Sul "caso Becciu" in generale
Ventiduesima parte
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Felice Manti, Ecco la chat che svela la macchinazione contro Becciu, in «Il Giornale», 15 aprile 2025. «Che cosa c’è scritto nelle chat desecretate nel caso Becciu? Che quel processo è nullo perché frutto di una macchinazione. (...) Oggi sappiamo anche che la Chaouqui e la Ciferri si scambiavano messaggi - oggi desecretati - nei quali si legge «il processo a Becciu è nullo» (...) «Dobbiamo capire cosa devi dire. Per evitare che le chat siano considerate attendibili ove mai si decidesse di desecretarle. Perché in questo caso avrebbe ragione Becciu. Va disinnescata la bomba. Per me vale ciò che ho detto al processo. Non conosco Diddi. Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine».
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Massimiliano Rais, Il caso Becciu e gli omissis, l'avvocata: "Un complotto contro il cardinale", in «L'Unione Sarda», 15 aprile 2025. Il disastro della "giustizia" vaticana che perseguita un innocente!
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Chat pubblicate da "Domani", Becciu: "Complotto ai miei danni", in «SkyTG24», 15 aprile 2025.
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Pressebericht nährt Zweifel an Vatikanprozess gegen Kardinal Becciu, in «Kath.ch», 15 aprile 2025.
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Paolo Ardovino, «Una macchinazione contro di me», in «La Nuova Sardegna», 15 aprile 2025.
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Enrica Riera, Caso Becciu, le nuove chat: «senza di te inchiesta morta. I pm? Io lavoro per il papa», in «Domani», 16 aprile 2025. ERA – ED È – TUTTA UNA COLOSSALE MONTATURA ORDITA CONTRO UN INNOCENTE! SENZA LE BUFALE DEL TRIO CHAOUQUI-PERLASCA-CIFERRI, BECCIU NON SAREBBE MAI STATO RINVIATO A GIUDIZIO, PERCHÉ COMPLETAMENTE INNOCENTE! LO DICONO LORO STESSI! «Erano ad un punto morto. Senza di te col ca*** che si faceva l’inchiesta. Siamo seri», scrive su WhatsApp Francesca Immacolata Chaouqui, la lobbista, meglio nota come “papessa”. Chaouqui, in quel momento, sta parlando con Genoveffa “Genevieve” Ciferri, grande amica del monsignor Alberto Perlasca, a sua volta grande accusatore di Becciu. Che significano quelle parole?
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Enrica Riera, I magistrati di Roma ripartono da Laudati. Interrogato per ore, in «Domani», 16 aprile 2025. Di chi si è servito Diddi?
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Becciu: vers un procès en appel, in «Golias», 16 aprile 2025.
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Enrica Riera, Becciu, le chat con il braccio destro del papa. «Diddi fornisce informazioni a Chaouqui», in «Domani», 17 aprile 2025. Cosa c'entra Peña Parra? Come mai Ciferri è in collegamento con il sostituto della Segreteria di Stato? Peña Parra non aveva preso le distanze da Perlasca, allontanandolo dalla SdS? Quante menzogne ci hanno fatto credere? E Ciferri a proposito di Chaouqui: «Per quel che riguarda l'attività del Tribunale le informazioni, nel dettaglio, vengono fornite, purtroppo, dal prof Alessandro Diddi, con cui Lei (Chaouqui, ndr) collabora in un non meglio precisato ruolo di “collaboratrice di giustizia”, questo spiega il fatto gravissimo per cui documenti riservati dell’inchiesta siano stati rinvenuti in casa sua, e il perché Lei possa conoscere dettagliatamente, e anticipatamente, ogni attività inquisitoria relativa al Segretario di Stato, alla Sua persona, a quella di monsignor Perlasca, e a quella di tutti gli indagati e di tutti i personaggi entrati a vario titolo nell'inchiesta. Ero a conoscenza, da tempo, che relativamente alla segretezza sull'attività investigativa l'anello debole del Tribunale era il prof Diddi, ma non avrei mai immaginato fino a tal punto». Ecco perché una pregiudicata come Chaouqui, che detiene illegalmente materiale riservato, collabora con la "giustizia" (quell'«anello debole» di Diddi); o la manipola? E senza essere perseguita! COSÌ IL COMBINATO DISPOSTO DI DUE DONNE PERFIDE: UNA (CIFERRI) VOLEVA IL PROSCIOGLIMENTO DEL BARABBA-PERLASCA, L'ALTRA (CHAOUQUI) LA CROCIFISSIONE DI BECCIU. E, IN VATICANO, ENTRAMBE OTTENGONO CIÒ CHE VOGLIONO.
