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Sul sistema giudiziario vaticano (diciottesima parte) >>> per la parte precedente clicca qui
«Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati?» (Agostino, De Civitate Dei, cap. IV, 4).
Partendo da due casi narrati nel libro di Daniele e nel vangelo di Giovanni, papa Francesco spiega cos’è la corruzione della giustizia: quella «che era nei giudici di ambedue i casi», sia con l'innocente Susanna sia con la donna adultera, perché «in ambedue i casi i giudici erano corrotti», tanto contro un'innocente quanto contro una peccatrice. Del resto «sempre ci sono stati nel mondo giudici corrotti» e «anche oggi in tutte le parti del mondo ce ne sono». Da parte loro, i corrotti «credono che fanno bene le cose così, si credono con impunità», ha rimarcato Francesco. A Susanna, i giudici dicono: «o fai questo o faremo una falsa testimonianza» contro di te. «Non è il primo caso che nella Bibbia appaiono le false testimonianze», ha affermato il Papa. «Pensiamo a Nabot, quando la regina Gezabele combina tutta quella falsa testimonianza; pensiamo a Gesù, che è condannato a morte con falsa testimonianza; pensiamo a santo Stefano». Ma, ha avvertito il Pontefice facendo riferimento al passo evangelico di Giovanni, «sono corrotti anche i dottori della legge che portano questa donna — scribi, alcuni farisei — e dicono a Gesù: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”». E «anche questi sono giudici». Gli anziani, con Susanna, «avevano perso la testa lasciando che la lussuria si impadronisse di loro». Costoro, invece, «avevano perso la testa facendo crescere in loro un’interpretazione della legge tanto rigida che non lasciava spazio allo Spirito Santo: corruzione di legalità, di legalismo, contro la grazia». «E poi c’è la quarta persona, Gesù: la pienezza della legge», ha spiegato Francesco. E «lui si incontra come maestro della legge davanti a questi che sono maestri della legge: “Tu che ne dici?” gli domandano loro». Ai «falsi giudici che accusavano Susanna» Gesù risponde così «per bocca di Daniele: “Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi”». E «all’altro gli dice: “O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi”». «Questa è la corruzione di questi giudici» ha proseguito il Pontefice in riferimento al passo dell’Antico testamento. Invece «agli altri giudici Gesù dice poche cose: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”». In conclusione il Papa ha invitato a pensare a «questa strada, alla malvagità con la quale i nostri vizi giudicano la gente», perché «anche noi giudichiamo nel cuore gli altri» (sintesi della meditazione mattutina di papa Francesco, 3 aprile 2017).
L'operato del Promotore di (In)Giustizia Alessandro Diddi nel "processo del secolo" è connotato da una serie impressionante di abbagli, granchi, errori, omissioni e gravi pecche, nel migliore dei casi. Ma nel sistema giudiziario del Vaticano – dove non vige una conquista della civiltà moderna come la separazione dei poteri – si sono visti anche imbeccamenti calunniosi a certa stampa, «macroscopiche e sconcertanti trasgressioni dei capisaldi elementari del giusto processo» (Geraldina Boni), leggi modificate a procedimento in corso (sempre in sfavore degli imputati: rescripta che «si sono rivelati ingiusti e irrazionali», sempre Boni), magistrati dell'accusa che non obbediscono al giudice, video di testimonianze censurati, verbali pieni di omissis, testimoni che ammettono d'essere stati manipolati (senza che si approfondisca per capire da chi e perché), interrogatori calendarizzati e poi cancellati, messaggi chat tenuti nascosti, una pregiudicata che muove le pedine a proprio piacimento, promotori di giustizia indegni che non ne azzeccano una, giudici che approvano senza battere ciglio... E intollerabili interventi censori sul materiale probatorio. PERCHÉ? Cosa nasconde il Tribunale vaticano? La cosa più grave – a mio parere – è accaduta nel gennaio del 2023: i Giudici, dopo averlo calendarizzato, hanno inspiegabilmente cancellato l'interrogatorio della Chaouqui previsto per il 16 febbraio 2023 (già spostato una volta), nonché il confronto Chaouqui-Ciferri, richiesto dalle difese. In un articolo del 14 gennaio 2023 si legge un'affermazione di Chaouqui, mossa evidentemente da odio: «Io e il papa abbiamo un nostro modo di comunicare informazioni, e non lo spiegherò nei dettagli certo a voi» (QUI). Parlava ai giornalisti che aveva convocato per il suo show, ma… in tribunale non si potrebbe pretendere che spieghi questo “modo di comunicare”? Chi faceva – o fa – da tramite tra Chaouqui e il Papa? Forse la stessa persona che gli portò l'«Espresso» prima ancora che arrivasse nelle edicole? COME MAI il Promotore di (In)Giustizia Diddi ha nascosto 120 su 126 messaggi intercorsi tra la Chaouqui e la Ciferri? E COME MAI i documenti pontifici e il materiale riservato della Santa Sede detenuti abusivamente dalla Chaouqui, trovati durante una perquisizione effettuata dalla Guardia di Finanza di Roma nel dicembre del 2020, non hanno ancora avuto conseguenze sul piano giuridico? Le contraddizioni emerse sono davvero troppe ed è necessario che tutte le parti dispongano integralmente dei verbali di Perlasca e di tutti i messaggi inoltrati dalla Ciferri, com'era necessario che potessero interrogare approfonditamente la Chaouqui, onde far emergere i retroscena e le motivazioni rancorose delle sue montature. Se non adempie le condizioni minime per il giusto processo, la Giustizia vaticana dimostra di non amare la verità e perde la propria credibilità. E