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Sul sistema giudiziario vaticano (ventiquattresima parte) >>> per la parte precedente clicca qui
«Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati?» (Agostino, De Civitate Dei, cap. IV, 4).
Partendo da due casi narrati nel libro di Daniele e nel vangelo di Giovanni, papa Francesco spiega cos’è la corruzione della giustizia: quella «che era nei giudici di ambedue i casi», sia con l'innocente Susanna sia con la donna adultera, perché «in ambedue i casi i giudici erano corrotti», tanto contro un'innocente quanto contro una peccatrice. Del resto «sempre ci sono stati nel mondo giudici corrotti» e «anche oggi in tutte le parti del mondo ce ne sono». Da parte loro, i corrotti «credono che fanno bene le cose così, si credono con impunità», ha rimarcato Francesco. A Susanna, i giudici dicono: «o fai questo o faremo una falsa testimonianza» contro di te. «Non è il primo caso che nella Bibbia appaiono le false testimonianze», ha affermato il Papa. «Pensiamo a Nabot, quando la regina Gezabele combina tutta quella falsa testimonianza; pensiamo a Gesù, che è condannato a morte con falsa testimonianza; pensiamo a santo Stefano». Ma, ha avvertito il Pontefice facendo riferimento al passo evangelico di Giovanni, «sono corrotti anche i dottori della legge che portano questa donna — scribi, alcuni farisei — e dicono a Gesù: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”». E «anche questi sono giudici». Gli anziani, con Susanna, «avevano perso la testa lasciando che la lussuria si impadronisse di loro». Costoro, invece, «avevano perso la testa facendo crescere in loro un’interpretazione della legge tanto rigida che non lasciava spazio allo Spirito Santo: corruzione di legalità, di legalismo, contro la grazia». «E poi c’è la quarta persona, Gesù: la pienezza della legge», ha spiegato Francesco. E «lui si incontra come maestro della legge davanti a questi che sono maestri della legge: “Tu che ne dici?” gli domandano loro». Ai «falsi giudici che accusavano Susanna» Gesù risponde così «per bocca di Daniele: “Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi”». E «all’altro gli dice: “O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi”». «Questa è la corruzione di questi giudici» ha proseguito il Pontefice in riferimento al passo dell’Antico testamento. Invece «agli altri giudici Gesù dice poche cose: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”». In conclusione il Papa ha invitato a pensare a «questa strada, alla malvagità con la quale i nostri vizi giudicano la gente», perché «anche noi giudichiamo nel cuore gli altri» (sintesi della meditazione mattutina di papa Francesco, 3 aprile 2017).
L'operato del Promotore di (In)Giustizia Alessandro Diddi nel "processo del secolo" è connotato da una serie impressionante di negligenze e lacune (abbagli, granchi, errori, omissioni e gravi pecche), nel migliore dei casi. Ma nel sistema giudiziario del Vaticano – dove non vige una conquista della civiltà moderna come la separazione dei poteri – si sono visti anche imbeccamenti calunniosi a certa stampa, «macroscopiche e sconcertanti trasgressioni dei capisaldi elementari del giusto processo» (Geraldina Boni), leggi modificate a procedimento in corso (sempre in sfavore degli imputati: rescripta che «si sono rivelati ingiusti e irrazionali», sempre Boni), magistrati dell'accusa che non obbediscono al giudice, video di testimonianze censurati, verbali pieni di omissis, testimoni che ammettono d'essere stati manipolati (senza che si approfondisca per capire da chi e perché), interrogatori calendarizzati e poi cancellati, messaggi chat tenuti nascosti, una pregiudicata che muove le pedine a proprio piacimento, promotori di giustizia indegni che non ne azzeccano una, giudici che approvano senza battere ciglio... E intollerabili interventi censori sul materiale probatorio. PERCHÉ? Cosa nasconde il Tribunale vaticano? La cosa più grave – a mio parere – è accaduta nel gennaio del 2023: i Giudici, dopo averlo calendarizzato, hanno inspiegabilmente cancellato l'interrogatorio della Chaouqui previsto per il 16 febbraio 2023 (già spostato una volta), nonché il confronto Chaouqui-Ciferri, richiesto dalle difese. In un articolo del 14 gennaio 2023 si legge un'affermazione di Chaouqui, mossa evidentemente da odio: «Io e il papa abbiamo un nostro modo di comunicare informazioni, e non lo spiegherò nei dettagli certo a voi» (QUI). Parlava ai giornalisti che aveva convocato per il suo show, ma… in tribunale non si potrebbe pretendere che spieghi questo “modo di comunicare”? Chi faceva – o fa – da tramite tra Chaouqui e il Papa? Forse la stessa persona che gli portò l'«Espresso» prima ancora che arrivasse nelle edicole? COME MAI il Promotore di (In)Giustizia Diddi ha nascosto 120 su 126 messaggi intercorsi tra la Chaouqui e la Ciferri? E COME MAI i documenti pontifici e il materiale riservato della Santa Sede detenuti abusivamente dalla Chaouqui, trovati durante una perquisizione effettuata dalla Guardia di Finanza di Roma nel dicembre del 2020, non hanno ancora avuto conseguenze sul piano giuridico? Le contraddizioni emerse sono davvero troppe ed è necessario che tutte le parti dispongano integralmente dei verbali di Perlasca e di tutti i messaggi inoltrati dalla Ciferri, com'era necessario che potessero interrogare approfonditamente la Chaouqui, onde far emergere i retroscena e le motivazioni rancorose delle sue montature. Se non adempie le condizioni minime per il giusto processo, la Giustizia vaticana dimostra di non amare la verità e perde la propria