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Sul sistema giudiziario vaticano (quindicesima parte) >>> per la parte precedente clicca qui
«Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati?» (Agostino, De Civitate Dei, cap. IV, 4).
Partendo da due casi narrati nel libro di Daniele e nel vangelo di Giovanni, papa Francesco spiega cos’è la corruzione della giustizia: quella «che era nei giudici di ambedue i casi», sia con l'innocente Susanna sia con la donna adultera, perché «in ambedue i casi i giudici erano corrotti», tanto contro un'innocente quanto contro una peccatrice. Del resto «sempre ci sono stati nel mondo giudici corrotti» e «anche oggi in tutte le parti del mondo ce ne sono». Da parte loro, i corrotti «credono che fanno bene le cose così, si credono con impunità», ha rimarcato Francesco. A Susanna, i giudici dicono: «o fai questo o faremo una falsa testimonianza» contro di te. «Non è il primo caso che nella Bibbia appaiono le false testimonianze», ha affermato il Papa. «Pensiamo a Nabot, quando la regina Gezabele combina tutta quella falsa testimonianza; pensiamo a Gesù, che è condannato a morte con falsa testimonianza; pensiamo a santo Stefano». Ma, ha avvertito il Pontefice facendo riferimento al passo evangelico di Giovanni, «sono corrotti anche i dottori della legge che portano questa donna — scribi, alcuni farisei — e dicono a Gesù: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”». E «anche questi sono giudici». Gli anziani, con Susanna, «avevano perso la testa lasciando che la lussuria si impadronisse di loro». Costoro, invece, «avevano perso la testa facendo crescere in loro un’interpretazione della legge tanto rigida che non lasciava spazio allo Spirito Santo: corruzione di legalità, di legalismo, contro la grazia». «E poi c’è la quarta persona, Gesù: la pienezza della legge», ha spiegato Francesco. E «lui si incontra come maestro della legge davanti a questi che sono maestri della legge: “Tu che ne dici?” gli domandano loro». Ai «falsi giudici che accusavano Susanna» Gesù risponde così «per bocca di Daniele: “Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi”». E «all’altro gli dice: “O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi”». «Questa è la corruzione di questi giudici» ha proseguito il Pontefice in riferimento al passo dell’Antico testamento. Invece «agli altri giudici Gesù dice poche cose: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”». In conclusione il Papa ha invitato a pensare a «questa strada, alla malvagità con la quale i nostri vizi giudicano la gente», perché «anche noi giudichiamo nel cuore gli altri» (sintesi della meditazione mattutina di papa Francesco, 3 aprile 2017).
L'operato del Promotore di (In)Giustizia Alessandro Diddi nel "processo del secolo" è connotato da una serie impressionante di abbagli, granchi, errori, omissioni e gravi pecche, nel migliore dei casi. Ma nel sistema giudiziario del Vaticano – dove non vige una conquista della civiltà moderna come la separazione dei poteri – si sono visti anche imbeccamenti calunniosi a certa stampa, «macroscopiche e sconcertanti trasgressioni dei capisaldi elementari del giusto processo» (Geraldina Boni), leggi modificate a procedimento in corso (sempre in sfavore degli imputati: rescripta che «si sono rivelati ingiusti e irrazionali», sempre Boni), magistrati dell'accusa che non obbediscono al giudice, video di testimonianze censurati, verbali pieni di omissis, testimoni che ammettono d'essere stati manipolati (senza che si approfondisca per capire da chi e perché), interrogatori calendarizzati e poi cancellati, messaggi chat tenuti nascosti, una pregiudicata che muove le pedine a proprio piacimento, promotori di giustizia indegni che non ne azzeccano una, giudici che approvano senza battere ciglio... E intollerabili interventi censori sul materiale probatorio. PERCHÉ? Cosa nasconde il Tribunale vaticano? La cosa più grave – a mio parere – è accaduta nel gennaio del 2023: i Giudici, dopo averlo calendarizzato, hanno inspiegabilmente cancellato l'interrogatorio della Chaouqui previsto per il 16 febbraio 2023 (già spostato una volta), nonché il confronto Chaouqui-Ciferri, richiesto dalle difese. In un articolo del 14 gennaio 2023 si legge un'affermazione di Chaouqui, mossa evidentemente da odio: «Io e il papa abbiamo un nostro modo di comunicare informazioni, e non lo spiegherò nei dettagli certo a voi» (QUI). Parlava ai giornalisti che aveva convocato per il suo show, ma… in tribunale non si potrebbe pretendere che spieghi questo “modo di comunicare”? Chi faceva – o fa – da tramite tra Chaouqui e il Papa? Forse la stessa persona che gli portò l'«Espresso» prima ancora che arrivasse nelle edicole? COME MAI il Promotore di (In)Giustizia Diddi ha nascosto 120 su 126 messaggi intercorsi tra la Chaouqui e la Ciferri? E COME MAI i documenti pontifici e il materiale riservato della Santa Sede detenuti abusivamente dalla Chaouqui, trovati durante una perquisizione effettuata dalla Guardia di Finanza di Roma nel dicembre del 2020, non hanno ancora avuto conseguenze sul piano giuridico? Le contraddizioni emerse sono davvero troppe ed è necessario che tutte le parti dispongano integralmente dei verbali di Perlasca e di tutti i messaggi inoltrati dalla Ciferri, com'era necessario che potessero interrogare approfonditamente la Chaouqui, onde far emergere i retroscena e le motivazioni rancorose delle sue montature. Se non adempie le condizioni minime per il giusto processo, la Giustizia vaticana dimostra di non amare la verità e perde la propria credibilità. E