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Sul sistema giudiziario vaticano (ventiduesima parte) >>> per la parte precedente clicca qui
«Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati?» (Agostino, De Civitate Dei, cap. IV, 4).
Partendo da due casi narrati nel libro di Daniele e nel vangelo di Giovanni, papa Francesco spiega cos’è la corruzione della giustizia: quella «che era nei giudici di ambedue i casi», sia con l'innocente Susanna sia con la donna adultera, perché «in ambedue i casi i giudici erano corrotti», tanto contro un'innocente quanto contro una peccatrice. Del resto «sempre ci sono stati nel mondo giudici corrotti» e «anche oggi in tutte le parti del mondo ce ne sono». Da parte loro, i corrotti «credono che fanno bene le cose così, si credono con impunità», ha rimarcato Francesco. A Susanna, i giudici dicono: «o fai questo o faremo una falsa testimonianza» contro di te. «Non è il primo caso che nella Bibbia appaiono le false testimonianze», ha affermato il Papa. «Pensiamo a Nabot, quando la regina Gezabele combina tutta quella falsa testimonianza; pensiamo a Gesù, che è condannato a morte con falsa testimonianza; pensiamo a santo Stefano». Ma, ha avvertito il Pontefice facendo riferimento al passo evangelico di Giovanni, «sono corrotti anche i dottori della legge che portano questa donna — scribi, alcuni farisei — e dicono a Gesù: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”». E «anche questi sono giudici». Gli anziani, con Susanna, «avevano perso la testa lasciando che la lussuria si impadronisse di loro». Costoro, invece, «avevano perso la testa facendo crescere in loro un’interpretazione della legge tanto rigida che non lasciava spazio allo Spirito Santo: corruzione di legalità, di legalismo, contro la grazia». «E poi c’è la quarta persona, Gesù: la pienezza della legge», ha spiegato Francesco. E «lui si incontra come maestro della legge davanti a questi che sono maestri della legge: “Tu che ne dici?” gli domandano loro». Ai «falsi giudici che accusavano Susanna» Gesù risponde così «per bocca di Daniele: “Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi”». E «all’altro gli dice: “O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi”». «Questa è la corruzione di questi giudici» ha proseguito il Pontefice in riferimento al passo dell’Antico testamento. Invece «agli altri giudici Gesù dice poche cose: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”». In conclusione il Papa ha invitato a pensare a «questa strada, alla malvagità con la quale i nostri vizi giudicano la gente», perché «anche noi giudichiamo nel cuore gli altri» (sintesi della meditazione mattutina di papa Francesco, 3 aprile 2017).
L'operato del Promotore di (In)Giustizia Alessandro Diddi nel "processo del secolo" è connotato da una serie impressionante di negligenze e lacune (abbagli, granchi, errori, omissioni e gravi pecche), nel migliore dei casi. Ma nel sistema giudiziario del Vaticano – dove non vige una conquista della civiltà moderna come la separazione dei poteri – si sono visti anche imbeccamenti calunniosi a certa stampa, «macroscopiche e sconcertanti trasgressioni dei capisaldi elementari del giusto processo» (Geraldina Boni), leggi modificate a procedimento in corso (sempre in sfavore degli imputati: rescripta che «si sono rivelati ingiusti e irrazionali», sempre Boni), magistrati dell'accusa che non obbediscono al giudice, video di testimonianze censurati, verbali pieni di omissis, testimoni che ammettono d'essere stati manipolati (senza che si approfondisca per capire da chi e perché), interrogatori calendarizzati e poi cancellati, messaggi chat tenuti nascosti, una pregiudicata che muove le pedine a proprio piacimento, promotori di giustizia indegni che non ne azzeccano una, giudici che approvano senza battere ciglio... E intollerabili interventi censori sul materiale probatorio. PERCHÉ? Cosa nasconde il Tribunale vaticano? La cosa più grave – a mio parere – è accaduta nel gennaio del 2023: i Giudici, dopo averlo calendarizzato, hanno inspiegabilmente cancellato l'interrogatorio della Chaouqui previsto per il 16 febbraio 2023 (già spostato una volta), nonché il confronto Chaouqui-Ciferri, richiesto dalle difese. In un articolo del 14 gennaio 2023 si legge un'affermazione di Chaouqui, mossa evidentemente da odio: «Io e il papa abbiamo un nostro modo di comunicare informazioni, e non lo spiegherò nei dettagli certo a voi» (QUI). Parlava ai giornalisti che aveva convocato per il suo show, ma… in tribunale non si potrebbe pretendere che spieghi questo “modo di comunicare”? Chi faceva – o fa – da tramite tra Chaouqui e il Papa? Forse la stessa persona che gli portò l'«Espresso» prima ancora che arrivasse nelle edicole? COME MAI il Promotore di (In)Giustizia Diddi ha nascosto 120 su 126 messaggi intercorsi tra la Chaouqui e la Ciferri? E COME MAI i documenti pontifici e il materiale riservato della Santa Sede detenuti abusivamente dalla Chaouqui, trovati durante una perquisizione effettuata dalla Guardia di Finanza di Roma nel dicembre del 2020, non hanno ancora avuto conseguenze sul piano giuridico? Le contraddizioni emerse sono davvero troppe ed è necessario che tutte le parti dispongano integralmente dei verbali di Perlasca e di tutti i messaggi inoltrati dalla Ciferri, com'era necessario che potessero interrogare approfonditamente la Chaouqui, onde far emergere i retroscena e le motivazioni rancorose delle sue montature. Se non adempie le condizioni minime per il giusto processo, la Giustizia vaticana dimostra di non amare la verità e perde la propria