credibilità. E quanto sia importante essere credibili l'ha testimoniato con la vita un magistrato serio e beato: Rosario Livatino. Nel febbraio 2023 il Papa ha detto ai magistrati che bisogna «evitare il rischio di "confondere il dito con la luna": il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano». In questo modo si presume però che quei comportamenti e quei fatti siano veri, contraddicendo ciò che più volte il Papa stesso ha sostenuto in altri contesti, vale a dire che la presunzione di innocenza fino a prova contraria è un diritto umano fondamentale e fa parte delle «armi legali di garanzia. [...] Perché se iniziamo a uscire da quelle garanzie, la giustizia diventa molto manipolabile». Ma se la luna non c'è? Non è forse il senso stesso dei processi quello di verificare se le accuse ipotizzate nel rinvio a giudizio sono vere o false, se sono fondate sulla realtà o su una messinscena? Se bastasse l'esistenza di un processo per dedurre che fatti e comportamenti sono reali, allora non sarebbe nemmeno necessario aspettarne l'esito, sarebbe una perdita di tempo, visto che tutto è già "chiaro" prima; allora Gesù era colpevole a prescindere, e non c'è nulla da discutere, tanto più che era accusato dalla più alta autorità religiosa dell'epoca. Ma CHI ha scritto quel discorso al Papa?, il quale solo poche settimane prima aveva chiarito lucidamente: «... guardatevi da coloro che creano l’atmosfera per un processo, qualunque esso sia. Lo fanno attraverso i media in modo tale da influenzare coloro che devono giudicare e decidere. Un processo deve essere il più pulito possibile, con tribunali di prima classe che non hanno altro interesse che salvare la pulizia della giustizia». E allora, COM'È POSSIBILE ciò che è accaduto nell'Ufficio del Promotore di (In)Giustizia negli ultimi anni? E negli stessi giorni in cui è stata pronunciata la sentenza sul "caso Becciu" sono stati rimpolpati gli stipendi dei magistrati vaticani.
Un magistrato dev’essere come la moglie di Cesare: non solo deve essere onesto, ma anche sembrare onesto. Di più, non solo deve essere corretto, ma non deve lasciare dubbi sulla sua correttezza: non è possibile che un magistrato, disobbedendo al Giudice, tenga nascosto materiale probatorio in un processo; non è possibile che ritagli i video degli interrogatori e oscuri le testimonianze con “omissis” distribuiti a proprio piacimento; non è possibile che protegga testimoni che hanno manipolato o che sono stati manipolati per incastrare altre persone; non è possibile che nasconda 120 su 126 messaggi che gli sono stati inoltrati perché venissero resi noti alla Giustizia; non è possibile che usi strumentalmente la stampa amica o cooptata per mettere alla gogna persone che avrebbero diritto a un giudizio equo ed equilibrato; non è possibile che tratti gli inquisiti in modo differente, portandone alcuni a giudizio e ignorando i reati degli altri, a seconda delle convenienze o dei suoi teoremi precostituiti. Non è possibile, insomma, che sussista neanche il dubbio o l’impressione che abbia nascosto o manipolato la verità, anziché portarla alla luce. E che per cotanta prestazione gli sia stato alzato lo stipendio! E invece, mentre Perlasca – definito da Diddi «incapace e inetto» (il capo dell'Ufficio amministrativo del Vaticano!) – (ri)diventa promotore di giustizia, nella primavera 2024 viene introdotta una sorta di impunità per i magistrati! Chi ha orecchi per intendere tragga le conseguenze. Ne va della credibilità della Chiesa Cattolica, non solo del Vaticano. E intanto:
1) Il Papa legifera anche in Italia (contra legem)? Nel marzo del 2024 scoppia lo "scandalo dossieraggio": emerge che nel luglio del 2019 – nello stesso mese in cui il Papa con il secondo dei quattro "rescripta" (modifiche alla legislazione, ovviamente vaticana, adottate unicamente per questo procedimento contro Becciu, in deroga alle comuni regole del processo stabilite per legge!) autorizzò lo IOR e l’ufficio del promotore di giustizia ad adottare strumenti tecnologici di intercettazione contro i «soggetti le cui attività di comunicazione siano ritenuti utili per lo svolgimento delle indagini» (e ciò «con il più assoluto riserbo» e con «le modalità più adeguate per l’acquisizione, utilizzazione e conservazione delle prove raccolte») – Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di Finanza italiana in servizio alla Procura nazionale antimafia italiana, effettuò accertamenti non autorizzati (quindi illegittimi) contro varie persone coinvolte nel cosiddetto "processo del secolo" in Vaticano; all'operazione avrebbero partecipato anche un magistrato, Antonio Laudati, e membri dei Servizi segreti (deviati?). Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone l'ha definito «un verminaio» e pare che dati segreti siano stati forniti – sempre illegalmente – a Servizi stranieri. Anche a quelli del Vaticano, dove – contrariamente alle indicazioni di Moneyval – agiscono magistrati che lavorano/hanno lavorato pure nella giustizia italiana? La domanda diventa fondamentale: CHI SONO I MANDANTI? Chi era a conoscenza di quel "rescriptum" tenuto segreto? Chi in quel momento sapeva che i promotori di giustizia stavano indagando su Becciu? Erano davvero pochissime persone...! E chi di loro poteva intrattenere un contatto (diretto o indiretto) con Striano? Suvvia, non dovrebbe essere difficile trovare la verità. A meno che chi dovrebbe cercare la verità... la voglia in realtà nascondere. Diddi ora dovrebbe indagare sui mandanti in Vaticano... con UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE COME UNA MONTAGNA!
