Sulle accuse di aver arricchito se stesso o propri familiari
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«Nessuno di noi è al sicuro e non basta essere persone oneste per essere considerate tali» (Mario Becciu).
L’orchestratissima campagna stampa promossa dal gruppo Gedi, ma non soltanto, ha sostenuto che il card. Becciu possedesse conti all’estero (in Australia, in Svizzera e così via) e avesse versato denaro della Chiesa a suoi fratelli. Con una semplice verifica – dovere deontologico dei giornalisti seri – si sarebbe constatato che Becciu non ha mai posseduto conti all’estero, non ha migliorato la propria condizione economica, non ha ville, case o appartamenti, guida una vecchissima automobile e ha un conto in banca molto molto modesto. Fin dal 25 settembe 2020 il cardinale aveva chiarito pubblicamente d’aver versato – come era sua facoltà in quanto Sostituto alla Segreteria di Stato – 100.000 euro alla Caritas della Diocesi sarda di Ozieri, il cui vescovo ne aveva fatto richiesta, per la realizzazione di un progetto caritativo. Siccome però alla Spes – vale a dire il braccio operativo della Caritas – lavora da molti anni anche un fratello del cardinale (il quale fra l’altro, percependo uno stipendio da insegnante, fino al 2016 ha lavorato a titolo gratuito; come ha lavorato per volontariato pure dopo la maturazione della pensione, dal 2021 in poi), la stampa prevenuta ha affermato che quei soldi sarebbero finiti nelle sue tasche. I fatti emersi al processo hanno dimostrato invece che quei 100.000 euro sono sempre stati sul conto della Caritas e servono attualmente alla realizzazione di un centro per persone povere e disagiate, scartate dalla società. Sono inoltre stati elargiti 25.000 euro per l’acquisto di una macchina per la panificazione distrutta da un incendio. Nemmeno un centesimo è andato a familiari di Becciu. «La Spes non è di Tonino Becciu. È una cooperativa di tipo B. istituita dal Vescovo di Ozieri Sanguinetti come "braccio operativo della Caritas". Così come si evince dallo Statuto. Per la legge italiana il rappresentante legale non è il proprietario e gli utili non possono essere divisi tra i soci. Nel caso di fallimento, i soci hanno diritto al recupero della quota soci che nel caso in questione ammonta ad €25,00. Tonino è proprietario di ben 25,00 euro. Dalle indagini risulta che Tonino non si è appropriato di un solo euro. Tutti i soldi sono andati alla cooperativa per sostenere gli svantaggiati del territorio» (M.B.). Il peculato quindi, di cui si è voluto accusare il cardinale, non esiste; anzi al processo è emerso che egli ha donato alla Caritas dei soldi propri (almeno 50.000 euro, tanto è attaccato al denaro!). COME SI SPIEGA, dunque, la vergognosa campagna di diffamazione fondata sul nulla? CHI l’ha ideata e realizzata?
MA "CHI TOCCA I FILI MUORE": CHI DIFENDE BECCIU E LA VERITÀ SI ESPONE A RAPPRESAGLIE, ENTRA NEL MIRINO DELLA (MALA)GIUSTIZIA. 3 febbraio 2025: il vescovo di Ozieri e altre otto persone vengono rinviate a giudizio, secondo i legali violando la Costituzione italiana e il Concordato.