credibilità. E quanto sia importante essere credibili l'ha testimoniato con la vita un magistrato serio e beato: Rosario Livatino. Nel febbraio 2023 il Papa ha detto ai magistrati che bisogna «evitare il rischio di "confondere il dito con la luna": il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano». In questo modo si presume però che quei comportamenti e quei fatti siano veri, contraddicendo ciò che più volte il Papa stesso ha sostenuto in altri contesti, vale a dire che la presunzione di innocenza fino a prova contraria è un diritto umano fondamentale e fa parte delle «armi legali di garanzia. [...] Perché se iniziamo a uscire da quelle garanzie, la giustizia diventa molto manipolabile». Ma se la luna non c'è? Non è forse il senso stesso dei processi quello di verificare se le accuse ipotizzate nel rinvio a giudizio sono vere o false, se sono fondate sulla realtà o su una messinscena? Se bastasse l'esistenza di un processo per dedurre che fatti e comportamenti sono reali, allora non sarebbe nemmeno necessario aspettarne l'esito, sarebbe una perdita di tempo, visto che tutto è già "chiaro" prima; allora Gesù era colpevole a prescindere, e non c'è nulla da discutere, tanto più che era accusato dalla più alta autorità religiosa dell'epoca. Ma CHI ha scritto quel discorso al Papa?, il quale solo poche settimane prima aveva chiarito lucidamente: «... guardatevi da coloro che creano l’atmosfera per un processo, qualunque esso sia. Lo fanno attraverso i media in modo tale da influenzare coloro che devono giudicare e decidere. Un processo deve essere il più pulito possibile, con tribunali di prima classe che non hanno altro interesse che salvare la pulizia della giustizia». E allora, COM'È POSSIBILE ciò che è accaduto nell'Ufficio del Promotore di (In)Giustizia negli ultimi anni? E negli stessi giorni in cui è stata pronunciata la sentenza sul "caso Becciu" sono stati rimpolpati gli stipendi dei magistrati vaticani.
Un magistrato dev’essere come la moglie di Cesare: non solo deve essere onesto, ma anche sembrare onesto. Di più, non solo deve essere corretto, ma non deve lasciare dubbi sulla sua correttezza: non è possibile che un magistrato, disobbedendo al Giudice, tenga nascosto materiale probatorio in un processo; non è possibile che ritagli i video degli interrogatori e oscuri le testimonianze con “omissis” distribuiti a proprio piacimento; non è possibile che protegga testimoni che hanno manipolato o che sono stati manipolati per incastrare altre persone; non è possibile che nasconda 120 su 126 messaggi che gli sono stati inoltrati perché venissero resi noti alla Giustizia; non è possibile che usi strumentalmente la stampa amica o cooptata per mettere alla gogna persone che avrebbero diritto a un giudizio equo ed equilibrato; non è possibile che tratti gli inquisiti in modo differente, portandone alcuni a giudizio e ignorando i reati degli altri, a seconda delle convenienze o dei suoi teoremi precostituiti. Non è possibile, insomma, che sussista neanche il dubbio o l’impressione che abbia nascosto o manipolato la verità, anziché portarla alla luce. E che per cotanta prestazione gli sia stato alzato lo stipendio! E invece, mentre Perlasca – definito da Diddi «incapace e inetto» (il capo dell'Ufficio amministrativo del Vaticano!) – (ri)diventa promotore di giustizia, nella primavera 2024 viene introdotta una sorta di impunità per i magistrati! Chi ha orecchi per intendere tragga le conseguenze. Ne va della credibilità della Chiesa Cattolica, non solo del Vaticano. E intanto:
1) Il Papa legifera anche in Italia (contra legem)? Nel marzo del 2024 scoppia lo "scandalo dossieraggio": emerge che nel luglio del 2019 – nello stesso mese in cui il Papa con il secondo dei quattro "rescripta" (modifiche alla legislazione, ovviamente vaticana, adottate unicamente per questo procedimento contro Becciu, in deroga alle comuni regole del processo stabilite per legge!) autorizzò lo IOR e l’ufficio del promotore di giustizia ad adottare strumenti tecnologici di intercettazione contro i «soggetti le cui attività di comunicazione siano ritenuti utili per lo svolgimento delle indagini» (e ciò «con il più assoluto riserbo» e con «le modalità più adeguate per l’acquisizione, utilizzazione e conservazione delle prove raccolte») – Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di Finanza italiana in servizio alla Procura nazionale antimafia italiana, effettuò accertamenti non autorizzati (quindi illegittimi) contro varie persone coinvolte nel cosiddetto "processo del secolo" in Vaticano; all'operazione avrebbero partecipato anche un magistrato, Antonio Laudati, e membri dei Servizi segreti (deviati?). Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone l'ha definito «un verminaio» e pare che dati segreti siano stati forniti – sempre illegalmente – a Servizi stranieri. Anche a quelli del Vaticano, dove – contrariamente alle indicazioni di Moneyval – agiscono magistrati che lavorano/hanno lavorato pure nella giustizia italiana? La domanda diventa fondamentale: CHI SONO I MANDANTI? Chi era a conoscenza di quel "rescriptum" tenuto segreto? Chi in quel momento sapeva che i promotori di giustizia stavano indagando su Becciu? Erano davvero pochissime persone...! E chi di loro poteva intrattenere un contatto (diretto o indiretto) con Striano? Suvvia, non dovrebbe essere difficile trovare la verità. A meno che chi dovrebbe cercare la verità... la voglia in realtà nascondere. Diddi ora dovrebbe indagare sui mandanti in Vaticano... con UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE COME UNA MONTAGNA!