2) Come se non bastasse, nell'estate del 2024, quando il Tribunale sta ancora scrivendo le motivazioni della sentenza contro Becciu, emergono intrecci sconcertanti; mentre il promotore di (in)giustiza Diddi difende presunti mafiosi e criminali assortiti, il Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone – anche lui pagato con l'Obolo di San Pietro – risulta indagato dalla Procura di Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia. Prima di morire, il giudice Paolo Borsellino definì la Procura di Palermo «un nido di vipere»; e profetizzò: «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri». A chi si riferiva? Chi erano le vipere tra i colleghi di Borsellino? Nessuno sia considerato intoccabile! «La giustizia è una cosa divina, peccato che sia affidata agli uomini», ha detto Pignatone; e come dargli torto? Con quale credibilità ora il giudice Pignatone può argomentare la condanna contro un imputato distrutto da una campagna stampa di diffamazione senza precedenti e che presenta tutte le caratteristiche del mascariamento? Un indagato per favoreggiamento alla mafia non può essere il Presidente del Tribunale vaticano e pronunciare sentenze in nome del S. Padre.
3) Nell'aprile del 2025, con la scoperta delle chat tenute colpevolmente nascoste dal promotore di ingiustizia Diddi (chat presentate in una denuncia all'ONU), emergono le prove del complotto imbastito contro Becciu dal trio Chaouqui-Ciferri-Perlasca, apparentemente con la collaborazione dello stesso Diddi, l'«anello debole» della catena (e quindi manipolabile?), il quale mentendo ha sempre detto di non essere stato in contatto con Chaouqui. C'è dietro un loschissimo "do ut des"?
Del resto il cardinale Julián Herranz, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e Presidente emerito della Commissione Disciplinare della Curia Romana, aveva già rilevato il rischio legato a questa magistratura: «Un fatto che per esempio danneggia o può danneggiare l’indipendenza della funzione del Papa, e causa pregiudizio all’immagine della Chiesa e del Pontificato, è la fuga di notizie relative a comportamenti delittuosi ancora nella fase istruttoria o sotto processo. Queste fughe, in se stesse illecite, possono risultare ingiustamente ingiuriose per alcune persone, e mettere in pericolo – creando pressioni e divisioni nell’opinione pubblica – l’indipendenza del processo giudiziario. In questo modo si cade nel vizio della corruzione che in alcuni Paesi oggigiorno coinvolge la funzione giudiziaria (paesi anche di famosa tradizione giuridica) e porta alla dipendenza dai poteri mediatici, politici e finanziari della società civile. Il fatto, inoltre, che i tribunali dello Stato Vaticano siano costituiti nella loro maggioranza da giudici e promotori di giustizia procedenti dalla Magistratura di una determinata nazione, fanno dubitare che questo foro sia il più logico e competente per giudicare delitti che per la loro natura afferiscono al bene comune della Chiesa universale e si riferiscono a membri della gerarchia ecclesiastica e organi di governo della Santa Sede».
La domanda è ormai imbarazzante, in Italia come in Vaticano: chi deve indagare e cercare la verità, se le persone sospette, coloro che si comportano in modo equivoco o losco, sono i magistrati e i membri delle forze dell'ordine (Diddi, Pignatone, Striano, Laudati, Cafiero De Raho, Natoli, Scarpinato...)?
Rita Cavallaro, Conclave e dossier, l'audio con la Gendarmeria che può riaprire il caso Becciu, in «Il Tempo», 28 aprile 2025. «Nell'audio tra De Santis e Chaouqui, il commissario vaticano direbbe alla Chaouqui cosa dire a Perlasca per la ritrattazione, quella testimonianza che rappresenta la svolta nell'inchiesta contro Becciu e che segue quell'«ultima cena» del 5 settembre 2020 al ristorante romano Lo Scarpone, dove Perlasca invita Becciu e videoregistra la loro conversazione, durante la quale il cardinale, saldo nell’idea della separazione tra Stato e Chiesa, critica la perquisizione autorizzata dal Papa alla Segreteria pontificia. Un’opinione politica buttata lì in un momento conviviale con un amico, che invece verrà fatta ascoltare a Bergoglio, insieme agli altri elementi raccolti nell'inchiesta per far passare Becciu come un ladro. Una trappola inaspettata, quella che Perlasca tende all'amico cardinale, visto che il monsignore, fino al maggio precedente, aveva difeso a spada tratta Becciu, dicendo ai magistrati che il porporato non aveva nulla a che fare con la compravendita del palazzo di Londra. Alla fine di agosto, invece, la situazione cambia. Perlasca prima consegna una memoria piena di accuse senza fondamento nei confronti del suo superiore e, alla fine, diventa il principale accusatore di Becciu. E ora l'audio svelato dell'inchiesta apre ad altri gialli. Al punto tale da rimettere addirittura a posto i pezzi di un grande racconto di spie che non era chiaro, né era stato risolto nel corso del processo del secolo contro Becciu. Perché in quel dibattimento di primo grado, finito con la condanna del porporato a cinque anni di reclusione per due peculati e una truffa aggravata scaturiti dall'affare della compravendita del palazzo di Londra, le difese degli imputati avevano più volte chiesto di desecretare le conversazioni, senza alcun esito.»