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Ivo Pincara, Processo ingiusto contro il Cardinal Becciu al Tribunale speciale vaticano che ha perso ogni credibilità, in «Korazym», 31 ottobre 2024. Ottimo riassunto della terribile montatura tramata contro un uomo corretto e innocente con un perfido sistema di inganni che ha pervaso l'agire della (in)giustizia vaticana (e italiana, cfr. Striano e co.) insieme alla stampa diffamatrice. Molto servile e cortigiana invece la copertura di «Vatican News», incapace di dar voce alla controparte e quindi insofferente al pluralismo e alla sinodalità (ha confuso l'unità con l'uniformità appiattita e vile). -
Mario Becciu, Un processo politico con una sentenza strampalata e farcita di falsità, da Facebook, 1° novembre 2024. «Tutta questa protervia tipica di stati assoluti», dove la giustizia non è al servizio della verità. «Che tristezza constatare che nella Chiesa i giudici necessitano di un processo di de-umanizzazione della vittima innocente, per poter giustificare a se stessi e alla propria tacita coscienza il fatto che, in realtà, la manipolazione di carte e documenti è un giocare terribile con la vita altrui.» Un'analisi lucida ed equilibrata su una sentenza scandalosa. -
Vik van Brantegem, Amor mi mosse, che mi fa parlare, in «Korazym», 1° novembre 2024. -
Vittorio Feltri, Condannato senza prove. Tutti i buchi (e i trucchi) nell'inchiesta su Becciu, in «Il Giornale», 3 novembre 2024. «A muovermi era stato l’istinto affinato dalla mia esperienza al processo di Enzo Tortora. Se le televisioni e i media della galassia – atei, laici, vaticani, comunisti, bigotti – sono unanimi nello stracciare le vesti di dosso a un uomo senza che costui abbia potuto pronunciare una sola sillaba a sua difesa, gatta ci cova. Mi colpì la totale mancanza di misericordia, l’assenza di dubbi, la non menzione della presunzione non dico di innocenza, ma almeno di non colpevolezza, del loro fratello in Cristo che accompagnò sui quotidiani editi dal Papa e dai vescovi italiani la notizia dell’estromissione del cardinale dal Conclave, lasciandogli addosso, quasi a maggior scherno, la veste rossa e il titolo di Eminenza, come fece Erode con Gesù Cristo, per schernirlo meglio. (...) Certo, il Papa nella Città del Vaticano in materia penale agisce come legislatore dello Stato. E fin qui sono caratteristiche specifiche di una monarchia assoluta. Ma il «giusto processo» – rivendicato dai giudici – per essere tale esige almeno che ogni legge sia resa pubblica e valga per tutti.» Anche online. -
Vik van Brantegem, Accusato dal Supremo Magistrato vaticano, il Cardinal Becciu è stato automaticamente giudicato e condannato. Non c'è verità che tenga, in «Korazym», 3 novembre 2024. «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.» (Mt 5,6) -
Andrea Gagliarducci, Processo Palazzo di Londra, la sentenza apre il dibattito sul futuro della Santa Sede, in «ACIstampa», 5 novembre 2024. «In più di 800 pagine di sentenza, il Tribunale Vaticano non solo non è riuscito a chiudere oltre ogni ragionevole dubbio una vicenda spinosa che riguarda la gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Ha, piuttosto, aperto un altro dibattito, che riguarda l’efficacia stessa di un Tribunale Vaticano in cui il Papa interviene con quattro rescritti ad un processo in corso per – è la spiegazione del promotore di Giustizia Alessandro Diddi – “riempire i vuoti normativi”. la sentenza ha anche creato nuove comprensioni giuridiche, che a volte sembrano confondere o mescolare diritto canonico, legge dello Stato della Città del Vaticano e giurisprudenza italiana, fino ad arrivare alla teorizzazione che ci possa essere peculato solo per il fatto di aver usato male i fondi, senza che ci sia un vantaggio personale ed ha, soprattutto, aperto la strada a chi, in realtà, vuole colpire l’indipendenza stessa della Santa Sede. Perché di fronte a questo processo e al modo in cui è stato svolto, a partire dalle indagini, il parere che colpisce di più è forse quello di un vaticanista esperto come John Allen, che arriva a sostenere che eventualmente il Papa dovrebbe rinunciare al Tribunale vaticano ed alle proprie prerogative di giudice supremo. (…) La Segreteria di Stato si trova a dover difendere la propria autonomia, fino a perderla del tutto proprio a motivo di questo processo, in cui dapprima il Papa mostra di voler difendere l’investimento, e poi alla fine decide di agire in maniera opposta. (…) La denuncia