quanto sia importante essere credibili l'ha testimoniato con la vita un magistrato serio e beato: Rosario Livatino. Nel febbraio 2023 il Papa ha detto ai magistrati che bisogna «evitare il rischio di "confondere il dito con la luna": il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano». In questo modo si presume però che quei comportamenti e quei fatti siano veri, contraddicendo ciò che più volte il Papa stesso ha sostenuto in altri contesti, vale a dire che la presunzione di innocenza fino a prova contraria è un diritto umano fondamentale e fa parte delle «armi legali di garanzia. [...] Perché se iniziamo a uscire da quelle garanzie, la giustizia diventa molto manipolabile». Ma se la luna non c'è? Non è forse il senso stesso dei processi quello di verificare se le accuse ipotizzate nel rinvio a giudizio sono vere o false, se sono fondate sulla realtà o su una messinscena? Se bastasse l'esistenza di un processo per dedurre che fatti e comportamenti sono reali, allora non sarebbe nemmeno necessario aspettarne l'esito, sarebbe una perdita di tempo, visto che tutto è già "chiaro" prima; allora Gesù era colpevole a prescindere, e non c'è nulla da discutere, tanto più che era accusato dalla più alta autorità religiosa dell'epoca. Ma CHI ha scritto quel discorso al Papa?, il quale solo poche settimane prima aveva chiarito lucidamente: «... guardatevi da coloro che creano l’atmosfera per un processo, qualunque esso sia. Lo fanno attraverso i media in modo tale da influenzare coloro che devono giudicare e decidere. Un processo deve essere il più pulito possibile, con tribunali di prima classe che non hanno altro interesse che salvare la pulizia della giustizia». E allora, COM'È POSSIBILE ciò che è accaduto nell'Ufficio del Promotore di (In)Giustizia negli ultimi anni? E negli stessi giorni in cui è stata pronunciata la sentenza sul "caso Becciu" sono stati rimpolpati gli stipendi dei magistrati vaticani.
Un magistrato dev’essere come la moglie di Cesare: non solo deve essere onesto, ma anche sembrare onesto. Di più, non solo deve essere corretto, ma non deve lasciare dubbi sulla sua correttezza: non è possibile che un magistrato, disobbedendo al Giudice, tenga nascosto materiale probatorio in un processo; non è possibile che ritagli i video degli interrogatori e oscuri le testimonianze con “omissis” distribuiti a proprio piacimento; non è possibile che protegga testimoni che hanno manipolato o che sono stati manipolati per incastrare altre persone; non è possibile che nasconda 120 su 126 messaggi che gli sono stati inoltrati perché venissero resi noti alla Giustizia; non è possibile che usi strumentalmente la stampa amica o cooptata per mettere alla gogna persone che avrebbero diritto a un giudizio equo ed equilibrato; non è possibile che tratti gli inquisiti in modo differente, portandone alcuni a giudizio e ignorando i reati degli altri, a seconda delle convenienze o dei suoi teoremi precostituiti. Non è possibile, insomma, che sussista neanche il dubbio o l’impressione che abbia nascosto o manipolato la verità, anziché portarla alla luce. E che per cotanta prestazione gli sia stato alzato lo stipendio! E invece, mentre Perlasca – definito da Diddi «incapace e inetto» (il capo dell'Ufficio amministrativo del Vaticano!) – (ri)diventa promotore di giustizia, nella primavera 2024 viene introdotta una sorta di impunità per i magistrati! Chi ha orecchi per intendere tragga le conseguenze. Ne va della credibilità della Chiesa Cattolica, non solo del Vaticano. E intanto:
1) Il Papa legifera anche in Italia (contra legem)? Nel marzo del 2024 scoppia lo "scandalo dossieraggio": emerge che nel luglio del 2019 – nello stesso mese in cui il Papa con il secondo dei quattro "rescripta" (modifiche alla legislazione, ovviamente vaticana, adottate unicamente per questo procedimento contro Becciu, in deroga alle comuni regole del processo stabilite per legge!) autorizzò lo IOR e l’ufficio del promotore di giustizia ad adottare strumenti tecnologici di intercettazione contro i «soggetti le cui attività di comunicazione siano ritenuti utili per lo svolgimento delle indagini» (e ciò «con il più assoluto riserbo» e con «le modalità più adeguate per l’acquisizione, utilizzazione e conservazione delle prove raccolte») – Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di Finanza italiana in servizio alla Procura nazionale antimafia italiana, effettuò accertamenti non autorizzati (quindi illegittimi) contro varie persone coinvolte nel cosiddetto "processo del secolo" in Vaticano; all'operazione avrebbero partecipato anche un magistrato, Antonio Laudati, e membri dei Servizi segreti (deviati?). Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone l'ha definito «un verminaio» e pare che dati segreti siano stati forniti – sempre illegalmente – a Servizi stranieri. Anche a quelli del Vaticano, dove – contrariamente alle indicazioni di Moneyval – agiscono magistrati che lavorano/hanno lavorato pure nella giustizia italiana? La domanda diventa fondamentale: CHI SONO I MANDANTI? Chi era a conoscenza di quel "rescriptum" tenuto segreto? Chi in quel momento sapeva che i promotori di giustizia stavano indagando su Becciu? Erano davvero pochissime persone...! E chi di loro poteva intrattenere un contatto (diretto o indiretto) con Striano? Suvvia, non dovrebbe essere difficile trovare la verità. A meno che chi dovrebbe cercare la verità... la voglia in realtà nascondere. Diddi ora dovrebbe indagare sui mandanti in Vaticano... con UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE COME UNA MONTAGNA!