quanto sia importante essere credibili l'ha testimoniato con la vita un magistrato serio e beato: Rosario Livatino. Nel febbraio 2023 il Papa ha detto ai magistrati che bisogna «evitare il rischio di "confondere il dito con la luna": il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano». In questo modo si presume però che quei comportamenti e quei fatti siano veri, contraddicendo ciò che più volte il Papa stesso ha sostenuto in altri contesti, vale a dire che la presunzione di innocenza fino a prova contraria è un diritto umano fondamentale e fa parte delle «armi legali di garanzia. [...] Perché se iniziamo a uscire da quelle garanzie, la giustizia diventa molto manipolabile». Ma se la luna non c'è? Non è forse il senso stesso dei processi quello di verificare se le accuse ipotizzate nel rinvio a giudizio sono vere o false, se sono fondate sulla realtà o su una messinscena? Se bastasse l'esistenza di un processo per dedurre che fatti e comportamenti sono reali, allora non sarebbe nemmeno necessario aspettarne l'esito, sarebbe una perdita di tempo, visto che tutto è già "chiaro" prima; allora Gesù era colpevole a prescindere, e non c'è nulla da discutere, tanto più che era accusato dalla più alta autorità religiosa dell'epoca. Ma CHI ha scritto quel discorso al Papa?, il quale solo poche settimane prima aveva chiarito lucidamente: «... guardatevi da coloro che creano l’atmosfera per un processo, qualunque esso sia. Lo fanno attraverso i media in modo tale da influenzare coloro che devono giudicare e decidere. Un processo deve essere il più pulito possibile, con tribunali di prima classe che non hanno altro interesse che salvare la pulizia della giustizia». E allora, COM'È POSSIBILE ciò che è accaduto nell'Ufficio del Promotore di (In)Giustizia negli ultimi anni? E negli stessi giorni in cui è stata pronunciata la sentenza sul "caso Becciu" sono stati rimpolpati gli stipendi dei magistrati vaticani.
Un magistrato dev’essere come la moglie di Cesare: non solo deve essere onesto, ma anche sembrare onesto. Di più, non solo deve essere corretto, ma non deve lasciare dubbi sulla sua correttezza: non è possibile che un magistrato, disobbedendo al Giudice, tenga nascosto materiale probatorio in un processo; non è possibile che ritagli i video degli interrogatori e oscuri le testimonianze con “omissis” distribuiti a proprio piacimento; non è possibile che protegga testimoni che hanno manipolato o che sono stati manipolati per incastrare altre persone; non è possibile che nasconda 120 su 126 messaggi che gli sono stati inoltrati perché venissero resi noti alla Giustizia; non è possibile che usi strumentalmente la stampa amica o cooptata per mettere alla gogna persone che avrebbero diritto a un giudizio equo ed equilibrato; non è possibile che tratti gli inquisiti in modo differente, portandone alcuni a giudizio e ignorando i reati degli altri, a seconda delle convenienze o dei suoi teoremi precostituiti. Non è possibile, insomma, che sussista neanche il dubbio o l’impressione che abbia nascosto o manipolato la verità, anziché portarla alla luce. E che per cotanta prestazione gli sia stato alzato lo stipendio! E invece, mentre Perlasca – definito da Diddi «incapace e inetto» (il capo dell'Ufficio amministrativo del Vaticano!) – (ri)diventa promotore di giustizia, nella primavera 2024 viene introdotta una sorta di impunità per i magistrati! Chi ha orecchi per intendere tragga le conseguenze. Ne va della credibilità della Chiesa Cattolica, non solo del Vaticano. E intanto:
1) Il Papa legifera anche in Italia (contra legem)? Nel marzo del 2024 scoppia lo "scandalo dossieraggio": emerge che nel luglio del 2019 – nello stesso mese in cui il Papa con il secondo dei quattro "rescripta" (modifiche alla legislazione, ovviamente vaticana, adottate unicamente per questo procedimento contro Becciu, in deroga alle comuni regole del processo stabilite per legge!) autorizzò lo IOR e l’ufficio del promotore di giustizia ad adottare strumenti tecnologici di intercettazione contro i «soggetti le cui attività di comunicazione siano ritenuti utili per lo svolgimento delle indagini» (e ciò «con il più assoluto riserbo» e con «le modalità più adeguate per l’acquisizione, utilizzazione e conservazione delle prove raccolte») – Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di Finanza italiana in servizio alla Procura nazionale antimafia italiana, effettuò accertamenti non autorizzati (quindi illegittimi) contro varie persone coinvolte nel cosiddetto "processo del secolo" in Vaticano; all'operazione avrebbero partecipato anche un magistrato, Antonio Laudati, e membri dei Servizi segreti (deviati?). Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone l'ha definito «un verminaio» e pare che dati segreti siano stati forniti – sempre illegalmente – a Servizi stranieri. Anche a quelli del Vaticano, dove – contrariamente alle indicazioni di Moneyval – agiscono magistrati che lavorano/hanno lavorato pure nella giustizia italiana? La domanda diventa fondamentale: CHI SONO I MANDANTI? Chi era a conoscenza di quel "rescriptum" tenuto segreto? Chi in quel momento sapeva che i promotori di giustizia stavano indagando su Becciu? Erano davvero pochissime persone...! E chi di loro poteva intrattenere un contatto (diretto o indiretto) con Striano? Suvvia, non dovrebbe essere difficile trovare la verità. A meno che chi dovrebbe cercare la verità... la voglia in realtà nascondere. Diddi ora dovrebbe indagare sui mandanti in Vaticano... con UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE COME UNA MONTAGNA!