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Felice Manti, Così Diddi rivelava alla Chaouqui i segreti sul processo Becciu, in «Il Giornale», 17 aprile 2025. «Il Papa è stato ingannato su monsignor Angelo Becciu? La Procura di Roma che cosa farà? Continua sul «Domani» la pubblicazione di alcune conversazioni tra le due donne che avrebbero imbeccato il supertestimone nel processo all’ex Sostituto della Segreteria di Stato. Sono le chat messe a disposizione da Genoveffa Ciferri detta Genevieve, grande amica del monsignor Alberto Perlasca che di Becciu era collaboratore con la strettissima collaboratrice del Papa Francesca Immacolata Chaouqui. Parlano del memoriale che Perlasca si è falsamente autoattribuito e che contiene tutte le accuse contro Becciu, condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi per truffa e peculato (senza essersi messo in tasca un centesimo) (...). La verità è stata manipolata, ma anche la Ciferri ha capito tardi di essere stata usata. Secondo il «Domani» avrebbe segnalato già allora alcuni strani comportamenti della Chaoqui, invano: «Per ben tre volte presso gli apparati di sicurezza dello stato della Città del Vaticano, e cioè presso l’ufficio del promotore di giustizia Giampiero Milano, presso il commissario Stefano De Santis e presso il promotore Alessandro Diddi», dichiara la donna.» LA SCANDALOSA CORRUZIONE DELLA "GIUSTIZIA" VATICANA.
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Cataldo Intrieri, Vaticano, la notte del diritto: perché abbiamo il dovere di chiedere giustizia all'Italia, in «Domani», 17 aprile 2025. LA NOTTE DEL DIRITTO! LA MORTE DELLA VERITÀ E DELLA GIUSTIZIA. «L’affaire Chaouqui e l’opera di inquinamento sono fatti risaputi a chi abbia seguito il processo. Lo scandalo è stato soffocato occultando con omissis il contenuto delle chat tra la signora, monsignor Perlasca e una sua amica, Genoveffa Ciferri, che ora rende pubblici migliaia di messaggi su questo oscuro rapporto. Per tali motivi noi difensori abbiamo in animo, con delle denunce, di sollecitare l’intervento della magistratura per i fatti realizzati sul territorio italiano. (...) nel cuore della cristianità e dell’Europa degli Stati di diritto, opera una giurisdizione svincolata dalla Rule of The law e dal rispetto del diritto di difesa, una vera e propria autocrazia giudiziaria che condanna, arresta, sequestra beni senza rispettare la volontà ed i principi degli Stati dell’Unione europea a cui a parole dichiara di ispirare il suo sistema giudiziario. Un tema oggi di enorme portata e sul quale lo Stato della Chiesa dovrebbe essere un faro di civiltà e non un pessimo esempio. (...) parliamoci chiaro, se gli imputati incarnano certi modelli che il dilagante populismo ripudia, dall’alto prelato “con le mani in pasta” al finanziere spregiudicato, al funzionario trafficone, perfino la femme fatale, tra leggenda e realtà meglio vinca la favola su cui impancare il mito populista di inesistenti rivoluzioni e palingenesi etiche. L’affaire Chaouqui, i suoi vantati legami con i vertici della giustizia e dello Stato vaticano, l’opera di inquinamento processuale, la sua «missione per conto di Dio» spinta sino alla subornazione di un teste tramite minacce e pressioni, sono fatti risaputi e ben noti a chi abbia seguito il processo. (...) crediamo che in un tempo buio in cui il senso della giustizia e del diritto sembrano persi anche nei paesi liberi, non sia tollerabile che il simbolo della rivoluzione cristiana e di tutti gli ideali più nobili dell’umanità spenga «la democrazia nell’oscurità.»
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Maximus Ali Perajaka, Kardinal Becciu Sebut Bukti Baru Menunjukkan Pelanggaran dalam ‘Persidangan Vatikan Abad Ini', in «Katolikku», 17 aprile 2025. Perfino in Indonesia l'hanno capito!