2) Come se non bastasse, nell'estate del 2024, quando il Tribunale sta ancora scrivendo le motivazioni della sentenza contro Becciu, emergono intrecci sconcertanti; mentre il promotore di (in)giustiza Diddi difende presunti mafiosi e criminali assortiti, il Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone – anche lui pagato con l'Obolo di San Pietro – risulta indagato dalla Procura di Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia. Prima di morire, il giudice Paolo Borsellino definì la Procura di Palermo «un nido di vipere»; e profetizzò: «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri». A chi si riferiva? Chi erano le vipere tra i colleghi di Borsellino? Nessuno sia considerato intoccabile! «La giustizia è una cosa divina, peccato che sia affidata agli uomini», ha detto Pignatone; e come dargli torto? Con quale credibilità ora il giudice Pignatone può argomentare la condanna contro un imputato distrutto da una campagna stampa di diffamazione senza precedenti e che presenta tutte le caratteristiche del mascariamento? Un indagato per favoreggiamento alla mafia non può essere il Presidente del Tribunale vaticano e pronunciare sentenze in nome del S. Padre.
3) Nell'aprile del 2025, con la scoperta delle chat tenute colpevolmente nascoste dal promotore di ingiustizia Diddi (chat presentate in una denuncia all'ONU), emergono le prove del complotto imbastito contro Becciu dal trio Chaouqui-Ciferri-Perlasca, apparentemente con la collaborazione dello stesso Diddi, l'«anello debole» della catena (e quindi manipolabile?), il quale mentendo ha sempre detto di non essere stato in contatto con Chaouqui. C'è dietro un loschissimo "do ut des"?
Del resto il cardinale Julián Herranz, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e Presidente emerito della Commissione Disciplinare della Curia Romana, aveva già rilevato il rischio legato a questa magistratura: «Un fatto che per esempio danneggia o può danneggiare l’indipendenza della funzione del Papa, e causa pregiudizio all’immagine della Chiesa e del Pontificato, è la fuga di notizie relative a comportamenti delittuosi ancora nella fase istruttoria o sotto processo. Queste fughe, in se stesse illecite, possono risultare ingiustamente ingiuriose per alcune persone, e mettere in pericolo – creando pressioni e divisioni nell’opinione pubblica – l’indipendenza del processo giudiziario. In questo modo si cade nel vizio della corruzione che in alcuni Paesi oggigiorno coinvolge la funzione giudiziaria (paesi anche di famosa tradizione giuridica) e porta alla dipendenza dai poteri mediatici, politici e finanziari della società civile. Il fatto, inoltre, che i tribunali dello Stato Vaticano siano costituiti nella loro maggioranza da giudici e promotori di giustizia procedenti dalla Magistratura di una determinata nazione, fanno dubitare che questo foro sia il più logico e competente per giudicare delitti che per la loro natura afferiscono al bene comune della Chiesa universale e si riferiscono a membri della gerarchia ecclesiastica e organi di governo della Santa Sede».
La domanda è ormai imbarazzante, in Italia come in Vaticano: chi deve indagare e cercare la verità, se le persone sospette, coloro che si comportano in modo equivoco o losco, sono i magistrati e i membri delle forze dell'ordine (Diddi, Pignatone, Striano, Laudati, Cafiero De Raho, Natoli, Scarpinato...)?
Massimiliano Rais, Il caso Becciu e gli omissis, l'avvocata: "Un complotto contro il cardinale", in «L'Unione Sarda», 15 aprile 2025. Il disastro della "giustizia" vaticana che perseguita un innocente!
Chat pubblicate da "Domani", Becciu: "Complotto ai miei danni", in «SkyTG24», 15 aprile 2025.
Pressebericht nährt Zweifel an Vatikanprozess gegen Kardinal Becciu, in «Kath.ch», 15 aprile 2025.
Paolo Ardovino, «Una macchinazione contro di me», in «La Nuova Sardegna», 15 aprile 2025.
