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Sul sistema giudiziario vaticano (ventitreesima parte) >>> per la parte precedente clicca qui
«Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati?» (Agostino, De Civitate Dei, cap. IV, 4).
Partendo da due casi narrati nel libro di Daniele e nel vangelo di Giovanni, papa Francesco spiega cos’è la corruzione della giustizia: quella «che era nei giudici di ambedue i casi», sia con l'innocente Susanna sia con la donna adultera, perché «in ambedue i casi i giudici erano corrotti», tanto contro un'innocente quanto contro una peccatrice. Del resto «sempre ci sono stati nel mondo giudici corrotti» e «anche oggi in tutte le parti del mondo ce ne sono». Da parte loro, i corrotti «credono che fanno bene le cose così, si credono con impunità», ha rimarcato Francesco. A Susanna, i giudici dicono: «o fai questo o faremo una falsa testimonianza» contro di te. «Non è il primo caso che nella Bibbia appaiono le false testimonianze», ha affermato il Papa. «Pensiamo a Nabot, quando la regina Gezabele combina tutta quella falsa testimonianza; pensiamo a Gesù, che è condannato a morte con falsa testimonianza; pensiamo a santo Stefano». Ma, ha avvertito il Pontefice facendo riferimento al passo evangelico di Giovanni, «sono corrotti anche i dottori della legge che portano questa donna — scribi, alcuni farisei — e dicono a Gesù: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”». E «anche questi sono giudici». Gli anziani, con Susanna, «avevano perso la testa lasciando che la lussuria si impadronisse di loro». Costoro, invece, «avevano perso la testa facendo crescere in loro un’interpretazione della legge tanto rigida che non lasciava spazio allo Spirito Santo: corruzione di legalità, di legalismo, contro la grazia». «E poi c’è la quarta persona, Gesù: la pienezza della legge», ha spiegato Francesco. E «lui si incontra come maestro della legge davanti a questi che sono maestri della legge: “Tu che ne dici?” gli domandano loro». Ai «falsi giudici che accusavano Susanna» Gesù risponde così «per bocca di Daniele: “Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi”». E «all’altro gli dice: “O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi”». «Questa è la corruzione di questi giudici» ha proseguito il Pontefice in riferimento al passo dell’Antico testamento. Invece «agli altri giudici Gesù dice poche cose: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”». In conclusione il Papa ha invitato a pensare a «questa strada, alla malvagità con la quale i nostri vizi giudicano la gente», perché «anche noi giudichiamo nel cuore gli altri» (sintesi della meditazione mattutina di papa Francesco, 3 aprile 2017).
L'operato del Promotore di (In)Giustizia Alessandro Diddi nel "processo del secolo" è connotato da una serie impressionante di abbagli, granchi, errori, omissioni e gravi pecche, nel migliore dei casi. Ma nel sistema giudiziario del Vaticano – dove non vige una conquista della civiltà moderna come la separazione dei poteri – si sono visti anche imbeccamenti calunniosi a certa stampa, «macroscopiche e sconcertanti trasgressioni dei capisaldi elementari del giusto processo» (Geraldina Boni), leggi modificate a procedimento in corso (sempre in sfavore degli imputati: rescripta che «si sono rivelati ingiusti e irrazionali», sempre Boni), magistrati dell'accusa che non obbediscono al giudice, video di testimonianze censurati, verbali pieni di omissis, testimoni che ammettono d'essere stati manipolati (senza che si approfondisca per capire da chi e perché), interrogatori calendarizzati e poi cancellati, messaggi chat tenuti nascosti, una pregiudicata che muove le pedine a proprio piacimento, promotori di giustizia indegni che non ne azzeccano una, giudici che approvano senza battere ciglio... E intollerabili interventi censori sul materiale probatorio. PERCHÉ? Cosa nasconde il Tribunale vaticano? La cosa più grave – a mio parere – è accaduta nel gennaio del 2023: i Giudici, dopo averlo calendarizzato, hanno inspiegabilmente cancellato l'interrogatorio della Chaouqui previsto per il 16 febbraio 2023 (già spostato una volta), nonché il confronto Chaouqui-Ciferri, richiesto dalle difese. In un articolo del 14 gennaio 2023 si legge un'affermazione di Chaouqui, mossa evidentemente da odio: «Io e il papa abbiamo un nostro modo di comunicare informazioni, e non lo spiegherò nei dettagli certo a voi» (QUI). Parlava ai giornalisti che aveva convocato per il suo show, ma… in tribunale non si potrebbe pretendere che spieghi questo “modo di comunicare”? Chi faceva – o fa – da tramite tra Chaouqui e il Papa? Forse la stessa persona che gli portò l'«Espresso» prima ancora che arrivasse nelle edicole? COME MAI il Promotore di (In)Giustizia Diddi ha nascosto 120 su 126 messaggi intercorsi tra la Chaouqui e la Ciferri? E COME MAI i documenti pontifici e il materiale riservato della Santa Sede detenuti abusivamente dalla Chaouqui, trovati durante una perquisizione effettuata dalla Guardia di Finanza di Roma nel dicembre del 2020, non hanno ancora avuto conseguenze sul piano giuridico? Le contraddizioni emerse sono davvero troppe ed è necessario che tutte le parti dispongano integralmente dei verbali di Perlasca e di tutti i messaggi inoltrati dalla Ciferri, com'era necessario che potessero interrogare approfonditamente la Chaouqui, onde far emergere i retroscena e le motivazioni rancorose delle sue montature. Se non adempie le condizioni minime per il giusto processo, la Giustizia vaticana dimostra di non amare la verità e perde la propria credibilità. E