2) Come se non bastasse, nell'estate del 2024, quando il Tribunale sta ancora scrivendo le motivazioni della sentenza contro Becciu, emergono intrecci sconcertanti; mentre il promotore di (in)giustiza Diddi difende presunti mafiosi e criminali assortiti, il Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone – anche lui pagato con l'Obolo di San Pietro – risulta indagato dalla Procura di Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia. Prima di morire, il giudice Paolo Borsellino definì la Procura di Palermo «un nido di vipere»; e profetizzò: «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri». A chi si riferiva? Chi erano le vipere tra i colleghi di Borsellino? Nessuno sia considerato intoccabile! «La giustizia è una cosa divina, peccato che sia affidata agli uomini», ha detto Pignatone; e come dargli torto? Con quale credibilità ora il giudice Pignatone può argomentare la condanna contro un imputato distrutto da una campagna stampa di diffamazione senza precedenti e che presenta tutte le caratteristiche del mascariamento? Un indagato per favoreggiamento alla mafia non può essere il Presidente del Tribunale vaticano e pronunciare sentenze in nome del S. Padre.
La domanda è ormai imbarazzante, in Italia come in Vaticano: chi deve indagare e cercare la verità, se le persone sospette, coloro che si comportano in modo equivoco, sono i magistrati e i membri delle forze dell'ordine (Diddi, Pignatone, Striano, Laudati, Cafiero De Raho, Natoli, Scarpinato...)?
Luigi Albano, Il caso Becciu come un romanzo ottocentesco: il libro di Mario Nanni apre nuovi sorprendenti scenari, in «Secolo d'Italia», 12 dicembre 2024. «E poi, sullo sfondo, Papa Francesco, il pontefice argentino del “Chi sono io per giudicare”… che stavolta ha avuto un ruolo di ”giudice ultimo” e capo assoluto dello Stato della Città del Vaticano. Un ritorno al Papa Re? Un monito per tutti? Alla fine, il cardinale Becciu – condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi – non si sottrae al confronto. “Io non fuggo dal processo”, ha dichiarato.» CHI AIUTA REALMENTE IL PAPA A USCIRE DALLA TRAPPOLA IN CUI È CADUTO? PIÙ ASPETTA A RIMEDIARE, PIÙ IL SUO ERRORE DIVENTA GRAVE.
"Chi è entrato nell'ufficio di Borsellino?", in «Lasiciliaweb», 13 dicembre 2024.
Giancristiano Desiderio, Senza difesa è vendetta, in «Corriere della Sera», 13 dicembre 2024.
Via D'Amelio – Cronologia, in «Progetto San Francesco», 14 dicembre 2024.
La linea della Palma, in «Progetto San Francesco», 14 dicembre 2024.
Attilio Bolzoni, Da Palermo al soglio vaticano: le mille vite di Pignatone, in «Domani», 14 dicembre 2024. «Giuseppe Pignatone non è uno degli amici di Giovanni Falcone e non lo nasconde (...), una mentalità e un modo diverso di interpretare il ruolo di magistrato, molto osservante delle gerarchie. Tanto da ritrovarsi, al fianco del chiacchieratissimo procuratore capo Pietro Giammanco, anche in una nota nei famosi diari di Falcone su indagini non avviate sulla Gladio nel contesto dei “delitti politici” siciliani. (...) Per la prima volta si ritrovano insieme, la procura di Giuseppe Pignatone e di Guido Lo Forte e la procura di Roberto Scarpinato e di Gioacchino Natoli, separati su tutto ma non su quel rapporto sulla spartizione dei grandi lavori. Stesse valutazioni e stesse archiviazioni. Tutti corrotti? Tutti decisi a nascondere un’indagine per salvare boss mafiosi e capitani d’industria? È il mistero del dossier mafia e appalti e, ancora di più, il mistero della sua ricomparsa a trenta e passa anni di distanza con Pignatone che si ritrova indagato a Caltanissetta per un’inchiesta insabbiata. Vecchi conti con i carabinieri dei reparti speciali del generale Mario Mori, quelli che sono sicuri che Borsellino sia saltato in aria per il rapporto su mafia e appalti.»