Enrica Riera, Caso Becciu, le nuove chat: «senza di te inchiesta morta. I pm? Io lavoro per il papa», in «Domani», 16 aprile 2025. ERA – ED È – TUTTA UNA COLOSSALE MONTATURA ORDITA CONTRO UN INNOCENTE! SENZA LE BUFALE DEL TRIO CHAOUQUI-PERLASCA-CIFERRI, BECCIU NON SAREBBE MAI STATO RINVIATO A GIUDIZIO, PERCHÉ COMPLETAMENTE INNOCENTE! LO DICONO LORO STESSI! «Erano ad un punto morto. Senza di te col ca*** che si faceva l’inchiesta. Siamo seri», scrive su WhatsApp Francesca Immacolata Chaouqui, la lobbista, meglio nota come “papessa”. Chaouqui, in quel momento, sta parlando con Genoveffa “Genevieve” Ciferri, grande amica del monsignor Alberto Perlasca, a sua volta grande accusatore di Becciu. Che significano quelle parole?
Enrica Riera, I magistrati di Roma ripartono da Laudati. Interrogato per ore, in «Domani», 16 aprile 2025. Di chi si è servito Diddi?
Becciu: vers un procès en appel, in «Golias», 16 aprile 2025.
Enrica Riera, Becciu, le chat con il braccio destro del papa. «Diddi fornisce informazioni a Chaouqui», in «Domani», 17 aprile 2025. Cosa c'entra Peña Parra? Come mai Ciferri è in collegamento con il sostituto della Segreteria di Stato? Peña Parra non aveva preso le distanze da Perlasca, allontanandolo dalla SdS? Quante menzogne ci hanno fatto credere? E Ciferri a proposito di Chaouqui: «Per quel che riguarda l'attività del Tribunale le informazioni, nel dettaglio, vengono fornite, purtroppo, dal prof Alessandro Diddi, con cui Lei (Chaouqui, ndr) collabora in un non meglio precisato ruolo di “collaboratrice di giustizia”, questo spiega il fatto gravissimo per cui documenti riservati dell’inchiesta siano stati rinvenuti in casa sua, e il perché Lei possa conoscere dettagliatamente, e anticipatamente, ogni attività inquisitoria relativa al Segretario di Stato, alla Sua persona, a quella di monsignor Perlasca, e a quella di tutti gli indagati e di tutti i personaggi entrati a vario titolo nell'inchiesta. Ero a conoscenza, da tempo, che relativamente alla segretezza sull'attività investigativa l'anello debole del Tribunale era il prof Diddi, ma non avrei mai immaginato fino a tal punto». Ecco perché una pregiudicata come Chaouqui, che detiene illegalmente materiale riservato, collabora con la "giustizia" (quell'«anello debole» di Diddi); o la manipola? E senza essere perseguita! COSÌ IL COMBINATO DISPOSTO DI DUE DONNE PERFIDE: UNA (CIFERRI) VOLEVA IL PROSCIOGLIMENTO DEL BARABBA-PERLASCA, L'ALTRA (CHAOUQUI) LA CROCIFISSIONE DI BECCIU. E, IN VATICANO, ENTRAMBE OTTENGONO CIÒ CHE VOGLIONO.
Felice Manti, Così Diddi rivelava alla Chaouqui i segreti sul processo Becciu, in «Il Giornale», 17 aprile 2025. «Il Papa è stato ingannato su monsignor Angelo Becciu? La Procura di Roma che cosa farà? Continua sul «Domani» la pubblicazione di alcune conversazioni tra le due donne che avrebbero imbeccato il supertestimone nel processo all’ex Sostituto della Segreteria di Stato. Sono le chat messe a disposizione da Genoveffa Ciferri detta Genevieve, grande amica del monsignor Alberto Perlasca che di Becciu era collaboratore con la strettissima collaboratrice del Papa Francesca Immacolata Chaouqui. Parlano del memoriale che Perlasca si è falsamente autoattribuito e che contiene tutte le accuse contro Becciu, condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi per truffa e peculato (senza essersi messo in tasca un centesimo) (...). La verità è stata manipolata, ma anche la Ciferri ha capito tardi di essere stata usata. Secondo il «Domani» avrebbe segnalato già allora alcuni strani comportamenti della Chaoqui, invano: «Per ben tre volte presso gli apparati di sicurezza dello stato della Città del Vaticano, e cioè presso l’ufficio del promotore di giustizia Giampiero Milano, presso il commissario Stefano De Santis e presso il promotore Alessandro Diddi», dichiara la donna.» LA SCANDALOSA CORRUZIONE DELLA "GIUSTIZIA" VATICANA.