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Vittorio Feltri, Quel che non si dice su Becciu, in «Il Giornale», 18 aprile 2025. APPELLO A PAPA FRANCESCO PER IL VENERDÌ SANTO: UN INNOCENTE CROCIFISSO BASTA. «Ci sono frasi che valgono come quelle che nei gialli si chiamano "pistole fumanti". Ecco alcuni messaggi. Scrive Chaouqui: "Se viene fuori che eravamo tutti d'accordo è la fine" (tutti: cioè le due donne e Diddi e la gendarmeria). Scandalizzata dalla immoralità di questa conduzione delle indagini, la Ciferri scrive al vescovo Parra, numero 3 del Vaticano, forse per farsi assolvere: «(La Chaouqui) conosce tutti i dettagli dell'inchiesta vaticana. Da chi, e come attinge queste informazioni sensibili? (...) La sostanza è questa. Il processo è marcio. (...) mi rivolgo al Papa. Non conosco indirizzo più umano di questo. Oggi è il Venerdì Santo: ne basta uno di Cristo in croce. Santo Padre, lei che può, stacchi i chiodi, e tiri giù da quel legno il cardinale Becciu. In questi giornni è diventato chiaro come il sole che c'è stata una macchinazione, di cui anche Lei è stato vittima, inducendola ad applicare una cocifissione preventiva, tanto le prove le parvero inequivocabili. (...) I giornalisti – e i vaticanisti non sono da meno – si conformarono alla regola aurea della sopravvivenza dei mediocri: dar ragione all'accusatore. (...) La prego perciò (...) di eliminare con atto sovrano – un colpo secco di bisturi – questo tumore che è cresciuto in Vaticano a colpi di intrigo. Tiri giù Becciu dalla croce.» Anche online.
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Salvatore Izzo, Caso Becciu. Un'indagine costruita a tavolino su falsità per uccidere senza spargimento di sangue un innocente e con lui la credibilità della Santa Sede, in «Faro di Roma», 18 aprile 2025. IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI «Nelle chat di Genoveffa Ciferri, l’amica e protettrice di mons. Perlasca, secretate al processo vaticano sui fondi della Segreteria di Stato e pubblicate in questi giorni dal quotidiano Domani, ce n’è una che smaschera nelle poche righe di un messaggino watshapp la congiura orchestrata ai danni del card. Giovanni Angelo Becciu, ingiustamente condannato per un peculato che non c’è stato, e del Papa, tratto in inganno sul suo conto attraverso una ben orchestrata strategia di camuffamento della verità (di cui in parte è stato vittima pire Perlasca, il quale riteneva che le false accuse gli fossero suggerite da un anziano magistrato, che invece era la signora Chaouqui). (...) Emerge dunque una verità sconcertante: un pm e due persone estranee al processo che si mettono d’accordo su come addestrare il supertestimone dell’accusa. E a imbeccare le due donne, secondo i legali di Mincione guidati da Gian Domenico Caiazza, Andrea Zappalà, Ester Molinaro e Claudio Urciuoli che hanno ottenuto la chat della Ciferri sarebbe stato lo stesso Diddi. (...) Non va dimenticato che Papa Francesco ha paragonato più volte la calunnia e il pettegolezzo all’omicidio, soprattutto nelle sue omelie mattutine a Santa Marta e in varie udienze generali. (...) “La calunnia è un colpo basso, è dire il falso per rovinare il prossimo. […] È un peccato gravissimo, è omicidio.”» IL CULMINE DELL'IPOCRISIA NELLA "GIUSTIZIA" VATICANA. E DANNI INCOMMENSURABILI. Anche in spagnolo.
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Luis Badilla e Robert Calvaresi, Card. Becciu, "chat omissate smascherano macchinazione ai miei danni. Il tempo dell'inganno è finito”. Le macchinazioni sporche nel processo contro il card. Becciu, in «Osservazioni casuali», 64, 12-19 aprile 2025. «... evidenzia e dimostra quanto la cosiddetta grande stampa – che a volte con ironia si apostrofa con l'espressione "i giornaloni" – sia, probabilmente a sua insaputa (tutto da verificare però) parte del trappolone o complotto contro il cardinale Angelo G. Becciu. È accaduto dal primo giorno, da quando il Papa defenestrò il porporato nel giro di mezz'ora, e alcuni Telegiornali delle ore 20 avevano la notizia con anticipo. Come con largo anticipo la rivista "L'Espresso", diretta da Marco Da Milano, parte dell'operazione e le menzogne di Massimiliano Coccia, orchestrarono il carnevale mediatico per condannare il card. Becciu prima di un processo. Per questa stampa, la sentenza, era quanto trapelava dal Vaticano. Una qualche domanda, un dubbio, una perplessità, una contro indagine? No. Secondo questa visione era tutto chiaro e definitivo. Ora questa medesima stampa tace, fa finta, sdrammatizza, ignora. Insomma, ancora una volta, con astuzia, si manipola la verità dei fatti usando il silenzio o altri pretesti. Forse si aspettano ancora ordini dall'alto, per far funzionare il proprio cervello.» Luis Badilla e Robert Calvaresi dicono pane al pane e vino al vino, papale papale.