2) Come se non bastasse, nell'estate del 2024, quando il Tribunale sta ancora scrivendo le motivazioni della sentenza contro Becciu, emergono intrecci sconcertanti; mentre il promotore di (in)giustiza Diddi difende presunti mafiosi e criminali assortiti, il Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone – anche lui pagato con l'Obolo di San Pietro – risulta indagato dalla Procura di Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia. Prima di morire, il giudice Paolo Borsellino definì la Procura di Palermo «un nido di vipere»; e profetizzò: «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri». A chi si riferiva? Chi erano le vipere tra i colleghi di Borsellino? Nessuno sia considerato intoccabile! «La giustizia è una cosa divina, peccato che sia affidata agli uomini», ha detto Pignatone; e come dargli torto? Con quale credibilità ora il giudice Pignatone può argomentare la condanna contro un imputato distrutto da una campagna stampa di diffamazione senza precedenti e che presenta tutte le caratteristiche del mascariamento? Un indagato per favoreggiamento alla mafia non può essere il Presidente del Tribunale vaticano e pronunciare sentenze in nome del S. Padre.
La domanda è ormai imbarazzante, in Italia come in Vaticano: chi deve indagare e cercare la verità, se le persone sospette, coloro che si comportano in modo equivoco, sono i magistrati e i membri delle forze dell'ordine (Diddi, Pignatone, Striano, Laudati, Cafiero De Raho, Natoli, Scarpinato...)?
Luca Fazzo, Le toghe in guerra per una Procura scomodano pure il Quirinale, in «Il Giornale», 31 ottobre 2024. Quante trame bollenti per "venire in soccorso" di Pignatone e co.! Immaginate se Mattarella l'avesse già dato per colpevole a priori, prima ancora di conoscere le imputazioni contro di lui. Immaginate se succedesse ciò che succede in Vaticano! E se la giustizia italiana funzionasse come quella vaticana?
Mario Becciu, Un processo politico con una sentenza strampalata e farcita di falsità, da Facebook, 1° novembre 2024. «Tutta questa protervia tipica di stati assoluti», dove la giustizia non è al servizio della verità. «Che tristezza constatare che nella Chiesa i giudici necessitano di un processo di de-umanizzazione della vittima innocente, per poter giustificare a se stessi e alla propria tacita coscienza il fatto che, in realtà, la manipolazione di carte e documenti è un giocare terribile con la vita altrui.» Un'analisi lucida ed equilibrata su una sentenza scandalosa.
Rita Cavallaro, Dossier, ecco la fabbrica: "C'era una regia oscura, temevo per la mia vita", in «Il Tempo», 1° novembre 2024. A Milano come da Striano?
Vik van Brantegem, Amor mi mosse, che mi fa parlare, in «Korazym», 1° novembre 2024.
Luis Badilla e Robert Calvaresi, Processo Becciu e altri. Depositate le Motivazioni dopo quasi 11 mesi e 14 giorni. - Operazione mediatica in difesa del Tribunale vaticano. Perché? - Dove vuole arrivare Papa Francesco con la vicenda del card. Becciu? - Cosa, e come, farà per chiudere questo suo mostruoso e imperdonabile errore? - Dove vuole arrivare il Papa con questa dolorosa commedia?, in «Osservazioni casuali», 41, 26 ottobre-2 novembre 2024. ... «è un processo farsa, preparato e allestito ad arte, per di più in un sistema giudiziario monarchico dove il sovrano è tutto e si fa sempre come lui vuole. Non a caso fra le tante opacità e manipolazioni di questo processo ci sono i "Rescriptum" di Papa Francesco con alcuni dei quali la "legge" è stata adeguata a posteriori al proprio arbitrio. L'intero percorso di questo processo – e parliamo sempre della situazione del cardinale Angelo Becciu – appare come una sorta di 'Lego' giudiziario nel quale tutto è montabile e smontabile come in un giochetto le cui regole si stabiliscono in base ai desideri del regnante (il Papa) che poi può cambiare anche le carte sul tavolo quando vuole. (...) dove vuole arrivare Papa Francesco con la vicenda del card. Becciu? Cosa, e come, farà per chiudere questo suo mostruoso e imperdonabile errore?»
