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Sul "caso Becciu" in generale
Trentaquattresima parte
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Luigi Bisignani, Bisignani sul processo a Becciu: sotto il Cupolone va in onda un cinepanettone alla Vanzina, in «Il Tempo», 23 settembre 2025. ANCHE QUESTA VOLTA BEN INFORMATO, BISIGNANI «Caso unico: lo stesso pm a rappresentare l'accusa sia in primo che in secondo grado. Una follia giuridica. Il porporato, aggiustandosi lo zucchetto e la fascia di seta moiré rossa, giocherellando con la gran croce sul petto, ha alzato gli occhi al cielo e con un sibilo ha aggiunto: «Eppure glielo avevamo ripetuto già nelle Congregazioni generali: questo processo non si doveva fare... Perché il procuratore che a Roma difende boss e delinquenti di rango, Oltretevere fa il Torquemada. Ma si sa, anche in Vaticano nessuno ascolta. Ed effettivamente per Papa Prevost, oggi, è un bel problema. (...) La difesa parla di prove occultate e inquinate, di contatti irregolari e di falsità varie: accuse pesantissime. «Dal caso Becciu al caso Diddi», ridacchia un vecchio monsignore. Sin dall'inizio, del resto, il copione era chiaro: un cinepanettone in salsa vaticana. Arresto-show di Cecilia Marogna, mezza suora e mezza spia da discount. Un procuratore che riceveva messaggini anche notturni: 133 in tutto, ne deposita 126 ma ne rende leggibili solo 8, e tiene il resto nel cassetto. Non giustizia, ma sceneggiata. La ricusazione lo dice chiaro: processo teleguidato via chat. Non sono solo le prove a far crollare l'impianto, ma anche il metodo. Ora resta l'imbarazzo di papa Prevost, costretto a spiegare come mai la Chiesa di Bergoglio si sia fatta incatenare a un processo-farsa.»
Quentin Finelli, Affaire de Sloane Avenue : du pape François au pape Léon XIV, une nouvelle phase d’un procès marqué par une communication « hésitante » du Vatican, in «Tribune Chrétienne», 23 settembre 2025. «Alors que la justice vaticane s’efforce de reprendre la main, la communication institutionnelle du Saint-Siège peine à convaincre. Vatican News, sous la direction éditoriale d’Andrea Tornielli, a publié un article qui minimise fortement l’importance des messages Ciferri-Chaouqui, allant jusqu’à qualifier de « simple narration » les accusations de manipulations. Ce récit partiel, qui omet de mentionner l’ouverture de l’enquête de juin dernier, soulève de nouvelles critiques sur la manière dont les médias du Vatican présentent le dossier. L’affaire de Sloane Avenue, qui devait au départ illustrer la volonté de transparence du Vatican, s’est transformée en un long chemin judiciaire et institutionnel. Avec l’ouverture de l’appel, nous entrons dans une nouvelle phase: non seulement la cour devra examiner les zones d’ombre du premier procès, mais elle devra aussi donner des signes clairs que la justice vaticane est capable de fonctionner avec impartialité et crédibilité. Au-delà de l’aspect strictement judiciaire, la communication officielle du Saint-Siège apparaît comme l’un des points faibles de ce dossier. Vatican News, en cherchant à minimiser ou à orienter certains éléments, donne l’impression de défendre une version institutionnelle plutôt que d’informer avec transparence. Cette posture fragilise la confiance des fidèles et nourrit le soupçon, alors que l’Église a précisément besoin de clarté et de vérité.Sous le pontificat de Léon XIV, une opportunité s’ouvre : rompre avec les ambiguïtés de la période précédente et établir une culture de communication plus sobre, plus fidèle aux faits et moins partisane. Si le procès en appel permet de rétablir certaines garanties et si la communication ecclésiale sait faire preuve d’humilité et de rigueur, alors cette douloureuse affaire pourra au moins servir de leçon pour l’avenir de la justice et de la crédibilité du Vatican.» LA MANIPOLAZIONE – DEL PAPA, DELLA CHIESA INTERA – COMINCIA DALLO SCANDALO DELLA (DIS)INFORMAZIONE VATICANA, EVIDENTEMENTE IN COMBUTTA CON GLI ARCHITETTI DEL COMPLOTTO.