Cataldo Intrieri, Vaticano, la notte del diritto: perché abbiamo il dovere di chiedere giustizia all'Italia, in «Domani», 17 aprile 2025. LA NOTTE DEL DIRITTO! LA MORTE DELLA VERITÀ E DELLA GIUSTIZIA. «L’affaire Chaouqui e l’opera di inquinamento sono fatti risaputi a chi abbia seguito il processo. Lo scandalo è stato soffocato occultando con omissis il contenuto delle chat tra la signora, monsignor Perlasca e una sua amica, Genoveffa Ciferri, che ora rende pubblici migliaia di messaggi su questo oscuro rapporto. Per tali motivi noi difensori abbiamo in animo, con delle denunce, di sollecitare l’intervento della magistratura per i fatti realizzati sul territorio italiano. (...) nel cuore della cristianità e dell’Europa degli Stati di diritto, opera una giurisdizione svincolata dalla Rule of The law e dal rispetto del diritto di difesa, una vera e propria autocrazia giudiziaria che condanna, arresta, sequestra beni senza rispettare la volontà ed i principi degli Stati dell’Unione europea a cui a parole dichiara di ispirare il suo sistema giudiziario. Un tema oggi di enorme portata e sul quale lo Stato della Chiesa dovrebbe essere un faro di civiltà e non un pessimo esempio. (...) parliamoci chiaro, se gli imputati incarnano certi modelli che il dilagante populismo ripudia, dall’alto prelato “con le mani in pasta” al finanziere spregiudicato, al funzionario trafficone, perfino la femme fatale, tra leggenda e realtà meglio vinca la favola su cui impancare il mito populista di inesistenti rivoluzioni e palingenesi etiche. L’affaire Chaouqui, i suoi vantati legami con i vertici della giustizia e dello Stato vaticano, l’opera di inquinamento processuale, la sua «missione per conto di Dio» spinta sino alla subornazione di un teste tramite minacce e pressioni, sono fatti risaputi e ben noti a chi abbia seguito il processo. (...) crediamo che in un tempo buio in cui il senso della giustizia e del diritto sembrano persi anche nei paesi liberi, non sia tollerabile che il simbolo della rivoluzione cristiana e di tutti gli ideali più nobili dell’umanità spenga «la democrazia nell’oscurità.»
Maximus Ali Perajaka, Kardinal Becciu Sebut Bukti Baru Menunjukkan Pelanggaran dalam ‘Persidangan Vatikan Abad Ini', in «Katolikku», 17 aprile 2025. Perfino in Indonesia l'hanno capito!
Vittorio Feltri, Quel che non si dice su Becciu, in «Il Giornale», 18 aprile 2025. APPELLO A PAPA FRANCESCO PER IL VENERDÌ SANTO: UN INNOCENTE CROCIFISSO BASTA. «Ci sono frasi che valgono come quelle che nei gialli si chiamano "pistole fumanti". Ecco alcuni messaggi. Scrive Chaouqui: "Se viene fuori che eravamo tutti d'accordo è la fine" (tutti: cioè le due donne e Diddi e la gendarmeria). Scandalizzata dalla immoralità di questa conduzione delle indagini, la Ciferri scrive al vescovo Parra, numero 3 del Vaticano, forse per farsi assolvere: «(La Chaouqui) conosce tutti i dettagli dell'inchiesta vaticana. Da chi, e come attinge queste informazioni sensibili? (...) La sostanza è questa. Il processo è marcio. (...) mi rivolgo al Papa. Non conosco indirizzo più umano di questo. Oggi è il Venerdì Santo: ne basta uno di Cristo in croce. Santo Padre, lei che può, stacchi i chiodi, e tiri giù da quel legno il cardinale Becciu. In questi giornni è diventato chiaro come il sole che c'è stata una macchinazione, di cui anche Lei è stato vittima, inducendola ad applicare una cocifissione preventiva, tanto le prove le parvero inequivocabili. (...) I giornalisti – e i vaticanisti non sono da meno – si conformarono alla regola aurea della sopravvivenza dei mediocri: dar ragione all'accusatore. (...) La prego perciò (...) di eliminare con atto sovrano – un colpo secco di bisturi – questo tumore che è cresciuto in Vaticano a colpi di intrigo. Tiri giù Becciu dalla croce.» Anche online.
Salvatore Izzo, Caso Becciu. Un'indagine costruita a tavolino su falsità per uccidere senza spargimento di sangue un innocente e con lui la credibilità della Santa Sede, in «Faro di Roma», 18 aprile 2025. IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI «Nelle chat di Genoveffa Ciferri, l’amica e protettrice di mons. Perlasca, secretate al processo vaticano sui fondi della Segreteria di Stato e pubblicate in questi giorni dal quotidiano Domani, ce n’è una che smaschera nelle poche righe di un messaggino watshapp la congiura orchestrata ai danni del card. Giovanni Angelo Becciu, ingiustamente condannato per un peculato che non c’è stato, e del Papa, tratto in inganno sul suo conto attraverso una ben orchestrata strategia di camuffamento della verità (di cui in parte è stato vittima pire Perlasca, il quale riteneva che le false accuse gli fossero suggerite da un anziano magistrato, che invece era la signora Chaouqui). (...) Emerge dunque una verità sconcertante: un pm e due persone estranee al processo che si mettono d’accordo su come addestrare il supertestimone dell’accusa. E a imbeccare le due donne, secondo i legali di Mincione guidati da Gian Domenico Caiazza, Andrea Zappalà, Ester Molinaro e Claudio Urciuoli che hanno ottenuto la chat della Ciferri sarebbe stato lo stesso Diddi. (...) Non va dimenticato che Papa Francesco ha paragonato più volte la calunnia e il pettegolezzo all’omicidio, soprattutto nelle sue omelie mattutine a Santa Marta e in varie udienze generali. (...) “La calunnia è un colpo basso, è dire il falso per rovinare il prossimo. […] È un peccato gravissimo, è omicidio.”» IL CULMINE DELL'IPOCRISIA NELLA "GIUSTIZIA" VATICANA. E DANNI INCOMMENSURABILI. Anche in spagnolo.