G.C., Becciu, (in)giustizia in Vaticano, in «La Sicilia», 14 dicembre 2024. «Un libro shock per certi versi, che apre scenari diversi e inquietanti e di varia lettura su un processo «che solo tra le mura dello Stato Vaticano – secondo l'autore – ha potuto svolgersi indisturbato e inalterato. In un Paese civile e democratico come il nostro la conclusione sarebbe stata diversa».
Andrea Gagliarducci, Pope Francis: A Legacy in Profile, in «MondayVatican», 16 dicembre 2024. Anche in italiano.
Andrea Paganini, "Caso Becciu": un'inchiesta tra giustizia e ingiustizie, in «Settimana News», 17 dicembre 2024. «Becciu nel primo grado di giudizio è stato condannato, ma senza nemmeno l’ombra di una prova; anzi le prove emerse a suo discarico sono state completamente ignorate nella sentenza, e gran parte del materiale probatorio è stato occultato (ad esempio 120 su 126 messaggi WhatsApp intercorsi tra le due donne che hanno tramato con Perlasca, ma anche parti sostanziali dell’interrogatorio di quest’ultimo coperte da omissis): la giustizia, insomma, invece di cercare la verità, l’ha nascosta scientemente. E questo è gravissimo. Come ben emerge dal libro di Nanni, il vero scandalo in Vaticano è quello della giustizia ingiusta. Ma la verità non muore, benché faccia molto meno rumore e sia più lenta delle calunnie: prima o poi arriva. Il caso Becciu di Mario Nanni è un tassello molto importante per farsi raggiungere dalla verità che, come credono i cristiani, ci farà liberi.» Anche in spagnolo.
Anticorruption and The Fourth Estate: Lessons from the Vatican "Trial of the Century", in «The Globar Anticorruption Blog», 17 dicembre 2024. Un articolo un po' ambiguo, che non tiene affatto contro del diritto umano alla presunzione d'innocenza.
Brunella Bolloli, Inchiesta dossieraggio il Riesame non decide, in «Libero», 18 dicembre 2024. DOPO COTANTA PERDITA DI TEMPO, SI PRENDONO PIÙ TEMPO PER DECIDERE... O PER INSABBIARE? Noi non dimentichiamo: CHI SONO I MANDANTI DI STRIANO E CO. IN VATICANO?
Carmelo Palma, Tortora di tutti e di nessuno, in «Linkiesta», 14 dicembre 2024. TROPPO FACILE STARE DALLA PARTE DEGLI INNOCENTI PERSEGUITATI DALLA GIUSTIZIA "DOPO". BISOGNA STARE DALLA LORO PARTE "PRIMA"!
Luca Fazzo, «Da "Report" appalti agli spioni», in «Il Giornale», 20 dicembre 2024.
Valeria Ferrante, Le stragi del '92 di Capaci e Via D'Amelio: ripartono le indagini, in «Rainews», 20 dicembre 2024. «Questa chiarezza dovrebbe giovare a tutti...» «A meno che qualcuno abbia qualcosa da nascondere» Chiara Colosimo. Cos'hanno da nascondere i magistrati del Vaticano?
Carola Carulli, TG2 Achab Libri, «RaiNews.it», 22 dicembre 2024. «ALLA FINE DOVRÀ EMERGERE L'INNOCENZA ASSOLUTA DEL CARDINALE» Mario Nanni.
Pino Nano, Il Processo Becciu, Mario Nanni: "Anche in Vaticano un Caso-Tortora", in «La Discussione», 23 dicembre 2024. CHI E PERCHÉ HA ORGANIZZATO IL BRUTALE COMPLOTTO? «Chi ha fatto scoppiare il caso Becciu? Chi ha manovrato alle sue spalle, chi per screditarlo ha osato spifferare perfino all’orecchio del Papa maldicenze, insinuazioni, accuse, facendo costruire un castello accusatorio che poi è miseramente franato? Quali trame sono state ordite contro il cardinale Becciu per eliminarlo dagli altissimi posti di potere che deteneva nella Chiesa e nella Curia romana, per toglierlo dal novero dei papabili? (...) Ogni pagina di questo libro è il racconto di una verità non sempre chiara, ogni capitolo contiene cose che nessuno ci aveva mai spiegato prima così bene prima, e la conclusione stessa del libro è una sentenza di assoluzione per il Cardinale Becciu, vittima, a giudizio di Mario Nanni– di una campagna mediatica ingiusta e ingrata nei suoi confronti, ma forse anche di un sistema giustizia, parliamo delle regole Vaticane, che non sempre gli hanno permesso di difendersi fino in fondo come invece gli sarebbe stato possibile fare in un tribunale della nostra Repubblica. Forse la sentenza di appello ci dirà di più.»
Alessandro Gonzato, La malagiustizia ha bruciato quasi un miliardo di euro, in «Libero», 23 dicembre 2024. Le perversioni della giustizia italiana. E vaticana...