quanto sia importante essere credibili l'ha testimoniato con la vita un magistrato serio e beato: Rosario Livatino. Nel febbraio 2023 il Papa ha detto ai magistrati che bisogna «evitare il rischio di "confondere il dito con la luna": il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano». In questo modo si presume però che quei comportamenti e quei fatti siano veri, contraddicendo ciò che più volte il Papa stesso ha sostenuto in altri contesti, vale a dire che la presunzione di innocenza fino a prova contraria è un diritto umano fondamentale e fa parte delle «armi legali di garanzia. [...] Perché se iniziamo a uscire da quelle garanzie, la giustizia diventa molto manipolabile». Ma se la luna non c'è? Non è forse il senso stesso dei processi quello di verificare se le accuse ipotizzate nel rinvio a giudizio sono vere o false, se sono fondate sulla realtà o su una messinscena? Se bastasse l'esistenza di un processo per dedurre che fatti e comportamenti sono reali, allora non sarebbe nemmeno necessario aspettarne l'esito, sarebbe una perdita di tempo, visto che tutto è già "chiaro" prima; allora Gesù era colpevole a prescindere, e non c'è nulla da discutere, tanto più che era accusato dalla più alta autorità religiosa dell'epoca. Ma CHI ha scritto quel discorso al Papa?, il quale solo poche settimane prima aveva chiarito lucidamente: «... guardatevi da coloro che creano l’atmosfera per un processo, qualunque esso sia. Lo fanno attraverso i media in modo tale da influenzare coloro che devono giudicare e decidere. Un processo deve essere il più pulito possibile, con tribunali di prima classe che non hanno altro interesse che salvare la pulizia della giustizia». E allora, COM'È POSSIBILE ciò che è accaduto nell'Ufficio del Promotore di (In)Giustizia negli ultimi anni? E negli stessi giorni in cui è stata pronunciata la sentenza sul "caso Becciu" sono stati rimpolpati gli stipendi dei magistrati vaticani.
Un magistrato dev’essere come la moglie di Cesare: non solo deve essere onesto, ma anche sembrare onesto. Di più, non solo deve essere corretto, ma non deve lasciare dubbi sulla sua correttezza: non è possibile che un magistrato, disobbedendo al Giudice, tenga nascosto materiale probatorio in un processo; non è possibile che ritagli i video degli interrogatori e oscuri le testimonianze con “omissis” distribuiti a proprio piacimento; non è possibile che protegga testimoni che hanno manipolato o che sono stati manipolati per incastrare altre persone; non è possibile che nasconda 120 su 126 messaggi che gli sono stati inoltrati perché venissero resi noti alla Giustizia; non è possibile che usi strumentalmente la stampa amica o cooptata per mettere alla gogna persone che avrebbero diritto a un giudizio equo ed equilibrato; non è possibile che tratti gli inquisiti in modo differente, portandone alcuni a giudizio e ignorando i reati degli altri, a seconda delle convenienze o dei suoi teoremi precostituiti. Non è possibile, insomma, che sussista neanche il dubbio o l’impressione che abbia nascosto o manipolato la verità, anziché portarla alla luce. E che per cotanta prestazione gli sia stato alzato lo stipendio! E invece, mentre Perlasca – definito da Diddi «incapace e inetto» (il capo dell'Ufficio amministrativo del Vaticano!) – (ri)diventa promotore di giustizia, nella primavera 2024 viene introdotta una sorta di impunità per i magistrati! Chi ha orecchi per intendere tragga le conseguenze. Ne va della credibilità della Chiesa Cattolica, non solo del Vaticano. E intanto:
1) Il Papa legifera anche in Italia (contra legem)? Nel marzo del 2024 scoppia lo "scandalo dossieraggio": emerge che nel luglio del 2019 – nello stesso mese in cui il Papa con il secondo dei quattro "rescripta" (modifiche alla legislazione, ovviamente vaticana, adottate unicamente per questo procedimento contro Becciu, in deroga alle comuni regole del processo stabilite per legge!) autorizzò lo IOR e l’ufficio del promotore di giustizia ad adottare strumenti tecnologici di intercettazione contro i «soggetti le cui attività di comunicazione siano ritenuti utili per lo svolgimento delle indagini» (e ciò «con il più assoluto riserbo» e con «le modalità più adeguate per l’acquisizione, utilizzazione e conservazione delle prove raccolte») – Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di Finanza italiana in servizio alla Procura nazionale antimafia italiana, effettuò accertamenti non autorizzati (quindi illegittimi) contro varie persone coinvolte nel cosiddetto "processo del secolo" in Vaticano; all'operazione avrebbero partecipato anche un magistrato, Antonio Laudati, e membri dei Servizi segreti (deviati?). Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone l'ha definito «un verminaio» e pare che dati segreti siano stati forniti – sempre illegalmente – a Servizi stranieri. Anche a quelli del Vaticano, dove – contrariamente alle indicazioni di Moneyval – agiscono magistrati che lavorano/hanno lavorato pure nella giustizia italiana? La domanda diventa fondamentale: CHI SONO I MANDANTI? Chi era a conoscenza di quel "rescriptum" tenuto segreto? Chi in quel momento sapeva che i promotori di giustizia stavano indagando su Becciu? Erano davvero pochissime persone...! E chi di loro poteva intrattenere un contatto (diretto o indiretto) con Striano? Suvvia, non dovrebbe essere difficile trovare la verità. A meno che chi dovrebbe cercare la verità... la voglia in realtà nascondere. Diddi ora dovrebbe indagare sui mandanti in Vaticano... con UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE COME UNA MONTAGNA!