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D.L.V. e D.P., Vaticano. Processi pilotati e millantatrici che aleggiano attorno al Papa, in «Silere non possum», 19 aprile 2025. «Tra le decisioni più discutibili prese da Papa Francesco nei primi mesi, spicca quella di affidare un incarico delicatissimo a una donna priva di competenze e rivelatasi una millantatrice: la calabrese Francesca Immacolata Chaouqui. Quest’ultima è stata condannata per reati gravissimi dal Tribunale dello Stato Vaticano. La sentenza fu emessa sotto la presidenza del Dott. Giuseppe Dalla Torre – un magistrato di ben altro spessore rispetto a figure come Pignatone – e risultò così solida e inequivocabile da non essere nemmeno appellata da alcuna delle parti coinvolte. In un messaggio inviato su Facebook al cardinale Angelo Becciu, Francesca Immacolata Chaouqui dichiarava di essere amica di Domenico Giani e Stefano De Santis. Si tratta di una lunga serie di messaggi, dal tono insistente e persecutorio, attraverso i quali la Chaouqui – già condannata in via definitiva – tentava disperatamente di ottenere la Grazia dal Papa per le sue gravissime azioni ai danni del Papa. Nel corso degli anni, Chaouqui si è distinta per una costante sete di visibilità e potere. Ha spesso millantato contatti e relazioni che nella realtà non possedeva, rappresentando uno dei tanti esempi di chi ambisce a entrare nei circuiti vaticani non per vocazione, ma per puro desiderio di affermazione personale. (...) È bene chiarire che oggi non ha più accesso a Casa Santa Marta, ma grazie all’appoggio di uomini come Stefano De Santis, Alessandro Diddi e altri, ha continuato a ricevere informazioni riservate, dando l’impressione di avere un ruolo che in realtà non le spetta. (...) Le conversazioni che pubblichiamo oggi in esclusiva (...) mostrano chiaramente come la Chaouqui abbia mentito anche durante la sua audizione in aula. Una falsità grave, che costituisce un reato e che il Tribunale non potrà ignorare. (...) Papa Francesco è perfettamente consapevole che Francesca Immacolata Chaouqui rappresenta un problema serio. Le sue azioni hanno arrecato danni non solo all’istituzione, ma anche alla sua stessa figura. Tuttavia, nonostante ne conoscesse la pericolosità, l’ha comunque utilizzata per liberarsi di una figura che ormai considerava scomoda. La rabbia della Chaouqui nei confronti del cardinale Angelo Becciu ha raggiunto livelli patologici. La sua è un’ostilità viscerale, carica di rancore. Ricorda la reazione immatura di chi, una volta ottenuto il “giocattolo”, non tollera di vederselo sottratto. Essere stata scoperta, processata e condannata è stato per lei uno smacco intollerabile, una ferita al suo ego. (...) Da anni, Chaouqui utilizza la minaccia e il ricatto come strumenti di pressione. Fa continui riferimenti a presunte rivelazioni, sostiene di sapere molto più di quanto realmente sappia, e costruisce attorno a sé un’aura di potere fondata su illusioni e intimidazioni. I giornali continuano a chiamarla “la papessa” ma il termine corretto è “la millantatrice”. (...) Durante il processo svoltosi in Vaticano, è emerso un fatto di straordinaria gravità: Alessandro Diddi, Promotore di Giustizia, risultava coinvolto nella vicenda su cui egli stesso era chiamato a indagare. Una circostanza che, alla luce del codice di procedura penale che lui non ha mai studiato, avrebbe dovuto comportare la sua immediata ricusazione e la nomina di un sostituto. (...) a muovere i fili, dietro le quinte, c’era ancora una volta Francesca Immacolata Chaouqui. Nelle sue chat, arriva persino a promettere che Perlasca non avrebbe subito alcuna conseguenza legale. (...) Dai messaggi che ora rendiamo pubblici, risulta evidente che Stefano De Santis e Alessandro Diddi condividevano informazioni riservate con Francesca Immacolata Chaouqui. A confermarlo è il fatto che Chaouqui anticipava sistematicamente a Genoveffa Ciferri le mosse del Promotore di Giustizia, al punto che la stessa, preoccupata, scrisse in una chat: “Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo, è la fine.” Gli atti di cui parliamo erano stati secretati proprio da Alessandro Diddi, il Promotore di Giustizia coinvolto direttamente nella vicenda. Una decisione gravissima, che solleva interrogativi urgenti: com’è possibile che il Tribunale vaticano abbia consentito tutto questo? Com’è possibile che un promotore possa secretare atti, fingendo di aver avviato un procedimento di cui, a distanza di tempo, non si conosce ancora nulla? E, soprattutto: chi starebbe conducendo le indagini in questo presunto procedimento? Ancora Diddi? Dunque, l’indagato indaga su sé stesso? O forse le indagini sono in mano a Stefano De Santis, lo stesso che ha passato