G.A., Leone XIV parla ai giuristi: tra legalità e verità, in «Silere non possum», 23 settembre 2025. «È un richiamo che suona come un atto di verità, soprattutto in un Occidente che ama presentarsi come garante dei diritti fondamentali ma che, nella realtà, li calpesta non appena vengono meno potere o denaro. Perché sappiamo bene che troppo spesso la giustizia non difende i deboli: si piega ai forti. Nei sistemi segnati dalla corruzione – e Leone non ha esitato a indicare, davanti a rappresentanti delle istituzioni giudiziarie vaticane, italiane e americane, queste necessità – chi non è “amico” del Pubblico Ministero o di qualche alto dirigente delle Forze dell’Ordine rischia di non ottenere mai tutela, neppure quando subisce le più gravi ingiustizie. In questi contesti che pure si definiscono democratici, la giustizia smette di essere presidio di libertà e diventa strumento di oppressione: un’arma per silenziare chi denuncia, o un mezzo per consolidare interessi privati e persino frodare lo Stato. Leone XIV invita allora a un passo ulteriore: «Pensare sempre alla luce della verità e della sapienza, interpretare la legge andando in profondità, oltre la dimensione puramente formale, per cogliere il senso intimo della verità di cui siamo al servizio». È la differenza tra legalità e giustizia. Si può rispettare la lettera della legge e, allo stesso tempo, tradirne lo spirito. La toga, simbolo di onore e di responsabilità, diventa così l’abito che copre il tradimento della verità. (...) Sant’Agostino ammoniva che «la giustizia non è tale se non è nello stesso tempo prudente, forte e temperante». Se manca l’armonia delle virtù, la giustizia degenera in arbitrio. E allora non resta che prendere sul serio l’avvertimento di Leone XIV: la giustizia deve tornare a essere virtù prima ancora che procedura, servizio prima ancora che istituzione, difesa del debole prima ancora che bilanciamento di poteri. Solo così potrà dirsi davvero giustizia. Il resto, direbbe Agostino, non è che maschera e inganno: «Uno Stato senza giustizia non è che una grande banda di ladri». A richiamarlo è stato lo stesso Leone XIV.»
Andrea Massidda, Processo Becciu. La Corte d'appello accoglie la ricusazione dell'accusa, in «La Nuova», 25 settembre 2025. «Non il merito delle accuse ma la credibilta dell'accusa stessa. Si è aperto così il processo (...). Stando alle conclusioni dell'istanza presentata dai difensori, il materiale prodotto ai giudici dimostrerebbe «la inevitabile esistenza di un interesse personale nel procedimento da parte del promotore di giustizia professor Alessandro Diddi», mentre quel ruolo «postula una assenza di interesse rispetto ai fatti da accertare.»
Mario Mossa (Facebook, 25 settembre 2025): «Il giudizio popolare è il fuoco più devastante che esista. Non cerca la giustizia, che neppure conosce. Non cerca la verità, che già possiede. Cerca solo il sangue, il patibolo. Un mostro spaventoso. (... La magistratura vaticana) Ha nascosto prove; ne ha create di nuove. Ha fatto cambiare dal Papa le regole della procedura, col processo in corso, perché il sacco non gli tornava giusto. Ha negato alla difesa i controinterrogatori dei testi. Ha trasformato un imputato nel supertestimone, al quale era stato detto cosa dire. Ha dato ascolto a due pregiudicate. Così il Promotore di giustizia Diddi è arrivato a ottenere la condanna. Adesso è di fatto ricusato, dopo che la corte d'appello vaticana ha ammesso la richiesta delle difese. Forse c'è tempo per ristabilire l'ordine delle cose e condannare i veri colpevoli; per restituire la dignità al cardinale Becciu. Almeno quella. Perché la sua carriera è finita senza rimedio. Che era uno degli scopi di uno dei casi più scandalosi di sempre. Certamente il più grande della Chiesa cattolica degli ultimi secoli. (...) Ogni volta succede così. Le belve si scatenano. Non saprebbero, per la gran parte, scrivere il proprio nome, ma spiegano come si ricostruisce una storia. Cosa va scritto e cosa no. Che pena.»