dello IOR ha dunque l’effetto di scardinare un intero sistema vaticano. Lo IOR è controllato dall’AIF, che viene bloccato di fatto nella sua attività di intelligence dalle perquisizioni scaturite dalla denuncia. La Segreteria di Stato si trova a dover ristrutturare il prestito, dopo aver già dovuto ridefinire una situazione difficile al fine di non perdere i capitali di investimento. Il promotore di Giustizia diventa una sorta di deus ex machina, dotato di poteri speciali e autorizzato dal Papa ad agire in maniera sommaria. (…) L’attività del Papa nelle attività processuali ha garantito il profilo di indipendenza o ha messo a rischio il senso stesso dello Stato di Città del Vaticano – considerando che Giovanni Paolo II delegò le sue funzioni di sovrano ad una commissione cardinalizia proprio per preservare l’indipendenza dello Stato e la sua da Papa? E, soprattutto, abbiamo assistito ad una “vaticanizzazione” della Santa Sede, dove le leggi dello Stato hanno sovrastato l’importanza di mantenere un profilo internazionale e istituzionale, aderente alle convenzioni internazionali ma fermo nella sua specificità?» QUESTO PROCESSO È STATO UN AUTOGOL? SE IL PAPA POTESSE TORNARE INDIETRO, AGIREBBE ANCORA COME FECE IL 24 SETTEMBRE 2020? -
Nico Spuntoni, Sentenza Becciu, le motivazioni: non ha rubato ma è colpevole, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 6 novembre 2024. Colpevole a prescindere? Aberrante! «Nonostante la condanna, nelle motivazioni della sentenza si può rintracciare la scorrettezza della campagna mediatica di cui Becciu fu vittima dal 25 settembre 2020. L'immagine di un cardinale che si è arricchito ed ha arricchito la propria famiglia coi soldi dell'Obolo di San Pietro viene smentita dai fatti riportati dai giudici vaticani che, pure, lo condannano: il peculato si riferisce a due contributi da 25.000 e 100.000 euro partiti dai conti della Segreteria di Stato a vantaggio della cooperativa Spes gestita da persone vicine a Becciu. La sentenza non mette in discussione le finalità di promozione umana e integrazione sociale per le quali avrebbero potuto essere utilizzati i soldi e non nega il loro mancato utilizzo da parte della Spes, ma contesta l'illiceità dell'elargizione di denaro pubblico in virtù del ruolo coperto ad un soggetto legato a familiari. Di fronte a queste cifre, nemmeno spese e comunque destinate a progetti umanitari sia pur condotti da una cooperativa di parenti, fa un certo effetto rileggere gli articoli del settembre 2020 dove si parlava di "montagna di soldi", di "vero e proprio metodo" e di "spada di Francesco sui corrotti"». -
Peculato con 8xmille, riformulate accuse Tonino Becciu e altri 8, in «Ansa», 20 novembre 2024. -
Na.co., Peculato e riciclaggio, udienza dal gup, in «La Nuova Sardegna», 21 novembre 2024. -
Antonino Solarino, L'incredibile ingiustizia in Vaticano ai danni del card. Angelo Becciu, 3 dicembre 2024. Domande giustificate e inquietanti che esigono risposta. -
Luigi Bisignani, I porporati preparano la riabilitazione di Becciu, in «Il Tempo», 8 dicembre 2024. «UN PROCESSO PER RAPINA SENZA CHE SIA STATO PORTATO VIA NEPPURE UN CAPELLO.» C'è qualche affermazione infondata e qualche illazione gratuita, nell'articolo di Bisignani. Ma c'è anche qualche verità: il processo a Becciu è stata una crudeltà assurda, come la condanna decisa a priori a tavolino: Becciu è innocente, vittima di uno schifoso complotto. E proprio per questo non vogliamo la grazia: vogliamo giustizia! Becciu è l'uomo più fedele del Papa (e così voglio interpretare il disegno del "Tempo"); ma al mondo intero, con metodi mafiosi, hanno fatto credere il contrario; perfino al Papa! SI TOLGANO AL PIÙ PRESTO GLI "OMISSIS" IMPOSTI DAI MAGISTRATI! SI RENDA PUBBLICO INTEGRALMENTE IL MATERIALE PROBATORIO TENUTO NASCOSTO, A COMINCIARE DAI 120 MESSAGGI DELLA CHAOUQUI! PS: SPERO, CON TUTTO IL CUORE, CHE SIA FRANCESCO A RIMEDIARE AL PROPRIO ERRORE, E NON ALTRI. -
Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer, L'utilizzo della quota dell'otto per mille a diretta gestione della Chiesa cattolica alla luce del diritto penale italiano: l'insostenibile configurazione delle funzioni svolte dal vescovo come 'pubblico servizio', in «Stato, Chiese e pluralismo confessionale». 9 dicembre 2024. La scienza giuridica smentisce radicalmente i teoremi della Procura di Sassari e di Alessandro Diddi, il promotore di giustizia (di nome) e di ingiustizia (di fatto) del Vaticano. -