Andrea Gagliarducci, Pope Francis and the Challenges of the jubilee, in «Monday Vatican», 23 dicembre 2024. Anche in italiano. «Papa Francesco saprà dare speranza a chi è stato processato in Vaticano? Saprà garantire un processo equo e giusto? Nel caso del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, non è stato così. Il Papa è intervenuto quattro volte e la sentenza individua addirittura reati specifici senza una fattispecie specifica del reato stesso (ad esempio, appropriazione indebita contestata, pur ammettendo che non ci fossero guadagni personali). L’appello degli imputati dovrebbe iniziare proprio durante il Giubileo. Gli imputati riusciranno a trovare giustizia?»
Papa Francesco, Apertura della Porta Santa e Santa Messa nella notte. Inizio del Giubileo Ordinario. Solennità del Natale del Signore. Omelia del Santo Padre Francesco, in «Vatican.va», 24 dicembre 2024. NELLA MESSA DI NATALE IL PAPA CI ESORTA A INDIGNARCI, AD ALZARE LA VOCE CONTRO LE INGIUSTIZIE. «La speranza che nasce in questa notte non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità – e tanti di noi, abbiamo il pericolo di sistemarci nelle nostre comodità –; la speranza non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; la speranza è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri. Al contrario, la speranza cristiana, mentre ci invita alla paziente attesa del Regno che germoglia e cresce, esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità, e non solo, anche attraverso la nostra compassione.» OH, CI STIAMO, ECCOME! CHIEDIAMO A VIVA VOCE VERITÀ E GIUSTIZIA PER IL CARD. BECCIU, PERSEGUITATO DALLA MALAGIUSTIZIA SENZA POSSIBILITÀ DI DIFENDERSI, VITTIMA INNOCENTE DI TREMENDA INGIUSTIZIA! BUON NATALE! E CHE SIA UN NATALE BUONO!
Andrea Gagliarducci, Papa Francesco, come procede la riforma della Curia, in «ACIstampa», 27 dicembre 2024. AH, I MAGISTRATI DEL VATICANO! «Il 27 marzo 2024, appena un mese dopo, Papa Francesco pubblica un altro motu proprio con modifiche alla Legge dell’Ordinamento Giudiziario, le disposizioni per la dignità professionale e il Trattamento Economico dei Magistrati ordinari del Tribunale, dell’ufficio del Promotore di Giustizia e il Regolamento Generale del Fondo Pensioni. Si tratta di un provvedimento con tre gruppi di norme. Si va a toccare la disciplina sulla cessazione dell’ufficio del magistrato, tra l’altro andando ad emendare per la terza volta la legge sull’Ordinamento Giudiziario vaticano. Quindi, un secondo gruppo di norme, riguardo i possibili risarcimenti e compensazioni in caso di cattiva gestione del processo. E infine un terzo gruppo di norme, riguardo il trattamento economico dei magistrati, che va a migliorare del tutto la condizione dei magistrati. Il trattamento economico dei magistrati era già stato oggetto di un provvedimento arrivato alla vigilia della sentenza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, che in pratica inquadrava i magistrati, seppur part time, tra i quadri dello Stato.»
Elias Nanni, "Il caso Becciu", com'è stata fabbricata una gogna. E perché tutto cadrà come il velo di Maya, in «Prima Pagina News», 27 dicembre 2024. «LA GOGNA E LA MANCANZA DI RISPETTO – OLTRE CHE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI – IN VATICANO... «... tutto s'impantana in un confuso groviglio di situazioni. Su tutti, il "Promotore di Giustizia" (l'omologo del Pm italiano) che mena le danze e spesso fa strame di elementari regole del dibattimento processuale e di un fair play nell'interlocuzione con la difesa. Ha una sua teoria-schema prefabbricata e da lì non si smuove. Ma c'è la domanda a cui bisogna ancora rispondere: quale la necessità di scrivere un simile libro? Ebbene, qui siamo palesemente di fronte alla scelta, giornalistica e civile, di non tacere, di non rifugiarsi nell'indifferenza e (per quello che potrà contare sull'esito del ricorso) indagare su quella che viene considerata un'enormità giudiziaria, come il processo e la condanna del cardinale Becciu (sino a richiamare i casi Tortora e Dreyfus!). (...) Le accuse a Becciu, considerate da Nanni, oltreché ovviamente dagli avvocati, si sono rivelate inconsistenti, ma " stranamente", hanno portato alla condanna: il "famoso" palazzo di Londra dove Becciu, per il livello di responsabilità addebitatagli, "nemmeno si affaccia sulla soglia di casa". Sono ben altri gli abili faccendieri graditi al Vaticano. (...) A quanti gliel'hanno chiesto, Nanni ha sempre risposto che è bastato un accurato lavoro di indagine, un esame critico delle carte, niente di più e niente di diverso, per quanto si sia trattato di un lavoro molto difficile e laborioso. Dunque, niente di inventato, e nemmeno supposto, ma solo una ricostruzione lineare, logica di fatti ed episodi disseminati in migliaia di pagine - chiosa Nanni - che nell'appello dovranno servire a smontare definitivamente - ma già erano state smontate dagli avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo- le risultanze del processo di primo grado che, si ripete, ha visto condannare un cardinale come Becciu, persona sempre devota al Papa, suo stretto collaboratore, e poi ingabbiato in un meccanismo d'accusa sgangherato, nemmeno abilmente costruito, tante sono le grossolanità di un impianto accusatorio che fa acqua da tutte le parti. (...) Di qui - ancora Nanni - la rappresentazione di un processo sbagliato, volutamente indirizzato, dove spicca la condanna del cardinale Becciu, il vulnus e la gogna alla sua figura e alla sua onorabilità. E anche, marcatamente, il mancato rispetto per la sua persona e la sua dignità di sacerdote prima ancora che di porporato. Eppure "rispetto" è la parola-simbolo scelta quest'anno dalla Treccani, apertamente condivisa, a indicare il "fulcro di ogni percorso di vita". Peccato che nella circostanza del processo, il "Promotore di Giustizia" non ne abbia voluto tenere conto.»
