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Sull'Obolo di San PietroCASO_BECCIU_OBOLO.htmlCASO_BECCIU_OBOLO.htmlshapeimage_3_link_0
Sulle accuse di aver arricchito 
se stesso o propri familiari

> ultime novitàCASO_BECCIU_FAMIGLIA.htmlCASO_BECCIU_FAMIGLIA.htmlCASO_BECCIU_FAMIGLIA_III.htmlCASO_BECCIU_FAMIGLIA.htmlshapeimage_4_link_0shapeimage_4_link_1shapeimage_4_link_2
Sulla vicenda Marogna 
(impropriamente chiamata "dama del cardinale")
CASO_BECCIU_MAROGNA.htmlCASO_BECCIU_MAROGNA.htmlCASO_BECCIU_MAROGNA.htmlCASO_BECCIU_MAROGNA.htmlshapeimage_5_link_0shapeimage_5_link_1shapeimage_5_link_2
Sul palazzo di Londra 
in Sloane Avenue 60

> ultime novitàCASO_BECCIU_PALAZZO.htmlCASO_BECCIU_PALAZZO.htmlCASO_BECCIU_PALAZZO_V.htmlCASO_BECCIU_PALAZZO.htmlshapeimage_6_link_0shapeimage_6_link_1shapeimage_6_link_2
Processi e sentenze di Londra, di Roma ecc. a proposito della compravendita del palazzo 
in Sloane Avenue 60CASO_BECCIU_LONDRA.htmlCASO_BECCIU_LONDRA.htmlCASO_BECCIU_LONDRA.htmlCASO_BECCIU_LONDRA.htmlCASO_BECCIU_LONDRA.htmlshapeimage_7_link_0shapeimage_7_link_1shapeimage_7_link_2shapeimage_7_link_3
Sulla Messa "in coena Domini" celebrata da papa Francesco 
a casa del cardinale BecciuCASO_BECCIU_MESSA.htmlCASO_BECCIU_MESSA.htmlCASO_BECCIU_MESSA.htmlCASO_BECCIU_MESSA.htmlshapeimage_8_link_0shapeimage_8_link_1shapeimage_8_link_2
Sulla causa di beatificazione 
di Aldo Moro
(e sulle altre accuse di Report)
CASO_BECCIU_MORO.htmlCASO_BECCIU_MORO.htmlCASO_BECCIU_MORO.htmlCASO_BECCIU_MORO.htmlshapeimage_9_link_0shapeimage_9_link_1shapeimage_9_link_2
Sul sistema giudiziario vaticano


> ultime novitàCASO_BECCIU_GIUSTIZIA.htmlCASO_BECCIU_GIUSTIZIA_XXVII.htmlCASO_BECCIU_GIUSTIZIA.htmlshapeimage_10_link_0shapeimage_10_link_1
Come vivono tutto questo 
il cardinale Becciu 
e la sua famiglia?
CASO_BECCIU_VITA.htmlCASO_BECCIU_VITA.htmlCASO_BECCIU_VITA.htmlCASO_BECCIU_VITA.htmlshapeimage_11_link_0shapeimage_11_link_1shapeimage_11_link_2
Il rinvio a giudizio
(3-26 luglio 2021)CASO_BECCIU_RINVIO.htmlCASO_BECCIU_RINVIO.htmlCASO_BECCIU_RINVIO.htmlshapeimage_12_link_0shapeimage_12_link_1
Il Conclave e il nuovo Papa


> ultime novità.CASO_BECCIU_CONCLAVE.htmlCASO_BECCIU_CONCLAVE_V.htmlCASO_BECCIU_CONCLAVE.htmlshapeimage_13_link_0shapeimage_13_link_1
Sulle querele contro «L'Espresso» e co.CASO_BECCIU_QUERELA.htmlCASO_BECCIU_QUERELA.htmlCASO_BECCIU_QUERELA.htmlshapeimage_14_link_0shapeimage_14_link_1
Il processo in Vaticano 


> ultime novitàCASO_BECCIU_PROCESSO.htmlCASO_BECCIU_PROCESSO_XVIII.htmlCASO_BECCIU_PROCESSO.htmlshapeimage_15_link_0shapeimage_15_link_1
Sul "caso Becciu" in generale


> ultime novitàhttps://www.andreapaganini.ch/CASO_BECCIU_I.htmlhttps://www.andreapaganini.ch/CASO_BECCIU_I.htmlshapeimage_16_link_0shapeimage_16_link_1
Il puzzle della verità
(il complotto) 
CASO_BECCIU_PUZZLE.htmlCASO_BECCIU_PUZZLE.htmlCASO_BECCIU_PUZZLE.htmlshapeimage_17_link_0shapeimage_17_link_1
Sull'accusa d'aver trasferito 
del denaro in Australia 
e sull'ipotesi di complotto 
contro il card. PellCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlCASO_BECCIU_AUSTRALIA.htmlshapeimage_18_link_0shapeimage_18_link_1shapeimage_18_link_2shapeimage_18_link_3
Sull'«Espresso» e co.


> ultime novitàCASO_BECCIU_ESPRESSO.htmlCASO_BECCIU_ESPRESSO_IV.htmlCASO_BECCIU_ESPRESSO.htmlshapeimage_19_link_0shapeimage_19_link_1
Altro


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Sul "caso Becciu" in generale 
Ventottesima parte     
                                                                                                           >> Per la parte parte precedente clicca qui.
     
Angela Ambrogetti, Tra il bene e il male, il diritto tra ordinamento italiano e canonico, in «Ewtn», 8 maggio 2025. «Non conosciamo la fonte della comunicazione divulgata, né se si tratti di un documento, l’epoca della sua redazione e quale natura esso rivesta. Se si tratta di un documento autentico in cui sarebbe depositata la volontà del papa di escludere il cardinale dal conclave, osservo che nella Costituzione Apostolica Romano Pontifici eligendo di Paolo VI vi era una norma che andava in senso esattamente contrario alla presunta decisione di papa Francesco. L’art. 35 suonava così: “Nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione, attiva e passiva, del Sommo Pontefice, a causa o col pretesto di qualunque scomunica, sospensione, interdetto o di altro impedimento ecclesiastico; queste censure dovranno ritenersi sospese soltanto agli effetti di tale elezione”. L’articolo seguente sanciva l’esclusione dei cardinali canonicamente deposti o che abbiano rinunciato, con il consenso del papa, alla dignità cardinalizia. Ne consegue che il diritto di voto in conclave è strettamente legato alla dignità cardinalizia, che non mi risulta sia stata tolta al card. Becciu, il quale comunque non è incorso in alcuna scomunica o interdetto, che comunque sarebbero sospesi. Il n. 35 della Costituzione vigente UniversiDominici gregis, di Giovanni Paolo II, recita: “Nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, fermo restando quanto prescritto al n. 40 e al n. 75 di questa Costituzione”. Dunque, sostanzialmente la stessa prescrizione di Paolo VI, anche se molto più sobria. (...) la minore tutela del diritto di difesa non proviene solo dalla cattiva volontà o dalla scarsa preparazione degli operatori del diritto nella Chiesa, ma dal fatto che il processo penale canonico presenti ancora un carattere marcatamente inquisitorio, quando invece gli ordinamenti dei paesi democratici più avanzati hanno gradualmente purificato gli elementi di carattere inquisitorio per assumere caratteri più marcatamente garantisti per gli imputati, come accade negli ordinamenti processuali a carattere accusatorio. (...) Il diritto di difesa è il diritto di opporre le proprie ragioni a discolpa o diminuzione delle responsabilità dell’imputato, assistito da una difesa che occupi nel processo un posto di parità rispetto alla pubblica accusa. S. Alfonso, già nella metà del settecento, scriveva che il giudice non può condannare l’accusato, se per scienza privata sa esser colpevole, ma lo può condannare solo secundum allegata et probata. Nelle cause criminali si deve sempre porre a favore del reo, quando vi sono ragioni probabili in sua difesa (in dubio, pro reo). Il reo, poi, “può resistere positivamente per liberarsi dalle mani de’ birri, se condannato a morte può lecitamente fuggire dalla carcere” e poi, infine, una chicca che lascia interdetti per la modernità del suo pensiero: “Essendo poi lecito al reo il fuggire, è lecito ancora agli altri il somministragli le funi, le lime o altri stromenti a poter fuggire …”. Allora si trattava spesso del diritto di difesa della propria vita. Giudichi il lettore se da allora ad oggi vi sia stato un vero progresso nella tutela del diritto alla difesa. (...) Non è sufficiente proclamare il diritto di difesa, occorre renderlo effettivo creando i meccanismi processuali che lo salvaguardino, senza far difetto alla ricerca della verità e delle responsabilità individuali.» IL CARDINALE BECCIU – INNOCENTE MESSO IN CROCE – HA AMATO LA CHIESA, FINO ALLE ESTREME CONSEGUENZE. 
Papa Leone XIV è il nuovo Pontefice. Le reazioni in diretta, in «La Stampa», 9 maggio 2025. «Il cardinale Becciu, grande escluso dal Conclave, manda i saluti al Papa. Anche il cardinale Angelo Becciu, il 'grande escluso' del conclave che ha eletto Leone XIV, era presente ieri sera in Cappella Sistina al saluto del neoeletto non appena, con le vesti da Papa indosso, и tornato sotto la volta michelangiolesca per salutare uno ad uno i cardinali.» 
Giuliano Foschini, Il Conclave visto da Becciu: "Il mio passo indietro per la serenità (dei cardinali)", in «La Repubblica», 8 maggio 2025. «La messa in una chiesetta al Trionfale, come un semplice parroco. L’attesa, e la fiducia, per la scelta del nuovo Papa. La “sofferenza” per quello che è successo. La consapevolezza che, se questo Conclave si sta tenendo senza polemiche, è anche grazie al suo “passo indietro”. Ma anche una “grande serenità: la mia coscienza è tranquilla. Non ho mai incassato un soldo, non ho favorito familiari, ho sempre e soltanto lavorato per la Santa Sede: quegli investimenti, che mi erano stati proposti da altri, dovevano servire soltanto ad aiutare il Vaticano”. C’è un 134esimo cardinale che avrebbe potuto essere nella Sistina e che, invece, ha gli occhi al cielo in attesa di sapere quando e chi sarà il nuovo Papa. E’ il cardinale Angelo Becciu che, dopo la decisione di Papa Francesco, documentata in una lettera firmata poco prima di morire, aveva perso il suo diritto di entrare nella Sistina. Su quel documento Becciu avrebbe potuto aprire un caso […]. Ma ha raccolto l’invito dei suoi colleghi cardinali – in particolare di Pietro Parolin e del decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re – e ha deciso di “obbedire, avendo a cuore il bene della Chiesa, come ho sempre fatto, alla volontà di Papa Francesco di non entrare in Conclave, pur rimanendo convinto della mia innocenza". Tutto nasce dalla condanna per peculato avuta in primo grado per la storia del palazzo di Sloan Avenue, l’immobile acquistato a Londra dal Vaticano e che si è rivelato un pessimo affare per la Santa Sede. Becciu aveva dato il via libera all’operazione “perché lo studio che si occupava di questo investimento”, ha raccontato più volte il cardinale, “mi aveva assicurato che era un buon investimento e non mi aveva balenato il minimo rischio”. In sentenza i giudici – che hanno riconosciuto come Becciu non abbia guadagnato un euro dall’operazione – gli hanno però contestato di non essersi comportato come “un bravo padre di famiglia”. Un punto però che gli avvocati di Becciu – Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo – sono convinti di poter smontare facilmente nell’appello che comincerà alla fine dell’anno visto che operazioni simili erano state fatte anche prima della vicenda londinese. E che il tutto era stato proposto e raccomandato a Becciu come un affare sicuro. Ma il futuro del cardinale sardo non passa soltanto per il tribunale vaticano. Perché proprio la sua scelta di evitare la conta, di non “macchiare la serenità del Conclave”, potrebbe portare a una sua riabilitazione in tempi molto più brevi. Molti cardinali sono infatti convinti dell’innocenza di Becciu. O comunque della necessità del perdono, ancor più dopo la sua scelta del passo di lato, per alcuni versi inevitabile ma che comunque è stata assai apprezzata. […] “È un bravo prete ed è sempre stato leale con il Papa. Io mi occupo di dottrina e non di finanze ma sono convinto della sua innocenza” aveva detto a Repubblica l’influentissimo cardinale tedesco, Gherard Muller. Spiegando della necessità che debba “essere riabilitato. Noi ci aspettiamo che il prossimo Papa lo faccia subito. Però saremo noi a chiederlo”. […]»
Nuovo Papa, anche Becciu al saluto di Leone XIV coi cardinali, in «L'Unione Sarda», 9 maggio 2025.