Chiesto il processo per il fratello di Becciu e per altri 8, in «Ansa», 8 gennaio 2025. -
«L’errore sistematico predeterminato che ha visto far commettere il terribile gesto a Papa Francesco il 24 settembre 2020 di condannare senza processo e senza prove un innocente, si riversa inesorabile come palla di neve che scendendo a valle, dal Vaticano alla procura di Sassari, diventa valanga di fango buttata addosso al Cardinale, alla sua famiglia, alla Diocesi di Ozieri, al suo Vescovo e ad alcuni sacerdoti e laici. Senza prove, il procuratore di Sassari riformula davanti al GUP le accuse fotocopia del Promotore di Giustizia del Vaticano. In più, porta avanti le temerarie quanto inverosimili ed erronee teorie sia sul Vescovo “pubblico ufficiale” dello stato italiano sia sulla legittimità della magistratura di poter indagare e sindacare sulla gestione dell’8 x mille. La legge 222 del 20 maggio 1985, art. 47, 48 ribadisce chiaramente che è di sola pertinenza di una istituita commissione paritetica Stato-Chiesa. Mentre in Vaticano, come abbiamo potuto amaramente constatare, il PdG può agire ‘in deroga a tutte le norme vigenti’, in Italia ciò non è assolutamente possibile. Speriamo nella sapienza e correttezza del giudice terzo. Per nostra fortuna, il filone sardo dell’inchiesta non prevede come giudice il dott. Pignatone! Che dire poi del silenzio dei Vescovi italiani e della stampa cattolica su un caso così foriero di gravi conseguenze per la Chiesa italiana?» (Mario Becciu su Facebook). -
Nico Spuntoni, La procura non può mettere il naso nella gestione dell'8 per mille, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 10 gennaio 2025. QUANDO SI COMMETTE UN ERRORE BISOGNEREBBE AMMETTERLO E RIMEDIARE. INVECE CI SI INCAPONISCE DIETRO TEORIE ASSURDE, ARRAMPICANDOSI SUGLI SPECCHI E CAUSANDO DANNI SU DANNI. «Può, infatti, una procura italiana contestare ad una diocesi la destinazione di fondi dell'8 per mille? Lo scorso marzo monsignor Melis aveva respinto le accuse sostenendo che «è trasparente e non negoziabile la finalità degli aiuti della Cei» e rivendicando di aver aiutato gli svantaggiati del territorio con le donazioni attraverso la Caritas diocesana e «attraverso il suo “braccio operativo”, la Spes, la cooperativa sociale di tipo B nata proprio per il reinserimento lavorativo di persone dai vissuti travagliati». (...) Per questo il rinvio a giudizio di monsignor Melis a Sassari non è cosa da poco. La materia, infatti, tira in ballo l'accordo di Villa Madama ed in particolare l'articolo 48 che riconosce alla Chiesa cattolica l'utilizzo dei soldi dell'8 per mille «per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di Paesi del terzo mondo». Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer hanno fatto notare in un articolo scientifico sull'argomento pubblicato sulla rivista "Stato, Chiese e pluralismo confessionale" che "sarebbe paradossale e, per quanto qui preme, non in linea con quel self-restraint cui la Repubblica laica deve severamente attenersi nei confronti delle estrinsecazioni del sentimento religioso, che si andasse a sindacare come, da parte confessionale, vengano esaudite le esigenze di culto della popolazione, ovvero come la Conferenza Episcopale Italiana deliberi di concretizzare gli interventi caritativi. L’allocazione e l’uso dei fondi sono tassativamente limitati al raggiungimento di quegli scopi, ma sulle modalità pratiche e circostanziate di tale impiego ci si rimette alla libera discrezionalità della Chiesa, l’unica in grado di giudicare in proposito".» -
A.C., Ozieri, anziani e migranti insieme nel progetto "Arte terapia" della cooperativa Spes, in «Logudorolive», 12 gennaio 2025. Mentre qualcuno continua a fare del male (in Vaticano e in Italia), c'è anche chi continua a fare del bene... -
Fondi 8xmille: il vescovo di Ozieri, 'estraneo alle accuse', in «Ansa», 3 febbraio 2025. -
Fondi 8xmille: la difesa, 'violati Costituzione e Concordato', in «Ansa», 3 febbraio 2025. -
Il vescovo di Ozieri, ingiustamente perseguitato, protesta per il rinvio a giudizio in una lettera che gronda legittima indignazione, in «Faro di Roma», 3 febbraio 2025. "CHI TOCCA I FILI MUORE". CHI DIFENDE BECCIU E LA VERITÀ ENTRA NEL MIRINO DELLA (MALA)GIUSTIZIA. E la persecuzione continua. -