Nicole Winfield, As the Vatican prepares a conclave; the status of a once-powerful Italian cardinal looms, in «The Washington Post», 28 aprile 2025. Anche in spagnolo.
Enrica Riera, L'incontro segreto, i consigli degli "amici" e il silenzio dei porporati: cosa (e chi) ha convinto Becciu a rinunciare al Conclave, in «Domani», 28 aprile 2025. «Ieri sera, domenica 27 aprile, ci sarebbe stato un incontro segreto tra lo stesso Becciu e il cardinale Pietro Parolin: il segretario di Stato, nel corso di questa riunione, avrebbe ribadito al porporato l'autenticità delle lettere di Bergoglio. Davanti alla volontà papale – queste sarebbero state le parole di Parolin a Becciu – la Congregazione dei cardinali non ne avrebbe mai autorizzato la partecipazione al Conclave. Tuttavia, dopo l'incontro serale, questa mattina, Becciu, nel corso della Congregazione dei cardinali, avrebbe comunque tenuto il punto sulle sue posizioni, richiamando anche le chat e gli audio pubblicati da Domani al procedimento al termine del quale è stato condannato: per il cardinale e i suoi legali, pronti a presentare un esposto in procura a Roma, quei messaggi tra la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e la sodale del grande accusatore di Becciu, Genoveffa "Genevieve" Ciferri, sarebbero la prova di un processo irrimediabilmente falsato. Come faceva la lobbista in particolare a conoscere dettagli investigativi in possesso dei soli promotori di giustizia e dei gendarmi vaticani? Una domanda che resta aperta e getta ombre sulla reale terzietà della giustizia d'Oltretevere. Intanto nel corso della Congregazione in pochissimi avrebbero preso le difese di Becciu...»
Filippo Di Giacomo sulla giustizia vaticana, Rainews, 28 aprile 2025.
Marika Aiello, Caso Becciu, il cardinale pronto a un passo indietro: «Per l'unità della Chiesa», in «Il Sud 24», 28 aprile 2025. «... il conclave comincerebbe in salita perché all’interno del collegio cardinalizio restano comunque diversi esponenti che ritengono questo epilogo ingiusto. Becciu, fino a qualche giorno fa sicuro di essere ammesso tra gli elettori, puntava sul fatto che Papa Francesco, invitandolo agli ultimi concistori, il momento più alto della vita della Chiesa, di fatto lo avesse riabilitato. In ogni caso, l’altro punto sul quale si faceva forza da un punto di vista del diritto canonico, era il fatto che Papa Francesco non avesse mai scritto, nero su bianco, che Becciu non doveva entrare in conclave». Con che coscienza i cardinali...
Nina Fabrizio, Il Conclave fra tensioni e rischio invalidità: Becciu prepara il passo indietro, in «Quotidiano Nazionale», 29 aprile 2025. «Condannato in primo grado a cinque anni e mezzo per peculato nel processo sui fondi riservati della Santa Sede investiti in operazioni immobiliari a Londra, è emerso di recente che il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, nel corso del processo ha avuto scambi intensi – anche via chat – con una figura del tutto estranea al dibattimento, come Francesca Immacolata Chaouqui. Quest'ultima sarebbe riuscita a influenzare il "pm" al punto da far sollevare da ogni addebito l'amministratore dei fondi della Segreteria di Stato, monsignor Alberto Perlasca, mentre Becciu è risultato colpevole di quasi tutte le accuse. Un processo manovrato, insomma, che ora gli avrebbe fatto conquistare le simpatie di non pochi confratelli, i quali lo vedono come una vittima e, ieri, lo avrebbero sostenuto e difeso. Proprio loro, però, di fronte alla questione se egli sia o meno ammesso a votare – visto che Francesco lo aveva privato dei diritti connessi al cardinalato solo verbalmente, senza un documento scritto – gli avrebbero chiesto il gesto "nobile" del passo indietro. Si teme infatti un Conclave troppo teso, e Becciu si sarebbe lasciato convincere a desistere, affinché i cardinali possano procedere alla scelta del successore di Pietro con maggiore serenità.
Franca Giansoldati, Becciu si ritira prima del Conclave: non voterà il nuovo Papa. L'annuncio fatto stamattina ai cardinali, in «Il Messaggero», 28 aprile 2025. «Sul processo sul Palazzo di Londra in passato sono affiorate diverse critiche da parte di molti canonisti perché sarebbero mancate, a loro giudizio, le basi del cosiddetto giusto processo. In questi giorni, tra l'altro, stanno uscendo i messaggi finora coperti dal segreto istruttorio tra le due donne (Chaouqui e Ciferri) che avrebbero architettato un piano per farlo condannare. Il quotidiano Il Domani ha pubblicato una nuova puntata di questa ingarbugliata spy story che coinvolgerebbe anche il pm vaticano e la gendarmeria.»
A.G., Una lettera al cardinale Becciu. "Perdonaci Eminenza, la Sua palese innocenza dichiara la nostra imperdonabile condanna!", in «Faro di Roma», 29 aprile 2025. SE AVETE UN'ANIMA, VI PREGO, LEGGETE BENE OGNI SINGOLA PAROLA. Questa è una vergognosa sconfitta per l'umanità, oltre che per la Chiesa. Vergogna, magistrati corrotti! Vergogna, giornalisti servili e sputafango! Vergogna, preti e vescovi e cardinali don Abbondio! Vergogna, cattolici da sagrestia! Vergogna, comici da strapazzo! Vergogna, Giuda, Caifa e Pilato! Vergogna, umanità urlante senza cuore e senza ragione! Vergogna, tutti i vigliacchi e gli ignavi che hanno taciuto e si sono voltati dall'altra parte!
