Sul "caso Becciu" in generale
Ventesima parte
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Nico Spuntoni, La procura non può mettere il naso nella gestione dell'8 per mille, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 10 gennaio 2025. QUANDO SI COMMETTE UN ERRORE BISOGNEREBBE AMMETTERLO E RIMEDIARE. INVECE CI SI INCAPONISCE DIETRO TEORIE ASSURDE, ARRAMPICANDOSI SUGLI SPECCHI E CAUSANDO DANNI SU DANNI. «Può, infatti, una procura italiana contestare ad una diocesi la destinazione di fondi dell'8 per mille? Lo scorso marzo monsignor Melis aveva respinto le accuse sostenendo che «è trasparente e non negoziabile la finalità degli aiuti della Cei» e rivendicando di aver aiutato gli svantaggiati del territorio con le donazioni attraverso la Caritas diocesana e «attraverso il suo “braccio operativo”, la Spes, la cooperativa sociale di tipo B nata proprio per il reinserimento lavorativo di persone dai vissuti travagliati». (...) Per questo il rinvio a giudizio di monsignor Melis a Sassari non è cosa da poco. La materia, infatti, tira in ballo l'accordo di Villa Madama ed in particolare l'articolo 48 che riconosce alla Chiesa cattolica l'utilizzo dei soldi dell'8 per mille «per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di Paesi del terzo mondo». Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer hanno fatto notare in un articolo scientifico sull'argomento pubblicato sulla rivista "Stato, Chiese e pluralismo confessionale" che "sarebbe paradossale e, per quanto qui preme, non in linea con quel self-restraint cui la Repubblica laica deve severamente attenersi nei confronti delle estrinsecazioni del sentimento religioso, che si andasse a sindacare come, da parte confessionale, vengano esaudite le esigenze di culto della popolazione, ovvero come la Conferenza Episcopale Italiana deliberi di concretizzare gli interventi caritativi. L’allocazione e l’uso dei fondi sono tassativamente limitati al raggiungimento di quegli scopi, ma sulle modalità pratiche e circostanziate di tale impiego ci si rimette alla libera discrezionalità della Chiesa, l’unica in grado di giudicare in proposito".»
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Rosario Sprovieri, Una storia d'ingiustizia e di tanti misteri, in «Kalabriatv.it», 11 gennaio 2025.
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A.C., Ozieri, anziani e migranti insieme nel progetto "Arte terapia" della cooperativa Spes, in «Logudorolive», 12 gennaio 2025. Mentre qualcuno continua a fare del male (in Vaticano e in Italia), c'è anche chi continua a fare del bene...
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Vaticano, cronaca e guerre intestine. "Il Caso Becciu", di Mario Nanni, in «Insidertrend.it», 12 gennaio 2025. «Era forte l’impressione che la sentenza fosse stata già scritta. Sulla scena si alternano infatti personaggi che recitano più parti in commedia: manovrano e cospirano nell’ombra, millantano frequentazioni, dispensano consigli e si dicono latori di confidenze nientemeno che del Papa, tirato a proposito, ma più spesso a sproposito, in ballo in questo processo».
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Paolo Armaroli, Becciu, fra misteri e veleni, in «La Ragione», 15 gennaio 2025. «Così come le procedure lasciano parecchio a desiderare. Basti dire che, a processo già iniziato, le regole del gioco sono cambiate per ben quattro volte. Con tanti saluti alla certezza del diritto. Uno scandalo. La sua, del resto, non è la classica vox clamantis in deserto. Difatti il giudizio di Nanni è condiviso da giornalisti e intellettuali illustri.»
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Angela Leucci, "Poteva essere vero". La rivelazione che collega De Pedis a Emanuela Orlandi, in «Il Giornale», 16 gennaio 2025. Ah, quel «procuratore nostro» (detto da Carla De Pedis)! Vale a dire quel giudice indagato per favoreggiamento alla mafia: Giuseppe Pignatone!
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La giustizia nello Stato Città del Vaticano e il caso Becciu, locandina della presentazione.