D.S.A. e L.M., Sloane Avenue. Il crollo del "processo del secolo", in «Silere non possum», 25 settembre 2025. LENTAMENTE (TROPPO LENTAMENTE) VERSO I TRIONFO DELLA VERITÀ «Il paradosso è che coloro che sono stati assolti – sacerdoti funzionari che hanno servito la Santa Sede con dedizione, senza aver mai commesso alcun crimine – non avevano bisogno di un “cavillo” per dimostrare la loro innocenza: lo avevano già fatto in primo grado e lo avrebbero fatto in secondo. Quello che fa più male, ora, è vedere ridotta a un tecnicismo la fine di un percorso che ha infangato la vita di persone integre, gettandole in un vortice di sospetti e insinuazioni. Un vortice alimentato da chi ha trasformato il Vaticano in un far west, senza alcun rispetto per la figura sacerdotale. (...) questa bagarre è stata pianificata e orchestrata da una donna repressa, ossessionata da un odio spasmodico verso colui che ritiene responsabile della sua cacciata dal Vaticano, e da un avvocato assetato di notorietà, ansioso di comparire sui giornali come il grande fustigatore. Ma non basta: l’intera vicenda è stata resa possibile dall’operato truffaldino e illegale di alcuni membri degli organi di polizia di questo Stato, che da anni praticano dossieraggi, intercettazioni abusive e pedinamenti su cardinali, vescovi, sacerdoti e laici. Un’attività costruita non per cercare la verità, ma per colpire, screditare e manipolare. (...) Oggi, forse, iniziamo finalmente a intravedere il trionfo della verità.»
Salvatore Cernuzio, Processo vaticano, dichiarato "inammissibile" l'appello del promotore di Giustizia, in «Vatican News», 25 settembre 2025. ... il famoso promotore di ingiustizia.
Sante e Giancarlo Cavalleri, Processo Becciu: tre udienze, tre sconfitte per Diddi. Il cardinale: "Un bel segno, ma il cammino continua", in «Faro di Roma», 25 settembre 2025. «È un bel segno, ma c’è ancora un cammino da fare», ha commentato Becciu all’uscita dall’aula, senza ostentare rivincite personali ma lasciando trapelare la soddisfazione di chi ha visto incrinarsi un impianto accusatorio costruito a colpi di clamore e forzature giuridiche. (...) Le chat acquisite dagli atti processuali mostrano una realtà sorprendente: dietro alcune delle manovre che hanno alimentato l’inchiesta ci sarebbe stata la regia di Chaouqui, già coinvolta nel caso Vatileaks 2. Dai messaggi emergono contatti, pressioni, progetti di delegittimazione che avrebbero avuto come obiettivo la costruzione di un “caso Becciu” capace di travolgere non solo il cardinale, ma anche gli equilibri interni della Curia. Queste rivelazioni gettano un’ombra pesante sulla genuinità delle accuse, alimentando il sospetto che il processo sia stato condizionato da macchinazioni e interessi estranei alla ricerca della verità. La combinazione tra le sentenze sfavorevoli a Diddi e la pubblicazione delle chat segna un momento cruciale. Il cardinale Becciu, che per anni è stato dipinto dai media mainstream come l’emblema della corruzione vaticana, oggi appare come la vittima di un meccanismo che ha mescolato fretta giudiziaria, pressioni mediatiche e giochi di potere. Non è ancora la fine del percorso: «Il cammino continua», ha ricordato lo stesso Becciu. Ma il vento sembra girare. Ogni battuta d’arresto dell’accusa avvicina l’ex Sostituto a una riabilitazione che quanti lo conoscono avvertono come urgente e necessaria, e quanti hanno seguito il processo auspicano sulla base dell’assoluta mancanza di prove che sostengano l’ingiusta condanna subita in primo grado. Il vero sconfitto, al di là delle singole sentenze, è il metodo Diddi: l’idea che il diritto possa essere piegato all’urgenza di colpire, contando sul sostegno politico e sulla ratifica papale per coprire le crepe. Le ultime udienze dimostrano che questa stagione è finita. Il processo Becciu, nato per segnare una svolta nella giustizia vaticana, rischia ora di passare alla storia per il suo contrario: come il caso in cui le forzature e i giochi di potere si sono ritorciti contro chi li aveva orchestrati.»