2) Come se non bastasse, nell'estate del 2024, quando il Tribunale sta ancora scrivendo le motivazioni della sentenza contro Becciu, emergono intrecci sconcertanti; mentre il promotore di (in)giustiza Diddi difende presunti mafiosi e criminali assortiti, il Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone – anche lui pagato con l'Obolo di San Pietro – risulta indagato dalla Procura di Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia. Prima di morire, il giudice Paolo Borsellino definì la Procura di Palermo «un nido di vipere»; e profetizzò: «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri». A chi si riferiva? Chi erano le vipere tra i colleghi di Borsellino? Nessuno sia considerato intoccabile! «La giustizia è una cosa divina, peccato che sia affidata agli uomini», ha detto Pignatone; e come dargli torto? Con quale credibilità ora il giudice Pignatone può argomentare la condanna contro un imputato distrutto da una campagna stampa di diffamazione senza precedenti e che presenta tutte le caratteristiche del mascariamento? Un indagato per favoreggiamento alla mafia non può essere il Presidente del Tribunale vaticano e pronunciare sentenze in nome del S. Padre.
3) Nell'aprile del 2025, con la scoperta delle chat tenute colpevolmente nascoste dal promotore di ingiustizia Diddi (chat presentate in una denuncia all'ONU), emergono le prove del complotto imbastito contro Becciu dal trio Chaouqui-Ciferri-Perlasca, apparentemente con la collaborazione dello stesso Diddi, l'«anello debole» della catena (e quindi manipolabile?), il quale mentendo ha sempre detto di non essere stato in contatto con Chaouqui. C'è dietro un loschissimo "do ut des"?
Del resto il cardinale Julián Herranz, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e Presidente emerito della Commissione Disciplinare della Curia Romana, aveva già rilevato il rischio legato a questa magistratura: «Un fatto che per esempio danneggia o può danneggiare l’indipendenza della funzione del Papa, e causa pregiudizio all’immagine della Chiesa e del Pontificato, è la fuga di notizie relative a comportamenti delittuosi ancora nella fase istruttoria o sotto processo. Queste fughe, in se stesse illecite, possono risultare ingiustamente ingiuriose per alcune persone, e mettere in pericolo – creando pressioni e divisioni nell’opinione pubblica – l’indipendenza del processo giudiziario. In questo modo si cade nel vizio della corruzione che in alcuni Paesi oggigiorno coinvolge la funzione giudiziaria (paesi anche di famosa tradizione giuridica) e porta alla dipendenza dai poteri mediatici, politici e finanziari della società civile. Il fatto, inoltre, che i tribunali dello Stato Vaticano siano costituiti nella loro maggioranza da giudici e promotori di giustizia procedenti dalla Magistratura di una determinata nazione, fanno dubitare che questo foro sia il più logico e competente per giudicare delitti che per la loro natura afferiscono al bene comune della Chiesa universale e si riferiscono a membri della gerarchia ecclesiastica e organi di governo della Santa Sede».
La domanda è ormai imbarazzante, in Italia come in Vaticano: chi deve indagare e cercare la verità, se le persone sospette, coloro che si comportano in modo equivoco o losco, sono i magistrati e i membri delle forze dell'ordine (Diddi, Pignatone, Striano, Laudati, Cafiero De Raho, Natoli, Scarpinato...)?
Felice Manti, Becciu in Conclave? Ecco perché votare è un suo diritto, in «Il Giornale», 22 aprile 2025. «Al di là della sua innocenza, da sempre professata e confermata dalla macchinazione ai suoi danni emersa dalla pubblicazione delle chat tra i suoi accusatori ("Se scoprono che siamo d’accordo il processo salta"), la parola fine spetta alla stessa congregazione generale.»
Giovanni Maria Vian, Verso il conclave. I cardinali alle prese con il caso becciu, in «Domani», 23 aprile 2025. «Solo successivamente è stato aperto il processo, ora al centro di una severa "analisi critica" in libro di grande interesse – innanzi tutto per il collegio cardinalizio, ma non solo – scritto dai tre giuristi Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer (Il «processo Becciu», Marietti1820). Si è così potuto parlare di una condanna preventiva del prelato sardo, sottoposto a giudizio insieme ad altri, tanto che più correttamente bisognerebbe parlare di processo di Londra. Becciu è stato poi condannato in primo grado, ma con accuse non provate in modo convincente e nel corso di un procedimento nel quale il papa è intervenuto personalmente – con un esercizio senza precedenti dei suoi poteri assoluti anche come capo di stato – firmando quattro provvedimenti per spianare la strada all’accusa. Processo che è stato contrassegnato da vicende clamorose documentate con puntualità da un sito svizzero (www.andreapaganini.ch/CASO_BECCIU.html) e di recente da questo giornale. Suscitando così critiche soprattutto in ambito internazionale ma anche all’interno della curia romana. Con franchezza era intervenuto un giurista autorevole, il novantacinquenne cardinale Julián Herranz, importante esponente dell’Opus Dei, con un appunto consegnato allo stesso pontefice già il 4 dicembre 2020 e che si può leggere anche in italiano nel suo Due papi (Piemme). La pubblicazione del breve testo è stata poi autorizzata dallo stesso papa Francesco, che del libro ha voluto scrivere personalmente – a differenza di tanti altri testi, solo approvati e firmati – la prefazione. A proposito del cardinale Becciu il suo confratello spagnolo ha scritto una frase rivelatrice, e cioè che la sua rinuncia era relativa ai suoi «diritti, ma non ai suoi doveri», tra i quali il principale riguarda proprio l’elezione del papa. Da ieri intanto il prelato sardo alle congregazioni generali sta partecipando. Ma Becciu entrerà in conclave?»