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Mercoledì 29 gennaio 2025: presentazione del libro 'La giustizia nello Stato Città del Vaticano e il caso Becciu – Atti del Forum di Quaderni Radicali', in «Agenzia Radicale», 26 gennaio 2025. «Di questa vicenda giudiziaria, eclatante per l’assoluta unicità e per la rilevanza attribuitale sui media internazionali, si può dire che rappresenta in pieno il concentrato degli effetti deleteri provocati dal combinato disposto di un’azione penale esercitata al di fuori dell’alveo del diritto, sull’onda travolgente di uno spregiudicato utilizzo mediatico della gogna volta a calpestare le persone in spregio alla verità. (...) si evidenziano le anomalie di un processo che allontana dai principi di civiltà giuridica la giustizia vaticana, mettendone così in pericolo la stessa credibilità internazionale.»
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Damiano Aliprandi, «Borsellino non si fidava di alcuni magistrati e indagava su mafia-appalti», in «Il Dubbio», 30 gennaio 2025. Se Paolo Borsellino non si fidava di Giuseppe Pignatone – il giudice vaticano ora indagato per favoreggiamento alla mafia – un motivo ci sarà.
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Francesco Sisci, "Caso Becciu", complicato e delicato, in «Settimana News», 31 gennaio 2025. Purtroppo l'autore è male informato e fa confusione. Il sistema giudiziario vaticano sta applicando le proprie leggi per arrivare alla verità e alla giustizia, oppure sta aggirando le proprie leggi per arrivare a una (pre)determinata sentenza, in barba ai principi universali del diritto, come quelli della presunzione d’innocenza e del giusto processo? Il mio commento si trova in calce all'articolo.
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Presentazione: la giustizia nello Stato Città del Vaticano e il Caso Becciu, in «QuaderniRadicaliTV», 2 febbraio 2025. «Lo Stato Città del Vaticano non ha una giustizia. Definirla "medievale" è un'ingiustizia per il Medioevo: il Medioevo aveva già profondi strumenti di segmentazione di una civiltà giuridica»; «Che cosa pensa quella parte che non ama il Papa? Di andare a giocare una partita altra: di andare a colpire chi gli è stato leale» (Giuseppe Rippa). «Nella giustizia così com'è stata amministrata nel "caso Becciu" si riversano tutte le eredità negative della malagiustizia italiana. E di conseguenza è stato immediato il collegamento con la vicenda Tortora, ma anche con tutta la filiera di questi ultimi trent'anni di malagiustizia che vedono la giustizia pericolosamente in crisi. (...) la giustizia è un pilastro della democrazia e se cede quel pilastro cede tutto. (...) Le caratteristiche sono sempre le stesse: 1) creazione di un alone denigratorio attorno alla persona che viene scelta come bersaglio precedentemente; 2) diffusione di dati tendenziosi; 3) e poi scatta l'attività inquirente grazie all'intervento di quelli che io chiamo i sicofanti, cioè i maldicenti collaboratori di giustizia che prontamente idealizzano il progetto, mettono in piedi l'accusa. E la stessa cosa è successa nel "caso Becciu". (...) Abbiamo assistito a un'azione dell'informazione che è stata un'azione da giornalismo travestito. Perché vedere (...) che l'informazione sul caso Becciu sia agganciata anche alla vicenda di dossieraggi abusivi della Dia e ad altri fattori (...) che possono addirittura condizionare gli eventi con le loro azioni ci ha molto allarmati...» (Luigi O. Rintallo). «Questa vicenda del cardinale Becciu è una via di mezzo tra il vaso di pandora, che si è scoperto via via attraverso le udienze, e l'apprendista stregone. (...) Io sono convintamente innocentista, ma non perché mi è simpatico il cardinale Becciu, che nemmeno conoscevo: perché leggendo le carte ho visto... qui veramente è uno schifo, veramente è una cosa indicibile. (...) Questo è il caso di una giustizia negata! (...) per colpa di alcuni combinati disposti di spifferi, maldicenze, da parte di personaggi di infimo ordine che ancora frequentano gli ambulacri vaticani e – ahimè – qualcuno ha ancora pure il saluto del Papa, e poi anche per uno scontro di potere al massimo livello, per cui il processo diventa una mascheratura di qualcosa di più profondo e di più grave. (...) Il Papa più di una volta dice ai giornalisti: "Non scherzate con la dignità dell'uomo quando date le notizie, perché una notizia sbagliata può ammazzare un uomo". Quante volte è stato ammazzato il cardinale Becciu? (...) La stampa in questa vicenda ha molti peccati da farsi perdonare!» (Mario Nanni). «Siamo di fronte a un'aberrazione totale, una negazione assoluta dello stato di diritto intesa a qualsiasi livello. Se uno fa un processo e rifiuta totalmente le leggi dello stato di diritto, si racconta una barzelletta da solo. (...) Nell'inquisizione, quando l'imputato era torturato, interrogato, percosso... e veniva portato in processo, doveva ripetere tutto quello che aveva detto sotto tortura. (...) Qui siamo sotto il livello dell'inquisizione in termini di diritti dell'imputato. (...) È talmente pazzesco! (...) Stiamo parlando di una sceneggiata mal scritta (...). Perché Pignatone è diventato il capo della giustizia vaticana? (...) Pignatone è stato il grande rivale di Falcone, come tutti ricordiamo. Sicilia su Sicilia! Tanta Sicilia che si intreccia con nodi sempre più stretti da assomigliare a cappi al collo (...)» (Giovanni Minoli).