Vik van Brantegem, Solidarietà al Vescovo e alla Caritas della Diocesi di Ozieri. L'On. Pietro Pittalis chiede rispetto per l'autonomia della Chiesa, in «Korazym», 5 febbraio 2025. «Rendendo ancora più vergognoso l’infame silenzio dei prelati della Santa Sede e della Conferenza Episcopale Italiana sulla persecuzione giudiziaria in atto nella Diocesi di Ozieri – che sanno la verità e per paura di rappresaglie da quattro anni rimangono in silenzio sull’(in)giustizia vaticana di cui è vittima innocente il loro confratello, il Cardinale Angelo Becciu – è intervenuto il Vicepresidente della Commissione Giustizia della Camera.» -
Felice Manti, E adesso fare la carità diventerà reato, in «Il Giornale», 6 febbraio 2025. Dopo il «peculato senza pecunia» arriviamo al parossismo antirazionale e anticristiano. -
Nico Spuntoni, A processo il vescovo di Ozieri, giudici a gamba tesa sull'8 per mille, in «La Nuova Bussola Quotidiana», 7 febbraio 2025. In una relazione del 2015 sull'argomento, la Corte dei Conti ha detto che il «controllo pubblico sulla destinazione dell’8 per mille» deve appurare la «coerenza» fra «l’utilizzo delle risorse stesse e le finalità previste dalla legge», ma ha anche precisato che «non comporta – ovviamente – alcun sindacato di merito sulle scelte discrezionali delle confessioni religiose circa l’impiego delle risorse da esse percepite». Ma quando a non rispettare le regole sono i magistrati, italiani e vaticani (che poi sono italiani)... -
Barbara Mastino, Progetto della Spes per l'integrazione dei migranti, in «Voce del Logudoro», 3 2025. C'è chi continua a fare del mene, nonostante tutto. -
A processo il Vescovo Melis. La nota della Ces, in «L'Ortobene», 7 febbraio 2025. -
Paolo Maninchedda, La Cgil e il meno peggio. Con due paroline ai vescovi sardi, in «Sardegna e Libertà», 10 febbraio 2025. «Una parola per il comunicato della Conferenza Episcopale Sarda sul processo in corso a Sassari a carico del vescovo di Ozieri mons. Corrado Melis, derivato dal caso Becciu. Io mi sarei vergognato profondamente di tanta pochezza. Una Conferenza episcopale che «apprende in questi giorni» (Ma dove vivete, sulla luna? Ma di cosa parlate tra di voi?) di un processo voluto, organizzato, preteso dal Vaticano, commissionato alla Repubblica italiana dal Vaticano, a carico di un vescovo sardo che ha l’unica colpa di aver difeso la verità? Vergognatevi, vescovi, della paura tremebonda che avete del Papa e delle sue ire, vergognatevi. Nei prossimi giorni vi racconterò io il processo-farsa in corso a Sassari, quello che è stato teatro di un durissimo scontro, dinanzi al Gup, tra difesa e accusa, e di cui la stampa sarda non ha detto una parola. Vergognatevi. Voi non potrete mai suscitare coraggio, solo applausi e acquiescenza. Siete comode e prevedibili camomille sociali con la tiara.» DI DON ABBONDIO È PIENA LA CHIESA, PURTROPPO! COMPLIMENTI A PAOLO MANINCHEDDA, CHE HA DETTO CIÒ CHE TANTI PENSANO E NON DICONO E CHE HA DIFESO LA VERITÀ E LA GIUSTIZIA COME UN ODIERNO PADRE CRISTOFORO! -
Francesco Mariani, Le norme della Pubblica amministrazione non sono quelle di una Diocesi (intervista all'on. Pietro Pittalis), in «L'Ortobene», 14 febbraio 2025. Che sia il rancore, la vendetta, l'orgoglio, il servilismo, il clericalismo, la viltà, la ragion di stato... Qualunque sia la motivazione per cui il Vaticano vuole intervenire contro la Diocesi di Ozieri e per cui la giustizia di Sassari s'è asservita alla volontà del pdg Alessandro Diddi, una cosa è certa: chi difende la verità e il card. Becciu entra nel mirino della (mala)giustizia. È una storia scandalosa, per lo Stato come per la Chiesa! Chi aiuta il Papa a uscire dalla trappola in cui è stato fatto cadere? -
Ivo Pincara, L'aberrazione giuridica vaticana del caso Becciu e l'enormità giuridica sassarese del caso Ozieri, in «Korazym», 17 febbraio 2025. CHI INTERROMPERÀ IL CIRCOLO VIZIOSO DELLA MALAGIUSTIZIA? «Il Papa sa che è stato malinformato e che ha sbagliato. Chi lo aiuterà ad ammettere il suo errore, di cui sono vittime innocenti due suoi confratelli nell’episcopato: il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, originario della Diocesi di Ozieri, e il Mons. Corrado Melis, Vescovo di Ozieri. E non è una coincidenza.» -
Filippo Di Giacomo, Quei vescovi che non difendono i vescovi, in «Il Venerdì di Repubblica», 28 febbraio 2025. «Si spera che ad aprile, inizio del processo, qualcuno presenti un'eccezione di incostituzionalità. (...) E pensare che i nostri vescovi, quando si radunano, si chiamano "fratelli"» -
Paolo Maninchedda, Non fatevi fottere, in «Dardegna e libertà», 2 marzo 2025. -
Fondi 8xmille, slitta apertura processo al fratello di Becciu, in «Ansa», 9 aprile 2025. -