Francesco Peloso, Processo Becciu, nuovo colpo di scena in Vaticano: dichiarato inammissibile l'appello dell'accusa, in «Domani», 25 settembre 2025. CAMBIA IL VENTO «Il promotore di giustizia Diddi, nell’appellarsi rispetto alla sentenza di primo grado, ha commesso errori formali che hanno portato alla decisione della Corte. Le conseguenze non sono di poco conto. Da processo del secolo a processo infinito: è questa la piega che sta prendendo il procedimento giudiziario in corso in Vaticano sull'affaire della compravendita, con i fondi riservati della Segreteria di Stato, di un immobile di lusso situato in Sloane Avenue, a Londra. Questo almeno è quanto sta emergendo dalle prime udienze del processo di appello segnate da una serie di colpi di scena che, di fatto, stanno mettendo in discussione le scelte compiute dall’accusa nel primo grado del procedimento. In breve, nell'udienza del 25 settembre è accaduto che la Corte d'appello vaticana, presieduta da mons. Alejandro Arellano Cedillo, ha dichiarato l'inammissibilità dell'appello proposto dal promotore di giustizia Alessandro Diddi rispetto alla sentenza di primo grado del 16 dicembre 2023. In sostanza, se le difese avevano fatto ricorso in appello per tentare di ribaltare la sentenza, altrettanto aveva fatto l’ufficio del promotore di giustizia (equivalente al pubblico ministero), solo che quest’ultimo aveva commesso una serie di errori formali che hanno determinato la decisione della Corte. (...) In pratica, il promotore Diddi non aveva depositato una dichiarazione con la quale impugnava la sentenza di primo grado, ma si era limitato a depositare la requisitoria pronunciata al termine del processo (un atto, dunque, antecedente alla stessa formulazione e alla pronuncia della sentenza), senza contare che non aveva rispettato i tempi per farlo. (...) Il presidente della corte, mons. Arellano, ha poi dato lettura di una sentenza parziale. Introducendola ha citato il favor rei (le garanzie in favore dell’accusato), rimarcando così il rispetto dei principi del giusto processo [principi non rispettati nel processo di primo grado ].»
Franca Giansoldati, Processo Londra, il Tribunale vaticano dichiara inammissibile l'appello del Promotore. Il cardinale Becciu: bene ma ancora strada da fare, in «Il Messaggero», 25 settembre 2025. NON SI PUÒ CONFONDERE UNA MUCCA CON UN GATTO! «Nell'aula del tribunale si è di nuovo sentito riparlare di giusto processo, della difficoltà delle parti a reperire il materiale utile per le difese, a rispettare termini e modi propri dell'ordinamento canonico. In particolare l'avvocato Intrieri, a tal proposito, ha citato il canone del Codice Canonico che stabilisce che i fedeli hanno il diritto di far valere i propri diritti nella Chiesa, ad esempio in cause legali, e di essere giudicati da un tribunale ecclesiastico competente che ne tuteli la posizione e i principi del diritto, inclusi quelli del processo canonico. «Questo diritto è fondamentale per garantire una giustizia equa all'interno dell'ordinamento ecclesiastico». Intrieri ha poi rammentato che in questi anni i legali si sono scontrati con le difficoltà più varie, commentando amaramente: «persino nel processo inquisitorio le carte della accusa andavano alla difesa. Mentre in questo caso non si può far diventare una mucca un gatto». Infine, a proposito della impugnazione della sentenza di primo grado da parte del Promotore hanno: «Gli atti sono sempre sacri e non si può giocare nemmeno sulla vita delle persone» è stato l'amaro commento dell'avvocato Caiazza.» Anche in tedesco. E in inglese.