Becciu, assente al Conclave ma presente al saluto per Leone XIV, in «Cagliaripad», 9 maggio 2025.
Mieli incensa Prevost e attacca Bergoglio: "Un superlaureato, non uno delle chiacchiere a vanvera e del pacifismo da bandiera bianca". Su La7, in «Il Fatto Quotidiano», 9 maggio 2025. «Bergoglio è stato una persona eccezionale, però all'inizio chiamava dei collaboratori a casaccio, maschi e femmine, non si capiva con che criterio saltavano fuori. Non ci sarà un caso come il "caso Becciu", gestito in una maniera che dire approssimativa è dir poco...»
Andrea Ricci, Il cardinale Angelo Becciu commenta l'elezione di papa Leone XIV: la CHiesa vive un momento di gioia condivisa, in «Unità.tv», 9 maggio 2025.
Papa: Becciu, 'offro le mie sofferenze per il bene della Chiesa', in «Ansa», 9 maggio 2025.
Massimiliano Rais, cardinale Becciu: "Ho gioito con Leone XIV, fuori dal Conclave ho pregato per il nuovo pontefice", in «L'Unione Sarda», 9 maggio 2025.
Cecilia Filas, Papa León XIV hoy, EN VIVO: la primera misa de Robert Prevost como sumo pontífice del Vaticano y la actualidad este 9 de mayo de 2025, in «Clarìn», 10 maggio 2025. 
 Papa: Becciu 'l'ho abbracciato e condiviso la gioia di tutti', in «Ansa», 10 maggio 2025. «Una volta ci siamo incontrati per caso in piazza San Pietro. Fu lui ad avvicinarsi per dirmi: ‘noi ci conosciamo. Si ricorda quando, in qualità di Superiore generale degli agostiniani, sono venuto a Cuba nella Nunziatura apostolica che lei guidava, per visitare i padri agostiniani a L’Avana?’ Ma l’ho incontrato altre volte – precisa – per il suo ruolo all’interno della Curia”. Becciu si è soffermato anche sulla sua vicenda giudiziaria: “Non nego la sofferenza, ma questo soffrire, per me prete e cardinale, voglio offrirlo a Dio per il bene della Chiesa. Le nostre sofferenze sono momenti difficili, ma nella prospettiva della Chiesa diventano piccole cose che hanno valore perché poi ottengono la grazia di Dio”. E sulla sua esclusione dal Conclave dice: “Non ho partecipato, ma mi sono sentito quasi un piccolo Mosè che eleva le mani al cielo perché Dio possa inviare lo Spirito Santo per illuminare i cardinali. È stata un’esperienza speciale”.»
La gioia della Chiesa per l'elezione di Papa Leone XIV, in «Notizie», 10 maggio 2025. 
Andrea Gualtieri, La prima omelia "Troppi battezzati vivono come atei", in «La Repubblica» 10 maggio 2025. «... chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato...» 
Serena Sartini, La preghiera in San Pietro e il programma di Leone. "Gesù non è un superuomo. Chi ha potere resti piccolo", in «Il Giornale», 10 maggio 2025.
Cecilia Filas, Papa León XIV hoy, EN VIVO: la primera misa de Robert Prevost como sumo pontífice del Vaticano y la actualidad este 9 de mayo de 2025, in «Clarìn», 10 maggio 2025.
Massimiliano Rais, Becciu: «Ho gioito con Leone XIV, offro le mie sofferenze per il bene della Chiesa», in «L'Unione Sarda», 10 maggio 2025. 
Il cardinale Becciu, 'Papa Leone XIV una scelta di pace', in «Ansa», 10 maggio 2025. «Riprendiamo il cammino con serenità, con forza, entusiasmo. Crediamo nella Chiesa, cerchiamo di dare la nostra vita per la Chiesa e di essere testimoni autentici della nostra fede.»
Becciu: «Sorpreso da Prevost. L'esclusione dal Conclave? Come Mosé, ho chiesto allo Spirito Santo di illuminare i cardinali», in «Il Messaggero», 10 maggio 2025.
Carlo Cambi, Finanza vaticana: i 30 denari di papa Bergoglio, in «Panorama», 10 maggio 2025. «Fa un certo effetto che Francesco sia stato preso in mezzo in un chiacchiericcio, quello che lui – a parole – aborriva. Pare strano, ma le finanze vaticane sono state governate con questo chiacchiericcio. Becciu viene silurato perché convinto da monsignor Alberto Perlasca – che diverrà il suo accusatore, oggi reintegrato in curia – a comprare un palazzo a Londra (...) Uno scandalo immobiliare: processo, tutti sapevano, ma sono condannati solo quelli che il Papa estromette.»
Irina Smirnova, Il card. Becciu si è unito alla gioia di tutti i cardinali per l'elezione di Leone XIV. Apprezzando che abbia esordito con un forte appello per la pace, in «Faro di Roma», 10 maggio 2025.
Becciu, il retroscena sulla fumata bianca: "Sono corso nella Sistina e...", in «Il Tempo», 10 maggio 2025.
Luis Badilla, Parla la porpora: «Perché abbiamo scelto Prevost», in «Domani», 10 maggio 2025.
Simone Pierini, Tagle, il retroscena su Prevost prima dell'ultimo voto: «Mi chiedeva cosa fare, aveva il respiro profondo. Gli ho offerto una caramella», in «Il Messaggero», 10 maggio 2025. «È una persona molto equilibrata. Non è il tipo di persona che si lascia guidare solo da impulsi e reazioni.»
Giovanni Maria Vian, Sant'Agostino e universalismo, le radici del pontificato di Leone XIV, in «Domani», 10 maggio 2025. Parolin sapeva che Becciu era innocente, ma... «E sul cardinale veneto devono avere pesato anche le ombre del criticatissimo processo vaticano e la vicenda del confratello Angelo Becciu, escluso dal conclave. Tutto questo è sfuggito però alla stragrande maggioranza dei media, da quanto si è sentito e si è letto durante la sede vacante. L’informazione, soprattutto in Italia, ma non solo, è stata infatti strabordante e ossessiva, infondata e acritica come mai prima.» La stampa tifosa che sosteneva spudoratamente  Parolin probabilmente lo faceva in modo interessato: lui avrebbe potuto continuare a tener nascoste le scorrettezze compiute in Vaticano contro il cardinale sardo, con la complicità di una perversa campagna stampa di mascariamento. Inoltre Parolin risulta ricattabile (vedansi le chat Chaouqui-Ciferri).
Becciu: «L'ho abbracciato, è stato molto emozionante», in «Corriere della Sera», 11 maggio 2025.
Don Corrado Melis, Lettera di vicinanza, solidarietà e rinnovata amicizia al fratello don Angelino, in «Voce del Logudoro», 18/2025.
Luigi Bisignani, La Chiesa italiana è finita. Può andare in pace, in «Il Tempo», 11 maggio 2025. «Il metodo è stato spietato: punire uno per ammonire tutti. Il caso Becciu è la parabola perfetta. Colpito, umiliato, processato con Francesco sempre vigile nel negare sia la misericordia che il garantismo. Il processo si è rivelato un'operazione più politica che giudiziaria. Il messaggio era chiaro: chiunque emerga troppo, o abbia seguito o carisma, verrà neutralizzato. È stato il gesuitismo applicato al governo della Chiesa, con buona pace del Vangelo.» AHIMÉ, SOPRATTUTTO È MANCATO IL GARANTISMO (eppure Gesù era stato chiaro: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?»)
Salvatore Cannavò, "Mi sono convinto che lo abbia indicato proprio Bergoglio" (intervista ad Andrea Riccardi), in «Il Fatto Quotidiano», 12 maggio 2025. «Sono convinto che (Francesco) fosse molto pensoso sul futuro e molto attento tanto che il cardinal Parolin ha dichiarato che quando gli portò da firmare le lettere su Becciu avrebbe detto: state già pensando il Conclave.» Deduco che quegli scritti non erano voluti/dettati/ispirati dal Papa, ma da altri. 
Eliana Ruggiero, Il Papa ai giornalisti: "Scegliete una comunicazione di pace. Disarmiamo le parole per disarmare il mondo", in «Agi», 12 maggio 2025. USCIRE DAI LINGUAGGI SENZA AMORE, SPESSO IDEOLOGICI E FAZIOSI. «Nel “Discorso della montagna” Gesù ha proclamato: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). Si tratta di una Beatitudine che ci sfida tutti e che vi riguarda da vicino, chiamando ciascuno all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla. La pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri; e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza: dobbiamo dire “no” alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra. (…) Viviamo tempi difficili da percorrere e da raccontare, che rappresentano una sfida per tutti noi e che non dobbiamo fuggire. Al contrario, essi chiedono a ciascuno, nei nostri diversi ruoli e servizi, di non cedere mai alla mediocrità. (…) Grazie, dunque, di quanto avete fatto per uscire dagli stereotipi e dai luoghi comuni, attraverso i quali leggiamo spesso la vita cristiana e la stessa vita della Chiesa. (…) Oggi, una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla “torre di Babele” in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. Perciò, il vostro servizio, con le parole che usate e lo stile che adottate, è importante. La comunicazione, infatti, non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto. (…) disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra. Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana. (…)  Per questo vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace.»
Mimmo Muolo, Il Papa: disarmiamo la comunicazione da odio, pregiudizi e fanatismi, in «Avvenire», 12 maggio 2025.
Felice Manti, Becciu contro "Report": basta falsità sul mio conto, in «Il Giornale», 13 maggio 2025. «Angelo Becciu che si è beccato 5 anni e sei mesi per truffa e peculato senza essersi messo in tasca una lira e senza decidere nulla sulla compravendita di un palazzo di Sloane Avenue Londra si è visto costretto a lasciare il Conclave proprio mentre veniva fuori il marcio dietro la testimonianza del suo ex collaboratore monsignor Alberto Perlasca, il teste chiave dell'accusa che avrebbe collaborato con il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, il commissario della Gendarmeria Stefano De Santis e due donne (la Papessa Francesca Chaouqui e l’amica Genevieve Ciferri) per orchestrare false accuse contro Becciu, organizzare una cena trappola il 5 settembre 2020 al ristorante romano Lo Scarpone, al Gianicolo e così «risparmiare» Pietro Parolin: «Fa la gatta morta, ma... molte cose le sa benissimo, e le ha sempre sapute», dicono le due donne nelle circa 2.500 pagine di fitte conversazioni rivelate dalla Ciferri al finanziere inglese Raffaele Mincione, che ha ottenuto dalla Santa Sede un risarcimento da 1,5 milioni di spese legali dopo la condanna decisa dal Tribunale vaticano diretto da Giuseppe Pignatone. Tanto che secondo una fonte vaticana l’inchiesta su quelle chat omissate si sarebbe riaperta. Come documentato dal «Tempo» infatti c'è la firma del Segretario di Stato uscente sul via libera al memorandum sull’affare londinese, nato su idea Credit Suisse di Londra, datato 25 novembre 2018, quando Becciu era alla già Congregazione dei santi. «Becciu è stato escluso dal Conclave perché condannato o è stato condannato per farlo fuori dal Conclave?», è la domanda che circola da giorni in Vaticano. (...) Nella trasmissione di Sigfrido Ranucci ci sarebbe stata una «palese distorsione della realtà» attraverso un accostamento tra l’acquisto del noto palazzo di Londra, «per il quale finanche il Tribunale Vaticano ha assolto il cardinale Angelo Becciu», ascoltando la versione di un ex collaboratore del Vaticano cacciato. (...) Nel servizio peraltro non si cita nessuna delle sconvolgenti verità emerse grazie alla pubblicazione sul Domani di alcune di queste chat omissate, di cui si è occupato anche il Times «scagionando» Mincione, conversazioni «palesemente dimostrative del piano di inquinamento volto alla incriminazione del cardinale e della evidente macchinazione ai suoi danni». Da qui la richiesta di risarcimento danni a Report e alla Rai.»