Fondi 8xmille, aperto a Sassari il processo a fratello di Becciu, in «Ansa», 9 luglio 2025. -
Emanuele Pieroni, "Irrituale ingerenza italiana": IL RUGGITO DEL VATICANO ALLA SBARRA, che alla prima udienza del "processo Becciu" cita come teste il sottosegretario Mantovano (uomo ombra di Giorgia Meloni), in «Mow», 10 luglio 2025. «Secondo gli avvocati Iai e Patanè, il controllo sui fondi dell’8xmille spetta esclusivamente alla Cei, in base ai Patti Lateranensi, e ogni intervento esterno costituisce una violazione della sovranità vaticana.» -
Ozieri, dieci anni di episcopato per mons. Corrado Melis, in «Logudorolive», 13 settembre 2025. -
Giovanni Angelo Becciu, Lettera al vescovo Corrado Melis, 13 settembre 2025. -
Andrea Gagliarducci, Processo palazzo di Londra, verso l'appello, in «Acistampa», 19 settembre 2025. LA GIUSTIZIA... SENZA DIRITTO «Non sono mancate, in questi mesi, le critiche al processo, sulla forma, i contenuti, le modalità con cui questo è stato portato avanti, inclusi i vulnera al diritto canonico – e vale la pena qui di ricordare che Papa Francesco è intervenuto con quattro rescritti cambiando in corsa le regole delle indagini. L’ultima, argomentata critica, viene da un libro, “Il Proceso Becciu. Un’analisi critica”. Edito da Marietti, è firmato dalla professoressa Geraldina Boni con Manuel Ganarin e Alberto Tomer. Geraldina Boni è una canonista di grande esperienza, allieva del professor Giuseppe Dalla Torre, che nelle fasi del processo non ha mai mancato di mettere in luce come il modo stesso in cui veniva portato avanti il procedimento aveva delle pecche non indifferenti. Ma il suo ragionamento si era esteso, con il libro Finis Terrae per lo Ius Canonicum, mostrando come, nel corso degli anni, si era proprio abbandonata la via della comprensione giuridica e canonica della Santa Sede. In questo libro con Tomer e Ganarin mette a sistema queste critiche, fino ad arrivare a definire le ripercussioni del processo sul piano della credibilità internazionale della Santa Sede. Gli autori parlano di “una crisi annunciata”, che non riguarda solo il giudizio penale, ma anche “il riflesso che esso ha sulla fiducia internazionale del foro vaticano, sulla validità delle clausole contrattuali, sulla vigilanza in materia economica e finanziaria”. Il risultato del processo, infatti, è che il foro vaticano “non appare più come un foro imparziale e rispettoso delle regole fondamentali del diritto”, con la conseguenza che “sarà un progressivo abbandono di tale clausola nei contratti internazionali”. Gli autori mettono in luce come sia in una fase critica anche l’adesione a Moneyval, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza ai principi di trasparenza finanziaria dei Paesi che aderiscono al programma. Moneyval aveva dato rapporti generalmente positivi del percorso della Santa Sede, fino agli ultimi, quando – al di là della narrazione – venivano mostrate luci ed ombre di un sistema vaticano che aveva persino messo a rischio lo scambio di intelligence del Gruppo Egmont. Boni, Ganarin, Tomer non mancano di mettere in luce le responsabilità di Francesco, che ha “potestà suprema, ma non assoluta”, ma che con le sue mosse ha messo in crisi il generale equilibrio tra diritto canonico e diritto vaticano, perché il diritto canonico “non è un corpo estraneo, ma la prima fonte normativa dell’ordinamento vaticano”. E così, il processo diventa “un banco di prova per l’intero assetto istituzionale”, tanto che ci si chiede se “la giustizia vaticana può ancora dirsi conforme ai parametri internazionali condivisi, oppure sta scivolando verso una forma opaca di giurisdizione d’eccezione?”. Infine, gli autori mettono in luce che “non è in discussione la sovranità della Santa ma l’uso che di essa viene fatto. La sovranità non può trasformarsi in arbitrio. Essa deve essere esercitata nel rispetto dei diritti umani, anche perché è proprio la Santa Sede a farsi portatrice, nel mondo, della tutela della dignità della persona”. (...) Tutti si sono appellati alla sentenza, incluso il promotore di Giustizia. Ma allora c’è da entrare nelle pieghe della sentenza. Per esempio, a Becciu viene contestato un peculato, ovvero una erogazione di fondi della Segreteria di Stato, che erano nella disponibilità decisionale del Cardinale quando questi era sostituto della Segreteria di Stato, alla società SPES della Caritas di Ozieri. È stato accertato che, in realtà, nessuno dei fondi destinati