Legali Becciu, 'bene rigetto ricorso Pg, ma sua innocenza piena', in «Ansa», 25 settembre 2025. Legali Becciu, 'bene rigetto ricorso Pg, ma sua innocenza piena', in «Ansa», 25 settembre 2025. "Era doveroso segnalare l'inammissibilità dell'appello del Promotore, che oggi la Corte ha condiviso accogliendo la nostra eccezione. Tuttavia, al netto di questa decisione che esclude l'impugnazione del Promotore, siamo convinti della solidità e della fondatezza delle nostre argomentazioni difensive che dimostrano la piena innocenza del Cardinale Becciu". E' quanto dichiarano gli avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, difensori del cardinale Angelo Becciu, principale imputato del processo di secondo grado sui fondi riservati della Santa Sede dopo che la Corte di appello ha accolto oggi l'inammissibilità dell'appello proposto dal promotore di giustizia Alessandro Diddi. "Peraltro - sottolineano i legali -, la stessa sentenza, che già aveva comunque assolto il cardinale da una serie di accuse, anche in relazione alle residue contestazioni ha certificato che il Cardinale non si è appropriato nemmeno di un centesimo né ha avuto alcun vantaggio".
Nicole Winfield, Vatican prosecutors suffer embarassing loss as tribunal says their appeal is inadmissible, in «AP», 25 settembre 2025. Anche in spagnolo.
Al processo Becciu 'inammissibile' l'appello dell'accusa, in «Ansa», 25 settembre 2025.
Processo sui fondi della segreteria di Stato. Respinto l'Appello del promotore di giustizia Diddi che non ha rispettato i tempi fissati dal Codice. E non ci fa certo una bella figura, in «Faro di Roma», 25 settembre 2025. «Diventano definitive le assoluzioni di primo grado».
Valentina di Giorgio, Caso Becciu: juicio de apelación del Vaticano se adentra en aguas inexploradas en medio de cuestionamientos sobre el papel de la fiscalía, in «Zenit», 26 settembre 2025. «¿puede una ciudad-estado que opera como una monarquía absoluta demostrar de forma convincente su adhesión a los principios del debido proceso? La publicación de miles de páginas de mensajes de WhatsApp y grabaciones de audio no ha hecho más que aumentar la incertidumbre. Sugieren una red de influencias, con intermediarios laicos —en particular Francesca Chaouqui, figura conocida por anteriores escándalos de filtraciones del Vaticano— que supuestamente persuadieron a monseñor Alberto Perlasca, quien fuera sospechoso, para que declarara contra Becciu. Ese drástico giro en 2020 transformó la investigación y, en última instancia, garantizó las condenas. La defensa ahora argumenta que este testimonio estuvo viciado desde el principio. (...) El futuro de Diddi pende de un hilo, a la espera de la decisión del Tribunal Supremo de Casación del Vaticano, presidido por el cardenal Kevin Farrell. Ya sea que continúe en su cargo o se vea obligado a dimitir, la apelación inevitablemente determinará cómo tanto los miembros del Vaticano como la comunidad católica mundial perciben la credibilidad del sistema de justicia de la Santa Sede. Para una ciudad acostumbrada a los rumores en los pasillos y a los juicios a puerta cerrada, el espectáculo de los abogados defensores ridiculizando abiertamente los documentos de la fiscalía, calificándolos de «ofensivos para nuestra inteligencia» y «una falta de respeto» hacia el tribunal, no tiene precedentes. Cualquiera que sea el veredicto final, el juicio ya ha expuesto a la justicia del Vaticano a un nivel de escrutinio que ha buscado evitar durante mucho tiempo, una exposición de la que puede que no haya vuelta atrás.» Anche in inglese.