documenti riservati a Francesca Immacolata Chaouqui? Poiché sembra che Alessandro Diddi abbia dimenticato cosa significhi essere un pubblico ufficiale, glielo ricordiamo: il Promotore di Giustizia vaticano lo è a tutti gli effetti. Se un pubblico ufficiale condivide atti di un’indagine delicatissima con una millantatrice o con una giornalista di cui presenta i libri, oppure – peggio ancora – li consegna a un settimanale come L’Espresso, siamo davanti a un reato di estrema gravità. (...) Eppure, da quando la stampa ha iniziato a sollevare domande su questo caso, Diddi ha scelto il silenzio – un atteggiamento in netto contrasto con la sua consueta prontezza nel rilasciare dichiarazioni contro tutto e tutti. La Sala Stampa della Santa Sede, da parte sua, si è trincerata in un mutismo assordante. Nel piccolo Stato vaticano, le voci però non si fermano. Anche Vatican News e l’intera macchina “non comunicativa” di Piazza Pia restano muti, nonostante la portata senza precedenti di quanto sta accadendo. Stupisce, in particolare, il silenzio di Andrea Tornielli (...). Non dimentichiamo che fu proprio lui, forte delle sue “profonde competenze giuridiche”, a definire quello di Sloane Avenue “un processo giusto”. Ora però le alternative sono due: o Alessandro Diddi si dimette immediatamente, oppure si apre una fase che porterà seri grattacapo. Chiunque abbia un procedimento penale in corso in Vaticano non può più essere costretto a subire questo teatrino da processo kafkiano.» Si aggiunga che anche l'inchiesta che, correndo precipitevolissimevolmente da Raffaele Cantone a Perugia (per tappare una falla?), Diddi afferma di aver aperto a proposito dell'operazione di spionaggio e dossieraggio illecito (Striano, Laudati e co.), puzza terribilmente di messinscena: anche lì Diddi finge di indagare su se stesso?
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Ivo Pincara, Le chat depositate all'ONU e rese note da Domani sono l'equivalente di una bomba atomica. I grandi giornali e i telegiornali tacciono. La Santa Sede tace, in «Korazym», 19 aprile 2025. GLI OMISSIS E IL GRAVISSIMO PECCATO DI OMISSIONE. Quello del Vaticano – e dei "giornaloni" – è un silenzio vile o un silenzio complice? Don Abbondio, don Rodrigo o Azzeccagarbugli? Oh, cadranno i sepolcri e grideranno le pietre!
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Giovanni Maria Vian, Un populista sul trono di Pietro: le riforme di Bergoglio rimangono incompiute, in «Domani», 21 aprile 2025. «Papa Francesco lascia una chiesa polarizzata. Il suo pontificato è stato segnato da uno stile di governo solitario e autocratico. Portando all’estremo l’esercizio assoluto del potere papale cresciuto nei secoli, ha reso indispensabile e urgente una riforma del papato.
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Giovanni Maria Vian, Un populista sul trono di Pietro: le riforme di Bergoglio rimangono incompiute, in «Domani», 21 aprile 2025. «Papa Francesco lascia una chiesa polarizzata. Il suo pontificato è stato segnato da uno stile di governo solitario e autocratico. Portando all’estremo l’esercizio assoluto del potere papale cresciuto nei secoli, ha reso indispensabile e urgente una riforma del papato. (...) Approfittando di questo contesto indubbiamente critico il papa ha perseguito lo svuotamento del potere e dell’autonomia finanziaria della Segreteria di stato, organismo che dal 1967, anno dell’importante riforma curiale di Paolo Vi era il vero cuore della curia romana, ridisegnata invece in modo confuso dagli uomini di Francesco. Questo è anche lo scenario del cosiddetto processo contro il cardinale Angelo Becciu, durante il quale il pontefice è intervenuto con ben quattro provvedimenti (tecnicamente detti rescripta) per modificare il quadro legislativo del processo stesso. Questo uso di fatto politico della giustizia civile vaticana ha suscitato molte critiche internazionali e quelle di due cardinali anziani, ma di primissimo piano e di orientamenti diversi tra loro: il giurista spagnolo Julián Herranz e il teologo tedesco Walter Kasper. Anche perché nella storia quasi centenaria del piccolo stato vaticano – dove è ignorata la divisione dei poteri che risale a Montesquieu – l’attività del tribunale era stata prudentemente sempre poco praticata.»
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Pope Francis: timeline of the pontiff's life and career, in «Reuters», 21 aprile 2025.
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Alessandro Mondo, Quella visita senza clamore del Papa alle Molinette per salutare l'amico Becciu: il ricordo dei medici, in «La Stampa», 21 aprile 2025. Quando il mondo era ancora normale. Prima del grande e perverso inganno di cui anche il Papa è stato vittima.