Giuseppe Gagliano, Equalize, Striano, Palamara e Pirelli: analogie e differenze, in «Startmag», 2 novembre 2024. «L’indagine su Equalize, il caso Palamara, i dossier di Striano e lo scandalo Tronchetti Provera sono esempi di come l’abuso di potere e l’uso illecito di informazioni riservate possano incidere profondamente sulla fiducia delle istituzioni, del sistema giudiziario e del settore privato. (...) Non va dimenticato il caso di Pasquale Striano, tenente della Guardia di Finanza, che emerge come uno degli scandali più gravi di accesso abusivo a banche dati riservate. Striano avrebbe utilizzato le proprie competenze e contatti all’interno delle forze di sicurezza per accedere illegalmente a informazioni riservate e sensibili, vendendo o utilizzando questi dati per scopi personali o di potere. Questo caso è simile a quello di Equalize per il metodo di accesso abusivo alle informazioni: anche in Equalize si sfruttavano agenti compiacenti per penetrare banche dati statali, come il Sistema di Indagine (Sdi) della polizia e altre banche dati governative, al fine di ottenere informazioni a scopo di ricatto o manipolazione. (...) Striano ha agito all’interno del sistema statale, mettendo in discussione la sicurezza e la fiducia dei cittadini verso le forze dell’ordine. Il caso di Pasquale Striano, dunque, è emblematico della vulnerabilità dei sistemi informatici e del rischio di abuso da parte di chi dovrebbe invece garantirne la sicurezza. La sua vicenda rappresenta una grave violazione del senso di responsabilità verso lo Stato, e pur trovando analogie nei metodi o nei fini, mostra una maggiore fragilità nelle misure di controllo interne al settore pubblico rispetto al privato.» Chi, dal Vaticano, ha dato a Striano e co. l'incarico di compiere accessi illegali contro Becciu? E con che credibilità dovrebbe indagare ora Alessandro Diddi?
Ermes Antonucci, Caso spionaggio: il giallo degli accessi abusivi compiuti da agenti "non identificati", in «Il Foglio», 2 novembre 2024. Qualcuno non ce la conta giusta, in Italia come in Vaticano!
Vittorio Feltri, Condannato senza prove. Tutti i buchi (e i trucchi) nell'inchiesta su Becciu, in «Il Giornale», 3 novembre 2024. «A muovermi era stato l’istinto affinato dalla mia esperienza al processo di Enzo Tortora. Se le televisioni e i media della galassia – atei, laici, vaticani, comunisti, bigotti – sono unanimi nello stracciare le vesti di dosso a un uomo senza che costui abbia potuto pronunciare una sola sillaba a sua difesa, gatta ci cova. Mi colpì la totale mancanza di misericordia, l’assenza di dubbi, la non menzione della presunzione non dico di innocenza, ma almeno di non colpevolezza, del loro fratello in Cristo che accompagnò sui quotidiani editi dal Papa e dai vescovi italiani la notizia dell’estromissione del cardinale dal Conclave, lasciandogli addosso, quasi a maggior scherno, la veste rossa e il titolo di Eminenza, come fece Erode con Gesù Cristo, per schernirlo meglio. (...) Certo, il Papa nella Città del Vaticano in materia penale agisce come legislatore dello Stato. E fin qui sono caratteristiche specifiche di una monarchia assoluta. Ma il «giusto processo» – rivendicato dai giudici – per essere tale esige almeno che ogni legge sia resa pubblica e valga per tutti.» Anche online.
John L. Allen Jr., On criminal justice, renouncing power might actually make the papacy stronger, in «Crux», 3 novembre 2024. «Affermare che i tribunali vaticani sono "indipendenti" è, quindi, un po' come affermare che il sole ruota intorno alla terra.» Il Cardinal Becciu poteva, realisticamente, essere dichiarato innocente? La risposta è chiara: no, non poteva essere dichiarato innocente, pur essendolo indiscutibilmente! Perché il primo accusatore di Becciu (il primo cronologicamente, conosciuto all’opinione pubblica mondiale) è stato Papa Francesco, che il 24 settembre 2020 lo ha accusato e condannato nel giro di pochi minuti, senza nemmeno che il cardinale potesse conoscere le accuse e quindi difendersi. Ora, il Papa nell’ordinamento legislativo vaticano è il capo supremo dei tre poteri temporali, legislativo, esecutivo e giudiziario; e tutti gli altri magistrati – promotori di giustizia e giudici – sono suoi sottoposti e non sono in grado di contraddirlo altrimenti possono essere sanzionati e cacciati di punto in bianco (proprio come un tribunale comune non può contraddire la Suprema Sorte di Cassazione in Italia). In pratica, qualunque cittadino dello Stato della Città del Vaticano – e di altre monarchie o governi assoluti – che sia accusato dal supremo magistrato è automaticamente anche già giudicato e condannato: è un maligno cortocircuito. E non c’è verità che tenga. Lo esprime molto bene oggi John L. Allen Jr. Anche in italiano. E in francese.
Scarpinato, Natoli, Borsellino: il sangue pretesto per lo scontro politico, in «Progetto San Francesco», 3 novembre 2024. Star fuori da una commissione non è una colpa, non è un disonore. A volte è prudenza e buon senso, è pulizia della giustizia. Una colpa sarebbe restare dentro una commissione se c'è conflitto di interesse.
John L. Allen Jr., Process and the papal prerogative: the problems of absolute power, in «Catholic Herald», 3 novembre 2024. Anche in italiano. E in francese.