Régine et Guy Ringwald, En marge du procès Becciu: Mincione a-t-il gagné un procès à Londres?, in «Golas», 14 maggio 2025. QUANDO LA "GIUSTIZIA" VIENE CONDANNATA PER LA SUA INGIUSTIZIA «... abbiamo descritto in queste colonne la montatura veramente incredibile (ma vera) che aveva permesso di organizzare l'accusa contro il cardinale Becciu tramite chat, coinvolgendo il procuratore stesso e, inoltre, le autorità ancora discretamente nascoste. Qualcuno, oltre a Becciu, che non ha perso l'occasione di denunciare il carattere anomalo del processo (lo avevamo segnalato), è Raffaele Mincione, il finanziere che è stato l'interlocutore e il partner del Vaticano in questo caso e che, anche lui, fa appello contro la pena detentiva a cui è stato condannato. Ora è il protagonista di un processo che aveva intentato davanti a una corte di giustizia britannica (ha la doppia cittadinanza). Mincione aveva chiesto che la corte riconoscesse di non essere stato colpevole di alcuna azione illegale, né di alcuna frode nel caso dell'edificio di Londra. Il tribunale si è pronunciato il 21 febbraio. Risulta dalla sentenza che in effetti, non si può imputare a Mincione né atto illegale né frode, ma che non aveva agito in buona fede. Alla pronuncia della sentenza, grida vittoria: niente di illegale, niente frode. E il Vaticano, da parte sua, grida vittoria: Mincione non era in buona fede. Aveva nascosto delle informazioni e giocato sul valore dell'edificio. Chi potrà trarne vantaggio durante il processo d'appello (previsto a settembre)? Quindi tutti hanno vinto. Sì, ma c'è del nuovo. Il 28 aprile, la sentenza è seguita da una sentenza civile: il Vaticano è condannato a circa 4 milioni di euro, di cui 1,5 milioni da saldare subito (entro un mese) per risarcire Mincione delle sue spese giudiziarie (l'importo definitivo resta da calcolare). Ancora una performance giudiziaria dei servizi della Segreteria di Stato, e un punto segnato contro la sentenza in primo grado del processo dell'edificio di Londra. E ancora un po' più di oscurità su un caso in cui più si guarda, meno si vede chiaramente» (trad. automatica). 
Felice Manti, Mori contro i magistrati suoi accusatori. "Erano vicini ai boss, tutti sapevano", in «Il Giornale», 14 maggio 2025. Altre ombre sul giudice vaticano indagato per favoreggiamento alla mafia?
Antimafia, Gasparri: "Clamorosa testimonianza di Mori su Leoluca Orlando, Guido Lo Forte, Giuseppe Pignatone e altri", in «Affari Italiani», 13 maggio 2025. «Possiamo riscrivere la lista dei buoni e dei cattivi.»
Andrea Gagliarducci, Finanze vaticane, che situazione trova Leone XIV?, in «ACIstampa», 14 maggio 2025. LA SVENDITA DEL PALAZZO DI LONDRA: «... pesano sul disavanzo non solo la pandemia del COVID, che ha provocato un crollo delle entrate (specialmente i Musei Vaticani) per almeno un anno, ma anche scelte amministrative sbagliate e discutibili. Tra queste, la perdita economica dovuta alla famosa vendita del palazzo di Sloane Avenue, oggetto di un controverso processo in Vaticano. Il palazzo non solo non era un cattivo investimento, ma era in linea con altri investimenti della Santa Sede – nel bilancio APSA 2022 appariva una situazione simile con un immobile a Parigi. La dismissione dell’investimento, e poi il processo, hanno svalutato il palazzo.» 
Andrea Gagliarducci, La dottrina diplomatica di Leone XIV: pace, giustizia e verità, in «ACIstampa», 16 maggio 2025. Anche giustizia e verità!
F.S., C.A.S. e G.Z., Santa Marta era la redazione: Leone XIV rompe il giocattolo mediatico e ora lo infangano, in «Silere non possum», 17 maggio 2025. Un articolo durissimo, ma con non poche verità. «In un mondo che si illude di essere libero e pluralista, la stampa internazionale, e in particolare quella vaticana, si è ormai trasformata in una lobby organizzata dove vige un sistema mafioso. (...) Nella sala stampa vaticana il diritto di cronaca è concesso solo a chi si piega al ricatto dell’accreditamento, e chi prova a raccontare altro si vede revocare l’accesso, ignorare le mail, censurare le domande. È un sistema mafioso, dove tutto è regolato da favori, complicità, vendetta. Pier Paolo Pasolini diceva: «i giornalisti, tutti i giornalisti, mentono» – non perché non possano dire la verità, ma perché non vogliono. E chi osa farlo senza autorizzazione viene massacrato, calunniato, screditato. (...) Uno scaltro cardinale questa mattina chiedeva: “Come mai non è apparso l’editoriale su Vatican News nel quale il grande esperto di diritto Andrea Tornielli parla di ‘parole giuste e strumantalizzate’ proprio come fece quel ridicolo e vergognoso editoriale sul giusto processo. Cos’è un giurista? Questa volta nessun editoriale in difesa del Papa, come mai? C’è da chiedersi chi è che passa queste veline ai colleghi. Chissà”. Eh, si, proprio chissà. Un po’ come resta il mistero di chi passava i documenti a L’Espresso sul caso Becciu. Un mistero irrisolvibile.» 
Franca Giansoldati, Cardinale Versaldi: ecco come è avanzata la candidatura di Prevost al Conclave, «sarà un buon Papa», in «Il Messaggero», 18 maggio 2025. GIUSTIZIALISMO ALLA VATICANA (DOVE MANCA IL DIRITTO NATURALE ALLA DIFESA): Lei l'unico che ha avuto il coraggio di affrontare l'abnorme caso giudiziario relativo al cardinale Becciu... «A dire il vero non sono stato l'unico. Non ho difeso tanto la persona, Becciu, che conosco come tanti altri cardinali, ma si tratta del diritto naturale della difesa. Io sono anche un membro della Segnatura Apostolica e, in passato, a volte mi capitava di parlare con Francesco di questioni giuridiche. Lui mi diceva che non si intendeva di tecnicismi, di procedure formali. Gli ricordavo che le procedure formali toccano però i diritti fondamentali e naturali e che se si toglie il diritto alla difesa occultando documenti o cose di questo genere, la procedura diventa sostanza. Cosa che poi è affiorata con la pubblicazione di tutti quei messaggi di whatsapp proprio in questi giorni, a proposito del caso Becciu».  È vero che ci sono diversi cardinali che hanno lamentato un clima troppo giustizialista? «Qualcosa del genere ho ascoltato. Che bisogna rimettere mano al diritto penale.»
Lorenzo Zilletti, Processo penale e poteri divini, quando l'ultima parola è del Papa "per conto di Dio", in «Il Riformista», 18 maggio 2025. «In Vaticano le regole del processo possono essere in ogni momento riscritte “ad hoc” dal Pontefice. Proprio come è accaduto nel “processo del secolo”. (...) Un’inquietudine che cresce all’ennesima potenza quando si apprende che a sollecitare l’adozione dei rescripta può essere il promotore di giustizia, ossia quello che dalle nostre parti – varcata Porta Pia – viene chiamato pubblico ministero…»
Angelo Becciu, Abbiamo il nuovo Papa: Leone XIV!, in «Voce del Logudoro», 18 maggio 2025. «Giunto alla porta, ho provato un’emozione indescrivibile nel riconoscere l’eletto: il Cardinale Robert Presvot! Un confratello che abita nel mio stesso Palazzo e che avevo conosciuto ai tempi in cui ero Nunzio Apostolico a Cuba. Emozionato, mi sono inginocchiato davanti a lui, gli ho baciato le mani e lo ho abbracciato.»
Caso Becciu, violazione dei diritti di difesa o rescripta legittimi? Parla il Promotore di Giustizia, in «Il Riformista», 19 maggio 2025. «Con quei “rescripta”, infatti, era stato consentito all’Ufficio inquirente (il Promotore di Giustizia) di adottare -solo per questo processo, dunque solo nei confronti di quegli imputati- i provvedimenti più invasivi della libertà personale degli indagati (arresti, sequestri, intercettazioni, etc.) senza alcuna autorizzazione di un Giudice, come invece previsto dal codice di rito dello Stato Vaticano. Si trattava dunque, secondo le difese, di una violazione dei diritti di difesa senza precedenti o equivalenti in alcuno degli ordinamenti giuridici moderni, in eclatante violazione dei principi del “giusto processo” ai quali pure, nel 2013, lo Stato Vaticano aveva formalmente dichiarato di aderire.»
Claudio Urciuoli e Tommaso Politi,  Caso Becciu: la presunta truffa, il peculato, la sentenza. La vera storia del "Processo del Secolo", in «Il Riformista», 19 maggio 2025. «Per questo solo procedimento, Papa Francesco riconosce al Promotore di Giustizia la facoltà di “adottare direttamente”, in deroga alle vigenti disposizioni, qualunque tipo di provvedimento “anche di natura cautelare”. Sulla base di tale deroga il Promotore dispone l’arresto di due indagati, eseguendone poi effettivamente solo uno (Torzi). Il Papa inoltre autorizza il Promotore, solo per questa indagine, a disporre intercettazioni e utilizzare strumenti investigativi non previsti dal codice, ad individuare “le modalità più adeguate” per acquisire e utilizzare le prove raccolte, con termini “prorogabili a seconda delle esigenze istruttorie”. Oltre ai quattro Rescripta, all’alba del processo, il Santo Padre modifica ad hoc anche la legge sull’ordinamento giudiziario, consentendo che, per la prima volta nella storia, un cardinale, Angelo Becciu, venga giudicato da un Tribunale totalmente composto da laici. (...) Pur direttamente coinvolto in ogni fase dell’investimento, con pareri e atti autorizzativi a sua firma, il Promotore Vaticano decide di chiedere l’archiviazione del Capo Ufficio amministrativo della SDS, mons. Alberto Perlasca, che da indagato diventa così il “teste della Corona”. Perlasca punta il dito contro il suo superiore gerarchico card. Becciu e il suo sottoposto, il minutante Fabrizio Tirabassi, ma accusa anche, a vario titolo, il consulente esterno Crasso, il finanziere Mincione, il broker Torzi e i collaboratori di quest’ultimo. Proprio durante le udienze in cui viene ascoltato, si scopre però un retroscena inquietante, la cui portata attende ancora oggi di essere chiarita: le dichiarazioni del monsignore risultano infatti “ispirate” da Francesca Chaouqui, già stretta collaboratrice del Papa ai tempi di Cosea (la Commissione di riforma delle finanze vaticane), poi arrestata e condannata in Vaticano nell’inchiesta nota come Vatileaks 2. Durante le indagini, infatti, la Chaouqui rivela a Genoveffa Ciferri, amica di mons. Perlasca, informazioni particolareggiate sull’inchiesta in corso e veicola quelle che a suo dire sono richieste provenienti direttamente dagli organi inquirenti. Migliaia di messaggi resi noti dalla Ciferri e depositati in un ricorso all’ONU da Mincione; questi atti risultano ancora formalmente secretati in Vaticano dal Promotore ed aperto un nuovo fascicolo che ancora oggi, a tre anni di distanza, giace in indagini. Spunta di recente anche un audio che proverebbe i rapporti, aventi ad oggetto il processo, tra Chaouqui e il Commissario De Santis della Gendarmeria. (...) Palesemente scorretti o assolutamente in linea coi valori di mercato? Accusa, parti civili e difese si scontrano per tutto il dibattimento sui valori finanziari (c.d. NAV) attribuiti al fondo proprietario dell’immobile. Il Tribunale ritiene però che la truffa prospettata dall’accusa non sia configurabile per ragioni giuridiche, prima ancora che legate al metodo di calcolo. Una volta sottoscritto un fondo, infatti, per tutta la sua durata (lock up period) le decisioni sul denaro investito competono al solo gestore, mentre all’investitore resta una legittima aspettativa di guadagno. Non ha dunque senso presupporre un’induzione in errore dell’investitore da parte del gestore per compiere un atto che spetta a quest’ultimo e non al primo. Questa impostazione consente al Tribunale di non statuire sulla correttezza sostanziale delle valutazioni estimative, anche se riconosce che esse erano avvenute usando un parametro consentito (investment value), ancorché favorevole al gestore. Risulta in qualche modo sposata la tesi della difesa che quello della SDS non fosse, banalmente, l’acquisto pro quota di un palazzo, bensì di un progetto di sviluppo immobiliare. D’altro canto, la correttezza delle valutazioni applicate all’investimento è stata confermata da una recente sentenza dell’Alta Corte Inglese, adita da Mincione, ancorché la stessa Corte attribuisca al gestore un deficit informativo sui criteri utilizzati. (...) Il Tribunale confuta anzitutto la tesi del Promotore – di ottima resa mediatica – secondo cui la SDS avrebbe investito l’Obolo di San Pietro, cioè le donazioni caritatevoli al Santo Padre: le risorse rinvenivano infatti da un finanziamento bancario e oltretutto le riserve della SDS risultavano costituite in maniera stratificata nel tempo. Né tantomeno pone in dubbio il potere della SDS di disporre del patrimonio affidatole. Ma c’è un ma. Sussisterebbe infatti il peculato per “uso illecito” dei fondi, in quanto il can. 1284 del codice canonico (fonte del diritto vaticano) prescrive agli amministratori di beni ecclesiastici di “attendere alle loro funzioni con la diligenza di un buon padre di famiglia”: disposizione, questa, che il Tribunale ritiene di per sé ontologicamente ostativa ad investimenti speculativi come quello nei fondi Athena. Una soluzione giuridica piuttosto sorprendente, tenuto conto delle allegazioni delle difese, rivelatrici di una lunga “tradizione” vaticana di investimenti alternativi o in hedge fund, nonché delle dichiarazioni di ben due Segretari di Stato (Bertone e Parolin), rilasciate in anni diversi alle banche investitrici, attestanti la liceità di “qualunque utilizzo” del credito concesso.»
