso). E non sanno nulla dei famosi due documenti che Francesco firmò prima di morire, sempre secondo il cardinale Parolin. Sino ad oggi non è stato rivelato il contenuto di queste carte. È sempre il cardinale Parolin, detentore di altri segreti come per esempio gli Accordi con la Cina, quello che fa uso di questi contenuti senza che gli altri sappiamo nulla. Questo comportamento pone dubbi pesanti e legittimi. Quale Chiesa di Cristo si può governare con montagne di documenti segreti che determinato condotte e prospettive dei cattolici nel mondo intero? (...) Ma questo Diddi fino quando continuerà a mentire in nome del in nome del Tribunale vaticano e la giustizia del Papa?»
Luigi Bisignani, L'eredità di Bergoglio. Una Chiesa in default, in «Il Tempo», 4 maggio 2025. «È delle ultime ore la vicenda dell'immobile di Sloane Street (Avenue), a Londra, che rende sempre più fragile il caso Becciu. Oltre al danno d'immagine, provocato da un processo che appare taroccato, il Vaticano ha già perso tra i 13 e i 14 milioni di euro. I giudici inglesi lo hanno condannato a coprire le proprie spese legali e a versare oltre 4 milioni di euro al finanziere Raffaele Mincione, che continua a proclamarsi innocente e potrebbe ora chiedere un risarcimento.»
Vik van Brantegem, L'ingiusta condanna del Cardinal Becciu e la sua esclusione dal Conclave. Approfondimenti e valutazioni – Prima parte, in «Korazym», 4 maggio 2025. Anche in tedesco.
Salvatore Di Bartolo, Strane cose accadono in Vaticano, in «L'Opinione», 5 maggio 2025.
Rita Cavallaro, Parolin, c'è la sua firma sull'ultimo documento dell'affaire Sloane Avenue che ha segnato il caso Becciu, in «Il Tempo», 5 maggio 2025. Scrive Parolin, «sono favorevole alla stipulazione dei contratti». «... in calce al memorandum, che delinea l'uscita dal Fondo del palazzo (che alla fine è costato al Vaticano 40 milioni di euro e che, nei giorni scorsi, ha portato l'Alta Corte inglese a condannare la Santa Sede al risarcimento di 4 milioni di euro di spese processuali nei confronti di Raffaele Mincione, proprietario dell'immobile), c'è la nota scritta a mano da Parolin, con la quale autorizza l'operazione e la stipulazione dei contratti, che avrebbero portato all'acquisto del palazzo attraverso la società lussemburghese Gutt.Sa, di proprietà del broker Gianluigi Torzi. Una decisione che Parolin avrebbe preso, come lui stesso scrive, dopo aver sentito, la sera prima, il parere del monsignore Alberto Perlasca, il grande accusatore di Becciu, e quello di Fabrizio Tirabassi, l'uno a capo e l'altro minutante dell'Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato. Di questa via libera formale della Santa Sede, in tutto questo scandalo non si era mai parlato. Si era sempre ritenuto che l'iniziativa fosse stata presa dai singoli, senza un avvallo formale, al punto che Becciu ha pagato un prezzo alto nel processo del secolo, finito in primo grado con la condanna del cardinale a cinque anni e sei mesi di reclusione per peculato e truffa aggravata, pur se il dibattimento ha dimostrato che il porporato non si è intascato neanche un centesimo. Questo documento, contenuto all'interno del fascicolo sul processo ma mai trapelato, si trova a pagina 97 dell’allegato denominato «All 15 Annotazione di PG Squillace con allegati», che fa parte del secondo faldone di atti depositati dall'ufficio del promotore di giustizia, Alessandro Diddi, il 20 agosto 2021. Un memorandum che mostrerebbe un'altra versione della storia di quel grande scandalo sui fondi extrabilancio dell'Obolo di San Pietro, che servivano per i poveri e invece sarebbero stati usati per fare affari. E ora queste nuove rivelazioni potrebbero riaprire la questione Becciu, che sembrava chiusa dopo le controverse lettere di Papa Francesco, che escludevano il porporato dal Conclave, e con la rinuncia del cardinale, formalizzata nei giorni scorsi.» BECCIU HA SEMPRE DETTO LA VERITÀ. ALTRI NO!
Jaime Gurpegui, El “mal menor” era cómplice: Parolin firmó la operación que arruinó al Vaticano y hundió a Becciu, in «Infovaticana», 5 maggio 2025. «La firma que lo cambia todo.»