S.I., L'ingiustizia è compiuta. Il card. Becciu pur proclamandosi innocente (come è provato dai recenti documenti) ha rinunciato a partecipare al Conclave, in «Faro di Roma», 29 aprile 2025. Anche in spagnolo. E in portoghese. E in francese.
P.A.S., Verso il Conclave: cosa è successo nella sesta Congregazione generale?, in «Silere non possum», 29 aprile 2025. «"Certo, ci sarà da riflettere in Sistina anche su questo atto che rischia di essere molto politico. Pensiamo se fosse stato commesso da altri Papi e non da Francesco che aveva il favore della stampa. Siamo tornati ai tempi in cui il Pontefice agiva politicamente e per interessi ben diversi da quelli della Chiesa. Se passa questa scelta senza alcuna riflessione, allora qualunque Papa potrà escludere tutti i cardinali creati dai predecessori in un futuro Conclave, ad esempio. Come è stato fatto notare, infatti, il fatto che potesse partecipare ai Concistori in abito corale e ora non può partecipare al Conclave significa proprio togliergli quel diritto/dovere che permette l'elezione di un Papa, ovvero una scelta con conseguenze politiche. Significa anche dire: divido i diritti e doveri. Ne hai alcuni ma non altri. Questo è ciò che Francesco ha fatto in questi anni e qualcuno ha osato dire che il Papa è libero di fare ciò che vuole. No, non è così. Il Pontefice è sottomesso al diritto divino e al Vangelo. Non scherziamo, altrimenti rischiamo di perdere di credibilità sul serio", spiega il porporato di curia.»
Il processo Becciu e l'audio che agista il Vaticano, in «Domani», 29 aprile 2025.
Bruno Vespa, Paola Miletich, Giulio Mainetti, Angelo Bagnasco, Alberto Melloni, Massimo Franco, Rosanna Virgili, in «Porta a Porta», 29 aprile 2025. Tutto vero, tranne il punto sul "perdono": si perdonano i colpevoli, non gli innocenti.
Alessandro Sortino e Marco Occhipinti, Giallo Vaticano: chi ha fatto fuori il cardinale?, in «Le Iene», Italia1, 29 aprile 2025. LA SPIEGAZIONE DELL'IMBROGLIO Francesca Immacolata Chaouqui afferma che Becciu faceva "cose losche", basandosi su quanto sostiene il grande accusatore Perlasca (al processo non c'è altra "prova"). Solo che, al capo dell'Ufficio amministrativo Perlasca, l'idea di addossare quelle colpe al suo superiore Becciu, l'aveva insufflata proprio lei, la "Papessa", manipolandolo con minacce, ricatti e allettamenti. Perlasca, che aveva appena perso il lavoro, è l'"utile idiota" che, in cambio delle sue menzogne, viene scagionato da ogni colpa, benché fosse il vero responsabile dei traffici incriminati, e anzi ottiene la promessa di un posto di lavoro attraente («io di questo sono certa e sicura», sostiene la Chaouqui): profezia che puntualmente si avvera, visto che Perlasca sarà assunto nella magistratura vaticana. Chaouqui – mossa unicamente da uno spirito di vendetta – risulta insomma essere l'alfa e l'omega dell'intera operazione. La domanda a questo punto è: fino a dove arriva l'influenza di questa donna? Come e perché dispone di tanto potere? Sta forse ricattando qualcuno? Con lei, dice, «nessuno è al sicuro». Evidentemente l'imbroglio si basa su un loschissimo "do ut des" in cui la salvezza di Perlasca viene concessa in cambio della cacciata e della condanna di Becciu, conseguendo così la vendetta della Chaouqui: «un'opera ciclopica», dicono. Al processo le testimonianze di Chaouqui e di Perlasca risultano per questo piene di perfide menzogne. La Ciferri da parte sua, stravagante amica di Perlasca, funge da trait d'union tra i due. E gli inquirenti? Da quanto risulta in questo video, il commissario De Santis suggeriva a Chaouqui ciò che Perlasca avrebbe dovuto dire al processo: una manipolazione di testimone, che poi era un modo per scagionare il vero colpevole. Da parte sua Chaouqui, mentendo, afferma di non avere nulla a che vedere con il magistrato Diddi e con lo stesso De Santis: «Io non conosco Diddi, non ho niente a che fare con la gendarmeria, non ho niente a che fare con il processo», si precipita a dichiarare. Solo che al processo Perlasca va in panico e non regge la pressione, perde completamente credibilità. Ecco perché l'amica Ciferri in quei giorni inonda di messaggi chat lo stesso Diddi: perché, a torto o a ragione, è convinta che il magistrato sia una pedina dell'imbroglio (Chaouqui sostiene d'avere una stretta collaborazione con lui, e realmente le conferme sono moltissime) e lo vuole quindi sollecitare a difendere maggiormente il suo sodale Perlasca. E Diddi che fa? Clamoroso: occulta – gravissimamente – i messaggi che risulterebbero utili alla difesa di Becciu e, benché ci sia una notizia di reato, non istruisce alcuna indagine contro la Chaouqui, perché – ammette lui stesso – «in un modo o nell'altro potrei avere un duplice ruolo»: uno scandaloso conflitto di interessi. Inoltre il magistrato mente affermando d'aver bloccato immediatamente la Ciferri sul