Cataldo Intrieri, Vaticano, dove il "giusto processo" è impossibile. Quando il diritto si scontra con il potere assoluto, in «Il Riformista», 19 maggio 2025. «Il Vaticano è costituito da due entità distinte, ancorché rappresentate e governate da un’unica guida politica e spirituale: la Santa Sede, faro e rappresentanza della comunità cattolica mondiale, e lo Stato della Città del Vaticano, fazzoletto territoriale nato a seguito dell’accordo dei Patti lateranensi del 1929 per garantire, anche fisicamente, l’indipendenza effettiva della Chiesa, entrambe con proprie norme e codici. Il codice canonico racchiude il complesso di norme ispirate a princìpi religiosi che regolano l’amministrazione delle istituzioni ecclesiastiche e dei suoi rappresentanti, i codici ordinari costituiscono il corpo delle leggi civili e penali che si applicano all’interno del minuscolo Stato. Il Codice penale è un derivato dell’ultimo codice dello Stato liberale, varato dal guardasigilli Zanardelli nel 1890 ed ancora in vigore al tempo dei Patti lateranensi prima di essere sostituito da quello fascista, ed ha subìto continue modifiche ed aggiornamenti particolarmente intensificatisi nel pontificato di Papa Francesco. (...) Una legislazione “ad personam” applicata “in malam partem” solo agli imputati di un unico processo è difficilmente compatibile anche con i princìpi di uguaglianza del “diritto divino” invocati dal Promotore di giustizia e con la asserita incontestabilità dell’operato del Pontefice (Prima Sedes a nemine iudicatur) sì da autorizzare dubbi sulla sua effettiva efficacia anche presso la dottrina più accreditata, che si è spinta ad ipotizzare una sorta di vera e propria “inesistenza” degli atti. È legittimo che il giurista laico si chieda se possano convivere i meccanismi del giusto processo all’interno di un ordinamento che non contempli la divisione dei poteri ma sia organizzato sul modello di monarchia assoluta. (...) L’esperienza mostra i rischi legati a possibili se non inevitabili interferenze sugli esiti processuali delle finalità politiche dettate dal governo dell’istituzione (si pensi all’esigenza pur nobile di moralizzare e bonificare gli apparati amministrativi). E tuttavia sbaglierebbe chi volesse ridurre il confronto culturale ad un puro conflitto tra vecchio e nuovo, tra autoritarismo e liberalismo. “L’estrema ingiustizia non è legge”, diceva un secolo fa Gustav Radbruch, a sottolineare l’esigenza che diritto e morale convivano. Il punto è come. (...) Forse la risposta sta nell’invito di Cristo a separare gli strumenti di Cesare dalle finalità divine. L’art. 22 della convenzione lateranense stabilisce la facoltà della Santa Sede di delegare all’autorità giudiziaria italiana l’accertamento dei reati ancorché commessi nel suo territorio.»
Luigi Panella, I rescripta di Papa Francesco sottratti alla conoscenza degli imputati, quel potere incondizionato di modificare la legge, in «Il Riformista», 19 maggio 2025. «Tali Rescripta, non pubblicati negli Acta Apostolicae Sedis e inizialmente sottratti alla conoscenza degli imputati, hanno stabilito una procedura penale di eccezione solo per questa causa in deroga alle previsioni del codice di procedura penale vaticano. Le richieste del Promotore di Giustizia per l’ottenimento di tali Rescripta non risultano in atti. (...) A fronte delle reiterate eccezioni delle difese, il Tribunale vaticano ha sostenuto che attraverso i Rescripta la “Suprema Autorità, detentrice (anche) del potere legislativo, ha disposto direttamente la disciplina normativa da applicare” in questo particolare procedimento penale e che tali “leggi emanate dal titolare del potere legislativo nello Stato” sarebbero insindacabili da chiunque in forza del principio canonistico “Prima Sedes a nemine iudicatur”. Come evidenziato anche dalla dottrina, è stata recepita e teorizzata dal Tribunale una concezione assolutista del potere sovrano che non trova più alcun riscontro negli ordinamenti giuridici moderni e contemporanei rispettosi dei diritti umani. Tale concezione annulla ogni divisione o separazione dei poteri e priva i giudici di ogni indipendenza rispetto al soggetto sovrano, la cui volontà, comunque manifestata, è legge. È stato pertanto riconosciuto alla “Suprema Autorità” il potere incondizionato di modificare ad libitum, in segreto e con riferimento alla singola causa, la disciplina legislativa a scapito dei diritti degli imputati, annullando le garanzie stabilite dalla legge persino in materia di tutela della libertà personale e della libertà di comunicazione, con sottrazione del processo all’applicazione delle norme del codice di procedura penale vaticano, in cui l’art. 350 bis prevede che “ogni imputato ha diritto ad un giudizio da svolgersi secondo le norme del presente codice”. Ciò risulta in grave contrasto con i più elementari princìpi dello stato di diritto e del giusto processo, parte integrante dello ius divinum secondo il Magistero dei Sommi Pontefici.»
Geraldina Boni e Alberto Tomer, Diritto vaticano e diritto canonico: due edifici distinti, ma comunicanti. Lì si nasconde il giusto processo, in «Il Riformista», 19 maggio 2025. IL RISCHIO DI UNA GIUSTIZIA INGIUSTA «I due ordinamenti menzionati rappresentano perciò due edifici distinti, ma comunicanti, essendo il diritto canonico, per la precisione, a fornire gli assi portanti su cui anche quello vaticano deve necessariamente poggiare. Questi assi, in particolare, corrispondono alla componente divina di tale diritto, rispetto ai limiti derivanti dalla quale neppure il Sommo Pontefice può considerarsi un sovrano legibus solutus. In relazione all’ordinamento vaticano, anzi, allontanarsi da tale paradigma significherebbe non solo rinunciare alle garanzie proprie dello Stato di diritto, ma piegare l’esercizio della sovranità sulla Città vaticana a una funzione estranea e deviata, finendo irreparabilmente per compromettere la ragione della sua stessa esistenza. (...) la persona del giudice, di cui è imperativo assicurare l’imparzialità e la terzietà. In questo senso, se i membri della magistratura operano ovviamente in nome del Santo Padre, non lo fanno in quanto suoi meri “delegati personali”, bensì in virtù di un ufficio autonomo e con proprie attribuzioni stabilite dal diritto. Ancora: espressamente la vigente normativa prevede che i medesimi magistrati siano soggetti soltanto alla legge, senza che in detta disciplina compaia più alcun riferimento della dipendenza gerarchica degli stessi dal Pontefice. D’altro canto, però, non per questo l’atipica architettura in parola è sottratta a rischi di cedimenti. I magistrati vaticani – per restare nel solco tracciato – non costituiscono d’altronde un ordine a sé stante, venendo nominati dallo stesso Pontefice: il quale è quindi chiamato ad autolimitarsi e a confermare le numerose tutele poste a presidio della loro posizione, a partire dalla stabilità dell’incarico, guardandosi poi dal vulnerarne la libertà di giudicare tramite interventi che possano condizionarli. Negli ultimi anni, purtroppo, non sono mancate riforme discutibili che hanno pregiudicato la “tenuta” della magistratura vaticana. Si pensi alla figura del promotore di giustizia, cui è affidata la funzione di pubblico ministero: se fino al 2021 vi era un promotore di giustizia autonomo per ogni grado di giudizio, a partire da tale data il relativo ufficio esercita le proprie funzioni nei tre gradi, con il rischio che l’intero impianto accusatorio si appiattisca sulla tesi sostenuta in prima istanza. O, in modo ancora più evidente, si considerino gli ingiustificati cambiamenti apportati nel 2023 all’assetto della Corte di Cassazione, le modifiche alla cui composizione sono state altresì accompagnate dalla previsione della decadenza dei componenti designati secondo le disposizioni previgenti, impattando sui procedimenti in corso, con buona pace del principio di precostituzione del giudice. Un esempio palmare, stavolta non “strutturale” ma tanto macroscopico nella lesione del principio di legalità da non poter essere ignorato, lo abbiamo avuto poi con quei rescritti che, nel biennio 2019-2020, sono stati concessi in via riservata al suddetto promotore di giustizia, attribuendogli poteri fino ad allora sconosciuti nell’ambito della vicenda più famigerata che abbia interessato la giustizia vaticana, , di cui ci siamo occupati diffusamente nel volume Il «processo Becciu». Un’analisi critica, recentemente edito da Marietti1820. In definitiva, dunque, se qualsiasi accusa di intrinseca inconciliabilità tra i fondamenti dello Stato della Città del Vaticano e la tutela dei princìpi del giusto processo appare, se aprioristica, pretestuosa, è altrettanto vero che spetta al sovrano cui è affidata la pienezza della potestà di governo farsi solertemente carico della responsabilità che nessuna ombra possa essere gettata sull’operato della giustizia vaticana. È, anche questa, una sfida importante con cui il “nuovo corso” appena inaugurato da Papa Leone XIV non potrà fare a meno di confrontarsi.»
D.P.T., L'informazione selettiva: la Chiesa secondo la setta del Dicastero per la Comunicazione, in «Silere non possum», 21 maggio 2025.
Cesare Sacchetti, Le casse in rosso del Vaticano, l'oro sparito e la massoneria ecclesiastica contro papa Leone XIV, in «La Cruna dell'Ago», 23 maggio 2025. «A correre in soccorso a Francesco è stato subito l’Espresso che una volta emerso alla luce del sole lo scandalo della casa di Londra, scrisse prontamente un articolo il 25 settembre del 2020 firmato da Massimiliano Coccia, nel quale si faceva ricadere ogni colpa sul porporato sardo, reo di aver anche speso soldi delle elemosine per favorire i suoi fratelli. Non disse lo storico settimanale di proprietà dell’ingegner De Benedetti, oggi passato nelle mani degli Elkann, che Becciu era soltanto il classico capro espiatorio e che non era certo lui a poter autorizzare una simile operazione, che non poteva avvenire senza il consenso esplicito del papa, il quale non poteva non sapere.»