Brunella Bolloli, Gli spioni copiavano i dati della Digos, in «Libero», 3 novembre 2024.
Vik van Brantegem, Accusato dal Supremo Magistrato vaticano, il Cardinal Becciu è stato automaticamente giudicato e condannato. Non c'è verità che tenga, in «Korazym», 3 novembre 2024. «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.» (Mt 5,6)
Lodovica Bulian, Tre generali nell'inchiesta sulle spie, in «Il Giornale», 3 novembre 2024. E anche qui c'entra Giuseppe Pignatone, il giudice del Papa indagato per favoreggiamento alla mafia. Un caso?
Davide Vari, Quel grumo mediatico-giudiziario che l'ha giurata a Chiara Colosimo, in «Il Dubbio», 4 novembre 2024. «Chiara Colosimo è accusata di voler riscrivere la storia dei rapporti tra Cosa Nostra e pezzi delle istituzioni. Tutte le istituzioni, procure comprese (vedi la recente, pesantissima indagine che ha colpito gli ex magistrati Pignatone e Natoli). E Colosimo vuol riscrivere quel romanzo perché le sentenze hanno dimostrato che la ricostruzione offerta dalla cosiddetta “trattativa Stato-mafia” era del tutto inadeguata a spiegare le stragi del ’92-’93. E qui torniamo al dossier “Mafia-appalti” che molti vorrebbero archiviare per sempre.»
Chiara Colosimo risponde al Celm, in «Progetto San Francesco», 4 novembre 2024. Chi ha paura della verità?
Damiano Aliprandi, Colosimo è finita dentro lo stesso "gioco troppo grande" che isolò Falcone..., in «Il Dubbio», 4 novembre 2024. «Non è detto, tuttavia, che tale strategia risulti efficace. Rispetto al passato, il fronte non è più così monolitico. Attualmente - fatto mai verificatosi prima - la Procura di Caltanissetta, guidata da Salvatore De Luca, sta indagando proprio su quelle piste investigative che Borsellino stava ripercorrendo. Certamente non è sufficiente. Sono trascorsi 32 anni durante i quali un intero apparato mediatico e giudiziario, che include interi partiti, ha creato sovrastrutture profondamente radicate, tanto da aver influenzato anche le precedenti commissioni antimafia.»
Felice Manti, Attacco alla Colosimo per salvare le ex toghe 5s, in «Il Giornale», 5 novembre 2024. «Mascariare l'avversario politico, incuranti delle ricadute su una verità giudiziaria ancora tutta da scoprire fa capire il peso della posta in palio dietro l'agguato mediatico, che prova a disinnescare il tentativo della Colosimo di tenere i due grillini fuori dai lavori della commissione che sta indagando sulle stragi del 92-93 e sui dossieraggi che per i pm umbri avrebbe orchestrato dentro la Dna l'ufficiale Gdf Pasquale Striano e il suo superiore, l'ex pm Antonio Laudati. Ma se le indagini sugli spioni sono appena all'inizio, l'indagine di Caltanissetta che sfiora Scarpinato riguarda l'attuale presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone, «colpevole» assieme al suo collega Gioacchino Natoli di aver archiviato troppo frettolosamente - era il 14 agosto 1992 ma la richiesta era stata scritta il 13 luglio 1992, una settimana prima la strage di via D'Amelio - il dossier dei Ros su mafia e appalti su cui voleva indagare proprio Borsellino. Grazie a un trojan inserito dai pm di Caltanissetta nel cellulare di Natoli, indagato per favoreggiamento alla mafia e calunnia, il grillino è stato pizzicato a parlare dell'audizione in Antimafia. "Tu mi alzi la palla e io la schiaccio", pare abbia detto Natoli a Scarpinato secondo la Verità.» IL SOLITO SCHIFOSO MECCANISMO CHE COLLEGA UNA CERTA MAGISTRATURA E LA MACCHINA DEL FANGO, IN ITALIA COME IN VATICANO.