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Marco Marzano, Francesco: il papa del consenso, non del cambiamento, in «MicroMega», 21 aprile 2025.
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Andrea Gagliarducci, Pope Francis: The Strategy for the Aftermath, in «MondayVatican», 21 aprile 2025. Anche in italiano. E in francese.
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Andrea Gagliarducci, Pope Francis, five paradoxes of this pontificate, in «MondayVatican», 21 aprile 2025. «Papa Francesco non è andato alla periferia. Ha creato un nuovo centro. Qui sta il primo grande paradosso. La sua lotta contro la corte papale, contro quello che considerava lo stato profondo del Vaticano, lo portò a creare un sistema diverso, parallelo e ugualmente profondo, con la differenza che il sistema intorno a Papa Francesco, liberato dalle regole di formalità e istituzionalità, era meno trasparente di quello precedente. Papa Francesco fu, in qualche modo, una vittima della sua riforma e una vittima degli uomini che scelse per portarla avanti. (...) A pensarci bene, vittima probabilmente non è la parola giusta. Papa Francesco lo ha dimostrato con i significativi processi vaticani: visibile e quasi umiliante nei casi che coinvolgono persone che non avevano più la sua fiducia, come quello sulla gestione dei fondi in Vaticano, che ha coinvolto il cardinale Becciu, o quello che coinvolge il cardinale Cipriani Thorne, arcivescovo emerito di Lima; invisibile e per niente trasparente in quelli che coinvolgono persone che avevano la sua fiducia, o almeno la sua stima - gli ultimi, più sensazionali casi, hanno coinvolto p. Marko Rupnik e l'arcivescovo Zanchetta, entrambi protetti e persino perdonati anche quando tutto ha dimostrato il contrario. Nel pontificato di Papa Francesco, tutto era asimmetrico perché tutto è stato in qualche modo deciso sul posto. È il modello della riforma in corso: prima c'è stata l'era delle commissioni, poi l'era del motu proprio e poi l'era degli aggiustamenti del motu proprio...» Anche in italiano.
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Sante Cavalleri, Papa Francesco sarà esposto in San Pietro mercoledì quindi a bara già chiusa. Cardinali potranno riammettere Becciu al Conclave, in «Faro di Roma», 21 aprile 2025. «In tema di Congregazioni Generali, già nella prima riunione il cardinale Giovanni Angelo Becciu potrà essere ammesso al Conclave in quanto sono emerse prove di una congiura ai suoi danni.»
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P.L.A., Verso il Conclave. Becciu entrerà in Conclave? Alle Congregazioni sì, in «Silere non possum», 21 aprile 2025. «Il 24 settembre 2020, infatti, Papa Francesco aveva costretto Becciu a dimettersi da Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, accettando inoltre la sua “rinuncia ai diritti connessi al cardinalato”. Una formula inedita, senza precedenti giuridici chiari. Come Silere non possum ha spiegato più volte, quell’atto non trova fondamento in alcuna norma canonica valida e non equivale a una rinuncia alla dignità cardinalizia. Fu adottata motu proprio dal Papa violando gravemente i diritti del porporato il quale, sta emergendo proprio in queste ore, è stato vittima di una macchinazione ad opera della pregiudicata Francesca Immacolata Chaouqui, Stefano De Santis e Alessandro Diddi.»
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Morto Papa Francesco, Becciu: "Ora è nella luce e conosce la verità dei fatti", in «ADNkronos», 21 aprile 2025. «Non posso nascondere che il cambiamento repentino del suo giudizio nei miei confronti, con le note conseguenze che ne derivarono, hanno provocato in me un dolore immenso che ho cercato di accettare come una prova del Signore – dice Becciu – Mi consola aver tenuto, malgrado tutto, il rapporto che si addice a chi, ricevendo il cardinalato, ha giurato di dare la propria vita per il Papa. Ora egli è nella luce e conosce la verità dei fatti. Mi unisco a tutta la Chiesa nell’elevare preghiere di suffragio a Dio per la sua anima.» Così soffre e vive un cristiano, anche quando rivive in sé la passione di Gesù.
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Becciu: «Sconcerto per la morte del Papa, con Francesco sempre collaborazione leale», in «L'Unione Sarda», 21 aprile 2025. Anche in tedesco. E in inglese.
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Becciu esprime dolore e sconcerto per la morte di Papa Francesco, in «Faro di Roma», 21 aprile 2025.
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Becciu celebra la Pasqua umilmente, tra la sua gente (da un parrocchiano di Pattada): 1, 2, 3 e 4.