Nico Spuntoni, Tra le righe di Leone XIV la svolta sul diritto vaticano, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 26 maggio 2025. «Come ha detto l'ex radicale Giuseppe Rippa, si è verificata  una «italianizzazione della struttura giudiziaria vaticana» che ha partorito il pasticcio del processo al cardinale Angelo Becciu e che tra le sue implicazioni ha avuto anche un crescente ruolo della componente mediatica. (...) nella mente di Leone XIV sono ancora fresche le lamentele fatte dai cardinali durante le congregazioni generali ed in particolare gli strascichi poco edificanti del caso Becciu. I cardinali stranieri che poco sapevano della vicenda, arrivati a Roma con qualche pregiudizio, sono infine rimasti scandalizzati dalla modalità con cui il loro confratello sardo è stato «liquidato». Non ci sono logiche di appartenenza dietro a quest'insofferenza se si pensa che uno dei più indignati per il trattamento riservato a Becciu è stato un giovane cardinale ultra-bergogliano, autore dell'intervento più progressista durante il pre-conclave. Che la questione non sia stata irrilevante lo si è visto anche dal responso della Sistina.» Quando una magistratura marcia incontra una macchina della comunicazione vaticana altrettanto marcia...
Dossieraggio, salta l'interrogatorio di Striano: non si presenta davanti ai pm di Roma, in «Il Tempo», 26 maggio 2025. Striano, come Pignatone, non risponde ai magistrati? E Diddi? E De Santis?
Andrea Ossino, Dossieraggi, il finanziere Pasquale Striano non si presenta in Procura, in «La Repubblica», 26 maggio 2025.
Felice Manti, La misericordia di Leone XIV sull'escluso Becciu, in «Il Giornale», 27 maggio 2025. MISERICORDIA? A NOI BASTEREBBERO VERITÀ E GIUSTIZIA. «Per quella condanna da cui si proclama innocente, vittima di una macchinazione che trova ogni giorno più conferme, Becciu si era auto escluso da un Conclave al quale aveva più che diritto a partecipare. Lo aveva fatto ufficialmente in ossequio alla volontà di Papa Francesco, espressa in due lettere successive alla cacciata di Becciu dala Curia del 2020 ed esibite fuori dal Conclave a pochi intimi dal Segretario di Stato Pietro Parolin, sulla cui autenticità aveva espresso qualche dubbio persino il cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto emerito della Congregazione per l’educazione cattolica ed ex presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, uno dei tanti favorevoli alla sua partecipazione al Conclave («finché non c’è la sentenza definitiva uno è innocente»), anche lui convinto come tanti in Vaticano che dietro la condanna per peculato senza pecunia - lo dice la sentenza, Becciu non ha intascato una lira per sé - ci sia stato un complotto. Lo dicono le chat via whatsapp desecretate e senza omissis pubblicate nelle scorse settimane dal Domani (e intercettate anche dal Giornale) tra il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi (pm del processo all’ex sostituto), la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui voluta da Francesco nella Commissione per la trasparenza finanziaria Cosea nel 2013 e condannata nel 2017 a 10 mesi per rivelazione di notizie riservate nel processo Vatileaks II e infine Genevieve Ciferri, sodale e amica del supertestimone Alberto Perlasca, diventato in una notte da collaboratore a spietato accusatore. Sarebbero loro ad aver imbeccato Perlasca. Sono le conversazioni acquisite dal relatore speciale dell’Onu Margaret Satterhwaite, a capo dell’ufficio che vaglia l’indipendenza dei giudici all’interno dei processi, su denuncia dei legali del finanziere italo-inglese Raffaele Mincione, anch’egli condannato dal Vaticano (ingiustamente, dicono i giudici inglesi a cui si è rivolto) per la presunta speculazione finita male dietro la compravendita del palazzo di Sloane Square a Londra. In quelle conversazioni si parla di un memoriale che sarebbe stato preparato a tavolino da Diddi e da due persone estranee al processo per incastrare Becciu e salvare altri, non solo Perlasca. Chi ha seguito il processo ha capito subito che quella non era farina del sacco dell’ex braccio destro dell’alto prelato sardo, più volte «stanato» dalle domande dei legali di Becciu Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo. All’inizio delle indagini era stato interrogato per 11 ore dal Promotore di giustizia, gli erano stati sequestrati i conti presso Ior e banche italiane, era stato sollevato dal suo incarico di Promotore aggiunto presso la Segnatura, allontanato da Santa Marta, con cittadinanza e stipendio revocati. Una volta consegnato Becciu ai giudici con questo dossier, Perlasca è finito assolto da tutte le accuse e riabilitato in Vaticano con un incarico di prestigio e i conti dissequestrati, a differenza dell’ex prefetto della Congregazione delle cause dei Santi Becciu. Amen. Di «criticità macroscopiche nella gestione del processo» ce ne sono decine, come il peso dei quattro «rescripta» pontifici che hanno modificato la legge a processo in corso, come ha più volte ribadito Geraldina Boni, ordinaria di Diritto ecclesiastico all’Alma Mater di Bologna, già autrice di un parere pro veritate che ha messo in luce la deriva giustizialista di questo processo, piene di «zone d’ombra» e di «bizzarre asserzioni, frutto di incompetenza canonica» da parte dei magistrati del Papa. Altro che «giusto processo», secondo la studiosa ci sarebbe stata persino un’interferenza dei giudici con «il diritto divino naturale», con «rischi concreti per lo Stato pontificio stesso» e senza che la condanna avesse compromesso il diritto di Becciu a partecipare al Conclave. Come ha scritto il Giornale c’è un’indagine su queste e su altre conversazioni «perse», omissate e mai acquisite a processo, vedi gli 8 messaggi su 126 di una particolare chat resi estensibili alle parti dal tribunale vaticano presieduto all’epoca da Giuseppe Pignatone, diventato cittadino di Sua Santità assieme allo stesso Diddi, qualche giorno prima della sentenza di condanna di Becciu, grazie a un motu proprio del Papa scoperto in anticipo dal «Giornale», che ha permesso loro di cumulare anche stipendio e pensione vaticana con gli emolumenti italiani. Ci sarebbe anche un filone sulla possibile subornazione del testimone e su diverse potenziali false testimonianze. «Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine», «il processo a Becciu è nullo», si dicono le due donne. L’indagine verrà riaperta? Non lo sappiamo. Ma dalla conversazione tra Leone XIV e Becciu potrebbe venire fuori un’altra verità sul sedicente «processo del secolo» che ha inchiodato Becciu a una sentenza di colpevolezza che ha ormai perso ogni credibilità.»
Andrea Ricci, Papa Leone XIV riceve Angelo Becciu: nuova svolta nel caso più`controverso della Santa Sede, in «Unita.tv», 27 maggio 2025. «Il quadro giudiziario è stato scosso da un nuovo elemento: le chat WhatsApp desecretate e rese pubbliche nelle ultime settimane. Questi scambi sono stati diffusi da testate come Domani e Il Giornale e coinvolgono personaggi centrali come il promotore di giustizia Alessandro Diddi, la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e Genevieve Ciferri, legata al testimone Alberto Perlasca. In queste conversazioni emergono ipotesi pesanti: si parla di un memoriale costruito apposta per incastrare Becciu, segnalando un disegno preciso dentro la magistratura vaticana. Questa rivelazione ha agitato ulteriormente gli ambienti ecclesiastici e giudiziari. I contenuti suggeriscono l’esistenza di una trama, dietro le quinte delle indagini e delle condanne, che mette in discussione le modalità con cui sono stati raccolti e interpretati i fatti. L’ipotesi di un memoriale nato a tavolino per finalità politiche scuote la credibilità del sistema giudiziario interno e fa emergere dubbi sulla trasparenza dei processi. Il materiale raccolto è ora all’esame della relatrice speciale dell’ONU Margaret Satterhwaite, incaricata di vigilare sull’indipendenza dei magistrati nel mondo. La sua indagine è partita dopo una denuncia legale avanzata dagli avvocati del finanziere Raffaele Mincione, figura coinvolta nel caso del palazzo londinese al centro dello scandalo. Mincione è stato condannato dal tribunale vaticano, ma assolto dalla giustizia britannica, un dettaglio che sottolinea le divergenze tra i sistemi giudiziari. Queste chat, unite alle udienze e alle indagini in corso, creano un clima di forte tensione oltre che di incertezza sul futuro della Santa Sede. L’attenzione ora si concentra sulla risposta delle autorità ecclesiastiche e sulle decisioni che papa Leone XIV prenderà di qui in avanti. La partita aperta è destinata a influenzare non solo reputazioni personali ma anche la struttura stessa dell’autorità vaticana, a stretto contatto con gli scenari internazionali e istituzionali.»
Elise Ann Allen, Pope meets cardinal sentenced for financial crimes, banned from conclave, in «Crux», 27 maggio 2025. Anche in portoghese.
Le Papa Léon XIV tend la main au cardinal Becciu, in «Tribune Chrétienne», 27 maggio 2025.
Papa Leone riceve in udienza il cardinale Becciu, in «Corriere della Sera», 27 maggio 2025.
Javier Martìnez-Brocal, El Papa se reúne con Becciu, el cardenal defenestrado por Francisco, y le reitera su inocencia, in «ABC», 27 maggio 2025.
Francesco Peloso, Speranza Becciu: il papa vuole studiare le carte del processo, in «Domani», 27 maggio 2025. «... il pontefice ha quindi manifestato in tal modo una volontà chiara di ascoltare le ragioni di Becciu. Anche perché vuole scongiurare l’idea, diffusasi nell’opinione pubblica, che il Vaticano sia il luogo dove vengono violati i diritti della difesa. Per questo si prenderà il tempo che serve per studiarsi con cura le carte processuali.» MI PARE CHE LEONE XIV SIA UNO CHE, PRIMA DI DECIDERE, VUOLE CAPIRE BENE. E QUESTO È MOLTO POSITIVO. 
El Papa recibe en audiencia a Becciu, el cardenal condenado por irregularidades financieras que no entró al Cónclave, in «EuropaPress», 27 maggio 2025.
Camila Calderón, Papa León XIV recibió en audiencia al cardenal Angelo Becciu: quién es y por qué fue condenado a cinco años y seis meses de cárcel, in «Infobae», 27 maggio 2025.
S.I., Il cardinale Becciu ricevuto da Leone XIV. Un incontro che testimonia come il nuovo Papa non intenda farsi condizionare da calunnie e complotti contro il porporato, in «Faro di Roma», 27 maggio 2025. «L’udienza rappresenta certamente un segnale di particolare rilevanza, considerando la travagliata vicenda giudiziaria e mediatica che ha coinvolto il porporato sardo, che ha subito una pesante condanna dal Tribunale Vaticano pur non avendo commesso alcun reato ed essendo invece stata provata la sua innocenza da ultimo anche da intercettazioni telefoniche che hanno individuato un complotto ai suoi danni. Nessuna comunicazione ufficiale è stata diffusa sul contenuto del colloquio di oggi, ma alcune fonti parlano di una volontà del Papa di “ascolto e prossimità” nei confronti del cardinale Becciu, ed è evidente che Leone XIV non intende farsi condizionare dalla campagna mediatica contro il porporato sardo che a causa di questa, pur non essendovi tenuto, ha rinunciato a partecipare al Conclave con un gesto di grande umiltà e amore alla Chiesa cui il nuovo Papa è sembrato voler rispondere oggi con un gesto di apertura che, al di là dei risvolti giuridici, appare carico di significato umano ed ecclesiale.» Anche in portoghese. E in spagnolo. 
Giuliano Foschini e Iacopo Scaramuzzi, Becciu dal Papa: "È andata bene" la speranza di un nuovo processo, in «La Repubblica», 28 maggio 2025. Si sveglia perfino il Gruppo Gedi (complice del brutale complotto che ha messo in croce un innocente)? Le calunnie fanno molto rumore, ma la verità resta in piedi fino alla fine. 