Andrea Gagliarducci, After Pope Francis, a Church to be rebuilt?, in «MondayVatican», 5 maggio 2025. Anche in italiano. «Becciu avrebbe potuto essere dichiarato colpevole di terzo grado, ma non avrebbe perso il diritto di voto. Perché mischiare le questioni di un processo penale con quelle relative al diritto ecclesiastico che regola il Conclave? Perché mischiare diritto canonico e diritto penale? (...) Anche la gestione del caso Becciu è discutibile. In definitiva, perché Parolin non ha presentato privatamente le lettere del Papa a Becciu, in un incontro da tenersi con il Camerlengo e il Decano del Collegio Cardinalizio per decidere il da farsi? Perché ciò non è stato fatto prima delle Congregazioni Generali, evitando così lunghe discussioni tra i cardinali? A un certo punto, tutto sembra essere stato gestito piuttosto… alla leggera.»
Rita Cavallaro, Il documento segreto che riabilita Becciu: la firma del cardinale Parolin sull'affare di Londra, in «L'Identità», 6 maggio 2025. CONTRO LA LOGICA ILLOGICA DEL LUPO C'È POCO DA FARE PER L'AGNELLO. ANCHE SE HA TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. UNA MACCHIA INDELEBILE SULLA CHIESA!
Gianluigi Nuzzi, L'ombra di Becciu, in «La Stampa», 6 maggio 2025. SE PERFINO NUZZI – CHE È TUTTO DIRE – PRENDE IN CONSIDERAZIONE LA REALTÀ (QUELLA VERA, NON QUELLA CHE CI HANNO FATTO CREDERE), QUALCOSA VORRÀ PUR DIRE!
Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn, La Scomunica: verso il Conclave, 6 maggio 2025. «... due processi cruciali dell'era di Papa Frnacesco: quello a rovescio, che parte dalla condanna e poi cerca le prove, al cardinale Angelo Becciu, e quello che non c'è`stato, che si è`perso nelle nebbie, all'ormai ex gesuita Marko Rupnik.»
Felice Manti, Si (ri)apre l'indagine vaticana sulle chat del processo Becciu, in «Il Giornale», 7 maggio 2025. «Sono due anni che c'è un'indagine su queste conversazioni «omissate» dallo stesso Diddi. Nel corso del processo, era emerso che Perlasca aveva riferito a De Santis che avrebbe incontrato Becciu alla famosa cena del 5 settembre 2020 al ristorante romano Lo Scarpone, al Gianicolo. Per quale motivo l'avrebbe informato? Era parte della «macchinazione» che oggi lamentano i legali di Becciu? Le due donne millantano anche un ruolo di Pietro Parolin: «Fa la gatta morta, ma... molte cose le sa benissimo, e le ha sempre sapute», dice la Ciferri. Ma che c'entra lui? Come documentato dal Tempo, c'è la sua firma sul via libera all'affare del palazzo di Londra che ha portato alla condanna di Becciu. Il memorandum sull'affarre di Sloane Avenue, nato su idea Credit Suisse di Londra, è datato 25 novembre 2018, quando Becciu era alla Congregazione dei santi. Eppure sarebbe stato costretto al passo indietro sul Conclave «per assecondare la volontà di Papa Francesco», suggellata nelle due lettere firmate F e diffuse dallo stesso Parolin. Le chat - 2.500 pagine circa di fitte conversazioni - sono state consegnate dalla Ciferri al broker Raffaele Mincione, infangato da un processo a suo dire «ingiusto», tanto da rivolgersi all'Onu. Nei giorni scorsi il finanziere ha anche ottenuto la condanna della Santa Sede a rifondere 1,5 milioni di spese legali dopo la condanna decisa dal Tribunale vaticano diretto da Giuseppe Pignatone. «Becciu è stato escluso dal Conclave perché condannato o è stato condannato per farlo fuori dal Conclave?», è la domanda che circola da giorni in Vaticano.» SI SVEGLIANO ALL'ULTIMO MINUTO IN VATICANO? SE LA MAGISTRATURA DEVE INDAGARE SULL'OPERATO DELLA MAGISTRATURA E DELLA GENDARMERIA...
Paqujto Farina, Conclave – Oggi i principi della Chiesa si ritirano in Cappella Sistina, in «Newsarde», 7 maggio 2025. «... la giustizia vaticana potrebbe (ri)aprire un fascicolo dopo la pubblicazione delle chat contenute nel telefonino di Genevieve Ciferri, dalle quali emergerebbe che le prove contenute nel dossier di monsignor Alberto Perlasca, amico della donna, collaboratore di Becciu e in seguito suo acerrimo accusatore e teste chiave nel processo, sarebbero state concordate con la «papessa» Francesca Chaouqui, il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi e il commissario della Gendarmeria Stefano De Santis. Un autentico complotto, insomma, la qual cosa impone una nuova indagine, più onesta e cristallina di quella condotta sinora, sul famigerato acquisto londinese in Sloane Avenue, nato su idea della Credit Suisse di Londra, datato 25 novembre 2018, sulla quale c’era il benestare del Cardinale-Segretario di Stato, Pietro Parolin. (...) Ma la domanda che corre nelle sacre navate e cappelle vaticane è questa: “Becciu è stato escluso perché condannato oppure, viceversa, preventivamente condannato per estrometterlo dal Conclave?”» ECCO PERCHé IL PDG DIDDI NON INDAGA... SU SE STESSO!