Luis Badilla e Robert Calvaresi, Card. Becciu, "chat omissate smascherano macchinazione ai miei danni. Il tempo dell'inganno è finito”. Le macchinazioni sporche nel processo contro il card. Becciu, in «Osservazioni casuali», 64, 12-19 aprile 2025. «... evidenzia e dimostra quanto la cosiddetta grande stampa – che a volte con ironia si apostrofa con l'espressione "i giornaloni" – sia, probabilmente a sua insaputa (tutto da verificare però) parte del trappolone o complotto contro il cardinale Angelo G. Becciu. È accaduto dal primo giorno, da quando il Papa defenestrò il porporato nel giro di mezz'ora, e alcuni Telegiornali delle ore 20 avevano la notizia con anticipo. Come con largo anticipo la rivista "L'Espresso", diretta da Marco Da Milano, parte dell'operazione e le menzogne di Massimiliano Coccia, orchestrarono il carnevale mediatico per condannare il card. Becciu prima di un processo. Per questa stampa, la sentenza, era quanto trapelava dal Vaticano. Una qualche domanda, un dubbio, una perplessità, una contro indagine? No. Secondo questa visione era tutto chiaro e definitivo. Ora questa medesima stampa tace, fa finta, sdrammatizza, ignora. Insomma, ancora una volta, con astuzia, si manipola la verità dei fatti usando il silenzio o altri pretesti. Forse si aspettano ancora ordini dall'alto, per far funzionare il proprio cervello.» Luis Badilla e Robert Calvaresi dicono pane al pane e vino al vino, papale papale.
D.L.V. e D.P., Vaticano. Processi pilotati e millantatrici che aleggiano attorno al Papa, in «Silere non possum», 19 aprile 2025. «Tra le decisioni più discutibili prese da Papa Francesco nei primi mesi, spicca quella di affidare un incarico delicatissimo a una donna priva di competenze e rivelatasi una millantatrice: la calabrese Francesca Immacolata Chaouqui. Quest’ultima è stata condannata per reati gravissimi dal Tribunale dello Stato Vaticano. La sentenza fu emessa sotto la presidenza del Dott. Giuseppe Dalla Torre – un magistrato di ben altro spessore rispetto a figure come Pignatone – e risultò così solida e inequivocabile da non essere nemmeno appellata da alcuna delle parti coinvolte. In un messaggio inviato su Facebook al cardinale Angelo Becciu, Francesca Immacolata Chaouqui dichiarava di essere amica di Domenico Giani e Stefano De Santis. Si tratta di una lunga serie di messaggi, dal tono insistente e persecutorio, attraverso i quali la Chaouqui – già condannata in via definitiva – tentava disperatamente di ottenere la Grazia dal Papa per le sue gravissime azioni ai danni del Papa. Nel corso degli anni, Chaouqui si è distinta per una costante sete di visibilità e potere. Ha spesso millantato contatti e relazioni che nella realtà non possedeva, rappresentando uno dei tanti esempi di chi ambisce a entrare nei circuiti vaticani non per vocazione, ma per puro desiderio di affermazione personale. (...) È bene chiarire che oggi non ha più accesso a Casa Santa Marta, ma grazie all’appoggio di uomini come Stefano De Santis, Alessandro Diddi e altri, ha continuato a ricevere informazioni riservate, dando l’impressione di avere un ruolo che in realtà non le spetta. (...) Le conversazioni che pubblichiamo oggi in esclusiva (...) mostrano chiaramente come la Chaouqui abbia mentito anche durante la sua audizione in aula. Una falsità grave, che costituisce un reato e che il Tribunale non potrà ignorare. (...) Papa Francesco è perfettamente consapevole che Francesca Immacolata Chaouqui rappresenta un problema serio. Le sue azioni hanno arrecato danni non solo all’istituzione, ma anche alla sua stessa figura. Tuttavia, nonostante ne conoscesse la pericolosità, l’ha comunque utilizzata per liberarsi di una figura che ormai considerava scomoda. La rabbia della Chaouqui nei confronti del cardinale Angelo Becciu ha raggiunto livelli patologici. La sua è un’ostilità viscerale, carica di rancore. Ricorda la reazione immatura di chi, una volta ottenuto il “giocattolo”, non tollera di vederselo sottratto. Essere stata scoperta, processata e condannata è stato per lei uno smacco intollerabile, una ferita al suo ego. (...) Da anni, Chaouqui utilizza la minaccia e il ricatto come strumenti di pressione. Fa continui riferimenti a presunte rivelazioni, sostiene di sapere molto più di quanto realmente sappia, e costruisce attorno a sé un’aura di potere fondata su illusioni e intimidazioni. I giornali continuano a chiamarla “la papessa” ma il termine corretto è “la millantatrice”. (...) Durante il processo svoltosi in Vaticano, è emerso un fatto di straordinaria gravità: Alessandro Diddi, Promotore di Giustizia, risultava coinvolto nella vicenda su cui egli stesso era chiamato a indagare. Una circostanza che, alla luce del codice di procedura penale che lui non ha mai studiato, avrebbe dovuto comportare la sua immediata ricusazione e la nomina di un sostituto. (...) a muovere i fili, dietro le quinte, c’era ancora una volta Francesca