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Fondi 8xmille: la difesa, 'violati Costituzione e Concordato', in «Ansa», 3 febbraio 2025.
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Antonio di Pietro racconta a Massimo Giletti perché è stato ucciso Paolo Borsellino, in «Lo stato delle cose», 3 febbraio 2025. E intanto il collega di Borsellino, il giudice vaticano Giuseppe Pignatone, è indagato per favoreggiamento alla mafia...!
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Il vescovo di Ozieri, ingiustamente perseguitato, protesta per il rinvio a giudizio in una lettera che gronda legittima indignazione, in «Faro di Roma», 3 febbraio 2025. "CHI TOCCA I FILI MUORE". CHI DIFENDE BECCIU E LA VERITÀ ENTRA NEL MIRINO DELLA (MALA)GIUSTIZIA. E la persecuzione continua.
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Luca Fazzo, Mr. Report perde le staffe ma le carte lo inchiodano, e Felice Manti, «Il Fatto» scivola sulla velina e accusa il Ros sbagliato, in «Il Giornale», 5 febbraio 2025. Ma cosa mi dici mai! «... E quali sono i legami con il presunto dossieraggio contro i vertici dello Stato (...) gestito dall'ex sostituto antimafia Antonio Laudati, dal finanziere Pasquale Striano e da alcuni giornalisti del Domani? A quando una bella Norimberga del sedicente giornalismo investigativo?» Qualcuno cerca di nascondere la questione sotto il tappeto, ma noi non dimentichiamo e continuiamo a chiedere: chi sono i mandanti di Striano e co. dentro il Vaticano?
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Vik van Brantegem, Solidarietà al Vescovo e alla Caritas della Diocesi di Ozieri. L'On. Pietro Pittalis chiede rispetto per l'autonomia della Chiesa, in «Korazym», 5 febbraio 2025. «Rendendo ancora più vergognoso l’infame silenzio dei prelati della Santa Sede e della Conferenza Episcopale Italiana sulla persecuzione giudiziaria in atto nella Diocesi di Ozieri – che sanno la verità e per paura di rappresaglie da quattro anni rimangono in silenzio sull’(in)giustizia vaticana di cui è vittima innocente il loro confratello, il Cardinale Angelo Becciu – è intervenuto il Vicepresidente della Commissione Giustizia della Camera.»
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Carlos Castro, Se la Chiesa dimentica il Diritto, in «Aldo Maria Valli», 6 febbraio 2025.
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Felice Manti, E adesso fare la carità diventerà reato, in «Il Giornale», 6 febbraio 2025. Dopo il «peculato senza pecunia» arriviamo al parossismo antirazionale e anticristiano.
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Nico Spuntoni, A processo il vescovo di Ozieri, giudici a gamba tesa sull'8 per mille, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 7 febbraio 2025. In una relazione del 2015 sull'argomento, la Corte dei Conti ha detto che il «controllo pubblico sulla destinazione dell’8 per mille» deve appurare la «coerenza» fra «l’utilizzo delle risorse stesse e le finalità previste dalla legge», ma ha anche precisato che «non comporta – ovviamente – alcun sindacato di merito sulle scelte discrezionali delle confessioni religiose circa l’impiego delle risorse da esse percepite». Ma quando a non rispettare le regole sono i magistrati, italiani e vaticani (che poi sono italiani)...