alla Caritas sia andato a vantaggio della famiglia del Cardinale o del Cardinale stesso. Eppure, la sentenza arriva a parlare di “un uso illecito dei fondi” anche se non c’era finalità di lucro”, perché – secondo il tribunale – il fatto che non ci sia stato un vantaggio non tocca “la fattispecie di peculato prevista dall’ordinamento vaticano”. È un passaggio che sembra inneggiare ad una sorta di processo morale, in cui viene condannata la “volontà di usare i beni in contrasto con gli interessi della pubblica amministrazione di cui egli appartiene”. (...) La difesa del cardinale Becciu, che depositato quasi 200 pagine di motivazioni aggiunte, ha chiesto di acquisire le chat tra la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri, amica di monsignor Alberto Perlasca, in cui Chaoqui anticipava dettagli dell’inchiesta e interrogatori. Le chat hanno portato all’apertura di due inchieste penali, una Roma dopo un esposto del cardinale Becciu contro Chaouqui, e l’altra presso il promotore di Giustizia vaticano, dove Chaouqui è accusata di traffico di influenze, falsa testimonianza e subornazione. (...) la credibilità è a rischio. E, mentre ci si prepara all’appello, si comincia a pensare a come sarà gestito il fatto che ci sarà sempre lo stesso promotore di giustizia. Anche questo rischia di minare la credibilità del processo.» -
Audiovideo presentazione di 'Quer pasticciaccio brutto del processo Becciu' di Alberto Vacca con Felice Manti, Giovanni Minoli, Giuseppe Rippa, Luigi O. Rintallo, in «Agenzia Radicale», 20 settembre 2025. UNO SCANDALO COME QUELLO DI GIUDA NEL SINEDRIO... E LA PERDITA DI CREDIBILITÀ DELLA CHIESA «Poi c'è la storia incredibile legata a coloro che hanno deciso questa condanna che non sta in piedi. Sono stato l'unico a scrivere che cinque giorni prima della condanna di mons. Becciu papa Bergoglio con un motu proprio ha deciso di dare al Presidente del Tribunale e al Promotore di giustizia la cittadinanza vaticana, con tutto quello che la cittadinanza vaticana comporta. Io ho trovato quell'accostamento volgare, perché solo l'idea che qualcuno possa avere barattato una condanna con un vitalizio fa rabbrividire. Io spero che questa verità non si dimostri mai tale, perché sarebbe un guaio se scoprissimo che come Giuda nel Sinedrio qualcuno si è venduto per la cittadinanza vaticana. Poi c'è il tema dei "rescripta", cioè delle regole processuali cambiate in corsa quattro volte, con effetti retroattivi. Questo è un tema da cui non ci si può sottrarre. È un tema che ha a fare con la certezza del diritto e con la necessità che le regole processuali non possano e non debbano essere cambiate in corsa, se non per favorire eventualmente il "reo", non certo con ipotesi di reato precostituita e prestabilita, che deve inevitabilmente essere adattata come un pezzo di puzzle "jolly" che andava bene in qualsiasi punto. E infine la questione vera, che ha a che fare con la credibilità della Chiesa. Perché dal momento in cui noi prendiamo dei giudici civili per condannare un cardinale, prendiamo una sentenza penale, la mettiamo sul tavolo a disposizione di enne tribunali che devono valutare questa condanna e poi abbiamo il Tribunale di Londra che comincia a dire: "Questa cosa non torna. Tu come hai fatto a dire questo? Ma perché hai detto questo? Perché questo personaggio è stato condannato quando questa cosa non l'ha fatta? Santa Sede, risarcisci questo soggetto!" Lì, tutto quello che s'era fatto, forse in buona fede, per provare, nel nome di un pontificato votato a una rivoluzione della storia della Chiesa, per restituire anche ai fedeli come me un'immagine della Chiesa che voleva rinnovarsi, che voleva togliere delle scorie, degli elementi di nequizia, di speculazione, di uso distorto del denaro delle elemosine... E questo discorso si fa complicando un percorso giudiziario, infilando dentro un iter giudiziario delle questioni che non hanno niente a che vedere con le cose che Becciu avrebbe fatto – e che non ha fatto! –, lì il risultato finale è una complessiva e definitiva perdita di credibilità della Chiesa. E questo è un tema che inevitabilmente ognuno di noi si deve porre, perché poi non è più in gioco soltanto il cardinale Becciu, la sua funzione, il trono e il conclave, e tutto ciò che da quel processo e da quella condanna si è generato: qui è in discussione l'intera storia, l'intera vitalità di un'istituzione sacra come la Chiesa che questo genere di operazioni spericolate ha rischiato