Andrea Gagliarducci, Processo Palazzo di Londra, la sentenza apre il dibattito sul futuro della Santa Sede, in «ACIstampa», 5 novembre 2024. «In più di 800 pagine di sentenza, il Tribunale Vaticano non solo non è riuscito a chiudere oltre ogni ragionevole dubbio una vicenda spinosa che riguarda la gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Ha, piuttosto, aperto un altro dibattito, che riguarda l’efficacia stessa di un Tribunale Vaticano in cui il Papa interviene con quattro rescritti ad un processo in corso per – è la spiegazione del promotore di Giustizia Alessandro Diddi – “riempire i vuoti normativi”. la sentenza ha anche creato nuove comprensioni giuridiche, che a volte sembrano confondere o mescolare diritto canonico, legge dello Stato della Città del Vaticano e giurisprudenza italiana, fino ad arrivare alla teorizzazione che ci possa essere peculato solo per il fatto di aver usato male i fondi, senza che ci sia un vantaggio personale ed ha, soprattutto, aperto la strada a chi, in realtà, vuole colpire l’indipendenza stessa della Santa Sede. Perché di fronte a questo processo e al modo in cui è stato svolto, a partire dalle indagini, il parere che colpisce di più è forse quello di un vaticanista esperto come John Allen, che arriva a sostenere che eventualmente il Papa dovrebbe rinunciare al Tribunale vaticano ed alle proprie prerogative di giudice supremo. (…) La Segreteria di Stato si trova a dover difendere la propria autonomia, fino a perderla del tutto proprio a motivo di questo processo, in cui dapprima il Papa mostra di voler difendere l’investimento, e poi alla fine decide di agire in maniera opposta. (…) La denuncia dello IOR ha dunque l’effetto di scardinare un intero sistema vaticano. Lo IOR è controllato dall’AIF, che viene bloccato di fatto nella sua attività di intelligence dalle perquisizioni scaturite dalla denuncia. La Segreteria di Stato si trova a dover ristrutturare il prestito, dopo aver già dovuto ridefinire una situazione difficile al fine di non perdere i capitali di investimento. Il promotore di Giustizia diventa una sorta di deus ex machina, dotato di poteri speciali e autorizzato dal Papa ad agire in maniera sommaria. (…) L’attività del Papa nelle attività processuali ha garantito il profilo di indipendenza o ha messo a rischio il senso stesso dello Stato di Città del Vaticano – considerando che Giovanni Paolo II delegò le sue funzioni di sovrano ad una commissione cardinalizia proprio per preservare l’indipendenza dello Stato e la sua da Papa? E, soprattutto, abbiamo assistito ad una “vaticanizzazione” della Santa Sede, dove le leggi dello Stato hanno sovrastato l’importanza di mantenere un profilo internazionale e istituzionale, aderente alle convenzioni internazionali ma fermo nella sua specificità?» QUESTO PROCESSO È STATO UN AUTOGOL? SE IL PAPA POTESSE TORNARE INDIETRO, AGIREBBE ANCORA COME FECE IL 24 SETTEMBRE 2020?
Rita Cavallaro, Dossier, il pm che svelò allo spione l'udienza di Babbo Renzi: "Parlavo con un amico", in «Il Tempo», 5 novembre 2024. Ancora Giuseppe Pignatone? Ma in quante losche trame è coinvolto questo uomo pieno di limiti?
Chiara Colosimo: "Chi ha paura della verità?", in «Progetto San Francesco», 5 novembre 2024.
Nico Spuntoni, Sentenza Becciu, le motivazioni: non ha rubato ma è colpevole, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 6 novembre 2024. Colpevole a prescindere? Aberrante! ... «tra gli elementi più rilevanti passati in sordina nella stampa nazionale c'è il riconoscimento che monsignor Alberto Perlasca, prima indagato e poi nemmeno rinviato a giudizio al punto da costituirsi parte civile nel processo, non è stato ritenuto attendibile dai giudici vaticani. Il monsignore, capo ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato ai tempi dei fatti contestati, non è stato una comparsa nell'indagine e nel processo, ma il grande accusatore di Becciu. Il Tribunale vaticano ha bollato le testimonianze di Perlasca come prive dei "richiesti crismi di coerenza e attendibilità". Alla luce di ciò, non è forse legittimo chiedersi l'origine di quelle accuse che sono state buttate nel cestino dai giudici? (...) Nonostante la condanna, nelle motivazioni della sentenza si può rintracciare la scorrettezza della campagna mediatica di cui Becciu fu vittima dal 25 settembre 2020. L'immagine di un cardinale che si è arricchito ed ha arricchito la propria famiglia coi soldi dell'Obolo di San Pietro viene smentita dai fatti riportati dai giudici vaticani che, pure, lo condannano: il peculato si riferisce a due contributi da 25.000 e 100.000 euro partiti dai conti della Segreteria di Stato a vantaggio della cooperativa Spes gestita da persone vicine a Becciu. La sentenza non mette in discussione le finalità di promozione umana e integrazione sociale per le quali avrebbero potuto essere utilizzati i soldi e non nega il loro mancato utilizzo da parte della Spes, ma contesta l'illiceità dell'elargizione di denaro pubblico in virtù del ruolo coperto ad un soggetto legato a familiari. Di fronte a queste cifre, nemmeno spese e comunque destinate a progetti umanitari sia pur condotti da una cooperativa di parenti, fa un certo effetto rileggere gli articoli del settembre 2020 dove si parlava di "montagna di soldi", di "vero e proprio metodo" e di "spada di Francesco sui corrotti"».
Mafia e appalti dal 1992 ad oggi, in «Progetto San Francesco», 6 novembre 2024.
Paolo Borsellino, Articoli di Paolo Borsellino, in «Progetto San Francesco», 7 novembre 2024.
Felice Manti, Caso Striano, il generale: "Sistema vulnerabile", in «Il Giornale», 8 novembre 2024.
La lezione di Falcone e Borsellino, in «BemmaMa'», 8 novembre 2024.
Salvo Sottile con Carmine Gazzanni, David Chierchini e Claudia Carotenuto, e con Antonio Ingroia, Luigi Patronaggio, Mario Mori e Riccardo Lo Verso, Via D'Amelio: i veleni del tribunale di Palermo, in «FarWest», 8 novembre 2024. Chi uccise veramente Paolo Borsellino? Come mai per Borsellino la Procura di Palermo era «un nido di vipere»? Che ruolo ebbe l'inchiesta Mafia-appalti? E soprattutto: come può un magistrato indagato per favoreggiamento alla mafia, Giuseppe Pignatone, emettere sentenze in nome del Papa?