D.M.T., I cardinali: "Mai più un sud americano". La fabbrica delle fake news vaticane, in «Silere non possum», 23 aprile 2025. DA LEGGERE, CON ATTENZIONE, QUESTO ARTICOLO. Ormai la maschera è caduta, signori Calabrò, Coccia, Diddi, Chaouqui, Perlasca, Pignatone, Ciferri e co.! (ps: io però amo i latinoamericani)
Alberto Melloni, Il rito del conclave, il mistero e lo Spirito Santo (che ha già deciso), in «Corriere della Sera», 23 aprile 2025. «... la Chiesa cattolica non è pensabile senza il suo sistema di norme, di cui deve continuamente imparare a fidarsi (ma non troppo) e a diffidare (senza esagerare). La loro grigia pesantezza istituzionale, infatti, può affumicare il seme evangelico; ma senza il loro guardrail perfino il ministero di unità del Papa può diventare spaesato arbitrio. Le Norme conclavarie setacciate dal tempo, nella fattispecie, sono preziose perché pensate fuori dall’attualità. Come quelle che ammettono in Conclave anche un cardinale scomunicato; e che dunque oggi non esonerano Angelo Becciu dal voto. Dato che il Papa non gli ha tolto la berretta (come fece Pio XI col cardinale Billot) gli tocca adempiere in Conclave un dovere, molto più forte di rivendicazioni buone o bislacche di diritti.»
Alberto Vacca, Il cardinale Becciu e il Conclave: il diritto sospeso che può decidere il futuro del papato. Un interrogativo che scuote la Chiesa: Becciu potrà votare il nuovo papa?, in «La Provincia del Sulcis Iglesiente», 23 aprile 2025. «Nel diritto canonico, la partecipazione al conclave non è facoltativa, ma obbligatoria: è un diritto-dovere dei cardinali sotto gli 80 anni. Lo dice la Universi Dominici Gregis, all’art. 33: «Il diritto di eleggere il Romano Pontefice spetta unicamente ai Cardinali di Santa Romana Chiesa […]». Il verbo «spetta» non è scelto a caso. In ambito giuridico canonico (e non solo), «spettare» indica un diritto che è proprio, esclusivo, e non rinunciabile senza giusta causa. Ma in ambito ecclesiale, ciò che «spetta» non è solo una facoltà da esercitare a piacimento: è anche un dovere verso la Chiesa, un obbligo, perché collegato direttamente al bene supremo della comunità ecclesiale, cioè l’elezione del nuovo pontefice. In questo senso, partecipare al conclave non è semplicemente un diritto personale del cardinale, ma un atto dovuto in quanto membro del Collegio cardinalizio, e parte integrante della funzione ecclesiale affidatagli dal papa al momento della sua creazione cardinalizia. A rafforzare questa interpretazione interviene l’art. 35 della stessa costituzione: «Nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto […]».
Alberto Vacca, Il cardinale Becciu e il Conclave: il diritto sospeso che può decidere il futuro del papato. Un interrogativo che scuote la Chiesa: Becciu potrà votare il nuovo papa?, in «La Provincia del Sulcis Iglesiente», 23 aprile 2025. «Nel diritto canonico, la partecipazione al conclave non è facoltativa, ma obbligatoria: è un diritto-dovere dei cardinali sotto gli 80 anni. Lo dice la Universi Dominici Gregis, all’art. 33: «Il diritto di eleggere il Romano Pontefice spetta unicamente ai Cardinali di Santa Romana Chiesa […]». Il verbo «spetta» non è scelto a caso. In ambito giuridico canonico (e non solo), «spettare» indica un diritto che è proprio, esclusivo, e non rinunciabile senza giusta causa. Ma in ambito ecclesiale, ciò che «spetta» non è solo una facoltà da esercitare a piacimento: è anche un dovere verso la Chiesa, un obbligo, perché collegato direttamente al bene supremo della comunità ecclesiale, cioè l’elezione del nuovo pontefice. In questo senso, partecipare al conclave non è semplicemente un diritto personale del cardinale, ma un atto dovuto in quanto membro del Collegio cardinalizio, e parte integrante della funzione ecclesiale affidatagli dal papa al momento della sua creazione cardinalizia. A rafforzare questa interpretazione interviene l’art. 35 della stessa costituzione: «Nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto […]» (...) se Becciu venisse escluso ingiustamente, e in seguito assolto, l’intero conclave potrebbe essere nullo. (...) La Chiesa è spirituale, sì, ma è anche istituzione visibile e giuridica, e ha bisogno di atti chiari, scritti, coerenti. (...) Nel 1559, il cardinale Giovanni Morone – accusato di eresia e incarcerato – fu liberato e ammesso al conclave con il voto favorevole dei cardinali. Quel conclave elesse papa Pio IV. Un precedente storico che mostra come la collegialità può risolvere conflitti senza ledere la comunione.»
Maria d'Arienzo, Un nuovo "caso Becciu" scombussola il prossimo conclave, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 24 aprile 2025. «Su tali aspetti si dovrà pronunciare la Congregazione generale, che, dunque, potrebbe anche orientarsi verso l’ammissione di Becciu al conclave anche in considerazione della circostanza che la sentenza di condanna del Tribunale vaticano è di primo grado e vige nell’ordinamento vaticano il principio della presunzione di innocenza sancito dall’art. 350 bis del codice di procedura penale vaticano introdotto dall’art. 35 della Legge vaticana n. IX dell’11 luglio 2013. La scelta di ammettere Becciu, inoltre, potrebbe assumere particolare valore simbolico durante l’anno giubilare in corso, chiamato, come si evince dalla stessa bolla d’indizione Spes non confundit, a permettere a tutti di «scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio».
Antonino D'Anna, Becciu, colpo di scena: i cardinale escluso da Bergoglio potrà votare per eleggere il nuovo Papa, in «Affari Italiani», 23 aprile 2025. «Becciu può votare, le norme canoniche glielo permettono dal momento che ha mantenuto il ruolo cardinalizio e perché del resto Jorge Mario Bergoglio non ha mai preso un provvedimento definitivo su di lui, facendolo anzi partecipare a incontri pubblici e concistori.»
Caterina Maniaci, Il documento dei cardinali che già pensavano al successore di Francesco, in «Libero», 24 aprile 2025. «È stato rimosso dal suo incarico senza prova. Mai giustizia.» «Anche il testo di Pell cita il caso Becciu: il prelato sardo non sarebbe stato trattato con giustizia.»