seriamente di mettere in discussione. (...) Quei è in gioco non solo Becciu e non solo la Chiesa, ma anche il senso di giustizia che noi giornalisti liberi, per quanto possibile, dobbiamo cercare di difendere» (Felice Manti). LE SCHIFEZZE NELLA STORIA DELLA CHIESA CONTRO UN GRAMMO DI GESÙ CRISTO «Anche nei processi dell'inquisizione c'era un grammo di giustizia in più di quella che abbiamo visto nel "caso Becciu". (...) Il fatto che Diddi sia lì è una cosa che nella storia del diritto umano non s'è mai visto. Per fortuna che... schifezze potenti nella storia della Chiesa ce ne sono state tantissime, ma il Vangelo è più forte, e Gesù Cristo anche. La speranza è che qualche grammo di Vangelo e qualche grammo di Gesù Cristo emerga anche nell'appello. E la storia della Chiesa ci dimostra che è possibile» (Giovanni Minoli). LA MALAGIUSTIZIA E LA DESTRUTTURAZIONE DELLA LEGITTIMITÀ E DELLA PACE «Immaginate il trasferimento della italianizzazione sul Vaticano, dove la giustizia non ha neanche l'impianto minimo strutturale! Si affida a delle casualità, a una terribile mostruosa macchina, per cui il Capo – anche in buona fede – può decidere anche di trascinare qualunque avvenimento, non solo attraverso il racconto che abbiamo fatto dei "motu propri" e di tutte le altre situazioni che sono state completamente trascurate da un sistema informativo disgustosamente subalterno e... completamente antivaticano! Ogni qualvolta la verità viene preclusa, si contribuisce alla destrutturazione della legittimità e anche della pace collettiva» (Giuseppe Rippa). IL PRIMO RESPONSABLE DEL PASTICCIACCIO (ACCUSATORE E MAGISTRATO SUPREMO DELLO STATO) «Tutto questo pasticciaccio chi l'ha creato? Il primo è stato il Papa, perché ha firmato l'atto di denuncia contro ignoti, perché lo IOR aveva detto che nella Segreteria di Stato probabilmente era stato commesso un reato di riciclaggio di denaro. (...) Lui è accusatore! Poi cambia le regole processuali (...) cambiando le carte in tavola dopo che il processo era già iniziato: questo atto di giustizia (dal punto di vista del Papa) sostanzialmente è stato un atto di ingiustizia contro Becciu, perché lo ha sottratto al suo giudice naturale, che era il collegio dei cardinali» (Alberto Vacca). UN CRISTIANO ONESTO E GENEROSO COLPITO DA UN SISTEMA MARCIO «Voi conoscete Striano, il famoso ufficiale della Guardia di finanza che avrebbe fatto dossieraggi (...). Ebbene, l'inizio di questo presunto dossieraggio parte proprio dal "caso Becciu", perché Striano si è occupato di alcuni personaggi ricorrenti nell'agenda di Becciu prima ancora che il "caso Becciu" venisse fuori. E questo è un elemento che non è stato sufficientemente percorso, il che ci fa pensare che questa narrazione mainstream sia stata anche creata ad arte, a tavolino, da chi avrebbe dovuto fare un altro lavoro. Perché aprire un'interrogazione come inquirente antimafia su soggetti che non avevano niente a che fare con la mafia è un fatto che non si può far passare così. Chi ha chiesto a questo signore di fare queste indagini? Queste sono tutte risposte che inevitabilmente questo processo di appello deve dare! E noi faremo il possibile, dopo esserci battuti per la verità, per continuare a dare voce a questo processo (...). Noi ci impegniamo a seguire con grande attenzione le fasi di questo processo, proprio per capire se questi sentimenti, se questo feeling, se queste good vibes, se queste sensazioni positive saranno vere oppure no. E io non escludo che nel corso di questi mesi vengano fuori altre sorprese, altre costruzioni che non faranno altro che rafforzare l'idea che Becciu è stato purtroppo il "vaso di coccio" di un gioco che c'è stato alle sue spalle, e alle spalle del Papa, che ha veramente incrinato la credibilità del Vaticano. (...) Io sono ragionevolmente convinto che alla fine la verità verrà fuori. (...) C'è anche da valutare l'impatto che Becciu ha avuto nel Conclave. Becciu ha avuto la dignità di fare un passo indietro (...) nell'interesse supremo della Chiesa. E questo dimostra ancora una volta che lui ha anteposto l'interesse della Chiesa al suo, ha messo prima il Papa e la Chiesa, davanti a sé. E solo questo dovrebbe dirci che tipo di persona è Becciu» (Felice Manti). -
Processo 8xmille, in aula focus su conti della Diocesi di Ozieri, in «Ansa», 22 ottobre 2025. -
Roberta Dore, Processo sui fondi dell'8 per mille, 9 gli imputati, in «Rainews», 22 ottobre 2025.















