Franca Giansoldati, Il caso Becciu è sul tavolo di Leone XIV, a settembre l'appello ma stavolta il diritto canonico sarà rispettato, in «Il Messaggero», 28 maggio 2025. «In aula in diversi intervennero per far notare che negli ultimi anni in Vaticano si era assistito ad una «fase giustizialista» (usarono proprio questa parola) e che il diritto canonico era stato sovente messo in un cantuccio. Davanti ai documenti papali fino a quel momento segreti (quello siglato a marzo e un secondo datato 2023) tirati fuori dal cardinale Pietro Parolin, Becciu prese atto della volontà papale a non partecipare all'elezione. In quel frangente l'atmosfera era piuttosto tesa e per non spaccare ulteriormente l'assemblea scelse di fare un passo indietro rispettando i voleri di Francesco. Condannato l'anno scorso per peculato e truffa in un processo che attende ancora il giudizio di secondo grado (previsto per settembre), Becciu non ha mai smesso di professare in ogni sede la sua innocenza, ribadendo la sua estraneità da ogni coinvolgimento nello scandalo della disastrosa vendita delle quote del Palazzo di Sloane Avenue, avvenuti quanto lui ormai non era già più Sostituto ma era al Dicastero dei Santi. In una recente intervista al Messaggero il cardinale Giuseppe Versaldi, uno dei diversi porporati che durante il conclave difese il diritto di Becciu a partecipare al voto nella Sistina dicendo che non era stato l'unico ad aver preso la parola per affrontare la grande questione del «diritto naturale della difesa», una chiara allusione al giusto processo e alla mole di messaggi whatsapp che furono «occultati alle difese». Questione non da poco perchè in quella corposa documentazione – pubblicata integralmente dal Domani – si delineano i contorni di una specie di congiura in piena regola ordita per incastrare il cardinale sardo (cosa che Becciu ha sempre evocato: «contro di me ordito un complotto»). (...) Probabilmente l'aspetto più significativo di questa nuova fase della Chiesa riguarda la presenza di un Papa esperto di diritto canonico, con alle spalle una robusta esperienza accademia e gestionale all'interno dell'ordine agostiniano, avendo diretto per ben 12 anni questo ordine religioso. Un cardinale elettore, dietro anonimato, ieri suggeriva al Messaggero che la rigorosa formazione accademica di Leone XIV terrà ben distinto il suo ruolo di legislatore supremo da quello di giudice supremo, lasciando sempre la parola agli organi competenti ma con una attenzione particolare all'applicazione rigorosa e piena del diritto canonico.» STAVOLTA SARÀ UN GIUSTO PROCESSO? Anche in tedesco.
Becciu in udienza da Leone XIV, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 28 maggio 2025.
Nico Spuntoni, Il Papa incontra Becciu. Il cardinale escluso verso la riabilitazione, in «Il Tempo», 28 maggio 2025. «Più di un decennio dopo da allora, sono stati in qualche modo i due protagonisti del conclave: uno non entrando in Sistina nonostante l'età anagrafica glielo consentisse, l'altro invece uscendone vestito di bianco. (...) Sicuramente l'esigenza di rimettere ordine nel caos normativo di questi anni è stata una delle richieste più frequenti sollevate nel pre-conclave. (...) Peraltro il direttore Matteo Bruni non ha spiegato perché Becciu sia stato incluso tra i "non elettori" già da prima del 2023».
Vik van Brantegem, Si riaccende la speranza di un giusto processo per il Cardinal Becciu, in «Korazym», 28 maggio 2025.
Pietro Santoro, Church pocket/64: la Chiesa noiosa di papa Leone XIV; il caso Becciu, in «Merateonline», 30 maggio 2025. «Il caso Becciu rischia di diventare per Prevost una patata bollente dello stesso calibro di quello di Rupnik (...): da un lato un cardinale perseguitato, dall'altro un abusatore protetto oltre ogni limite.» NO AL GIUSTIZIALISMO POPULISTA!
Pietro Santoro, Francesco, Leone, Becciu: Santoro risponde al lettore, in «Merateonline», 31 maggio 2025.
John L. Allen Jr., The deep structural reform awaiting Leo XIV beneath the Becciu soap opera, in «Crux», 1° giugno 2025. SE IL PAPA PREDICA BENE E RAZZOLA MALE IN FATTO DI GIUSTIZIA... «Nel frattempo, l'equità del processo legale contro Becciu è stata oggetto di profonda controversia, anche durante le discussioni tra i cardinali che hanno portato al recente conclave. Molti hanno espresso l'opinione, che ha anche un ampio seguito nei media italiani e tra i principali giuristi italiani, secondo cui Becciu è stato vittima di un processo ingiusto. Diversi cardinali hanno persino simpatizzato con la sua iniziale insistenza sul fatto che avrebbe dovuto essere in grado di partecipare alle elezioni per scegliere il successore di Francesco. (…) Per la scienza: è possibile che qualsiasi azione penale o civile possa soddisfare le aspettative contemporanee di equità e giusto processo in un sistema in cui non vi è separazione dei poteri e in cui il capo dell'esecutivo è anche l'autorità legislativa e giudiziaria suprema? Formulata in questo modo, la domanda si risponde quasi da sola. Il problema, quindi, è che se Leone vuole evitare casi futuri simili a quelli di Becciu, quale riforma del sistema giuridico sarebbe necessaria per isolarlo dalle accuse di ciò che gli italiani chiamano giustizialismo, ovvero l'imposizione della giustizia draconiana da parte del potere esecutivo senza garanzie di giusto processo? Si presentano due ampie possibilità. In primo luogo, Leone XIV potrebbe finalmente completare gli affari incompiuti del 1870 e disinvestire il papato da tutte le rimanenti rivendicazioni sul suo status vestigiale di monarchia temporale creando una magistratura veramente indipendente per lo Stato della Città del Vaticano. Per essere chiari, non stiamo parlando di limitare il potere del papa sulla fede e sulla morale, che rimarrebbe assoluto. Invece, il suggerimento è che il suo potere temporale sarebbe volontariamente limitato quando si tratta di amministrazione della giustizia civile e penale sul territorio vaticano, compreso proprio il tipo di presunti crimini finanziari per i quali Becciu è stato condannato. (…) Una tale abnegazione non porrebbe alcuna crisi dottrinale. Nemmeno la concezione più radicale dell'infallibilità papale ha mai sostenuto che i papi sono preservati dall'errore quando si tratta di bilancio, per esempio, o del diritto del lavoro. Supponiamo, tuttavia, che un tale passo sia visto come un ponte troppo lontano in termini di ricostruzione del papato moderno. C'è un'altra alternativa che potrebbe rafforzare la fiducia nel giusto processo quando i funzionari del Vaticano sono accusati di crimini? Come succede, sì. Papa Leone potrebbe finalmente avvalersi di una disposizione contenuta nell'articolo 22 dei Patti Lateransi del 1929, che regolavano le relazioni tra il Vaticano e il governo di un'Italia unificata in seguito al crollo dello Stato Pontificio. Quell'articolo recita: “Su richiesta della Santa Sede, e per delega che può essere data dalla stessa in singoli casi o su base permanente, l'Italia provvederà all'interno del suo territorio per la punizione dei crimini commessi nella Città del Vaticano ...” In altre parole, il Vaticano potrebbe effettivamente affidare la responsabilità di conduzioni penali al sistema giudiziario italiano e lavarsi le mani dell'intera faccenda. Di conseguenza, almeno, nessuno potrebbe accusare un papa o i suoi pubblici ministeri nominati di mettere i pollici sulla bilancia della giustizia al fine di produrre risultati predeterminati. Certo, dato lo stato irregolare della giustizia penale italiana, alcuni potrebbero chiedersi se sia davvero una soluzione desiderabile. Nessun sistema, tuttavia, è perfetto, e almeno questo non esporrebbe il pontefice alle accuse di predicare una cosa quando si tratta di un giusto processo e dell'imparzialità della magistratura ma di praticarne un'altra.» (trad. autimatica) PS: bisogna tuttavia tenere presente che i magistrati vaticani Diddi (che risulta in combutta con Chaouqui e co.) e Pignatone (giudice indagato per favoreggiamento alla mafia)... sono magistrati in realtà italiani. Bah! Anche in italiano. E in portoghese.
Angela Ambrogetti, Libri e romanzi, le sfide, le origini e le aspettative su Papa Leone XIV, in «Acistampa», 3 giugno 2025. E la questione Becciu e la sua possibilità di votare? «Un pasticcio legato a carte mai pubblicate siglate da Papa Francesco con una F e che sarebbero state date al cardinale Parolin che le avrebbe fatte vedere al cardinale Becciu. Bergoglio chiedeva di non farlo votare, anche se Becciu ha la dignità cardinalizia e avrebbe dovuto essere in Conclave. Alla fine è lui che sceglie di non entrare in Conclave per rispettare la volontà del Papa e togliere il Collegio Cardinalizio dalla responsabilità di decidere. Uno schiaffo al Diritto Canonico, una brutta figura, ma pochi hanno il coraggio di raccontare tutto.» 
Ignazio Ingrao, Il Tribunale vaticano apre un indagine su Francesca Immacolata Chaouqui per “falsa testimoninza, traffico di influenze  e subornazione di testimone, in «Tg1», 4 giugno 2025. DOPO QUASI CINQUE ANNI DI PERSECUZIONI DI UN INNOCENTE, FINALMENTE CI AVVICINIAMO ALLA VERITÀ. ERA OVVIO! MA ERA OVVIO GIÀ DA QUASI CINQUE ANNI! ORA SI SVEGLIA LA "GIUSTIZIA" VATICANA? IL PARADOSSO – ANCHE QUESTO GIÀ CHIARISSIMO DA QUASI CINQUE ANNI – È CHE IL PROMOTORE DI GIUSTIZIA DIDDI A QUESTO PUNTO DOVREBBE INDAGARE... SU SE STESSO E SUL COMMISSARRIO DELLA GENDARMERIA VATICANA! SUL PERVERSO IMBROGLIO CHE HA MESSO IN TRAPPOLA PERFINO PAPA FRANCESCO SI LEGGA IL PUZZLE! «È scandaloso un promotore di Giustizia che indaga solo dopo il clamore mediatico su cose che lui ben conosceva e che ha tenute nascoste» (Solarino Antonino). 
Caso Becciu, Tribunale Vaticano apre fascicolo contro Chaouqui, in «Il Tempo», 4 giugno 2025.
Il tribunale Vaticano apre un fascicolo sul caso Becciu contro Francesca Chaouqui, in «La Repubblica», 4 giugno 2025.
Vaticano, Tg1: aperto fascicolo su caso Becciu contro Chaouqui, in «ADNkronos», 4 giugno 2025.
Sara Gatti, Nuovo sviluppo nel processo per l'acquisto dell'immobile a Londra con fondi vaticani: coinvolta Chaouqui, in «Gaeta.it», 4 maggio 2025.
Caso Becciu. il Vaticano apre un fascicolo nei confronti di Francesca Chaouqui, in «Lettera 43», 4 giugno 2025.
Felice Manti, Processo a Becciu, indagata la Chaouqui, in «Il Giornale», 4 giugno 2025. «Bugie a processo e teste subornato contro il prelato costretto a rinunciare al Conclave»
Piero Bonito Oliva, Scandalo Vaticano, Francesca Chaouqui indagata: "Ha cercato di influenzare il testimone chiave contro Becciu", in «Dire», 4 giugno 2025. «Secondo quanto appreso dal Tg1, la prima imputazione riguarda l’accusa di aver ricevuto denaro da un’altra testimone del processo, allo scopo di influenzare e condizionare monsignor Alberto Perlasca, considerato il principale accusatore di Becciu. Il secondo capo d’imputazione contesta a Chaouqui una falsa testimonianza resa durante il dibattimento, mentre il terzo, di subornazione, le attribuisce il tentativo di indurre un altro testimone a rilasciare dichiarazioni mendaci.»
Caso Becciu: indagata Francesca Immacolata Chaouqui, in «La Nuova Sardegna», 4 giugno 2025.
Caso Becciu, aperto un fascicolo su Francesca Chaouqui: «Pagata per influenzare Perlasca», in «L?Unione Sarda», 4 giugno 2025.
