Da L'Osservatore Romano, 25
aprile 2010.
Felice Menghini e gli intellettuali
italiani rifugiati in Svizzera negli anni Quaranta
Bagliori nel cuore del buio
di
Andrea Monda
"Quanti tramonti ho visto, quante sere / con
l'occhio stanco perduto nel cielo / ho aspettato il brillare delle stelle. / Ma
quel lontano tramonto d'estate / m' rimasto nell'anima e negli occhi / come
se il sole si fosse fermato". Il "tramonto" di don Felice
Menghini, autore di questa struggente lirica avvenuto proprio d'estate (il 10
agosto 1947) e proprio sulle "eccelse montagne" dell'incipit
("Ricordo il lento tramonto del sole / d'una purissima sera d'estate /
sopra l'eccelse montagne lass"), non fu affatto "lento", perch
il sacerdote era nato solo 38 anni prima, il 20 settembre 1909 a Poschiavo,
terra cui dedic tutta la sua breve e intensa vita di sacerdote-letterato. La
parabola del giovane don Felice, morto in un incidente durante la scalata al
Corno di Campo, oltre 3000 metri nel livignese elvetico, viene ora raccontata,
a cento anni dalla nascita, da un altro poschiavino, lo scrittore e giornalista
Andrea Paganini, curatore del volume L'ora d'oro di
Felice Menghini (Poschiavo, L'ora d'oro, 2009, pagine 288,
20 franchi) che non vuole essere solo una raccolta di memorie sulla figura del
sacerdote, ma anche un tentativo di riprendere il cammino da lui intrapreso,
oltre sessant'anni dopo la sua morte; infatti questo libro pubblicato dalla
neonata casa editrice L'ora d'oro e nell'omonima collana che riprende il nome
di quella fondata e diretta, per soli due anni, da don Menghini, nel
1945.
La data colpisce: c' anno pi tragico del 1945 nella
storia del secolo breve conclusosi un decennio fa? Eppure un giovane sacerdote
in una valle delle Alpi svizzere intuisce e scommette che proprio quella "l'ora
d'oro". Viene in mente Charles Moeller che nel Natale del 1946 pubblica il
suo saggio pi famoso, Saggezza greca e paradosso cristiano,
e s'interroga sulle disillusioni della sua generazione aprendosi a una dolente
speranza: "Se non vi fossero quelli che vengono dopo di noi, i quali
ci ostiniamo a credere faranno meglio di noi, non faremmo nulla. Fare meglio di
noi non dovrebbe essere difficile, poich noi abbiamo fallito quasi tutti i
nostri scopi". In quello stesso periodo don Felice Menghini dava vita alla
sua iniziativa come a voler cogliere il kiros che
irrompe misteriosamente nello scorrere del krnos perch
poi questo essenzialmente il compito del cristiano: attendere e lasciar
emergere l'avvento di Dio nella storia umana. L'occasione da cui scaturisce la
realizzazione della collana l'armistizio dell'8 settembre del 1943 e la
conseguente guerra civile in Italia che porta oltre mille profughi e
antifascisti a fuggire verso il suolo elvetico e a riversarsi nella valle di
Poschiavo, tra questi scrittori come Piero Chiara, Giancarlo Vigorelli, Giorgio
Scerbanenco, Aldo Borlenghi, Remo Fasani e altri uomini di cultura, italiani e
svizzeri. Don Felice con il suo carismatico entusiasmo riesce a creare il
collante e a fare da mediatore culturale e da elemento propulsore per un
progetto editoriale ambizioso creando una collana di volumi.
A
distanza di tempo il seme caduto nel terreno ha portato frutto: Andrea
Paganini, un altro uomo di quella stessa valle, scoprendo quella storia si
sentito spinto a risuscitare la piccola editrice riavviando la collana
omonima che ora gi arrivata al terzo volume, Colloqui,
una raccolta di poesie di Remo Fasani (ed di prossima uscita il saggio di
Giovanni Casoli Il fondamento poetico del mondo).
Per
il lettore di oggi, che forse ignora il nome di don Felice Menghini e
l'avventurosa storia di quel periodo e di quel gruppo di scrittori e
intellettuali, il primo volume della collana si rivela come un testo
prezioso.