Salvo Sottile con Carmine Gazzanni, David Chierchini e Claudia Carotenuto, e con Riccardo Lo Verso Antonio Ingroia e Peter Gomez, Paolo Borsellino: quali interessi aveva scoperto?, in «FarWest», 8 novembre 2024. Chi ordinò l'archiviazione con la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci? C'entrano Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone? «Andiamo dal perito calligrafico e scopriamo che a disporre la distruzione anche dei brogliacci era Pignatone, che era un braccio destro di Giammanco ed era un magistrato molto ben rinomato oggi, ma di cui Falcone nei suoi diari non parlava troppo bene» (Peter Gomez).
Salvo Sottile con Carmine Gazzanni, David Chierchini e Claudia Carotenuto, e con Riccardo Lo Verso, Antonio Ingroia e Francesco Rende, Morte Borsellino: il giallo delle inchieste su mafia e appalti, in «FarWest», 8 novembre 2024. È normale che addirittura si disponga la distruzione dei brogliacci? «Beh, questo non solo non è normale, ma potrei dire sospetto, perché mi sembra superfluo. Poi, da quello che abbiamo letto sui giornali, sembra che sia stata un'aggiunta successiva, scritta a mano; quindi diciamo che gli elementi di sospetto si moltiplicano» (Antonio Ingroia). È stato Giuseppe Pignatone, allora strettissimo collaboratore di Pietro Giammanco, a ordinare la distruzione dei brogliacci, e quindi a insabbiare le indagini? La grafia è «assolutamente compatibile» (Francesco Rende). Come mai il brogliaccio non riporta le informazioni riguardanti l'aggiustamento del processo per omicidio a carico del costruttore mafioso Francesco Bonura? Davanti ai magistrati di Caltanissetta Pignatone si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Salvo Sottile con Carmine Gazzanni, David Chierchini e Claudia Carotenuto, e con Riccardo Lo Verso, Antonio Ingroia, Peter Gomez e Filippo Facci, Paolo Borsellino: quali interessi aveva scoperto?, in «FarWest», 8 novembre 2024. Cos'hanno da nascondere gli ex magistrati di Palermo? «Quando tu sai che c'era una questione di appartamenti e di case che erano stati acquistati (dalla famiglia Pignatone) proprio da questi imprenditori mafiosi, uno si fa delle domande» (Peter Gomez). «Stiamo parlando della distruzione di bobine che riguardano anche un duplice omicidio: non si può neanche sostenere che stiamo parlando di "sciocchezze", (ma) di un'indagine che comunque vollero fermare. Dai, parliamoci chiaro!» (Filippo Facci).
Mafia e colletti bianchi, in «Progetto San Francesco», 9 novembre 2024.
Sandro Magister, Quel primato del papa che divide le Chiese. Ma che Francesco impedisce di riformare, in «Settimo Cielo», 11 novembre 2024. «Ma la contraddizione più clamorosa è quella che riguarda la sinodalità. Il documento fa affidamento al sinodo del 2021–2024 dedicato precisamente a riformare la Chiesa in senso sinodale, ma tace sull’effettivo annientamento di tale proposito da parte di un papa come Francesco che i sinodi, sia l’ultimo che i precedenti, li ha umiliati esercitando di fatto su di essi un dominio solitario e assoluto, come messo in luce dal precedente post di Settimo Cielo. Per non dire della sua inaudita pretesa di far derivare anche i poteri temporali del papa dal suo ruolo di primate della Chiesa. Pretesa codificata nel preambolo della nuova legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano pubblicata il 13 maggio 2023, ammantando di diritto divino non solo il supremo governo spirituale della Chiesa ma anche il governo temporale, sempre da parte del papa, dello Stato della Città del Vaticano. In due millenni di storia, mai un papa aveva osato tanto. Ed è ovvio che ciò ingigantisce a dismisura l’ostacolo che il primato papale frappone a una riconciliazione tra le Chiese. E ancora. Come non registrare la sistematica violazione dei principi fondamentali di uno stato di diritto nel processo intentato in Vaticano contro il cardinale Angelo Becciu e altri imputati, con papa Francesco a comandare il gioco a suo piacimento? Insomma, alla prova dei fatti, il documento di studio “Il vescovo di Roma”, con le sue proposte di buona volontà ecumenica, è azzerato dal comportamento effettivo del papa regnante.» Anche in inglese. E in francese.
Andrea Gagliarducci, Pope Francis, the revolution of informality, in «MondayVatican», 11 novembre 2024. «La sentenza nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, pubblicata lo scorso 30 ottobre, ha evidenziato un uso personalista delle regole, con il Papa che è entrato nel processo in corso con quattro rescritti. La sentenza mescola diritto dello Stato della Città del Vaticano, giurisprudenza italiana e diritto canonico, creando, alla fine, l’impressione di un vuoto giuridico e condanne basate su tesi: si teorizza che l’appropriazione indebita esista anche quando non c’è interesse personale, si parla di collaborazione all’estorsione anche quando si ammette che gli interessi degli imputati erano divergenti. (...) non sembrano più esserci regole, ma soprattutto eccezioni e decisioni imposte dall’alto. (...) Se nulla è importante, allora anche le procedure legali possono essere sovvertite da interventi al volo o interpretate diversamente a seconda delle esigenze.» Anche in italiano.