Immacolata Chaouqui. Nelle sue chat, arriva persino a promettere che Perlasca non avrebbe subito alcuna conseguenza legale. (...) Dai messaggi che ora rendiamo pubblici, risulta evidente che Stefano De Santis e Alessandro Diddi condividevano informazioni riservate con Francesca Immacolata Chaouqui. A confermarlo è il fatto che Chaouqui anticipava sistematicamente a Genoveffa Ciferri le mosse del Promotore di Giustizia, al punto che la stessa, preoccupata, scrisse in una chat: “Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo, è la fine.” Gli atti di cui parliamo erano stati secretati proprio da Alessandro Diddi, il Promotore di Giustizia coinvolto direttamente nella vicenda. Una decisione gravissima, che solleva interrogativi urgenti: com’è possibile che il Tribunale vaticano abbia consentito tutto questo? Com’è possibile che un promotore possa secretare atti, fingendo di aver avviato un procedimento di cui, a distanza di tempo, non si conosce ancora nulla? E, soprattutto: chi starebbe conducendo le indagini in questo presunto procedimento? Ancora Diddi? Dunque, l’indagato indaga su sé stesso? O forse le indagini sono in mano a Stefano De Santis, lo stesso che ha passato documenti riservati a Francesca Immacolata Chaouqui? Poiché sembra che Alessandro Diddi abbia dimenticato cosa significhi essere un pubblico ufficiale, glielo ricordiamo: il Promotore di Giustizia vaticano lo è a tutti gli effetti. Se un pubblico ufficiale condivide atti di un’indagine delicatissima con una millantatrice o con una giornalista di cui presenta i libri, oppure – peggio ancora – li consegna a un settimanale come L’Espresso, siamo davanti a un reato di estrema gravità. (...) Eppure, da quando la stampa ha iniziato a sollevare domande su questo caso, Diddi ha scelto il silenzio – un atteggiamento in netto contrasto con la sua consueta prontezza nel rilasciare dichiarazioni contro tutto e tutti. La Sala Stampa della Santa Sede, da parte sua, si è trincerata in un mutismo assordante. Nel piccolo Stato vaticano, le voci però non si fermano. Anche Vatican News e l’intera macchina “non comunicativa” di Piazza Pia restano muti, nonostante la portata senza precedenti di quanto sta accadendo. Stupisce, in particolare, il silenzio di Andrea Tornielli (...). Non dimentichiamo che fu proprio lui, forte delle sue “profonde competenze giuridiche”, a definire quello di Sloane Avenue “un processo giusto”. Ora però le alternative sono due: o Alessandro Diddi si dimette immediatamente, oppure si apre una fase che porterà seri grattacapo. Chiunque abbia un procedimento penale in corso in Vaticano non può più essere costretto a subire questo teatrino da processo kafkiano.» Si aggiunga che anche l'inchiesta che, correndo precipitevolissimevolmente da Raffaele Cantone a Perugia (per tappare una falla?), Diddi afferma di aver aperto a proposito dell'operazione di spionaggio e dossieraggio illecito (Striano, Laudati e co.), puzza terribilmente di messinscena: anche lì Diddi finge di indagare su se stesso?
Ivo Pincara, Le chat depositate all'ONU e rese note da Domani sono l'equivalente di una bomba atomica. I grandi giornali e i telegiornali tacciono. La Santa Sede tace, in «Korazym», 19 aprile 2025. GLI OMISSIS E IL GRAVISSIMO PECCATO DI OMISSIONE. Quello del Vaticano – e dei "giornaloni" – è un silenzio vile o un silenzio complice? Don Abbondio, don Rodrigo o Azzeccagarbugli? Oh, cadranno i sepolcri e grideranno le pietre!
Giovanni Maria Vian, Un populista sul trono di Pietro: le riforme di Bergoglio rimangono incompiute, in «Domani», 21 aprile 2025. «Papa Francesco lascia una chiesa polarizzata. Il suo pontificato è stato segnato da uno stile di governo solitario e autocratico. Portando all’estremo l’esercizio assoluto del potere papale cresciuto nei secoli, ha reso indispensabile e urgente una riforma del papato. (...) Approfittando di questo contesto indubbiamente critico il papa ha perseguito lo svuotamento del potere e dell’autonomia finanziaria della Segreteria di stato, organismo che dal 1967, anno dell’importante riforma curiale di Paolo Vi era il vero cuore della curia romana, ridisegnata invece in modo confuso dagli uomini di Francesco. Questo è anche lo scenario del cosiddetto processo contro il cardinale Angelo Becciu, durante il quale il pontefice è intervenuto con ben quattro provvedimenti (tecnicamente detti rescripta) per modificare il quadro legislativo del processo stesso. Questo uso di fatto politico della giustizia civile vaticana ha suscitato molte critiche internazionali e quelle di due cardinali anziani, ma di primissimo piano e di orientamenti diversi tra loro: il giurista spagnolo Julián Herranz e il teologo tedesco Walter Kasper. Anche perché nella storia quasi centenaria del piccolo stato vaticano – dove è ignorata la divisione dei poteri che risale a Montesquieu – l’attività del tribunale era stata prudentemente sempre poco praticata.»