suo telefonino. Al bravo giornalista Alessandro Sortino, che lo smaschera, dice: «Ma se lei conosce le cose, perché mi fa le domande?», proprio come risponderebbe un imputato colto in castagna. E il giudice Pignatone, perché accetta i giochi sporchi di Diddi? E che ruolo svolgono Parolin, Peña Parra e il "cerchio magico" attorno al Papa in tutto questo? La Ciferri afferma inoltre che la Chaouqui – come Giuda era strato pagato con 30 denari – le ha chiesto 30'000 euro per cotanto servizio di intermediaria con la magistratura; lei ne avrebbe pagati solo 15'000, recapitati attraverso un sindaco della zona. La "Papessa" lo nega – «non ho mai preso un centesimo; non ho mai preso soldi, questo è sicuro» –; ma il sindaco conferma d'averle consegnato il "pacco". Giustamente il giornalista Sortino si domanda: «Ma perché Chaouqui non è mai stata chiamata in Vaticano a deporre?». Poniamoci anche noi questa domanda e cerchiamo una risposta convincente! «Papa Francesco nei suoi ultimi anni di vita potrebbe essere stato vittima di un inganno? Ci potrebbe essere stato un complotto per far fuori uno dei cardinali più influenti per l’elezione del nuovo Papa?» Intanto, contro la malagiustizia vaticana, è stata presentata una denuncia all'ONU! Condividiamo, gente, diffondiamo questo video nel mondo intero! E guardate chi c'è al fianco di Diddi: Maria Antonietta Calabrò, la "giornalista" servile e velenosa che – complice di una magistratura corrotta, facendosi portavoce di Diddi – ha montato la più violenta e volgare campagna di diffamazione contro un essere umano innocente.
Ignazio Ingrao, Sul Conclave e sulla rinuncia del card. Becciu, in «TG1», 29 aprile 2025. «Male non fare, paura non avere»? In genere lo dicono i colpevoli.
Franca Giansoldati, Becciu: «Obbedisco a Francesco», scelta per non spaccare il Conclave e la promessa (mancata) del Papa, in «Il Messaggero», 30 aprile 2025. «I documenti in questione (che non sono indirizzati al Collegio Cardinalizio e nemmeno notificati all'interessato secondo la prassi canonica) a detta di una folta schiera di canonisti rappresentano solo le volontà del pontefice ma non hanno in sé valore legale. Tanto però a Becciu è bastato. Ha visto che in gioco c'era la volontà del Papa. Lo stesso Papa che ha sempre servito lealmente e nel quale ha sempre creduto, fino all'ultimo, sperando in una sua riabilitazione completa. (...) Il fatto è che poco tempo prima del ricovero ospedaliero il Pontefice ebbe una conversazione riservata con Becciu dalla quale ebbe rassicurazioni sulla sua riabilitazione. Doveva essere una cosa prossima, bisognava solo trovare il modo. E Becciu ci sperava, ne era convinto, ha sempre gridato la sua innocenza e per lui sarebbe stato un risarcimento personale dopo quello che aveva subito. L'ha sempre chiamata la mia Via Crucis. (...) A Becciu deve essere crollato il mondo addosso, lui che la Chiesa l'ha sempre voluta unita, non poteva essere l'oggetto di altre spaccature e da uomo delle istituzioni si è inginocchiato alla volontà del Papa nonostante le promesse che gli aveva fatto. E così è stato. «Penso che la sua sia stata una nobile decisione, molto responsabile. Credo che si debba dargli atto che ha messo al di sopra della sua situazione il bene della Chiesa. Era una situazione difficilissima. Chapeau» commentava ieri il cardinale Fernando Filoni uscendo a passi veloci dal Vaticano. (...) Nel frattempo continuano ad uscire rivelazioni inedite sulla vicenda al punto da far ipotizzare quasi un complotto ai danni del cardinale. Documenti esclusivi, registrazioni audio, prima sul Domani e poi sulle Iene. E la domanda che la gente si chiede è se Papa Francesco nei suoi ultimi anni di vita potrebbe essere stato vittima di un inganno? E se potrebbe esserci davvero stato un complotto per far fuori uno dei cardinali più influenti per l'elezione del nuovo Papa? Sono i retroscena di presunte manovre sotterranee che avrebbero alterato addirittura il processo contro Becciu, costruendo un impianto accusatorio studiato a tavolino. Il diretto interessato non ha dubbi di sorta: «Queste chat confermano la mia convinzione che c'era gente che aveva cercato di indurre il Papa contro di me, che aveva cercato di ingannare il Papa».
Alba Romano, Il cardinale Becciu e la «macchinazione contro di lui» al suo processo. Le Iene pubblicano audio e chiamate che coinvolgono Chaouqui, in «Open», 30 aprile 2025. «Chaouqui: «Qualunque cosa monsignore lei mi chiami, lei lo sa io c’ho questo rapporto con i magistrati se posso essere utile per qualsiasi cosa sono qua»; «Nonostante la gravità delle informazioni ricevute, ricostruisce il programma, il promotore 4 giorni dopo, alla prima udienza utile, deposita le chat che però vengono omissate, cioè secretate, blocca la donna sul telefono e impedisce alla difesa del cardinale Becciu di disporne pienamente.»