Giammaria Lavena, Conclave: le tensioni fra Parolin e Becciu pongono quesiti. Cosa succede? Scenari e precedenti, in «SardegnaLive», 24 aprile 2025. «Di recente, le rivelazioni pubblicate dal quotidiano Domani, il 14 aprile 2025, riguardanti nuove intercettazioni e chat inedite nel caso giudiziario che coinvolge il cardinale, gettano nuovi interrogativi sulla vicenda. Queste conversazioni, precedentemente omesse dai magistrati vaticani, sollevano infatti dubbi sulla trasparenza dell'indagine e sulla legittimità delle accuse mosse contro Becciu. Le conversazioni pubblicate includono messaggi tra Francesca Immacolata Chaouqui, lobbista coinvolta nel caso, e Genoveffa Ciferri, collaboratrice di monsignor Alberto Perlasca. In uno dei messaggi, Chaouqui scrive: “Se scoprono che eravamo tutti d’accordo è finita”, suggerendo una possibile concertazione tra le parti coinvolte nell'inchiesta. Altri messaggi rivelano dettagli riservati sull'inchiesta e sugli interrogatori, precedentemente non divulgati. Il cardinale Becciu ha definito queste rivelazioni come la conferma di una "macchinazione" ai suoi danni, denunciando un'indagine "costruita su falsità". Ha sottolineato che tali conversazioni avrebbero dovuto essere rese pubbliche durante il processo e ha annunciato l'intenzione di intraprendere azioni legali per fare luce su queste condotte. Un nuovo tassello sull'imponente vicenda giudiziaria che nei prossimi mesi scriverà nuove pagine: dagli sviluppi sul contrasto pe r il Conclave al processo d'appello previsto per il 22 settembre.»
Massimiliano Piga, Il caso Becciu e la questione della partecipazione al Conclave del 2005: un'analisi canonica e giuridica, in «Gazzetta Sarda», 24 aprile 2025. «Tuttavia, il processo d’appello in corso e le recenti rivelazioni su presunte irregolarità investigative potrebbero influenzare la percezione della sua innocenza o colpevolezza. Le chat tra Francesca Chaouqui e Genoveffa Ciferri, emerse nel 2025, hanno gettato ombre sul processo originale, suggerendo un coordinamento tra accusatori e il promotore di giustizia Alessandro Diddi. Becciu ha denunciato una “macchinazione ai suoi danni”, annunciando ricorsi internazionali per violazione dei diritti umani. Se tali accuse venissero validate, potrebbero riaprire il caso e, ipoteticamente, portare a una revisione dello status cardinalizio. (...) La sua esclusione dal Conclave, sebbene giuridicamente solida, solleva interrogativi sulla trasparenza dei processi decisionali vaticani e sul bilanciamento tra presunzione di innocenza e reputazione istituzionale.»
Antonino D'Anna, Papa Francesco, la verità dietro il cardinale Becciu. L'esperto: "Voterà al Conclave, ecco perché", in «Affari Italiani», 24 aprile 2025. «E siccome Papa Francesco, prima della sua morte, non ha preso provvedimenti definitivi contro Becciu (che anzi è stato da lui ammesso ai Concistori, alle riunioni cioè in cui il Papa crea nuovi cardinali o discute con loro i problemi della Chiesa), saranno i confratelli, le altre eminenze che stanno arrivando a Roma in questi giorni, a sciogliere il nodo della partecipazione di Becciu. (...) La conferma del titolo sembra però attestare la sua perdurante appartenenza al Collegio cardinalizio, che si evince anche dalla successiva ammissione, disposta dallo stesso Papa Francesco, del Card. Becciu ai Concistori (assemblee di cardinali) e a solenni celebrazioni liturgiche presiedute dal pontefice. Se ne può desumere che la rinuncia ai diritti connessi al cardinalato, oggetto di tale comunicazione, vale tutt’al più per i diritti o prerogative individuali, non per quelli connessi alla sua qualità di membro del Collegio cardinalizio, diversamente non avrebbe senso avergli confermato il titolo cardinalizio. E il principale compito del Collegio cardinalizio, non mero diritto dei singoli Cardinali ma del Collegio nella sua interezza, è l’elezione del Pontefice, oltre al governo della Chiesa universale sede vacante. Sarebbe un grave precedente se una sentenza del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano avesse forza di precludere ad un Cardinale l’esercizio dei suoi diritti come membro del Collegio cardinalizio, che è un organo costituzionale della Chiesa universale, non dello Stato vaticano. (...) Da ultimo, va ricordato che Giovanni Paolo II, nella costituzione apostolica Universi Dominici gregis che tuttora regola il Conclave, ha confermato la disposizione, risalente nei secoli, per la quale nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva sia passiva per nessun motivo o pretesto (n. 35)». SI ESPRIMONO ANCHE GLI ESPERTI DI DIRITTO CANONICO: PAOLO CAVANA.