Venerando Marano nuovo presidente del Tribunale vaticano, in «Avvenire», 28 dicembre 2024.
Il caso Becciu visto dai ragazzi, in Youtube, 28 dicembre 2024. PER LOTTARE CONTRO LO SCANDALO DELL'INGIUSTIZIA bisogna formare un'umanità nuova, che non tace di fronte agli abusi e alle violazioni dei diritti umani, un'umanità nuova... che può cominciare dalle nuove generazioni. Il futuro è della verità, non delle menzogne e delle calunnie. E nemmeno della ragion di stato.
Andrea Gagliarducci, Pope Francis, will his diplomacy stand the test of time?, in «Monday Vatican», 30 dicembre 2024. Anche in italiano. «Il tema della sovranità della Santa Sede è messo in discussione anche all’interno della Santa Sede stessa e indebolito – oggettivamente parlando – da decisioni strutturali riguardanti il governo, che tendono a confondere il confine tra la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano, come i processi della Città del Vaticano con procedure giudiziarie discutibili.»
Mario Lavia, Il caso, il processo, la colpa e l'ingranaggio: le contraddizioni contro il cardinale Becciu, in «Il Riformista», 1° gennaio 2025. «Resta inevasa la domanda delle domande che Nanni pone: "Che cosa c’è VERAMENTE dietro il processo Becciu? Qual è il movente vero che ha innescato una macchina del fango, quella che lo stesso processo ha mostrato essere una macchinazione ordita ai danni del cardinale sardo?". Addirittura un tentativo di colpire Bergoglio? O “solo” un meccanismo ordito da personaggi infingardi? Lo sapremo mai? Molto probabilmente, no.» OH, LO SAPREMO, LO SAPREMO! LA VERITÀ VERRÀ ALLA LUCE: «... non c'è nulla di nascosto che non debba manifestarsi, né di segreto che non debba essere conosciuto e venire alla luce» (Lc 8,17). SIAMO NELL'ANNO GIUBILARE DELLA SPERANZA, NONOSTANTE TUTTO! E in fondo è già quasi tutto molto chiaro.
Renato Farina, Grande il Papa che chiede l'amnistia. Ora dia giustizia al cardinal Becciu, in «L'Unità», 2 gennaio 2025. Anche qui: L'INTOLLERABILE CROCIFISSIONE DI UN INNOCENTE. «Mi chiedo però, un momento dopo, come sia possibile che lo stesso Papa abbia tollerato un esercizio dell’azione penale, nello Stato di cui è monarca assoluto, che ha calpestato le regole – frutto della civiltà Cristiana – le quali hanno preso il nome di “habeas corpus”. Mi riferisco al processo contro il Cardinale Angelo Becciu (e altri), che ha avuto come premessa il 24 settembre 2020 una sorta di “crocefissione cautelare” praticata dallo stesso Pontefice sulla base di prove fattegli apparire come incontrovertibili e poi totalmente screditate durante il dibattimento. Crocefissione cautelare? La cruda espressione è dello storico della Chiesa Alberto Mellone, ma è la sola adeguata dinanzi al pubblico sfregio del cardinale sardo oggetto di una “character assassination” istantanea: appeso per i piedi davanti all’opinione pubblica mondiale dalla massima autorità morale del pianeta come “il cattivo ladrone”, prima di poter esercitare qualsiasi forma di difesa, cosa che nel corso di questi quattro anni non ha mai di fatto – così come gli altri imputati – potuto praticare. Si pensi che – in questo specialissimo processo – il procuratore (che in Vaticano si chiama promotore di giustizia) ha potuto agire senza alcun filtro di un giudice terzo, potendo usufruire di quattro disposizioni papali tenute segrete (rescripta) che hanno modificato la procedura penale vaticana solo per questo causa, allargando di volta in volta i poteri dell’accusa. Esse per inerzia, salvo sterzate dall’alto, condurranno in carcere – con palese ingiustizia – persone che, se devono essere sottoposte a giustizia umana, hanno diritto a un giusto processo.» Anche qui. NON CHIEDIAMO NÉ AMNISTIA NÉ GRAZIA, CHIEDIAMO VERITÀ E GIUSTIZIA.