Felice Manti, Processo Becciu, Chaouqui indagata. "Influenzava il super testimone", in «Il Giornale», 5 giugno 2025. «Da queste conversazioni, agli atti di un processo all'Onu intentato dal finanziere inglese Raffaele Mincione (che ha già ottenuto 1,5 milioni di risarcimento dalla Santa Sede per la sua condanna al processo, come deciso da un tribunale inglese) emergerebbe una macchinazione ai danni di Becciu - da sempre denunciata dai legali Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo - per estrometterlo dai suoi uffici e inimicargli i rapporti con Francesco, a cui Becciu è rimasto comunque fedele, tanto che Francesco avrebbe deciso di mettere per iscritto la sua volontà di estrometterlo dal collegio cardinalizio in due lettere firmate «F», esibite da Pietro Parolin appena prima del Conclave ma su cui più di un alto prelato avrebbe espresso perplessità.»
D.R.S., Chaouqui. La donna che tradì Bergoglio torna alla ribalta: e ora è indagata, in «Silere non possum», 4 giugno 2025. L'ECATOMBE DELLA GIUSTIZIA VATICANA «Il 22 dicembre 2016, la condanna definitiva per Choauqui, alla quale non fecero neppure appello dato il fatto che era una decisione motivata perfettamente, anzi, fin troppo clemente. Da allora, Chaouqui ha chiesto ripetutamente la grazia, sempre negata da Francesco. Tuttavia, questa donna non si è mai arresa e ha sempre millantato conoscenze e contatti. Basti ricordare i suoi rapporti con Stefano De Santis, Commissario della Gendarmeria Vaticana, con il quale strinse contatti da quando fu incarcerata. Negli ultimi mesi sono emersi messaggi e audio compromettenti, intercorsi tra Chaouqui, De Santis e Genevieve Ciferri, che quest’ultima ha poi inviato ad Alessandro Diddi. Dai messaggi emerge un quadro inquietante: Chaouqui anticipava le mosse del Promotore di Giustizia e sapeva in anteprima gli sviluppi processuali, in particolare quelli legati al processo contro il cardinale Angelo Becciu. Un processo in cui Becciu è stato attaccato, anche da Alessandro Diddi, senza alcun rispetto per la sua dignità episcopale. A diffondere, per prima, la notizia dell’indagine su Chaouqui è stata Maria Antonietta Calabrò, definita da più parti come la “portavoce di Alessandro Diddi”. Giornalista da tempo impegnata in una sistematica campagna mediatica contro il cardinale Becciu, Calabrò è nota per aver promosso incessantemente un libro che altro non è se non un copia e incolla di quanto le è stato riferito direttamente da Diddi. La sua posizione è smaccatamente schierata a favore del Promotore di Giustizia, un dettaglio che mina ulteriormente la già flebile credibilità del personaggio. Come se non bastasse, Diddi ha partecipato alla presentazione del libro di Calabrò, uno degli imputati che Diddi ha processato. Una scena indegna persino della magistratura italiana, oggi spesso criticata per l’eccessiva esposizione mediatica. Proprio durante quella presentazione, alcuni giornalisti andarono a fare delle domande al Promotore di Giustizia, il quale affermò alcune cose false smentite anche dai fatti. Diddi, il quale non ha mai ottenuto competenze in diritto canonico o in quello vaticano, ha sempre agito con fare spavaldo e da sbruffone. Sia in aula nel processo Becciu, sia in altri procedimenti facendo interrogatori a dipendenti che venivano illegalmente arrestati. Nel suo curriculum non esiste alcuna traccia di formazione specifica negli ambiti richiesti per poter esercitare nello Stato della Città del Vaticano. Eppure guida l’Ufficio che dovrebbe rappresentare l’equilibrio e la giustizia dello Stato del Papa. Durante il processo Sloane Avenue, quando vennero portate alla luce le chat tra Chaouqui e De Santis, Diddi omissò i messaggi, impedendo alle difese di leggerli, in un abuso di potere gravissimo. Dichiarò di aver aperto un fascicolo sulla vicenda, ma oggi — a distanza di tempo — si scopre che l’indagine su Chaouqui è partita solo ora, segno che anche su questo punto aveva mentito. La domanda allora sorge spontanea: chi indaga su tutto questo? Diddi stesso? Lo stesso Diddi coinvolto nei fatti? È una situazione paradossale, da Corea del Nord, dove colui che dovrebbe essere imparziale addirittura è parte del problema. È urgente che Alessandro Diddi si dimetta immediatamente e che l’indagine venga affidata a terze parti imparziali, in grado di accertare le responsabilità penali e disciplinari che verosimilmente toccano anche lui. Una cosa è certa: un’indagine condotta da Alessandro Diddid non può avere alcuna credibilità. Si tratta di un avvocato romano che risulta indagato dalla procura per aver abbandonato un’aula di tribunale in Calabria mentre era difensore di alcuni imputati. Ora, con questa mossa mediatica, pare voler fare colpo su Papa Leone XIV, il quale è chiamato a decidere sul suo futuro e su quello di Stefano De Santis, ormai sparito dall’entourage pontificio — non guida più neppure l’auto del Papa. Il vento è cambiato. E qualcuno ha paura di perdere il proprio posto.» È davvero una farsa da scompisciarsi che a dare la notizia sia la "portavoce" di Diddi, protagonista del "giornalismo" più vergognoso prodotto dal consorzio umano.
Gianmarco Aimi, Francesca Immacolata Chaouqui, la donna che sussurrava ai potenti tra Vaticano e showbiz. Ma la "Papessa", tra Becciu, Emanuela Orlandi, Papa Francesca, Fedez e Morgan, è lobbista, spin doctor o "agente del caos"?, in «Mow», 5 giugno 2025.
Nico Spuntoni, Caso del palazzo di Londra. Il Vaticano indaga su Chaouqui, in «Il Tempo», 5 giugno 2025. «Al termine dell'udienza dle 30 novembre 2022 con il deposito delle chat di Ciferri che tiravano in ballo Chaouqui, il promotore di giustizia vaticano aveva annunciato l'apertura di un fascicolo parallelo. Per quasi tre anni non ci sono state notizie di evoluzioni su quel filone. Ieri la notizia di un fascicolo su Chaouqui che ha al centro proprio il suo rapporto con Ciferri e il suo presunto ruolo nel convincere Perlasca a testimoniare contro Becciu.»
Cardinale Becciu, si riapre il caso con nuove accuse a Chaouqui, in «Sassarioggi», 5 giugno 2025.
Chaouqui indagata, la difesa di Becciu: «La verità viene a galla, macchinazione contro il cardinale», in «L'Unione Sarda», 5 giugno 2025. «Uno sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l’indagine e il processo»
Caso Becciu, i legali: "La verità inizia a venire a galla, si faccia piena luce", in «Il Tempo», 5 giugno 2025. «L’indagine sembra confermare quanto in parte emerso durante il processo. Già all’alba dell’inchiesta si parlò di macchinazioni in danno del Cardinale Becciu per costruire accuse infondate ai suoi danni, ma si registrava un clima da gogna mediatica che non consentiva alcun tipo di difesa. Poi la verità ha cominciato a farsi largo nel corso del processo evidenziando uno sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l’indagine prima e il processo poi.» «L’innocenza del Cardinale Becciu è pienamente supportata dalle prove raccolte nel processo, peraltro confermate dagli inquietanti documenti pubblicati di recente da alcuni organi di informazione. Ci auguriamo che si ricostruisca approfonditamente la verità e che si faccia piena luce su tutte le condotte di cui il Cardinale è stato vittima. Senza dimenticare che oggi, finanche la sentenza di primo grado – che abbiamo già provveduto ad impugnare – ha certificato che il Cardinale Becciu non si è appropriato “neanche di un centesimo”»
Ivo Pincara, Chaouqui indagata in Vaticano. Legali del Cardinal Becciu: la verità viene a galla. Uno sconcertante piano di inquinamento dell'indagine e del processo, in «Korazym», 5 giugno 2025.
Franca Giansoldati, Il tribunale Vaticano apre un fascicolo contro Francesca Chaouqui per il caso Becciu, in «Il Messaggero», 5 giugno 2025. «La “Papessa” è finita di nuovo nei guai in Vaticano: il tribunale di Papa Leone XIV ha aperto un fascicolo sul ruolo avuto dalla pr Francesca Immacolata Chaouqui in quello che ormai sembra essere una specie di complotto ai danni del cardinale Angelo Becciu. La vicenda assai ingarbugliata e ricca di passaggi a dir poco inquietanti, è affiorata in tutta la sua evidenza a seguito della morte di Papa Francesco, quando durante la sede vacante sono stati pubblicati gli ormai famosi oltre cento messaggi Whatsapp che quando era in corso il processo per il palazzo di Londra il promotore di Giustizia vaticano, Alessandro Diddi, decise di secretare e non mostrare nemmeno alle difese degli imputati, impedendo loro di difendersi compiutamente, a dispetto delle vive proteste degli avvocati che denunciarono reiteratamente scarse garanzie per un giusto processo. Tutto ha inizio il primo settembre 2020 quando la pr Chaouqui – già consulente dell'organismo vaticano Cosea, e già condannata al processo Vatileaks2 per divulgazione di documenti riservati benché Papa Bergoglio le sospese poi la pena - anticipava alla signora Genoveffa Ciferri tutto quello che poi, puntualmente, si sarebbe verificato nei mesi a seguire. E  cioè la caduta in disgrazia dell'allora potentissimo cardinale Becciu, la sua punizione papale che arrivò a togliergli i diritti del cardinalato, fino alla formale condanna e al maxi processo dal quale Becciu sarebbe poi stato condannato. Come faceva a sapere tutto questo Chaouqui? (...) Raffaele Mincione (uno dei dieci imputati e condannati in primo grado per il Palazzo di Londra) depositava all'Onu tutte le chat del 2020, di cui fino a quel momento era in possesso la signora Ciferri, conservate presso un notaio di Rieti. Chat che se lette in sequenza sollevano parecchi dubbi sulla deposizione di monsignor Perlasca che servì come base per l'intero impianto accusatorio dell'intero processo (per il Palazzo di Londra). Ulteriori chat, anch'esse secretate dai magistrati del Papa, sono state pubblicate dal Domani e dalla trasmissione Le Iene. Ed è in base a questo flusso incredibile di comunicazioni che appare assai lacunosa  la deposizione di monsignor Perlasca: il monsignore, ex capo ufficio finanziario nella Segreteria di Stato avrebbe prodotto un memoriale anche in base ai suggerimenti che Chaouqui affidava a Ciferri e che quest'ultima, a sua volta, travasava all'amico Perlasca per dare ai magistrati ciò che gli veniva consigliato. (...) Chaouqui, stretta collaboratrice di Papa Bergoglio e già condannata a 10 mesi per lo scandalo Vatileaks adesso è indagata in Vaticano per traffico di influenze (per aver ricevuto del denaro da Genevieve Ciferri per subornare il principale accusatore di Becciu, monsignor Alberto Perlasca). Inoltre, stando a quanto ha confermato il TG1, è anche accusata di falsa testimonianza resa in tribunale, durante il processo per il Palazzo di Londra. Chaouqui era stata chiamata a testimoniare circa i suoi presunti rapporti con Ciferri, con il gendarme Stefano De Santis, con lo stesso magistrato Diddi. Nel frattempo la trasmissione le Iene ha pure pubblicato un audio in cui si sente una conversazione tra Chaouqui e il gendarme De Santis in cui è quest'ultimo a suggerire cosa far dire a Perlasca.  La decisione del Promotore di Giustizia vaticano, Diddi di aprire un fascicolo sui reati commessi da Chaouqui per inquinare il processo contro il cardinale Becciu e gli altri imputati, secondo l'avvocato Cataldi Intrieri, difensore di Tirabassi, sarebbe « tardiva e giunge a distanza di ben tre anni da quando monsignor Perlasca, il testimone indotto a dire il falso, li aveva già denunciati alle autorità giudiziarie vaticane che erano rimaste inerti sino ad oggi. Il Promotore dimenticava peraltro di procedere contro altri soggetti che all’interno degli uffici inquirenti avevano prestato ascolto alla signora Chaouqui, come risulta dalle registrazioni pubblicate dal Domani. Nutriamo molti dubbi sugli effetti di questo tardivo risveglio per l’evidente conflitto di interessi dell’ufficio del Promotore di giustizia che è parte in causa». A suo parere di questa vicenda se ne dovrebbe occupare anche la Procura di Roma «perché altre condotte illecite ascrivibili alla signora Chaouqui ed ai suoi complici sono state compiute in Italia ed in tal senso prenderemo le opportune iniziative». Chiara allusione ad una registrazione tra Becciu e monsignor Perlasca, avvenuta alla pizzeria Lo Scarpone, al Gianicolo presumibilmente organizzata dalla Gendarmeria vaticana.» Anche in tedesco. E in inglese. E in francese.