Paolo Gentilucci, Conclave: il caso del Cardinale Becciu, in «Altalex», 30 aprile 2025. «Nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall'elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, come prescrive l'articolo 35 della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis”. (...) il voto in Conclave non è solo come un diritto ma un dovere, nei cui confronti è preclusa ogni ipotesi di astensione o di rifiuto”. Si deve aggiungere che la condanna temporale inflitta a Becciu dal Tribunale vaticano “potrebbe venir meno in fase di appello, a maggior ragione in quanto frutto di una vicenda giudiziaria che ha sollevato dubbi sul rispetto del giusto processo”. (...) La questione riguarda la validità di questi documenti papali. C’è una scuola di pensiero la quale sostiene che, una volta morto il Pontefice, ogni documento non pubblicato non ha valore di legge. Al massimo, può essere considerata un’ultima volontà e si può decidere quanto tenerla in considerazione. L’altro orientamento invece sottolinea che un documento papale, seppur non promulgato, vale sempre come documento ufficiale. (...) Di fatto, però, non c’è un documento scritto del cardinale, né una sanzione formale di Papa Francesco concernente la perdita delle sue prerogative di cardinale. (...) Resta un punto cruciale: il fatto di aver mantenuto segreti i documenti che impedirebbero al cardinale Becciu di partecipare al Conclave sarebbe, quanto meno, una decisione controversa. Resta un punto cruciale: il fatto di aver mantenuto segreti i documenti che impedirebbero al cardinale Becciu di partecipare al Conclave sarebbe, quanto meno, una decisione controversa. Se, invece, gli scritti del Papa si richiamano al reato per cui il prelato è stato condannato in primo grado, potrebbe essere precluso al cardinale Becciu il diritto di difesa e il diritto al giusto processo. (...) Il foglio dattiloscritto di Papa Francesco siglato con una “F” che il cardinale Parolin ha prodotto solo al terzo giorno di congregazione era dunque indirizzato direttamente al collegio dei cardinali? In caso contrario il suo valore potrebbe essere messo in discussione. (...) Un’altra questione dibattuta concerne la circostanza che il Papa avrebbe accettato la rinuncia di Becciu perché il cardinale aveva subito un procedimento penale da parte di un tribunale di Stato conclusosi solo in primo grado con una condanna. Pertanto, si rischierebbe di escludere dal voto il cardinale per questioni di carattere penale senza che vi sia alcun impedimento o sanzione canonica. Lo Stato della Città del Vaticano avrebbe così la predominanza sulla sede apostolica in contrasto con la tradizione dei Padri della Chiesa.»
Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn, Al nemico neppure giustizia, in «La Scomunica». LA SCANDALOSA «DEGENERAZIONE DEL POTERE RELIGIOSO», CHE IL MONDO NON VEDE, E LA «GESTIONE SCHIZOFRENICA DELLA GIUSTIZIA». ... con la morte nel cuore.
Enrica Riera, Conclave, i cardinali: «Apprezziamo il gesto di Becciu. Ora si accertino i fatti». Il legale di Mincione: Processo falsato, in «Domani», 30 aprile 2025. «Secondo Becciu e i suoi legali il procedimento sulla gestione dei fondi vaticani sarebbe stato pregiudicato: lo dimostrerebbero le chat e gli audio, pubblicati nei giorni scorsi da Domani e depositati all’Onu, in cui la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e la sodale di monsignor Alberto Perlasca, grande accusatore di Becciu, Genoveffa Ciferri, si scambiano informazioni che, al tempo, solo gli inquirenti avrebbero potuto conoscere. Oggi il Times, ricostruisce tutta la vicenda, aggiungendo alcuni particolari. In particolare il giornale britannico ha intervistato l'esperto di diritto internazionale Rodney Dixon KC, che assiste il finanziere Raffaele Mincione, anche lui condannato nel “processo del secolo”: è stato proprio Mincione, tramite gli avvocati, a depositare il nuovo materiale investigativo all’Onu, compreso l’audio in cui Stefano De Santis, commissario della gendarmeria vaticana, sembrerebbe consigliare a Chaouqui quanto Perlasca avrebbe dovuto scrivere all’interno del memoriale d’accusa contro Becciu. La registrazione «sembra indirizzare il modo in cui monsignor Perlasca ha fatto il suo lavoro e indicare come monsignor Perlasca dovrebbe modificare le sue prove», ha detto Dixon al Times. «Le nuove prove sottolineano in modo drammatico la gravità del fallimento dell’Ufficio del Promotore di Giustizia [del Vaticano] di divulgare le informazioni rilevanti alla luce delle garanzie di una difesa completa previste dal diritto internazionale dei diritti umani», ha continuato.» UNA CHIESA MASOCHISTA?
Nicole Winfield, Prelados agradecen al cardenal Becciu por retirarse del cónclave, in «AP», 30 aprile 2025. Anche in inglese.