Andrea Gagliarducci, Pope Francis, five paradoxes of this pontificate, in «MondayVatican», 21 aprile 2025. «Papa Francesco non è andato alla periferia. Ha creato un nuovo centro. Qui sta il primo grande paradosso. La sua lotta contro la corte papale, contro quello che considerava lo stato profondo del Vaticano, lo portò a creare un sistema diverso, parallelo e ugualmente profondo, con la differenza che il sistema intorno a Papa Francesco, liberato dalle regole di formalità e istituzionalità, era meno trasparente di quello precedente. Papa Francesco fu, in qualche modo, una vittima della sua riforma e una vittima degli uomini che scelse per portarla avanti. (...) A pensarci bene, vittima probabilmente non è la parola giusta. Papa Francesco lo ha dimostrato con i significativi processi vaticani: visibile e quasi umiliante nei casi che coinvolgono persone che non avevano più la sua fiducia, come quello sulla gestione dei fondi in Vaticano, che ha coinvolto il cardinale Becciu, o quello che coinvolge il cardinale Cipriani Thorne, arcivescovo emerito di Lima; invisibile e per niente trasparente in quelli che coinvolgono persone che avevano la sua fiducia, o almeno la sua stima - gli ultimi, più sensazionali casi, hanno coinvolto p. Marko Rupnik e l'arcivescovo Zanchetta, entrambi protetti e persino perdonati anche quando tutto ha dimostrato il contrario. Nel pontificato di Papa Francesco, tutto era asimmetrico perché tutto è stato in qualche modo deciso sul posto. È il modello della riforma in corso: prima c'è stata l'era delle commissioni, poi l'era del motu proprio e poi l'era degli aggiustamenti del motu proprio...» Anche in italiano.
Sante Cavalleri, Papa Francesco sarà esposto in San Pietro mercoledì quindi a bara già chiusa. Cardinali potranno riammettere Becciu al Conclave, in «Faro di Roma», 21 aprile 2025. «In tema di Congregazioni Generali, già nella prima riunione il cardinale Giovanni Angelo Becciu potrà essere ammesso al Conclave in quanto sono emerse prove di una congiura ai suoi danni.»
Morto Papa Francesco, Becciu: "Ora è nella luce e conosce la verità dei fatti", in «ADNkronos», 21 aprile 2025. «Non posso nascondere che il cambiamento repentino del suo giudizio nei miei confronti, con le note conseguenze che ne derivarono, hanno provocato in me un dolore immenso che ho cercato di accettare come una prova del Signore – dice Becciu – Mi consola aver tenuto, malgrado tutto, il rapporto che si addice a chi, ricevendo il cardinalato, ha giurato di dare la propria vita per il Papa. Ora egli è nella luce e conosce la verità dei fatti. Mi unisco a tutta la Chiesa nell’elevare preghiere di suffragio a Dio per la sua anima.» Così soffre e vive un cristiano, anche quando rivive in sé la passione di Gesù.
Becciu: «Sconcerto per la morte del Papa, con Francesco sempre collaborazione leale», in «L'Unione Sarda», 21 aprile 2025. Anche in tedesco. E in inglese.
Andrea Gagliarducci, Conclave, l'ombra di Becciu sul voto: l'incognita del suo ingresso, in «Il Messaggero», 22 aprile 2025. «Giovanni Paolo II ha confermato la disposizione per cui nessun cardinale elettore può essere escluso dall’elezione sia attiva sia passiva per nessun motivo o pretesto. La norma intende – spiega Boni – "evitare risolutamente che si presentino occasioni di scisma e discordie in un momento così delicato nella vita della Chiesa, vulnerabile perché priva del suo capo". E, dunque, "sicuramente la pena temporale inflitta a Becciu dalla sentenza di primo grado non può in alcun modo essere invocata per impedirgli di entrare in conclave". A maggior ragione se si considera che "la condanna di Becciu potrebbe cadere in sede di appello, dimostrando l’inconsistenza di tutte le accuse che gli sono state addebitate; e, in tal caso, risalterebbe patente come egli sarebbe stato vittima di un grave abuso al quale andrebbe immediatamente posto rimedio per restaurare la giustizia violata".»
Jean-Baptiste Noé, François, le dernier des péronistes, in «Conflicts», 22 aprile 2025. «... des procès sans respect des normes juridiques, dont celui du cardinal Becciu est le plus emblématique.»
Andrea Riccardi, Ignazio Ingrao, Massimo Franco, Gian Franco Svidercoschi e Antonio Spadaro, ospiti di Bruno Vespa a «Porta a Porta», Rai1, 21 aprile 2025. «Il Papa gli ha tolto i diritti del cadinalato. Ma il voto è un dovere o un diritto?»
Papa: Becciu, 'intatte le mie prerogative', in «Ansa», 22 aprile 2025.
Conclave, il cardinale Becciu: «Ho il diritto di votare». Ma non risulta nell'elenco degli elettori, in «Il Messaggero», 22 aprile 2025. «Secondo quanto risulta, già a febbraio due importanti canonisti avrebbero sollecitato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, affinché chiedesse una decisione scritta al Papa sui diritti cardinalizi di Becciu. Parolin avrebbe scelto di non intervenire, sostenendo che "il Papa sa bene come procedere".»