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Papa Francesco, Omelia per il Giubileo delle forze armate, di polizia e di sicurezza, 9 febbraio 2025. Papa Francesco oggi ha sottolineato «quanto sia importante non soltanto vedere il male per denunciarlo, ma anche salire sulla barca in tempesta e impegnarsi perché non faccia naufragio, con una missione al servizio del bene, della libertà, e della giustizia». Ha poi detto che «il bene può vincere nonostante tutto», che «la giustizia, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari», che «possiamo creare un mondo più umano, più giusto e più fraterno, nonostante le forze contrarie del male». Oh, questa rassegna stampa lo prende alla lettera!
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Paolo Maninchedda, La Cgil e il meno peggio. Con due paroline ai vescovi sardi, in «Sardegna e Libertà», 10 febbraio 2025. «Una parola per il comunicato della Conferenza Episcopale Sarda sul processo in corso a Sassari a carico del vescovo di Ozieri mons. Corrado Melis, derivato dal caso Becciu. Io mi sarei vergognato profondamente di tanta pochezza. Una Conferenza episcopale che «apprende in questi giorni» (Ma dove vivete, sulla luna? Ma di cosa parlate tra di voi?) di un processo voluto, organizzato, preteso dal Vaticano, commissionato alla Repubblica italiana dal Vaticano, a carico di un vescovo sardo che ha l’unica colpa di aver difeso la verità? Vergognatevi, vescovi, della paura tremebonda che avete del Papa e delle sue ire, vergognatevi. Nei prossimi giorni vi racconterò io il processo-farsa in corso a Sassari, quello che è stato teatro di un durissimo scontro, dinanzi al Gup, tra difesa e accusa, e di cui la stampa sarda non ha detto una parola. Vergognatevi. Voi non potrete mai suscitare coraggio, solo applausi e acquiescenza. Siete comode e prevedibili camomille sociali con la tiara.» DI DON ABBONDIO È PIENA LA CHIESA, PURTROPPO! COMPLIMENTI A PAOLO MANINCHEDDA, CHE HA DETTO CIÒ CHE TANTI PENSANO E NON DICONO E CHE HA DIFESO LA VERITÀ E LA GIUSTIZIA COME UN ODIERNO PADRE CRISTOFORO!
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Santa Sede e processo Becciu. Colpo al diritto e alla credibilità mondiale? Conversazione Sisci/Rippa, in «Agenzia Radicale», 11 febbraio 2025. CON LA MALAGESTIONE DEL "CASO BECCIU" LA SANTA SEDE SI STA GIOCANDO LA PROPRIA CREDIBILITÀ SUL PIANO INTERNAZIONALE? Interessante conversazione tra Giuseppe Rippa, direttore della rivista «Quaderni Radicali», e Francesco Sisci, giornalista e intellettuale cattolico. Il fatto che la Chiesa – il Papa (ingannato?) – abbia condannato senza un briciolo di prova il proprio collaboratore più fedele, il cardinale Becciu, ha causato un corto circuito dalle conseguenze imprevedibili: 1) i cattolici – giornalisti e intellettuali – hanno paura a dire la verità (salvo rarissime eccezioni), favorendo così con una congiura del silenzio la congiura dei calunniatori, e 2) ora sono i radicali, da sempre impegnati sul piano della lotta alla malagiustizia, a difendere un cardinale innocente, così controcorrente come in passato avevano difeso l'innocente Enzo Tortora.
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Francesco Mariani, Le norme della Pubblica amministrazione non sono quelle di una Diocesi, in «L'Ortobene», 14 febbraio 2025. Che sia il rancore, la vendetta, l'orgoglio, il servilismo, il clericalismo, la viltà, la ragion di stato... Qualunque sia la motivazione per cui il Vaticano vuole intervenire contro la Diocesi di Ozieri e per cui la giustizia di Sassari s'è asservita alla volontà del pdg Alessandro Diddi, una cosa è certa: chi difende la verità e il card. Becciu entra nel mirino della (mala)giustizia. È una storia scandalosa, per lo Stato come per la Chiesa! Chi aiuta il Papa a uscire dalla trappola in cui è stato fatto cadere?