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Andrea Gagliarducci, Conclave, l'ombra di Becciu sul voto: l'incognita del suo ingresso, in «Il Messaggero», 22 aprile 2025. «Giovanni Paolo II ha confermato la disposizione per cui nessun cardinale elettore può essere escluso dall’elezione sia attiva sia passiva per nessun motivo o pretesto. La norma intende – spiega Boni – "evitare risolutamente che si presentino occasioni di scisma e discordie in un momento così delicato nella vita della Chiesa, vulnerabile perché priva del suo capo". E, dunque, "sicuramente la pena temporale inflitta a Becciu dalla sentenza di primo grado non può in alcun modo essere invocata per impedirgli di entrare in conclave". A maggior ragione se si considera che "la condanna di Becciu potrebbe cadere in sede di appello, dimostrando l’inconsistenza di tutte le accuse che gli sono state addebitate; e, in tal caso, risalterebbe patente come egli sarebbe stato vittima di un grave abuso al quale andrebbe immediatamente posto rimedio per restaurare la giustizia violata".»
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Jean-Baptiste Noé, François, le dernier des péronistes, in «Conflicts», 22 aprile 2025. «... des procès sans respect des normes juridiques, dont celui du cardinal Becciu est le plus emblématique.»
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Andrea Riccardi, Anche di quest'uomo «impulsivo», papa Francesco, «fa parte la contraddizione» (Andrea Riccardi), 21 aprile 2025. A scapito del discernimento. Eccome!
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Andrea Riccardi, Ignazio Ingrao, Massimo Franco, Gian Franco Svidercoschi e Antonio Spadaro, ospiti di Bruno Vespa a «Porta a Porta», Rai1, 21 aprile 2025. «Il Papa gli ha tolto i diritti del cadinalato. Ma il voto è un dovere o un diritto?»
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Papa: Becciu, 'intatte le mie prerogative', in «Ansa», 22 aprile 2025.
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Marco Bardesono, La Chiesa mai così vicina allo scisma, ecco cosa potrebbe accadere, in «Torino Cronaca», 22 aprile 2025. «Una delle prime persone che si sono recate a pregare di fronte a corpo senza vita del papa, è stato il cardinale Angelo Becciu. Per anni braccio destro di Francesco e poi privato dei suoi privilegi cardinalizi. Ma la domanda che ieri si ponevano alcuni porporati, compreso il Camerlengo Farrell, è se Becciu sia ancora cardinale o meno. In effetti a lui non è stata revocata la porpora, pertanto potrebbe partecipare all’elezione del nuovo pontefici»
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El enigma del cardenal Becciu: ¿entrará en el cónclave?, in «Efe», 22 aprile 2025.
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Becciu al conclave, in bilico la partecipazione del cardinale, in «Rainews», 22 aprile 2025.
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Conclave, il cardinale Becciu: «Ho il diritto di votare». Ma non risulta nell'elenco degli elettori, in «Il Messaggero», 22 aprile 2025. «Secondo quanto risulta, già a febbraio due importanti canonisti avrebbero sollecitato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, affinché chiedesse una decisione scritta al Papa sui diritti cardinalizi di Becciu. Parolin avrebbe scelto di non intervenire, sostenendo che "il Papa sa bene come procedere".»
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Conclave, il cardinale Becciu: «Ho il diritto di votare». Ma non risulta nell'elenco degli elettori, in «Il Messaggero», 22 aprile 2025. «Secondo quanto risulta, già a febbraio due importanti canonisti avrebbero sollecitato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, affinché chiedesse una decisione scritta al Papa sui diritti cardinalizi di Becciu. Parolin avrebbe scelto di non intervenire, sostenendo che "il Papa sa bene come procedere".»
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Sul Conclave già piomba il mistero Becciu: può votare oppure no?, in «Nicola Porro», 22 aprile 2025.
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Felice Manti, Becciu in Conclave? Ecco perché votare è un suo diritto, in «Il Giornale», 22 aprile 2025. «Al di là della sua innocenza, da sempre professata e confermata dalla macchinazione ai suoi danni emersa dalla pubblicazione delle chat tra i suoi accusatori ("Se scoprono che siamo d’accordo il processo salta"), la parola fine spetta alla stessa congregazione generale.»