Matteo Caione, La visione laica di Violante: «Bergoglio figura di rottura tra tante luci e qualche ombra», in «Quotidiano di Puglia», 8 maggio 2025. Qui il pdf. «Come tutte le azioni umane ci sono aspetti positivi e negativi. Francesco è stato certamente un elemento di rottura, non sempre positivo. E mi riferisco in particolare, e lo segnalo da giurista, a come ha cambiato le regole in corso del processo sul caso Becciu: è un fatto francamente difficilmente accettabile, cambiare le regole per avere un certo tipo di esito piuttosto che un altro» (Luciano Violante). VERRÀ IL GIORNO IN CUI TUTTI – PAPA COMPRESO – SI INGINOCCHIERANNO DAVANTI AL CARD. BECCIU PER CHIEDERGLI PERDONO.
Angela Ambrogetti, Tra il bene e il male, il diritto tra ordinamento italiano e canonico, in «Ewtn», 8 maggio 2025. «Non conosciamo la fonte della comunicazione divulgata, né se si tratti di un documento, l’epoca della sua redazione e quale natura esso rivesta. Se si tratta di un documento autentico in cui sarebbe depositata la volontà del papa di escludere il cardinale dal conclave, osservo che nella Costituzione Apostolica Romano Pontifici eligendo di Paolo VI vi era una norma che andava in senso esattamente contrario alla presunta decisione di papa Francesco. L’art. 35 suonava così: “Nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione, attiva e passiva, del Sommo Pontefice, a causa o col pretesto di qualunque scomunica, sospensione, interdetto o di altro impedimento ecclesiastico; queste censure dovranno ritenersi sospese soltanto agli effetti di tale elezione”. L’articolo seguente sanciva l’esclusione dei cardinali canonicamente deposti o che abbiano rinunciato, con il consenso del papa, alla dignità cardinalizia. Ne consegue che il diritto di voto in conclave è strettamente legato alla dignità cardinalizia, che non mi risulta sia stata tolta al card. Becciu, il quale comunque non è incorso in alcuna scomunica o interdetto, che comunque sarebbero sospesi. Il n. 35 della Costituzione vigente UniversiDominici gregis, di Giovanni Paolo II, recita: “Nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, fermo restando quanto prescritto al n. 40 e al n. 75 di questa Costituzione”. Dunque, sostanzialmente la stessa prescrizione di Paolo VI, anche se molto più sobria. (...) la minore tutela del diritto di difesa non proviene solo dalla cattiva volontà o dalla scarsa preparazione degli operatori del diritto nella Chiesa, ma dal fatto che il processo penale canonico presenti ancora un carattere marcatamente inquisitorio, quando invece gli ordinamenti dei paesi democratici più avanzati hanno gradualmente purificato gli elementi di carattere inquisitorio per assumere caratteri più marcatamente garantisti per gli imputati, come accade negli ordinamenti processuali a carattere accusatorio. (...) Il diritto di difesa è il diritto di opporre le proprie ragioni a discolpa o diminuzione delle responsabilità dell’imputato, assistito da una difesa che occupi nel processo un posto di parità rispetto alla pubblica accusa. S. Alfonso, già nella metà del settecento, scriveva che il giudice non può condannare l’accusato, se per scienza privata sa esser colpevole, ma lo può condannare solo secundum allegata et probata. Nelle cause criminali si deve sempre porre a favore del reo, quando vi sono ragioni probabili in sua difesa (in dubio, pro reo). Il reo, poi, “può resistere positivamente per liberarsi dalle mani de’ birri, se condannato a morte può lecitamente fuggire dalla carcere” e poi, infine, una chicca che lascia interdetti per la modernità del suo pensiero: “Essendo poi lecito al reo il fuggire, è lecito ancora agli altri il somministragli le funi, le lime o altri stromenti a poter fuggire …”. Allora si trattava spesso del diritto di difesa della propria vita. Giudichi il lettore se da allora ad oggi vi sia stato un vero progresso nella tutela del diritto alla difesa. (...) Non è sufficiente proclamare il diritto di difesa, occorre renderlo effettivo creando i meccanismi processuali che lo salvaguardino, senza far difetto alla ricerca della verità e delle responsabilità individuali.» IL CARDINALE BECCIU – INNOCENTE MESSO IN CROCE – HA AMATO LA CHIESA, FINO ALLE ESTREME CONSEGUENZE.