Incompatibilità Commissione Antimafia, in «Progetto San Francesco», 2 gennaio 2025.
Alberto Vacca, Eresia e corruzione: armi segrete per la conquista del potere in Vaticano. Analisi comparativa del caso Morone e del caso Becciu, in «La Provincia del Sulcis Iglesiente», 2 gennaio 2025. IN UNA MONARCHIA, NELLA QUALE NON ESISTE LA SEPARAZIONE DEI POTERI, BASTA INGANNARE IL MONARCA – E RENDERLO COSÌ, ANCHE INVOLONTARIAMENTE, COMPLICE DI UN COMPLOTTO (OLTRE CHE RICATTABILE) – PER CONDANNARE CHIUNQUE, ANCHE LA PERSONA PIÙ INNOCENTE. Il card. Becciu è vittima di una tremenda malagiustizia: «Il processo che lo coinvolge è stato segnato da un’opacità che ha alimentato dubbi sulla trasparenza della giustizia vaticana. Anche in questo caso, il contesto suggerisce che le accuse siano strumentali a dinamiche di potere interne alla Curia. Il Vaticano, infatti, oggi come ieri, è teatro di lotte intestine tra fazioni opposte, e il caso Becciu è un esempio di giustizia piegata a fini politici. (...) Becciu non ha commesso alcun peculato né alcuna truffa, perché nel caso specifico mancano sia l’elemento oggettivo che soggettivo dei reati. Il peculato consiste nell’appropriarsi a proprio vantaggio o di altri di una somma di denaro o di altro bene della pubblica amministrazione in modo doloso, cioè con la consapevolezza e l’intento di arrecare ad essa un danno per trarne un profitto illecito per sé o per altri. Ebbene, dal processo non è emersa alcuna prova che Becciu abbia agito per procurare a sé, a Mincione e al proprio fratello un profitto illecito a danno della Santa Sede. (...) La sentenza che ha condannato Becciu solleva seri dubbi sulla correttezza del processo e sulla imparzialità del sistema giudiziario vaticano, dal punto di vista sia procedurale che sostanziale, perché le regole sono state cambiate in senso sfavorevole all’imputato mentre il processo era in corso e la condanna è stata basata sull’interpretazione arbitraria ed estensiva dell’articolo 1284 del Codice di Diritto Canonico che non configura un reato penale, ma ha una valenza solo civile. (...) Morone e Becciu restano due vittime illustri, accomunate dall’essere state travolte da una macchina del potere che, in nome della salvaguardia dell’ordine interno, non ha esitato a sacrificare l’individuo per ragioni che appaiono lontane non solo dai principi di giustizia ma anche dal Vangelo. Questi due casi evidenziano un problema più profondo: la necessità di maggiore trasparenza e giustizia all’interno della Chiesa. L’opacità con cui vengono gestite queste vicende non solo danneggia le persone coinvolte, ma mina anche la credibilità dell’istituzione ecclesiastica agli occhi dei fedeli e del mondo. È urgente pertanto avviare una profonda riforma delle istituzioni ecclesiastiche. Un’istituzione che dice di fondarsi su principi universali come la giustizia e la verità non può tollerare che il potere venga utilizzato per manipolare i processi e perseguitare i propri avversari. La credibilità della Chiesa, già messa a dura prova, dipende dalla sua capacità di garantire trasparenza, equità e un sistema giudiziario realmente indipendente.» Commento di Mario Becciu (FB): «Un interessante intervento dello storico Alberto Vacca sostiene l’ipotesi che dietro il crimine giudiziario perpetrato a danno del cardinal Becciu si celi una lotta per il potere dentro il Vaticano. Potrebbe essere, ma non ne abbiamo le prove. È incontrovertibile, d’altra parte, che la dichiarata lotta alla corruzione, uno dei punti centrali del pontificato di Papa Francesco, si sia servita di atti corruttivi da parte di personaggi senza scrupoli pur di uccidere moralmente e giudiziariamente l’alto prelato. Tali personaggi non hanno esitato ad ingannare lo stesso pontefice.»
Una "character assassination" istantanea: il cardinale Becciu appeso per i piedi davanti all'opinione pubblica mondiale, in «Faro di Roma», 2 gennaio 2025. Anche in spagnolo. E in portoghese. E in francese.
