Sull'accusa di offesa al Re
Nella sua smania irrefrenabile, spulciando il codice penale vigente in Vaticano, a un certo punto il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi ha voluto accusare il cardinale Becciu perfino di «offesa al Re», vale a dire al Papa. Inconsapevole e ridicolo parossismo! Ora sappiamo che in questa vicenda il Papa è stato sì ingannato, ma da coloro che lo hanno tratto in trappola facendogli credere con una montatura che un suo fedele collaboratore sarebbe stato un corrotto: minando così la fiducia nel cuore stesso della Chiesa istituzionale. Quando i fulmini vogliono colpire una casa fanno sì che la casa si sbarazzi del parafulmine accusandolo delle loro colpe. Il fatto è che Diddi ha potuto fare il bello e il cattivo tempo a proprio piacimento: ha cambiato le leggi a procedimento in corso facendo firmare discutibili rescripta al Supremo Legislatore, ha tagliuzzato la testimonianza di Perlasca utilizzando solo i pezzi che riteneva utili al suo fine e occultando invece quelli che gli riuscivano scomodi, ha protetto Francesca Immacolata Chaouqui e ha tenuto nascosti i suoi messaggi a Genoveffa Ciferri (l’amica di Perlasca)… tutto per occultare la realtà, per manipolare la giustizia e l’opinione pubblica. CHI e PERCHÉ, allora, ha realmente offeso il Papa e la Chiesa tutta?
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