Giuliano Foschini, Il Conclave visto da Becciu: "Il mio passo indietro per la serenità (dei cardinali)", in «La Repubblica», 8 maggio 2025. «La messa in una chiesetta al Trionfale, come un semplice parroco. L’attesa, e la fiducia, per la scelta del nuovo Papa. La “sofferenza” per quello che è successo. La consapevolezza che, se questo Conclave si sta tenendo senza polemiche, è anche grazie al suo “passo indietro”. Ma anche una “grande serenità: la mia coscienza è tranquilla. Non ho mai incassato un soldo, non ho favorito familiari, ho sempre e soltanto lavorato per la Santa Sede: quegli investimenti, che mi erano stati proposti da altri, dovevano servire soltanto ad aiutare il Vaticano”. C’è un 134esimo cardinale che avrebbe potuto essere nella Sistina e che, invece, ha gli occhi al cielo in attesa di sapere quando e chi sarà il nuovo Papa. E’ il cardinale Angelo Becciu che, dopo la decisione di Papa Francesco, documentata in una lettera firmata poco prima di morire, aveva perso il suo diritto di entrare nella Sistina. Su quel documento Becciu avrebbe potuto aprire un caso […]. Ma ha raccolto l’invito dei suoi colleghi cardinali – in particolare di Pietro Parolin e del decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re – e ha deciso di “obbedire, avendo a cuore il bene della Chiesa, come ho sempre fatto, alla volontà di Papa Francesco di non entrare in Conclave, pur rimanendo convinto della mia innocenza". Tutto nasce dalla condanna per peculato avuta in primo grado per la storia del palazzo di Sloan Avenue, l’immobile acquistato a Londra dal Vaticano e che si è rivelato un pessimo affare per la Santa Sede. Becciu aveva dato il via libera all’operazione “perché lo studio che si occupava di questo investimento”, ha raccontato più volte il cardinale, “mi aveva assicurato che era un buon investimento e non mi aveva balenato il minimo rischio”. In sentenza i giudici – che hanno riconosciuto come Becciu non abbia guadagnato un euro dall’operazione – gli hanno però contestato di non essersi comportato come “un bravo padre di famiglia”. Un punto però che gli avvocati di Becciu – Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo – sono convinti di poter smontare facilmente nell’appello che comincerà alla fine dell’anno visto che operazioni simili erano state fatte anche prima della vicenda londinese. E che il tutto era stato proposto e raccomandato a Becciu come un affare sicuro. Ma il futuro del cardinale sardo non passa soltanto per il tribunale vaticano. Perché proprio la sua scelta di evitare la conta, di non “macchiare la serenità del Conclave”, potrebbe portare a una sua riabilitazione in tempi molto più brevi. Molti cardinali sono infatti convinti dell’innocenza di Becciu. O comunque della necessità del perdono, ancor più dopo la sua scelta del passo di lato, per alcuni versi inevitabile ma che comunque è stata assai apprezzata. […] “È un bravo prete ed è sempre stato leale con il Papa. Io mi occupo di dottrina e non di finanze ma sono convinto della sua innocenza” aveva detto a Repubblica l’influentissimo cardinale tedesco, Gherard Muller. Spiegando della necessità che debba “essere riabilitato. Noi ci aspettiamo che il prossimo Papa lo faccia subito. Però saremo noi a chiederlo”. […]»
Mieli incensa Prevost e attacca Bergoglio: "Un superlaureato, non uno delle chiacchiere a vanvera e del pacifismo da bandiera bianca". Su La7, in «Il Fatto Quotidiano», 9 maggio 2025. «Bergoglio è stato una persona eccezionale, però all'inizio chiamava dei collaboratori a casaccio, maschi e femmine, non si capiva con che criterio saltavano fuori. Non ci sarà un caso come il "caso Becciu", gestito in una maniera che dire approssimativa è dir poco...»
Carlo Cambi, Finanza vaticana: i 30 denari di papa Bergoglio, in «Panorama», 10 maggio 2025. «Fa un certo effetto che Francesco sia stato preso in mezzo in un chiacchiericcio, quello che lui – a parole – aborriva. Pare strano, ma le finanze vaticane sono state governate con questo chiacchiericcio. Becciu viene silurato perché convinto da monsignor Alberto Perlasca – che diverrà il suo accusatore, oggi reintegrato in curia – a comprare un palazzo a Londra (...) Uno scandalo immobiliare: processo, tutti sapevano, ma sono condannati solo quelli che il Papa estromette.»