Silvana Palazzo, Vaticano, processo Becciu: inammissibile l'appello dell'accusa / Prima vittoria delle difese, cosa succede ora, in «Il Sussidiario», 26 settembre 2025. «Il processo di secondo grado in Vaticano cambia pelle e si dimezza: diventa un procedimento in cui gli imputati possono soltanto essere assolti o vedere confermate le condanne, ma unicamente per i reati riconosciuti dal tribunale in primo grado.»
Francesco Capozza, Diddi, bocciato il ricorso. E ora Becciu ci spera, in «Il Tempo», 26 settembre 2025. A proposito del titolo: il card. Becciu ha sempre nutrito speranza, come un uomo che sa di essere innocente e, tutto sommato, crede anche nella possibilità di una giustizia terrena.
Luigi Bisignani, Il giurista e quell'errore da principiante, in «Il Tempo», 26 settembre 2025. «UNA STORIA GROTTESCA FIRMATA BELZEBÙ? «Il professore che pontificava sul codice ha ignorato il codice stesso. (...) La palla passa alla “Cassazione” vaticana, per deliberare sull’istanza di ricusazione del Promotore Diddi. Un organo unico al mondo, composto da quattro cardinali. Peccato che già alla partenza la squadra scricchioli: uno dei quattro, risulta palesemente incompatibile per essere stato testimone di una delle persone coinvolte nelle chat allegate alla ricusazione. Tanto che nei corridoi della Curia i giuristi si interrogano se non sia il caso di ridurre il collegio a tre giudici. Ma, si sa, le regole in Vaticano sono elastiche come un rosario di gomma: così qualcuno propone di chiamare una delle due professoresse già indicate come possibili supplenti. E qui il paradosso tocca il grottesco: una delle due candidate ha pubblicato libri insieme proprio a Diddi, il Promotore che ha sbagliato l’appello. Cioè: il giudice del giudice diventa la collega di penna dell’accusatore. Se non fosse vero, sarebbe geniale satira, quasi come il film di Totò. Le vie del Signore, si sa, sono infinite, ma in questo caso sfociano in un vicolo cieco di conflitti d’interesse. E da lassù, Bergoglio (...) ride amaro, con Pignatone che ha presieduto il Tribunale ed è sotto inchiesta per una storiaccia di mafia e il SuperPM che inciampa sul diritto sussurra: «ma questi due chi me li aveva raccomandati... Belzebu?».
Luis Badilla e Robert Calvaresi, Il processo Becciu, così amplificato in passato anche con menzogne e mistificazioni, comincia a crollare strepitosamente. La via della verità è aperta. Cambia il vento in Vaticano e anche l’aria tra i giornalisti, ma non tutti, in «Osservazioni casuali», 86, 20-27 settembre 2025. Quegli ordini usciti da Santa Marta in violazione dei più fondamentali diritti umani. E i giornalisti del mondo – quasi tutti – comportatisi come pecoroni, sulla linea del più becero clericalismo. Uno scandalo epocale. «L'ormai cosiddetto “processo Becciu”, che la stragrande maggioranza della stampa italiana ha fiancheggiato come erano le indicazioni che uscivano dalla Sala stampa di Santa Marta, ora, nel sua fase di appello, squarcia verità ma riconosciute. Non sappiamo come andrà a finire. Ad ogni modo le decisioni della Corte sull'inammissibilità dell'appello del Promotore Alessandro Diddi, anticipano come possibili e probabili altre piccole e grandi svolte. I commenti che si potrebbero fare sono molti e alcuni piuttosto devastanti. Il processo contro il cardinale Becciu non si sarebbe dovuto fare. Si è trattato di una montatura, di un complotto, e alcuni volti dei colpevoli sono riconoscibili. Per ora serve pazienza e attenzione.» PS: Oh, eccome se sono riconoscibili i volti e i nomi dei colpevoli, dentro e fuori le mura vaticane! Io ne sto stilando l'elenco. Un consiglio ai primi: diano al più presto le dimissioni e si allontanino – tanto – dal Vaticano. Meglio di propria iniziativa, se hanno un briciolo di dignità, oltre l'apparenza.