Giovanni Maria Vian, Conclave, giallo su Becciu: spuntano le lettere del papa, in «Domani», 25 aprile 2025. «Nel 2020 vengono presentate al pontefice accuse di peculato nei confronti di Becciu, che in un’udienza di lavoro con Bergoglio viene drammaticamente privato dei diritti connessi al cardinalato. La clamorosa decisione papale precede di quasi un anno l’inizio di un complicato e lungo processo davanti al tribunale dello stato vaticano che riguarda anche una decina di persone per un investimento immobiliare londinese. Si tratta di una misura senza precedenti nei confronti del cardinale, che lo storico Alberto Melloni – certo non ostile al pontefice scomparso e ora autore di un libro delle elezioni papali (Marietti1820) – ha definito abrasivamente «crocifissione preventiva». Alla fine nel 2023 arriva per Becciu la condanna in primo grado a cinque anni e mezzo. Ma dopo un procedimento tortuoso molto criticato, come mostra con ricchezza di elementi e argomentazioni il libro, appena uscito, dei giuristi Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer (Marietti1820), e come risulta da un sito svizzer (https://www.andreapaganini.ch/CASO_BECCIU.html) che segue sin dall’inizio il caso Becciu raccogliendo centinaia di articoli. Nel frattempo il prelato, che è in attesa del processo di appello, era stato tuttavia invitato da papa Francesco a partecipare a liturgie e cerimonie come gli altri cardinali. (...) Becciu sta partecipando sin dall’inizio alle congregazioni generali e il suo caso è esploso per la sua richiesta di entrare in conclave come elettore. Da due diverse fonti risulta che in un primo tempo il decano del collegio, il novantunenne bresciano Giovanni Battista Re, non avendo disposizioni scritte da parte del pontefice defunto, gli avrebbe detto di essere favorevole. Secondo queste notizie, nelle ore successive Re, curiale di lunga esperienza che ha il compito di condurre le congregazioni generali, avrebbe incontrato il collega statunitense di origini irlandesi Kevin Joseph Farrell, che per un ventennio è stato membro dei legionari di Cristo. Il settantasettenne prelato – che ricopre il ruolo antichissimo di camerlengo di Santa romana chiesa e in questa veste presiede alla sede vacante – avrebbe comunicato al cardinale decano la volontà di papa Francesco, espressagli tempo fa soltanto a voce, che Becciu non entrasse in conclave. A questo punto le due fonti riferiscono che Re avrebbe chiesto al collega sardo un passo indietro. Becciu però gli avrebbe detto di non essere disposto a farlo. Poi in congregazione generale, informazioni su questo nodo sarebbero state chieste da un cardinale e il decano avrebbe risposto che c’era un accordo tra lui e il prelato sardo. Immediatamente il cardinale Becciu avrebbe replicato, esponendo punto per punto i fatti e confermando l’intenzione di non rinunciare al suo dovere di eleggere il papa, non essendovi un documento del pontefice a dimostrare l’affermazione del camerlengo. Il quale sarebbe rimasto in silenzio. Molto saggiamente allora i cardinali avrebbero deciso di trattare la questione più avanti, quando tra l’altro i presenti saranno più numerosi degli oltre cento di questi primi giorni. A sostenere l’opportunità della decisione è una teoria molto suggestiva, elaborata da canonisti e teologi medievali. Secondo uno di loro, Egidio Romano, «la potestà papale rimane nella chiesa, ossia nel collegio dei cardinali». A fargli eco è Agostino Trionfo, detto l’Anconitano, quando afferma che la «potestà del papa è perpetua» ma nello stesso tempo «non può perpetuarsi nel papa, poiché anch’egli muore, alla stregua degli altri uomini».
Franca Giansoldati, Cardinale Mueller, «non ancora emersa personalità forte, difficile dire se sarà un conclave breve o lungo», in «Il Messaggero», 26 aprile 2025. «Il caso Becciu si sta trasformando in una bella grana. C'è chi pensa debba partecipare al conclave, considerando la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis e il diritto canonico. Altri che ritengono sia corretto lasciarlo fuori poiché esisterebbero due fogli in cui Francesco manifesta questa volontà. Gli stessi canonisti sono spaccati. Come si può risolvere?» «Penso secondo la giustizia. La mia opinione è che sia stato trattato assai male. L'ho anche detto pubblicamente diverse volte. Non si può maltrattare così un cardinale e Becciu non ha commesso un crimine come altri imputati in quel processo. Io però non sono un giurista e non so come si possa dirimere questo nodo. Tuttavia, posso dire, che personalmente lo ritengo una persona onesta, dedicata alla Chiesa. Poi ognuno ha i suoi limiti e possiamo pure aprire una discussione. Lo conosco da 13 anni e ho sempre avuto una buona impressione di lui. Mi spiace che il suo caso sia rimasto irrisolto. La situazione giuridica non è chiara e sarà un caso da dipanare».
Maurizio Pizzuto, Il cardinale Becciu può entrare in Conclave nonostante la condanna: perché nessuno può fermarlo, in «Il Riformista», 26 aprile 2025. «Nel diritto civile come in quello canonico, la presunzione d’innocenza resta un principio fondamentale. La condanna inflitta dal Tribunale vaticano non è definitiva: il cardinale Becciu ha già annunciato appello, e finché non si esauriscono tutti i gradi di giudizio, egli rimane formalmente innocente. Nel frattempo, nessuna norma impedisce a un cardinale imputato o condannato in primo grado di esercitare i suoi diritti e doveri ecclesiastici. (...) Il cardinale non è solo un alto funzionario della Curia, ma un testimone della fede chiamato a discernere, con preghiera e coscienza, la guida della Chiesa universale. Il conclave non è un’aula di tribunale ma una riunione spirituale in cui conta la fede, la comunione ecclesiale e il senso di responsabilità. In questo senso, anche un cardinale sotto processo può essere ritenuto capace di partecipare, proprio perché il suo giudizio non si basa sulla reputazione pubblica ma sul suo rapporto con Dio e la Chiesa. (...) Angelo Becciu, pur condannato in primo grado, conserva tutti i requisiti canonici per entrare in conclave. La sua presenza – se e quando sarà convocato – non sarà uno scandalo, ma il segno della complessità del diritto ecclesiale, della prudenza istituzionale e del rispetto per un processo ancora in corso. La Chiesa non è un tribunale mediatico: è una madre che sa attendere la verità con pazienza e giustizia.» Senza contare che la "giustizia" vaticana si è dimostrata corrotta!