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Giovanni Maria Vian, Verso il conclave. I cardinali alle prese con il caso becciu, in «Domani», 23 aprile 2025. «Solo successivamente è stato aperto il processo, ora al centro di una severa "analisi critica" in libro di grande interesse – innanzi tutto per il collegio cardinalizio, ma non solo – scritto dai tre giuristi Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer (Il «processo Becciu», Marietti1820). Si è così potuto parlare di una condanna preventiva del prelato sardo, sottoposto a giudizio insieme ad altri, tanto che più correttamente bisognerebbe parlare di processo di Londra. Becciu è stato poi condannato in primo grado, ma con accuse non provate in modo convincente e nel corso di un procedimento nel quale il papa è intervenuto personalmente – con un esercizio senza precedenti dei suoi poteri assoluti anche come capo di stato – firmando quattro provvedimenti per spianare la strada all’accusa. Processo che è stato contrassegnato da vicende clamorose documentate con puntualità da un sito svizzero (www.andreapaganini.ch/CASO_BECCIU.html) e di recente da questo giornale. Suscitando così critiche soprattutto in ambito internazionale ma anche all’interno della curia romana. Con franchezza era intervenuto un giurista autorevole, il novantacinquenne cardinale Julián Herranz, importante esponente dell’Opus Dei, con un appunto consegnato allo stesso pontefice già il 4 dicembre 2020 e che si può leggere anche in italiano nel suo Due papi (Piemme). La pubblicazione del breve testo è stata poi autorizzata dallo stesso papa Francesco, che del libro ha voluto scrivere personalmente – a differenza di tanti altri testi, solo approvati e firmati – la prefazione. A proposito del cardinale Becciu il suo confratello spagnolo ha scritto una frase rivelatrice, e cioè che la sua rinuncia era relativa ai suoi «diritti, ma non ai suoi doveri», tra i quali il principale riguarda proprio l’elezione del papa. Da ieri intanto il prelato sardo alle congregazioni generali sta partecipando. Ma Becciu entrerà in conclave?»
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Felice Manti, Becciu reclama il diritto al Conclave. Per gli esperti potrebbe aver ragione, in «Il Giornale», 23 aprile 2025. «La rinuncia alla carica di Prefetto della Congregazione delle cause dei santi aveva «spogliato provvisoriamente Becciu dalla collaborazione nella Curia romana», ci dice una fonte non ostile al monsignore, secondo cui «sono molteplici e convincenti le ragioni che oggi portano a ritenere non pregiudicata la sua partecipazione». D'altronde, dal Papa sono arrivati più gesti significativi per una sorta di «reintegrazione» già da fine agosto 2022, vedi l'ammissione alle celebrazioni pontificie e al Concistoro che ha visto diventare cardinale Arrigo Miglio. «Se non fosse stato chiamato oggi sarebbe stata dura, così invece...», dice una fonte in Vaticano. «Tecnicamente però va risolta la questione dell'elenco ufficiale in cui risulta tra i non elettori, ma la tendenza generale è favorevole a lui», aggiunge. Ad aiutarci con la consueta chiarezza è la professoressa Geraldina Boni, ordinaria di Diritto ecclesiastico all'Alma Mater di Bologna, che al Giornale definisce quella rinuncia «assai generica e mai cristallizzata». «Tuttavia - ci dice - l'ordinamento canonico fornisce strumenti più che sufficienti a fornire una risposta. Nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall'elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, come dice l'articolo 35 della Costituzione Apostolica Universi Dominici gregis». Non basta. «In linea generale - spiega la Boni - soccorrono infatti i canoni 18 e 36 § 1 del Codex Iuris Canonici, i quali sanciscono la necessità di sottoporre a interpretazione stretta le leggi che restringono il libero esercizio di diritti». Ed è chiaro, per la docente, che la sanzione «ha riguardato i diritti connessi al cardinalato» e ha già «inciso in maniera negativa sul suo status» ma non ha intaccato «la dignità cardinalizia di per sé». E se si guarda «alle garanzie di cui è circondato il diritto dei cardinali di partecipare al conclave, in base alla dinamica che permea l'intero ius canonicum, il voto in Conclave non è solo come un diritto ma un dovere, nei cui confronti è preclusa ogni ipotesi di astensione o di rifiuto». La condanna temporale inflitta a Becciu dal Tribunale vaticano «potrebbe cadere in fase di appello, a maggior ragione in quanto frutto di una vicenda giudiziaria che ha sollevato dubbi sul rispetto del giusto processo», come lei stessa ha spiegato nel suo volume pubblicato dall'editore Marietti1820 dal titolo Il «processo Becciu». Un'analisi critica. Al di là della sua innocenza, da sempre professata e confermata dalla macchinazione ai suoi danni emersa dalla pubblicazione delle chat tra i suoi accusatori («Se scoprono che siamo d'accordo il processo salta», scrive la sua arcinemica Francesca Chaouqui), la parola fine spetta alla stessa congregazione generale. E chi pensa che Becciu sia da schierare tra gli anti Bergoglio si sbaglia di grosso. Gli è rimasto fedele fino alla fine: «Ora è nella luce e conosce la verità», dice il monsignore mascariato dal falso dossier costruito contro di lui sull'acquisto del papazzo a Londra e alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Da Becciu mai uscita una parola «contro», solo dolore per la macchinazione che il porporato sardo ha accettato «come una prova del Signore».