John L. Allen Jr., Will 'ungly mess' in Becciu case obscure the real issue facing Vatican justice?, in «Crux», 28 settembre 2025. IL PASTICCIACCIO DELLA MALAGIUSTIZIA VATICANA «“Ugly mess” seems about right, given that we’re talking about a trial riddled with procedural irregularities, one which featured charges of the chief prosecutor colluding with two shady Italian laywomen to cook the testimony of the star witness, and where the presiding judge is now under investigation in Sicily for alleged mob ties. (...) It’s an especially humiliating result for Diddi, who in Dec. 2024 published a book on the Vatican’s penal procedure, yet now has been revealed to have either ignored or never understood one of its principalet codicils. (...) In modern democratic societies, the hallmark of a truly legitimate system of justice is its independence. It must not be subject to the control of any external force, including the political establishment of the state in which it operates. It’s a principle with which Catholic social teaching agrees; St. John Paul II in 2000, for instance, said the judiciary in a democratic state requires its own “autonomous and constitutionally protected function.” There is no such separation of powers in the Vatican, where the pope is the supreme executive, legislative and judicial authority. In terms of the Vatican’s judiciary, including its civil branch, the pope hires and fires the judges, he sets the rules of procedure, and he’s free to intervene in any case at any time. Pope Francis, in fact, used that authority liberally in the Becciu case. In such a system, modern expectations of due process can never be satisfied, no matter how virtuous the individual actors may be. To put it differently, the problem with civil justice in the Vatican isn’t just a particular prosecutor or a given trial. It’s structural, and it pivots on a complete lack of separation of powers. Until that underlying defect is addressed, no civil trial the Vatican conducts will ever be taken seriously by responsible jurists anywhere else, no matter how properly it may be run. (...) In any event, the separation of powers in the civil sphere, not the spiritual, will have to be addressed sooner or later. One hopes the “ugly mess” of the present case won’t delay that day of reckoning.» Anche in italiano.
Andrea Gagliarducci, Leo XIV and the "trial of the century", in «Monday Vatican», 29 settembre 2025. Anche in italiano. E in portoghese. E in spagnolo. E in francese. «Paradossalmente, il pontificato di Papa Francesco ha assistito a un riavvicinamento con il suo ingombrante vicino italiano. L’accordo tra Italia e Santa Sede, che prevede che i dipendenti vaticani paghino le tasse anche in Italia, risale al 2015. Questo accordo ha minato la sovranità della Santa Sede. Persino l’Autorità di Informazione Finanziaria, i cui membri erano internazionalizzati, è tornata a essere gestita da Italiani provenienti dalle fila della Banca d’Italia. E, ovviamente, la giustizia vaticana non è mai stata così strettamente legata alla giustizia italiana come quando Giuseppe Pignatone è stato nominato Presidente del Tribunale di Primo Grado. Allo stesso tempo, i membri del Tribunale hanno spesso ricoperto incarichi in Italia: le ultime riforme di Papa Francesco hanno anche eliminato il requisito che almeno un giudice lavori esclusivamente per il Vaticano.»