Giovanni Angelo Becciu, Il diritto alla difesa, in «L'Osservatore Romano», 11 novembre 2024. «Qui si fanno processi alle intenzioni. Siamo di fronte a un processo penale, non di fronte a un processo finalizzato a impartire insegnamenti. Ora è del tutto evidente che un articolo come quello di Tornielli considera me e tutti gli imputati già condannati in via definitiva. Non si scrive mai che il processo è in primo grado, che tutti gli imputati hanno diritto all’appello e che dunque siamo tutti, non solo io, presunti innocenti.» La verità non si sacrifica sull'altare dell'ipocrisia.
Il cardinale Becciu scrive all'Osservatore Romano: "tutti gli imputati hanno diritto all'appello e dunque siamo tutti, non solo io, presunti innocenti", in «Faro di Roma», 11 novembre 2024. Anche in portoghese. E in spagnolo. E in francese.
Roland Juchem, Die Richter des Papstes: Wir können sehr wohl Recht sprechen, in «Katholisch.de», 11 novembre 2024. L'oste, insomma, dice che il suo vino è buono. Ma quanta credibilità ha quell'oste? Ah, l'orgoglio... può essere una gran brutta bestia. Anche in inglese.
Vik van Brantegem, Può un magistrato indagato per favoreggiamento alla mafia emettere sentenze in nome del Papa?, in «Korazym», 12 novembre 2024. BECCIU VENNE CACCIATO PER MOLTO MENO, E SENZA NEMMENO UN AVVISO DI GARANZIA! «Chi griderà se sono i giornalisti i primi che tacciono, si adeguano, si rassegnano a passare veline calunniose che sono un’offesa della verità, della giustizia e della carità. In fondo chi è il giornalista se non colui che esce dagli schemi, colui che sa liberarsi da peso della cultura dominante, che sa vivere in proprio rompendo con tutte le convenzioni, le ipocrisie, le gabbie di normalità che gravano come macigni su tutte le società e sulla vita della Chiesa? Se tacciono i giornalisti, tace la vita, perché la vita stessa è tutta un esprimersi. La morte non si esprime più. Che ne sarà della vita, se coloro che dovrebbero comunicare la verità, la giustizia e la carità, non alzano la loro voce per chi soffre, per chi non ha alcuna ragione di essere condannato essendo innocente? Egregi vaticanisti alla Corte della Domus Sanctae Marthae. È ora di finirla di stare zitti. Il silenzio è omertà. Il silenzio è complice.»
Fondi S.Sede: Becciu, diritto alla difesa svuotato nella sostanza, in «Ansa», 12 novembre 2024.
Irene Famà, Caso dossieraggi, i vertici della Procura antimafia già nel 2020 informati delle "anomalie" di Striano, in «La Stampa», 12 novembre 2024. Beh, se le intrusioni illecite ai danni del card. Becciu risalgono al 2019... Vogliamo i nomi dei mandanti! La giustizia non può essere corrotta, nemmeno in Vaticano!
Cardinal critices description of judicial process, in «Rome Reports», 12 novembre 2024. Anche in spagnolo.
Kardinal veteidigt sich, in «Beiboot Petri», 12 novembre 2024.
Nico Spuntoni, Sloane Avenue, Becciu ribatte a Tornielli dai media vaticani, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 13 novembre 2024. «L’aspetto sorprendente è che la risposta, energica e piccata, ha trovato spazio su "Vatican News" e su "L’Osservatore Romano". (...) Forse è la prima volta in undici anni che l’organo della Santa Sede dà spazio ad un intervento così critico e in controtendenza rispetto alla vulgata ufficiale. Così come è clamoroso che i media vaticani ospitino, senza alcuna precisazione o introduzione, una stroncatura così netta di un articolo scritto dal direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.» DIFFICILE DIRE SE I GIORNALISTI NEGLI ULTIMI ANNI – TANTI GIORNALISTI – SIANO STATI PIÙ SIMILI A DON RODRIGO O A DON ABBONDIO! O FORSE ALL'AZZECCAGARBUGLI?
Niccolò Magnani, Becciu contro il Vaticano: "diritto difesa non garantito" / "Non ho truffato il Papa: io vittima di ideologia", in «Il Sussidiario», 13 novembre 2024. «Vorrei che vi fosse l'onestà intellettuale di riconoscere che questa presunzione (d'innocenza) non vi è mai stata.»
Scandalo spie, il pm: segnalai Striano, in «Quotidiano», 13 novembre 2024.
Brunella Bolloli, «Avvisai De Raho dei sospetti su Striano», in «Libero», 13 novembre 2024.
Depistaggio Borsellino, difesa poliziotti: "Erano ultima ruota carro", in «ADNkronos», 13 novembre 2024. Questi sono "pesci piccoli". Ma chi sono i "pesci grossi"? E sono ancora attivi, nella magistratura e nella politica (italiana e vaticana)?