Luca Sablone, Conclave, spunta il favorito. Alfieri: "So su chi scommettere. Becciu? È stato saggio, ma messo ai margini prima di una sentenza definitiva", in «Il Riformista», 30 aprile 2025. Becciu ha fatto un passo indietro. Ora come cambiano gli equilibri nel Conclave? «È stato saggio. Ma c’è un elemento che merita di essere attenzionato: Becciu è stato messo ai margini prima di una sentenza definitiva. Questo rischia di danneggiare la sua reputazione e di minare il principio di presunzione di innocenza. E se poi dovesse essere assolto? Chi gli restituirà l’onore e la dignità che gli sono stati tolti? Fossi stato in Parolin, non avrei innescato il caso Becciu». Francesco Alfieri (filosofo)
Nico Spuntoni, Becciu, il caso scuote il Conclave. Paura per Parolin, arrivano i medici, in «Il Tempo», 1° maggio 2025. «... non c’è traccia di alcun riferimento ai famosi due documenti attribuiti al Papa che sono stati portati nella quinta congregazione generale e che hanno sollevato le perplessità pubbliche del cardinale Giuseppe Versaldi, incredulo per la loro mancata pubblicazione. Anche perché, come abbiamo svelato ieri, il secondo è stato presentato addirittura come un "motu proprio" ed è risalente al ricovero al Gemelli di Francesco lo scorso marzo. La dichiarazione ufficiale della congregazione lega la mancata partecipazione di Becciu in conclave al suo generoso gesto di farsi da parte mentre non fa alcun accenno all’applicazione delle disposizioni papali contenute nei due documenti. Un’assenza significativa specialmente alla luce dell’acceso dibattito sulla validità di quelle carte. (...) Possibile che il Papa, sostenitore della presunzione d’innocenza in una dichiarazione fatta in volo nel 2021 proprio a proposito del suo ex collaboratore, abbia disposto in punto di morte una punizione così severa sulla base di una sentenza di un tribunale secolare non ancora definitiva? Insomma, la congregazione dei cardinali non si è limitata a riconoscere l’onore delle armi a Becciu, ma in qualche modo ne ha stabilito una riabilitazione pubblica che i media vaticani avevano finora negato come dimostra emblematicamente un editoriale dello scorso 30 ottobre firmato da Andrea Tornielli su Vatican News. Il direttore editoriale del dicastero per la comunicazione della Santa Sede aveva usato toni perentori nel presentare quello vaticano come un processo giusto e all’insegna della trasparenza, non risparmiando anche osservazioni moralisteggianti in base alle quali sarebbe stato «positivo che all’interno dello stesso sistema della Santa Sede si siano sviluppati gli "anticorpi" che hanno permesso di portare alla luce i fatti oggetto del processo, nella speranza che non si ripetano più». Alla luce di quello che sta emergendo sulla genesi del memoriale di monsignor Alberto Perlasca, teste chiave del coinvolgimento di Becciu, l’editoriale di Tornielli sembra davvero invecchiato male. (...) Il paradosso è che la vicenda processuale di Becciu, dopo l’Appello, potrebbe finire in quella stessa Corte di Cassazione vaticana presieduta dal cardinale Kevin Joseph Farrell, ovvero colui che in quanto camerlengo di Santa Romana Chiesa sarebbe stato destinatario dei due documenti sul conclave e li ha tenuti nel cassetto fino alla recente rivelazione. Non solo: Farrell è anche membro dell’Apsa che si era costituita parte civile nel procedimento penale conclusosi in primo grado con la condanna per peculato e truffa a Becciu. Circostanze che fanno alzare il sopracciglio sull’opportunità che sia lui a poter dire l’ultima sulla sentenza d’Appello nel caso in cui ci dovesse essere un ricorso. In ogni caso, toccherà al nuovo Papa eventualmente confermarlo in quel ruolo dove Francesco lo ha voluto nonostante sia privo di competenze giuridiche idonee e nonostante i numerosi altri incarichi rivestiti in Curia.» MA QUANTO FETORE DI MARCIO! Anche in spagnolo.
Caso Angelo Becciu, i legali del processo Vaticano: no alla distorsione della verità, in «Milano Finanza», 1° maggio 2025. Diddi un esperto bugiardo? «I legali (Massimo Bassi, Gian Domenico Caiazza, Cataldo Intrieri, Maria Concetta Marzo, Ester Molinaro, Luigi Panella, Claudio Urciuoli, Francesco Verri, Fabio Viglione, Mario Zanchetti e Andrea Zappalà) affermano che, nonostante Diddi abbia dichiarato che le conversazioni pubblicate dai media fossero «già note» e acquisite agli atti, in realtà solo otto messaggi WhatsApp (su un totale di 126 inviati da Genoveffa Ciferri, amica del testimone chiave monsignor Alberto Perlasca) sono stati «ufficialmente messi a disposizione delle difese, e per di più con parti omissate». Gli altri 118 messaggi, proseguono i legali, sarebbero stati esclusi dal fascicolo con la motivazione che rientrano in un nuovo procedimento separato, su cui però non si hanno informazioni concrete. I difensori, spiegano nella nota, avevano chiesto che questi messaggi venissero inclusi senza omissis, ma il Tribunale ha respinto la richiesta, lasciando la decisione interamente nelle mani del Promotore. I legali contestano anche quanto dichiarato da Diddi in due recenti interviste (al TG1 e al programma Le Iene), in cui ha affermato di aver interrotto subito la comunicazione con Ciferri una volta compreso il contesto. In realtà, secondo la difesa, il blocco sarebbe avvenuto solo dopo quattro giorni e dopo aver ricevuto anche un lungo messaggio vocale con riferimenti specifici a strategie processuali. Oltre alla conversazione tra Diddi e Ciferri, i difensori segnalano l’esistenza di una chat molto corposa (oltre 3.000 pagine) tra la stessa Ciferri e Francesca Immacolata Chaouqui, nonché di un’ulteriore chat tra Ciferri e monsignor Edgar Peña Parra. Queste conversazioni, pur essendo state offerte al Promotore durante le indagini, sarebbero state da lui rifiutate. In conclusione i legali denunciano quella che secondo loro è stata una gestione selettiva delle prove e chiedono «trasparenza, corretto accesso agli atti e rispetto delle garanzie processuali, a tutela del diritto alla difesa e della verità processuale».