Sandro Magister, Cantiere aperto, sulle macerie della giustizia vaticana, in «Settimo Cielo», 30 settembre 2025. «“Il fatto che la vittima si faccia avanti e formuli un'accusa, e che l'accusa sia presumibilmente fondata, non annulla la presunzione di innocenza. Quindi anche l'imputato deve essere protetto, i suoi diritti devono essere rispettati”. (...) Il secondo “vulnus” inferto ai principi basilari del sistema penale della Chiesa è la frequente applicazione retroattiva all’imputato di norme a lui sfavorevoli ma inesistenti nel momento in cui egli avrebbe compiuto il delitto per cui è sotto accusa, perché emanate solo in epoca successiva. Dagli esperti di diritto ecclesiastico si sono levate forti critiche a queste lesioni del “giusto processo” che ormai connotano i processi canonici. (...) può essere anche un rischio salutare. Ed è ciò che sostiene Geraldina Boni, ordinaria di diritto canonico all’università di Bologna e consulente del dicastero vaticano per i testi legislativi, nonché presidente in Italia della Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose, a coronamento di un documentatissimo saggio su “La lesione dei principi di legalità penale e del giusto processo nell’ordinamento canonico”, scritto assieme ai suoi allievi, ora professori, Manuel Ganarin e Alberto Tomer : “L’intervento quasi suppletorio e surrogatorio del potere temporale potrebbe dispiegare un potente stimolo, tale da scoraggiare e distogliere l’autorità confessionale dalla tentazione insidiosa di voler reprimere senza alcuna indulgenza atti odiosi e deplorevoli, intento certo in sé astrattamente lodevole, ma al costo, inaccettabile, della distruzione di quella conquista di civiltà, alla quale pure l’ordinamento canonico ha generosamente collaborato, che è il giusto processo”. (...) Ma anche questo processo ha provocato un diluvio di critiche da parte di giuristi e canonisti, per “le violazioni gravissime del diritto, persino di quello divino” (...). Con in più ulteriori materie di critica sia per quanto venuto alla luce nell’intervallo tra i due processi, sia per quanto sta accadendo ora nel processo d’appello, dove però già si notano i segni di un’inversione di rotta. (...) Il presidente della corte d’appello, l’arcivescovo Alejandro Arellano Cedillo, ha accolto la richiesta di ricusazione e ha rimandato la decisione finale sulla sorte di Diddi alla corte di cassazione dello Stato della Città del Vaticano : una corte che papa Francesco ha affidato nel 2023, con scelta sconcertante, a quattro cardinali del tutto digiuni di diritto come Joseph Farrell, Matteo Maria Zuppi, Augusto Paolo Lojudice e Mauro Gambetti, con l’ausilio di due giuriste, Antonia Antonella Marandola e Chiara Minelli, la prima delle quali è però anche coautrice di libri con lo stesso Diddi.» Sarà possibile dare un taglio all'arbitrarietà della giustizia vaticana? Anche in tedesco. E in francese. E in inglese. E in spagnolo.
Francesco Capozza, Papa Leone parla per la prima volta del caso Becciu: "Il processo deve andare avanti", in «Il Tempo», 30 settembre 2025. «... due novità, che sono poi anche la vera notizia. La prima: questo Papa non intende interferire nel processo, come ripetutamente fatto dal suo diretto predecessore anche con atti legislativi a processo di primo grado in corso ed evidentemente non sta nemmeno prendendo in considerazione l’ipotesi di graziare il cardinale Becciu (il quale, peraltro, ha sempre rifiutato l’ipotesi). La seconda: nessun accenno al promotore di giustizia Alessandro Diddi, ma solo ai giudici e agli avvocati della difesa. Un segnale importante, quest’ultimo, rivolto a tutti quelli che già immaginavano Papa Leone imporre la sua volontà ai quattro cardinali della Cassazione vaticana chiamati a decidere sulla richiesta di ricusazione avanzata dalle varie difese nei confronti di Diddi.»
U Vatikanu započeo žalbeni postupak u financijskom procesu, in «Tockazarez», 1° ottobre 2025.
Giuseppe Nardi, Leo XIV. und der Preis der "Ganzheitlichkeit", in «Katholisches», 1° ottobre 2025. «In bezug auf den Finanzprozeß um Kardinal Angelo Becciu zeigt sich Leo XIV. staatsmännisch nüchtern: keine Einmischung, keine Einflußnahme – ein klares Signal für Rechtsstaatlichkeit innerhalb des Vatikans. Damit kehrt er zur Linie Benedikts XVI. zurück. Von Franziskus war man anderes gewohnt: intransparente Interventionen, vor allem zugunsten von Freunden oder Freunden von Freunden. Leo XIV. demonstriert an dieser Stelle einen Stilwechsel.»














