Vik van Brantegem, Something is rotten in the State of Vatican, in «Korazym», 27 aprile 2025. «Mentre Parolin fa uscire dal cilindro magico 2 lettere dattiloscritte a firma sospetta “F”, non ci dimentichiamo del “caso Striano” dopo che Raffaele Cantone ha denunciato il verminaio sui dossier e sugli accessi illeciti alle SOS, il Promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi si precipita a Perugia da Cantone, si precipita! In uno scenario inquietante nel quale Becciu, in territorio italiano presso il ristorante Lo scarpone, viene attirato nel trappolone dall’esca Perlasca, dove la Gendarmeria ha organizzato, su mandato dei superiori, una intercettazione ambientale che De Santis tiene a escludere proprio durante il processo farsa a Becciu affermando: “La Gendarmeria non fa attività in Italia”, abbiamo potuto accertare che gli accessi illeciti del finanziere Striano avvengono prima del processo speciale di un tribunale speciale a Becciu, in quel luglio/agosto del 2019, proprio dal Vaticano dove tutto ha inizio. Questa ė la prova provata di un accordo segreto tra servizi italiani deviati e servizi vaticani deviati. Attività illecite, che non sono supportate da accordi bilaterali ufficiali tra Santa Sede e Italia, che il giornalista Fittipaldi vuole far credere nella sua deposizione alla Commissione bicamerale d’inchiesta che gli accessi di Striano non sono avvenuti da stati esteri e che per assurdo quegli accessi li avrebbe potuti richiedere Papa Francesco in persona. Confidiamo nella saggezza e nella capacità dei cardinali di avere orecchie per intendere e occhi per vedere la verità dei fatti, che dal 24 settembre 2020 alcune menti raffinatissime vogliono occultare al mondo.»
Sante Cavalleri, La misericordia di Papa Francesco nell'omelia di Parolin ai 200 mila ragazzi. Un appello che andrebbe rivolto ai cardinali a tutela dell'innocente Becciu, in «Faro di Roma», 27 aprile 2025. L'appello alla misericordia di Parolin «sulla linea del Papa scomparso ci aspettiamo che sia raccolto dai cardinali per ammettere in Conclave il card. Becciu, ingiustamente accusato e condannato da innocente in un processo farsa nel quale la Segreteria di Stato si era costituita parte civile, mentre l’Apsa si era convinta che non fosse colpevole (pagando però tale scelta coraggiosa con la testa del suo presidente, mons. Nunzio Galantino)».
Filippo Di Giacomo, «SI DICEVA IL FALSO PRIMA O SI DICE IL FALSO ADESSO?», Rainews, 27 aprile 2025. «... le finanze della santa sede non sono così mal messe come appariva dagli ultimi bilanci pubblicati» e il "caso Becciu" assomiglia a tanti altri casi di alti prelati fatti dimettere «senza sapere perché! Il problema della (in)giustizia è un problema fondamentale». Oggi abbiamo sentito il brano del Vangelo su san Tommaso: oh, quanto sarebbe bello se tutti – giornalisti, magistrati, clero di tutti i livelli – credessero e testimoniassero solo dopo aver constatato, verificato i fatti! Anziché diffondere menzogne, diffamazioni e calunnie senza freni!
Enrica Riera, Becciu, il gendarme a Chaouqui «Ecco cosa deve dire Perlasca», in «Domani», 28 aprile 2025. L'HO SEMPRE DETTO: QUESTA "GIUSTIZIA" È CORROTTA! ORA CI SONO LE PROVE! PROBABILMENTE IL PAPA ERA – COME BECCIU – VITTIMA DELL'IMBROGLIO. E SCATTA LA DENUNCIA ALL'ONU! «Chaouqui ha in effetti indotto la donna a convincere Perlasca ad accusare il cardinale sardo, attraverso dettagli e informazioni riservate che al tempo solo gli inquirenti potevano conoscere. (...) Mancava, come si sul dire, la “pistola fumante” di quello che gli avvocati del presulte definiscono «un vero e proprio complotto» fatto all’insaputa anche di Francesco. Ora Domani ha ottenuto e ascoltato un audio presumibilmente mandato dal commissario Stefano De Santis a Chaouqui (o suoi collaboratori) ad agosto del 2020, qualche giorno prima in cui Perlasca, attraverso un memoriale, si pente attaccando Becciu. (...) De Santis non è un gendarme qualunque: insieme a Gianluca Gauzzi ha condotto tutta l’inchiesta sul “processo del secolo”, è a capo della sicurezza vaticana e soprattutto è stato fino a due giorni fa un uomo di assoluta fiducia di Francesco, che lo apprezzava e stimava. L’audio sarà allegato da Raffaele Mincione (anche lui condannato in primo grado nel processo sul palazzo di Sloane Avenue) alla denuncia già fatta in merito alle chat al relatore speciale dell'Onu, Margaret Sutterhwaite, che gestisce l'ufficio che vaglia l'indipendenza dei giudici all'interno dei processi. Chaouqui e De Santis hanno sempre giurato di non conoscersi. La “papessa”, condannata del 2017 per rivelazione di notizie riservate ma rimasta legata a Francesco anche dopo, nel 2023 ha infatti detto al tribunale di non aver mai parlato con il commissario, di non averci mai «preso un caffè», di non averci intrattenuto alcun «rapporto personale e umano». Il commissario a sua volta ha risposto «assolutamente no» quando sono stati gli avvocati di Becciu a chiedergli se la donna lo avesse contattato per le indagini sul cardinale. L’audio - fosse confermata la sua autenticità - sembra provare il contrario. «Francesca, visto che lui (Perlasca ndr) è in possesso del verbale dell’interrogatorio, perché ne ha avuto copia» inizia una voce identica a quella di De Santis, periziata a Londra dagli avvocati