Il pm vaticano sta indagando la Chaouqui per il ruolo di burattinaio che ha avuto nel processo a Becciu, in «Faro di Roma», 5 giugno 2025.
Stefano Feltri, La scomunica / Presunzione di innocenza (8), om «La scomunica», 5 giugno 2025. GARANTISTI CON I COLPEVOLI E GIUSTIZIALISTI CON GLI INNOCENTI? Perché il diritto umano alla presunzione d'innocenza, nel caso del card. Becciu, è stato sacrificato sull'"altare dell'ipocrisia"? E perché papa francesco si scaglia contro il chiacchiericcio e poi gli dà credito e lo alimenta in maniera smisurata?
Ivo Pincara, La Scomunica – Episodio 8. La presunzione di innocenza che non è per tutti, in «Korazym», 6 giugno 2025.
Nico Spuntoni, Chi ha "incastrato" il Cardinale Becciu?, in «Spreaker», 6 giugno 2025.
Enrica Riera, Caso Becciu e chat. I Vaticano si "copre" indagando Chaouqui, in «Domani», 6 giugno 2026. PERCHÉ SOLO LEI? «Aperto un fascicolo contro la lobbista. Esclusi gli inquirenti che, in base ad audio e messaggi, avrebbero aiutato la “papessa” a inchiodare il porporato sardo. «Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine». Così Francesca Immacolata Chaouqui si rivolgeva, su WhatsApp, a Genoveffa Ciferri. La lobbista, condannata nel processo Vatileaks II, commentava con la sodale di monsignor Alberto Perlasca le trame che, stando alle chat svelate da Domani nei mesi scorsi e depositate all’Onu dal finanziere Raffaele Mincione, avrebbero portato alla condanna in primo grado del cardinale Angelo Becciu per peculato e truffa. Nella pratica la “papessa” sarebbe stata fondamentale per inchiodare il porporato, imbeccando, tramite Ciferri e l’uso di informazioni che solo promotori di giustizia e gendarmeria vaticana potevano conoscere, il grande accusatore dell’ex braccio destro di papa Francesco. Una sola indagata, dunque, è finita sotto la lente del tribunale vaticano a causa di una vicenda che, in realtà, in base alle ricostruzioni di questo giornale, non avrebbe coinvolto esclusivamente la lobbista originaria della Calabria, ma pure i pubblici ministeri del pontefice, tra cui Alessandro Diddi che, a processo ancora aperto, ha ricevuto da Ciferri chat compromettenti di Chaouqui. Invece di renderle pubbliche e depositarle, il pm del papa ha aperto un fascicolo ad hoc, omissando quasi integralmente tutti i messaggi. Scelta che, secondo gli avvocati delle difese, è stata fatta per non inficiare l’andamento del processo. Non solo, non è chiaro se il Vaticano abbia fatto qualcosa nei confronti del capo della gendarmeria Stefano De Santis, di cui Domani ha pubblicato un audio del 2020. Audio in cui il commissario istruiva Chaouqui in merito a quanto Perlasca avrebbe dovuto scrivere all’interno dell’ormai famoso memoriale dell’estate di cinque anni fa. Quello contenente, cioè, le prime e gravi accuse nei confronti del cardinale a cui Francesco, subito dopo, ha tolto ogni diritto connesso al cardinalato. «La decisione del promotore di giustizia di aprire un fascicolo sui reati commessi dalla signora Chaouqui per inquinare il processo contro il cardinale Becciu e gli altri imputati è tardiva e giunge a distanza di ben tre anni», commenta l’avvocato Cataldo Intrieri, che difende Fabrizio Tirabassi, tra i coinvolti nel processo contro Becciu. Il legale continua: «Il promotore dimentica di procedere contro altri soggetti che all’interno degli uffici inquirenti hanno prestato ascolto a Chaouqui come risulta dalle registrazioni pubblicate da Domani. C’è un conflitto di interessi e riteniamo che della vicenda debba occuparsi la procura di Roma». Perché il tribunale vaticano ha deciso di agire solo nei confronti della lobbista che, secondo Ciferri, chiese «30mila euro (ricevendone a quanto pare 15mila, ndr) come ricompensa del suo operato?» Perché le difese dei condannati in primo grado, da Becciu a Mincione, stanno affilando le armi per l’appello che inizierà a settembre, e che si baserà soprattutto sull’origine di un processo che, in qualsiasi altro paese civile, sarebbe stato, dopo la pubblicazione della chat, probabilmente inficiato. (...) La vicenda Chaoqui-Ciferri-De Santis ha messo definitivamente in dubbio la reale terzietà degli uffici degli inquirenti vaticani, oltre alla genuinità dell’atto di accusa di Perlasca, che sembrerebbe essere stato dettato da certi condizionamenti da parte dell’accusa per il tramite della “papessa”. Non è tutto. Nelle loro conversazioni, Chaouqui, davanti a Ciferri, si mostrava sempre informatissima. A novembre del 2020 ad esempio era certa. «Perlasca verrà prosciolto. Su questo non ci sono dubbi. Se per tranquillizzarlo vuoi parlare con Diddi o con la gendarmeria non c’è problema», scriveva. Così è andata. Perlasca è stato prosciolto, mentre Becciu condannato. Anche Ciferri era sorpresa: «Fantastico come tu faccia a sapere queste indiscrezioni!». Poi, ancora. «Con l’operazione tua hai salvato Perlasca e hai fatto dimettere quello (Becciu, ndr)», diceva Ciferri, in un vocale del 28 settembre 2020, ottenuto da questo giornale, a Chaouqui. Che ribatteva: «Io sono stata un piccolo strumento di questa vicenda». Strumento in mano a chi? Chissà se il tribunale d’Otretevere ha intenzione di scoprirlo.»
Ivo Pincara, Perché solo lei? Perché solo ora?, in «Korazym», 6 giugno 2025. «... perché viene indagata solo una mitomane diabolica e non i suoi probabili complici all’interno della magistratura e della Gendarmeria vaticana?»
Felice Manti, Becciu e Chaouqui: le ombre sul processo, in «Il Giornale», 6 giugno 2025. «... «se scoprono che ci siamo messi d'accordo salta il processo»« «macchinazioni e giochi di potere lontanissime dalla trasparenza che Papa Francesco predicava. La condanna ampiamente anticipata via stampa (sette numeri dell'Espresso, decine di articoli e servizi televisivi su Report, La7 eccetera) e un processo cambiato in corsa quattro volte, ben lontano dall'essere «giusto» hanno mascariato la Chiesa e la sua missione anziché innescare una virtuosa pulizia interna. Di uno «sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l'indagine prima e il processo poi» si lamentano ancora ieri i legali del prelato sardo Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo. Colpa anche di personaggi più o meno comprimari di un circoletto magico non sempre all'altezza del difficilissimo compito e di una misericordia predicata ma mai realizzata. A Becciu è capitata la maschera del Male e un copione scritto peggio, in mezzo c'è chi come il presidente Giuseppe Pignatone che ne è uscito con una insperata cittadinanza vaticana, altri come l'ufficiale Gdf Pasquale Striano che avrebbero indagato su mandato e autorità di chi ancora non si è capito, fino alla stessa Papessa Chaouqui, uscita malconcia dalla condanna a 10 mesi per Vatileaks».
Elise Ann Allen, At one month, Pop Leo XIV amploys unique style of continuity, balance, in «Crux», 9 giugno 2025.
León XIV un papa que no insulta y es agradecido, Milei en Vaticano, el fin de la cuestión romana, los cómplices del proceso Becciu, de obispos y conferencias, Spadaro y su Francisco II, in «Infovaticana», 7 giugno 2025.
Presunzione d'innocenza e controversie: il caso Becciu e la figura di Francesca Chouqui, in «Magazine Like», 7 giugno 2025.
Carlo Maria Mazzei, Vaticano, nuovo fascicolo: il prezzo della pazienza, l'uomo che non ha mai osato ribellarsi, in «La C News24», 7 giugno 2025.
Vatican Intensifies Probe into Francesca Chaouqui Amid Financial Trial Fallout, in «Gaudium Press», 7 giugno 2025.
Andrea Gagliarducci, Pope Leo XIV: The role of the Curia & the season of trial, in «MondayVatican», 9 giugno 2025. Anche in italiano. «L’approccio di Leone XIV è cauto. Tuttavia, sembra esserci una notevole agitazione intorno a lui. C’è un mondo vaticano che ha vissuto completamente nelle dinamiche del precedente pontificato e ora teme di perdere la propria influenza. Come sempre accade in Vaticano, tutti si sono riposizionati. Anche la stagione dei processi in Vaticano non sarà più la stessa. In Sede Vacante, lo scorso 29 aprile, Francesca Immacolata Chaouqui, l’ex membro della Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa (COSEA) della Santa Sede, poi processata in Vaticano, è stata convocata in Vaticano con l’accusa di traffico di influenze e manomissione di prove. La notizia è stata diffusa quasi un mese dopo. La convocazione di Chaouqui è seguita alla pubblicazione di intercettazioni telefoniche che hanno rivelato il suo ruolo nella manipolazione delle prove e nella consulenza ai magistrati nel processo riguardante la gestione dei fondi della Segreteria di Stato della Santa Sede, noto come “processo Becciu”. Ma perché l’incriminazione arriva solo ora? Al di là delle intercettazioni, il ruolo di Chaouqui era già emerso durante il “processo Becciu”, quando fu chiamata a testimoniare. All’epoca, le dichiarazioni di Chaouqui non portarono a un arresto né a un sospetto. (...) Allo stesso tempo, attendiamo l’appello per il processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, previsto per il prossimo 22 settembre. Dovrebbe esserlo, perché tutte queste situazioni potrebbero anche indurre a considerare il rinvio dell’appello. Leone XIV ascoltò attentamente tutte queste situazioni e lesse i dossier. Per prendere le decisioni migliori, ha bisogno della Curia, e questo significa che ha bisogno di funzionari curiali non corrotti e di una Segreteria di Stato non invischiata in antagonismi interni. Queste considerazioni, in sintesi, sono state tra quelle che hanno portato alla sostanza dei recenti discorsi. Il Papa, tra le altre cose, non ha ancora una squadra di governo personale. Ha deciso di fidarsi di coloro che ci sono finora.»
Nico Spuntoni, Chi ha incastrato Angelo Becciu? Indagata Francesca Immacolata Chaouqui, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 7 giugno 2025. SENZA LA TESTIMONIANZA – TAROCCATA – DI PERLASCA, BECCIU NON SAREBBE STATO RINVIATO A GIUDIZIO. «Nella seconda udienza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi si era lamentato di chi «vaneggia di prove false». Quattro anni dopo, forse, il dubbio deve essere venuto anche a lui se pochi giorni fa ha deciso di aprire un fascicolo per traffico di influenze, falsa testimonianza e subornazione proprio in relazione a quel procedimento. (...a meno che non lo sapesse bene già prima, nAP) Il promotore vaticano, che nella requisitoria del 18 luglio 2023 aveva detto che il monsignore non era un «testimone manipolato, oltre che manipolabile», ora indaga proprio per accertare se Perlasca è stato manipolato. Di manipolazione parlano apertamente i legali di Becciu, gli avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, che in una nota hanno evocato «uno sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l’indagine prima e il processo poi». (... ) la notizia del nuovo fascicolo non avvicina ancora la verità su una vicenda che rischia di diventare una macchia nella memoria del pontificato bergogliano. Quel che è certo è che l'indagine aperta dal promotore di giustizia contraddice inequivocabilmente l'editoriale del direttore del Dicastero per la Comunicazione Andrea Tornielli che aveva parlato, dopo una sentenza di solo primo grado, di «processo giusto e trasparenza» per criticare le contestazioni mosse, tra gli altri, dalla difesa di Becciu. Come si può parlare di «trasparenza» se lo stesso promotore di giustizia ora indaga per reati come falsa testimonianza, subornazione e traffico di influenze che sarebbero stati commessi proprio nell'ambito di quel processo?»
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