'Il caso Becciu. (In)Giustizia in Vaticano' di Mario Nanni. Conversa con l'autore Giuseppe Rippa, in «Agenzia Radicale», 8 gennaio 2025. IL PIÙ GRANDE MACIGNO DI OSCURANTISMO CHE CI POSSA MAI ESSERE! «Il Vaticano pratica una giustizia umana decisamente claudicante. L'impianto giudiziario vaticano a me lascia perplesso. Non vorrei ritrovarmi in un'altra vita davanti a un tribunale come quello che sta in Vaticano, perché dovrei pensare che sono finito direttamente nell'Inferno. (...) La civiltà giuridica sembra completamente assente. (...) Nel momento in cui si pone nell'agenda il tema della trasparenza, riletto attraverso gli atti giudiziari, si ha l'oscurantismo più totale, l'opacità più incredibile. (...) Se Becciu resiste nella sua volontà di ribadire il diritto e la certezza della verità (...) questo è qualcosa che va al di là di Becciu: sanifica lo stesso impianto del Vaticano, il suo ruolo nel mondo. (...) Il Vaticano, sul piano internazionale (lo dico con dolore), perde ogni forma di credibilità come portatore di giustizia nel mondo. Ed è una cosa terribile! (...) Diventa significativo il fatto che il Papa lavora per costruire un'immagine internazionale, e mondiale, di giustizia e poi si ritrova in casa... In nome di che cosa? Di un'ansia di trasparenza che all'improvviso, per immaturità psicologica (non tanto del Papa, ma dell'impianto strutturale del Vaticano), rivela una sua contraddizione non sanabile...» (Giuseppe Rippa). Una "giustizia" scandalosa!
'Il caso Becciu. (In)Giustizia in Vaticano' di Mario Nanni. Conversa con l'autore Giuseppe Rippa, in «Agenzia Radicale», 9 gennaio 2025. UNA SENTENZA GIÀ SCRITTA PRIMA DEL PROCESSO, A PRESCINDERE DAI FATTI. «Il caso del processo al cardinale Becciu, dopo essere deflagrato all'inizio provocando una gogna anche mediatica di proporzioni planetarie, col passare del tempo ha suscitato una attenzione meno intrisa di pregiudizi. Ed è finito sotto la lente di osservatori non prevenuti, intellettuali, giornalisti che amano documentarsi e ricercare puntigliosamente la verità, studiosi di diritto canonico, storici. Il risultato? Hanno paragonato il caso Becciu a due altre vicende di ingiustizia e di gogna gratuita e ingiusta: il caso Dreyfus e il caso Tortora. Così viene presentato il libro di Mario Nanni in tutti i siti che vengono definite librerie online. Nella vicenda del cardinale Becciu, in particolare, sono state ravvisate molte anomalie (nel libro se ne trova un lungo elenco): tra queste il cambio, per quattro volte!, delle regole processuali mentre si svolgeva il processo. E la forte impressione di una sentenza già scritta, dato che non era stato riservato alcuno spazio alle circostanze risultate favorevoli al cardinale e comprovanti la sua innocenza. In questo libro, che ha anche risonanze letterarie perché si evocano situazioni e atmosfere da romanzo, pullula una miriade di personaggi. A cominciare dal Papa, fino ai protagonisti di questa vicenda ancora tutta da definire.»
Rosario Sprovieri, Una storia d'ingiustizia e di tanti misteri, in «Kalabriatv.it», 11 gennaio 2025.
Vaticano, cronaca e guerre intestine. "Il Caso Becciu", di Mario Nanni, in «Insidertrend.it», 12 gennaio 2025. «Era forte l’impressione che la sentenza fosse stata già scritta. Sulla scena si alternano infatti personaggi che recitano più parti in commedia: manovrano e cospirano nell’ombra, millantano frequentazioni, dispensano consigli e si dicono latori di confidenze nientemeno che del Papa, tirato a proposito, ma più spesso a sproposito, in ballo in questo processo».
Ermes Antonucci, Giustizia 2024, i sopravvissuti, in «Il Foglio», 13 gennaio 2025.
Processo depistaggio, sfilata di testi eccellenti, in «ADNkronos», 14 gennaio 2025.
Felice Manti, Quel teorema bislacco riesumato ma già naufragato in Tribunale, in «Il Giornale», 14 gennaio 2025. «Prova ne è l'indagine su due pezzi grossi di quegli uffici negli anni Novanta come l'ex procuratore capo Giuseppe Pignatone e Gioacchino Natoli, accusati di aver avvantaggiato alcuni imprenditori in odore di mafia occultando il dossier Mafia-Appalti su cui Borsellino stava lavorando il giorno prima di morire, archiviato frettolosamente nel Ferragosto del 1992 con la complicità dell'oggi senatore M5s Roberto Scarpinato.»
Paolo Armaroli, Becciu, fra misteri e veleni, in «La Ragione», 15 gennaio 2025. «Così come le procedure lasciano parecchio a desiderare. Basti dire che, a processo già iniziato, le regole del gioco sono cambiate per ben quattro volte. Con tanti saluti alla certezza del diritto. Uno scandalo. La sua, del resto, non è la classica vox clamantis in deserto. Difatti il giudizio di Nanni è condiviso da giornalisti e intellettuali illustri.»
Angela Leucci, "Poteva essere vero". La rivelazione che collega De Pedis a Emanuela Orlandi, in «Il Giornale», 16 gennaio 2025. Ah, quel «procuratore nostro» (detto da Carla De Pedis)! Vale a dire quel giudice indagato per favoreggiamento alla mafia: Giuseppe Pignatone!