di Mincione con esperti che escludono sia stata fatta con l’Ia. «Si leggesse quello, (il suo stesso verbale, ndr) e sottolineasse tutti i punti (…) in cui alla luce degli ultimi eventi, alla luce degli ultimi fatti, alla luce di un lavoro introspettivo che avrà fatto dentro di sé, chiarisca – tanto per qualificare fatti e atti che non lo riguardano ma riguardano altri – una volta per tutte come il sistema di Crasso e Tirabassi, negli anni in cui lui era capo ufficio, ha avuto quello sviluppo… che sicuramente lui ha trovato essendo arrivato dopo Crasso e dopo Tirabassi, ma che non può non sapere. Lui prendesse spunto da quell’interrogatorio e da quelle domande, e chiarisse tutti quei punti e tutti quei “non so” che ha detto in quella sede» Perlasca nel memoriale del 31 agosto 2020 contenete le prime accuse a Becciu, usa proprio la formula suggerita da De Santis a Chaouqui. Sarà un caso ma prima dice di essere giunto «impreparato all’interrogatorio» di quattro mesi prima (dove aveva negato per ore qualsiasi responsabilità del suo ex superiore Becciu) poi specifica di aver cambiato idea grazie al «lavoro di introspezione che sto portando avanti. Dopo il vocale di De Santis e due giorni prima la stesura del memoriale, Chaouqui manda a Ciferri l’elenco delle accuse che Perlasca deve fare contro Becciu, diviso punto per punto: da «come Mincione pagava le percentuali», alla «Diocesi di Ozzieri e birrificio», fino «ai favoreggiamenti ai fratelli per i lavori edili», e «la società in Slovenia» di Cecilia Marogna, altra imputata in Vaticano. Leggendo il memoriale del super testimone, che verrà poi “salvato” dall’inchiesta grazie alla decisione degli inquirenti di far decadere le prime gravi accuse contro di lui, Perlasca sembra fare un copia e incolla del messaggio della Chaouqui. (...) Tra Chaouqui e Ciferri ci sono infatti altre decine di conversazioni che sembrano dimostrare come la papessa vantasse rapporti stretti con la gendarmeria guidata da Diddi. In una chat inedita del 17 settembre 2021 Ciferri è furiosa. «L’uso di Perlasca finisce qui», dice. Due mesi prima Becciu è stato rinviato a giudizio. La donna lamenta che Perlasca sia stato «indotto a parlare sotto pressione» e che le pressioni sarebbero state mosse perché il monsignore non parlasse ai magistrati del ruolo del cardinale Parolin. «Su Parolin (Perlasca, ndr) ha detto» che se vuole può metterlo «in difficoltà su tutto». Una minaccia? Ma ormai Cifferi, con Perlasca salvo e Becciu a processo, dice di volersi «dissociare» da tutto. «Ecco ora tu puoi fare i tuoi giochi, ma cosa pensi di ottenere? Vuoi fare la paladina del Papa, del tribunale, di Parolin? Nessuno te lo vieta. Figurati io, che non sono nessuno!». In altra chat del maggio 2024 Ciferri torna sui rapporti tra Chaouqui e i gendarmi. «Buona domenica! Nei giorni prossimi, chiedi cortesemente alla gendarmeria, a quel “Gianluca” come lo chiami tu (forse Gauzzi, capo della gendarmeria, ndr), oppure a quel De Santis (non ne ricordo il primo nome) insomma a quelli che conosci all’interno, e con cui svolgevi la collaborazione al tempo, se su eventuale richiesta, devo, oppure no, dirmi disponibile a produrre le chat pregresse intercorse, perché come sai quelle documentano la tua collaborazione con questo Organo inquirente durante le indagini, oltre che principalmente con l’Ufficio del promotore nella persona del prof Diddi». Il 7 ottobre 2021 Chaouqui parla con monsignor Perlasca in persona. All’alto prelato la “papessa” confessa, riferendosi ai promotori di giustizia: «Mi hanno chiesto di dare una mano (…) io stavo collaborando alle indagini». Ma dal vocale emergono anche le preoccupazioni di Perlasca, ex braccio destro di Becciu. Chaouqui cerca di calmarlo. «Dopo che ci hanno querelato che fanno? Ci arrestano perché abbiamo calunniato Becciu?», chiosa la lobbista. E Perlasca: «Sinceramente io di questi fastidi non vorrei averne». La paura è che arrivino denunce da parte del porporato. «Eh lo so, e che cosa possiamo fare? Possiamo ucciderlo (Becciu, ndr)?», incalza Chaouqui. Che è sicura: «Ci ho parlato con Diddi e non c’era nulla. Poi magari lui (Becciu, ndr) la querela non la va a fare dall’ufficio del promotore ma presso Pignatone. Se fosse stato Zanotti l’avrei saputo, Milano sta male ed è ricoverato al Gemelli, Diddi mi ha detto che non ce l’ha». La domanda è solo una: come fa la “papessa” a sapere che presso gli uffici dei promotori di giustizia vaticana non sono pervenute querele a suo carico o a carico di Perlasca? «Per qualunque cosa lei mi chiami, tanto lei lo sa. C’ho questo rapporto con i magistrati… se posso essere utile», conclude Chaouqui. In ultimo Domani è riuscito a ottenere due lunghi vocali tra Chaouqui e Ciferri. È il 28 settembre del 2020, Ciferri, a indagini in corso, è quasi certa che Perlasca la farà franca. Loda il lavoro dell’amica: «Con l’operazione tua hai salvato Perlasca e hai fatto dimettere quello». Chaouqui è modesta: «No. I laici nella chiesa hanno ruolo di supporto. Io sono stata un piccolo strumento di questa vicenda. E in cambio abbiamo ottenuto che Perlasca si tirasse fuori da questa storia. Lui sarà prosciolto e avrà tutto quello che gli è stato detto (…) Adesso ci saranno i rinvii a giudizio e lui sarà tenuto fuori da questa storia». Così è andata.»